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commerciali e le privative industriali 3.5.1 Pietre e marmi artifi ciali “commerciali”

4.1.1 Introduzione alla scelta dei casi studio

I casi studio sono stati identifi cati all’interno di un’area geografi ca suffi cientemente omogenea e ristretta, concentrandosi principalmen- te in tre località principali, tutte caratterizzate da una intensa attività edilizia tra la fi ne degli anni venti e la prima metà degli anni trenta.

La scelta dei casi studio ha cercato di individuare la più ampia gam- ma possibile di pietre imitate, di elementi del lessico compositivo, di tecniche di produzione, di lavorazioni superfi ciali. Alcuni edifi ci o ele- menti individuati in una prima fase di rilevamento dei casi studio sono qui omessi poiché nel complesso meno signifi cativi o ripetitivi.

Nello specifi co i casi studio sono individuati all’interno del centro urbano della città di Ferrara e in due città di fondazione, o più pro- priamente di ri-fodnazione, quali Trasigallo, in provincia di Ferrara, e Predappio, nella provincia di Forlì-Cesena1. Sia per Tresigallo che per Predappio si deve più propriamente parlare di città di ri-fondazione poiché non sono cittadine realizzate completamente ex-novo, ma si in- nestano, pur con profondi stravolgimenti architettonici e urbanistici, su un agglomerato rurale esistente.

Ferrara

La città di Ferrara costituisce un caso particolare di espansione urbana sia nei primi anni del novecento, sia durante il periodo fasci- sta. La particolare conformazione ed estensione della cerchia muraria rinascimentale aveva infatti mantenuto, all’interno delle mura, estese aree inedifi cate, che trovarono una prima edifi cazione a partire dal 1902, ma una completa saturazione solo nel secondo dopo guerra, con il piano di ricostruzione del 19492.

In questo contesto i principali edifi ci civici promossi dal regime, ma anche le iniziative di edilizia privata, si collocano in adiacenza al tessuto storico della città, pur rimanendo completamente all’interno delle mura rinascimentali.

È il caso del cosiddetto quadrivio razionalista, un nuovo quartiere realizzato dal diradamento edilizio e parziale sventramento dell’isola- to occupato dall’Ospedale Sant’Anna. La soluzione urbanistica attuata portò alla realizzazione, a partire dal 1931, di un nuovo sistema viario costituito dalle vie Boldini, De Pisis, Mentessi e Previati. Il disegno urbanistico venne redatto congiuntamente da Girolamo Savonuzzi,

allora ingegnere capo del Comune di Ferrara, e dal fratello Carlo Sa- vonuzzi, a cui successivamente furono affi dati i progetti architettonici degli edifi ci civici al centro del quadrivio, e forse non solo.

Centralmente furono infatti concentrate le nuove funzioni pubbli- che, in piena rispondenza alla politica costruttiva del regime attua- ta in quegli anni3: la scuola elementare Umberto I, oggi Alda Costa, il conservatorio di musica Frescobaldi, il dopolavoro provinciale e il Museo di storia naturale4.

Ulteriori aree che negli stessi anni trovarono espansione edilizia furono quelle adiacenti al viale Cavour, asse viario realizzato nel 1870 per collegare direttamente il centro della città e la stazione ferroviaria, e le aree adiacenti proprio a quest’ultima.

Unica eccezione all’espansione intra-moenia fu la realizzazione dell’estesa zona industriale, localizzata a sud-ovest e a nord-ovest della città, in un’area strategica per la compresenza delle principali vie di comunicazioni ferroviarie e fl uviali. La costruzione della zona indu- striale fu pianifi cata direttamente dal regime fascista, con Regio De- creto del dicembre 1936, per offrire un incentivo all’insediamento di alcune grandi industrie del settore chimico, cartario e della gomma. Tresigallo5

La storia e lo sviluppo di Tresigallo sono intimamente relazionati alla fi gura di Edmondo Rossoni, nativo di Tresigallo e divenuto nel 1935 Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste.

