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Gli anni settanta tra aumentato benessere e disoccupazione

Dopo gli anni sessanta, la stratificazione sociale e occupazionale tende ad articolarsi

ulteriormente: al bracciante e all'operaio marginale - entrambe figure che continuano ad avere un peso considerevole – e gli operai e gli impiegati dell'ANIC, si aggiungono gli edili impiegati dalle nuove imprese e dalle cooperative e i pochi occupati gelesi nell'indotto del Petrolchimico, ma, soprattutto, la nascente piccola e media borghesia legata alla pubblica amministrazione e al commercio. Secondo le statistiche durante gli anni settanta la forza lavoro dei gelesi rispetto ai lavoratori esterni continuerà ad aumentare. I dati censuari del 1971, infatti, descrivono una situazione di maggiore e più varia distribuzione della forza lavoro nei vari settori, con una diminuzione netta degli occupati in agricoltura, e un aumento consistente oltre che degli addetti all'industria, del settore del commercio, dei trasporti e dei servizi.

Accanto all'urgenza abitativa delle classi basse, la domanda abitativa della classe media alta gelese impiegatizia viene colmata dalla costituzione di imprese gelesi e soprattutto esterne che continuano a concentrare la costruzione di palazzine plurifamiliari nella zona di Caposoprano. E' soprattutto in questa zona che si crea un mercato edile legale, che vede la separazione tra gli operatori di offerta e gli utenti/clienti, oltre alla presenza di imprese e il ruolo attivo del

109 Nascono una decina di imprese favorite agli accessi bancari dal comune. Tuttavia sembra che le imprese che riescono ad assicurarsi una via formale siano comunque strettamente legate al comune, presupposto che vizia questa rara esperienza nella storia dell'imprenditoria gelese. Nonostante un piccola quota di abusivismo di risulta, Caposoprano rimane coerente

all'immagine che viene data dal piano regolatore del '72 (mai definitivamente approvato). L'infrastruttura primaria viene realizzata dalle imprese. A Caposoprano vengono poi costruiti gli istituti superiori e l'ospedale, anche se non vengono previste delle piazze e degli spazi verdi. Negli anni settanta l'abusivismo gelese cambia. Se l'urgenza abitativa continua, adesso non sono più le piccole case abusive e autocostruite che i gelesi richiedono. Il cambiamento socio- economico, (ma forse non culturale) fa ci che la richiesta delle nuove case diventi più raffinata, la capacità di acquisto è sicuramente aumentato, anche se non è corrisposta un miglioramento sociale per la maggior parte delle persone. Dai dati non sembra, infatti, emergere una

diversificazione sociale, quanto una maggior capacità di spesa e con essa una

complessificazione della domanda, una maggior articolazione dei modelli abitativi, un

miglioramento della scelta dei materiali: non si tratta più di rispondere a bisogni di sussistenza, la casa si riveste di significati; status economico e sociale, investimento per figli...

Inaspettatamente, a un aumentare della capacità di spesa non corrispose un miglioramento della qualità urbana dei nuovi quartieri, anzi i quartieri costruiti in questo periodo si sviluppano in una totale assenza di regole. L'abusivismo degli anni settanta riguarda la zona nord della piana di Gela, zona agricola come da PGR. La natura pianeggiante del suolo, la frammentazione delle proprietà delle aree hanno portato a un utilizzo del suolo estremamente caotico. I terreni subiscono innumerevoli passaggi di proprietà, non esistono grosse speculazioni di unici

proprietari fondiari, ma si assiste a una “generalizzata e diffusa vendita e frazionamento” (Urbani 2010). Le case, solitamente case mono o bifamiliari con possibilità di sopraelevazione, vengono fabbricate a singhiozzo, in modo discontinuo e senza cura per il contesto urbano. Ad ogni modo, alla finitura interna si contrappone una forte disattenzione per l'esterno e l'ambiente circostante. Sono famose le storie che circolano in paese, molti sono gli interlocutori che ce ne hanno fatto cenno per parlare della ricchezza che circola comunque a Gela, di

rubinetti e maniglie d'oro, se non addirittura di fontane, all'interno delle case abusive che presentano gli esterni grezzi e non finiti. Cosi come testimonia anche la relazione del PRG, "a un'estrema cura nella definizione e arredo dell'alloggio si contrappone la totale assenza di attenzione per la finitura esterna dell'edificio e per la qualità ambientale dell'intera zona.” La produzione edilizia è per lo più informale e auto-costruita, ma al contrario degli anni

110 sessanta, comincia ad articolarsi in questi anni l'offerta dei lavoratori edili si struttura

(capomastro con squadre di cinque operai) che si occupa della struttura portante, spesso al finitura spetta al promotore. A una rete di aiuti familiari e di conoscenti dell'informale, si aggiunge, e si integra, una struttura più complessa seppur ancora informale che partecipa alla costruzione: promotore, “ imprese”, forza lavoro, fabbriche di materiali da costruzione

strettamente locale. Le squadre vengono chiamate per i lavori di fondazione e per

l'innalzamento della struttura in cemento armato. Il promotore invece si occupa della fase di rifinitura e provvede al reperimento dei materiali.

E' il primo settore imprenditoriale che nasce e si sviluppa spontaneamente a Gela, il solo campo di azione possibile all'interno del mondo del lavoro dove si fa impresa, dove si possono sviluppare meccanismi di opportunità e quindi di capacitazione se vogliamo collocarci

all'interno della nostra ricerca. Questi aspetti sembrano confermare ulteriormente l'esistenza di una forte integrazione tra le pratiche di auto-costruzione e il tessuto socio-economico locale. Come testimonia la relazione “al di là di differenti definizioni possibili questa espansione (secondo me tra le riflessioni mettere la definizione dell'informale e il problema della sua definizione all'interno del contesto gelese) è frutto di un mercato di produzione e uso

dell'abitazione tipico gelese, il più radicato e consolidato nel luogo e quello che manifesta nel tempo un'elevata capacità di evoluzione delle forme e dei modi che le caratterizzano”.