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Il confezionamento delle malte

3.3.2 Gli aggregat

Da un punto di vista micro-strutturale una malta può considerar- si un materiale simile a una roccia sedimentaria clastica, nella quale i clasti sono costituiti dai granuli dell’aggregato (a differente granu- lometria) e la matrice è costituita dal legante a formare una massa solida.

Per ottenere le malte idonee a realizzare una pietra artifi ciale si utilizzano differenti tipologie di aggregato, da quelli più tradizionali quali sabbia e ghiaietto, fi no alle più ricercate miscele di polvere o frammenti di marmi e pietre naturali. L’accurata scelta della tipologia di aggregato, la sua provenienza e purezza sono elementi riconosciu- ti, già all’inizio del novecento e sottolineati da tutta la manualistica, come fondamentali per l’ottenimento di un impasto di qualità.

Gli aggregati sono generalmente non reattivi in quanto non reagi- scono chimicamente con il legante; le pozzolane o i materiali a com- portamento pozzolanico sono invece aggregati reattivi, conferendo idraulicità alla malta in caso di legante aereo o contribuendo alla sua idraulicità in caso di cemento o leganti idraulici.

La manualistica del primo novecento suddivideva gli inerti, oggi più correttamente defi niti aggregati, in sabbia, ghiaietto (talvolta in- dicato anche come ghiarino), ghiaia e pietrisco, secondo la differente granulometria32.

La scelta e la precisa miscelazione degli aggregati comuni, pur esi- stendo valori di riferimento, era eseguita direttamente dal cementista, caso per caso, miscelando solitamente differenti grandezze granulome- triche, in modo che i vuoti lasciati dai grani più grossi fossero colmati dai grani più piccoli. Bisogna infi ne evidenziare che la granulometria degli aggregati variava da strato a strato ; le pietre artifi ciali non veni- vano infatti realizzate con un impasto omogeneo, ma con un impasto differenziato in un nucleo centrale di supporto e uno strato esterno di fi nitura, caratterizzato da aggregati accuratamente scelti miscelati a polvere di pietra naturale

Le attuali classifi cazioni, più specifi che e defi nite, suddividono gli aggregati, sempre sulla base della differente granulometria, in aggre- gato argilloso (clasti < 1/128 mm), siltoso (1/128mm ÷ 1/16 mm), are- naceo (1/16 mm ÷ 2 mm) e conglomeratico (2 mm ÷ 32 mm).33 Sabbia

La sabbia è l’aggregato principale con cui si conferisce struttura e ossatura alla malta, e necessita pertanto di una accurata attenzione nella scelta.

Le sabbie più utilizzate sono tratte dai fi umi o dai torrenti, o dal- le cave aperte nelle stratifi cazioni alluvionali, pur ottenendosi sabbie adatte all’uso anche dalla macinazione di rocce in appositi frantoi. In entrambi i casi la qualità delle sabbie è strettamente correlata alla qualità delle rocce da cui provengono. Tra le varie tipologie individua- te dalla manualistica erano indicate come migliori le sabbie di pro- venienza silicea o quarzosa, non polverulenti e i cui grani non sono

troppo fi ni o troppo grossi. La sabbia eccessivamente fi na è dannosa per il confezionamento delle malte, poiché smagrisce i getti e toglie la necessaria compatteza al composto. La manualistica prescriveva pertanto una composizione assortita di varie grossezze di sabbia, ri- correndo ad una accurata selezione tramite setacci con fori di varia grandezza, comunque non superiore ai 3mm. La pratica adottata dai cementisti prevedeva generalmente come prassi di miscelare due par- ti di sabbia grossa, mezza di media e mezza di fi na34. Essenzialmente la sabbia deve essere priva di materie terrose polverose e comunque estranee che possano infi ciare la fase di presa del cemento, pertanto se ne prescriveva una accurata lavatura prima dell’uso.