Seguendo le esperienze delle opere nell’Agro Pontino (1933-34) e delle «cittadine autarchiche», Rossoni pianifi ca, insieme all’ingegnere Carlo Frighi, una nuova espansione urbanistica e architettonica per la sua cittadina natale, in quegli anni collocata al confi ne occidentale dei terreni bonifi cati della provincia di Ferrara.

La pianifi cazione di Tresigallo non può essere classifi cata come un tipico modello di “fondazione”, poiché il borgo agricolo preesistente venne mantenuto quasi integralmente, anzi reinserito nel nuovo dise- gno urbanistico progettato: «un’esperienza di “ri-fondazione”, dunque, che integra e mimetizza la confi gurazione storica del paese in un più monumentale e spettacolare involucro urbano»6.

A differenza di Predappio, il piano urbanistico di Tresigallo è molto più aggiornato, coerente con le teorie urbanistiche dell’epoca di tipo a ragnatela, dove la piazza principale costituiva il fulcro generatore del nuovo nucleo urbano. La particolare conformazione planimetrica di piazza della Repubblica funge da fulcro non solo del tessuto urbano, ma anche dell’anello periferica della viabilità, sul quale si innesta una successione articolata e studiata di piazze e slarghi. La trama urbana di Tresigallo è sottolineata da emergenze architettoniche simboliche e autocelebrative del regime, integrate senza distinzione ad un tessuto di edilizia residenziale, frutto dell’ incontro tra il linguaggio architet- tonico del regime e gli elementi della tradizione della buona pratica costruttiva. Il modello di città proposto dal Ministro Rossoni per il suo paese natale si formò improvvisamente e velocemente nel corso di pochi anni. Gli indirizzi e le struture urbane principali di Tresi- gallo erano chiaramente delineate già nel 1939, anno in cui rallentò vistosamente l’attuazione di ogni ulteriore programma, fi no al blocco di ogni progetto, sia perché decadde la carica di Rossoni a Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste, sia per lo scoppio della Seconda Guer-

ra Mondiale. Predappio

L’odierna Predappio venne costruita a partire dalla metà degli anni venti per volontà di Benito Mussolini, in sostituzione del vecchio cen- tro che si trovava collocato in quota, su una collina nella parte occi- dentale della valle del Rabbi.

Un movimento franoso che tra il 1923 e il 1924 danneggiò l’abi- tato antico fornì un’appropriata giustifi cazione a dare avvio alla rea- lizzazione del nuovo insediamento abitato, collocato a fondo valle, in corrispondenza di quella che era la frazione Dovia di Predappio, dove Mussolini nacque nel 1883.

La cerimonia di fondazione di Predappio Nuova avvene il 30 agosto del 1925; nel 1927 divenne sede comunale a discapito dell’abitato più antico, la cui denominazione si tramutò in Predappio Alta.

La progettazione urbanistica della nuova città, redatta dall’inge- gnere del Genio Civile di Forlì Pietro Basile, era basata essenzialmente sulla direttrice di fondovalle verso Forlì, mostrando pertanto una pia- nifi cazione di tipo lineare decisamente poco attuale ed aggiornata, che in parte venne modifi cata dall’intervento dell’architetto romano, ovviamente legato al regime, Florestano di Fausto7.

Lo stesso carattere architettonico degli edifi ci pubblici e privati mostrava ricche commistioni di linguaggi ecclettici o fortemente ac- cademici. In questo contesto di ecclettismo e decorativismo si trovano tuttavia interessanti esempi di architetture dei primi anni trenta, che mostrano apertamente tutti gli elementi caratterizzanti lo stile littorio: la Caserma dei Carabinieri (1926 e 1937-1942), la Casa del Fascio e dell’Ospitalità (1934-1937) e l’Albergo Appennino (1937-1938).