Ghiaia

Unitamente alla sabbia la ghiaia è impiegata per la confezione di malte conglomeratiche. Pertanto altrettanto importante risulta una corretta miscelazione granulometrica35, in funzione dell’utilizzo della malta, e l’attenta scelta del materiale, preferibilmente di provenienza silicea e scevra di materie estranee.

La ghiaia può essere di origine naturale, cavata generalmente da fi umi o torrenti, o ottenuta per frantumazione di massi o grossi ciot- toli; in questo secondo caso quello che si ottiene è più propriamente defi nito pietrisco, ed è caratterizzato da clasti scabri e a spigolo vivo.

Analogamente alla sabbia, è opportuno che tutti i materiali inerti

Differenti tipologie di graniglia di pie- tre naturali per ottenere le pietre ar- tifi ciali. Si notino inoltre le differenze nella granulometria e nella conforma- zione dei clasti.

Dettagli dello strato di sottofondo re- alizzato con semplice betoncino (ce- mento, sabbia e ghiaia) in rapporto allo strato superfi ciale realizzato con cemento, solitamente bianco, e ag- gregati selezionati.

utilizzati per il confezionamento delle malte siano opportunamente lavati in modo da rimuovere sostanze dannose per il getto o in grado di alterare la colorazione della miscela.36

Nella realizzazione delle pietre artifi ciali la ghiaia e il ghiaietto erano tuttavia utilizzati in quantità estremamente limitate, poiché a questi si sostituivano quasi esclusivamente i frammenti o la graniglia di pietra naturale. L’utilizzo di ghiaia e ghiaietto, anche di dimensioni centimetriche è generalmente ristretto all’imitazioni di brecce o pie- tre sedimentarie conglomeratiche.

Graniglia e polvere di pietre naturali

Il ricorso alla graniglia e alla polvere di pietre naturali come ag- gregato è una caratteristica distintiva dei cementi decorativi e delle pietre artifi ciali, seguendo una tradizione storica consolidata di utiliz- zo di polvere di marmo o altre pietre nel marmorino e negli intonaci utilizzati come strati di fi nitura.

La graniglia si presenta generalmente a spigolo vivo, poiché ot- tenuta da frantumazione diretta di pietre naturali. La granulometria era estremamente variabile in funzione dell’effetto da ottenersi e della pietra da imitarsi: si poteva variare da una pezzatura anche grossolana (conglomeratica o microconglomeratica), fi no a raggiungere polveri estremamente impalpabili. Anche la scelta della pietra da macinare era in funzione della pietra da imitarsi e della colorazione dei clasti che si volevano ottenere: «la graniglia servirà a dare la tinta all’impa- sto, a forma della pietra che si vuole imitare»37. Nella realizzazione del travertino artifi ciale era consigliato l’uso di frammenti e polveri della stessa pietra naturale; mentre questa pratica non era necessaria per imitare graniti o rocce sedimentarie conglomeratiche, in questi casi era fondamentale trovare una adeguata somiglianza dei clasti, poiché l’imitazione della matrice si era già ottenuta con l’opportuna pigmen- tazione del cemento. Per ottenere ad esempio clasti di colore bianco si ricorreva abitualmente alla macinazione degli scarti di lavorazione dei marmi bianchi di Carrara o dei calcari di Verona,

Campionario di graniglie di pietre naturali, variabili per granulometria, conformazione dei clasti e colorazio- ne.

Nelle prime sperimentazioni di cementi decorativi si utilizzavano diffusamente anche aggregati di origine organica (fi bre vegetali, seto- le, ecc.), a cui si ricorreva, sulla base di nozioni totalmente empiriche, per ottenere particolari effetti cromatici o decorativi. L’uso di aggre- gati naturali fu progressivamente ridotto, fi no a non trovarne più men- zione nelle indicazioni e nelle ricette più tarde, sostituiti talvolta da aggregati di provenienza industriale (frammenti di vetro o di metallo, come bronzo o rame)38, dotati di maggiore stabilità.