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Il Governo Militare Alleato

Cap II La questione di Trieste II 1 L’esodo e il contro esodo

II. 4. Il Governo Militare Alleato

Dopo due mesi dall’istituzione del Governo militare alleato (GMA), l’11 agosto 1945, divenne effettivo e con piena autorità di governo il controllo su tutta la Zona A. La città aveva vissuto un secondo dopoguerra difficile, diverso da quello di qualsiasi altra città d’Italia. Dal 1945 fino al 1954 Trieste sarebbe stata terreno di scontro tra est e ovest, con il dilemma oscillante tra Italia e Jugoslavia che caratterizzò il panorama politico e sociale cittadino. La presenza anglo-americana del GMA, con la loro amministrazione diretta alla cosa pubblica, assicurava un senso di protezione dal pericolo jugoslavo, e un assistenzialismo economico e sociale, ma creava una dipendenza che impediva alla città di agganciarsi al processo di ricrescita economica

del paese. Il Colonnello britannico Nelson Monfort fu il primo capo della GMA (Primo Senior Civil Affairs Officer (Scao)57), la sua carica durò solo due mesi e venne sostituito dal Colonnello americano Alfred Connor Bowman. Entrambi provenivano da scuole di governo militare, l’uno da Wimbledon (Inghilterra), l’altro da Charlottesville (Stati Uniti). Fu Bowman a firmare l’ordine n°11 del 11 agosto 1945, che sanciva la nascita ufficiale del Governo civile nella regione Giulia e l’inizio del “Direct rule”, il principio che stabiliva che il GMA era l’unica autorità di governo della Zona A e che sarebbe stata la caratteristica dei nove anni di amministrazione alleata.

Con l’ordine n°1158 tutti i poteri popolari e gli organi di governo precedenti jugoslavi venivano esautorati e liquidati e fu reintrodotta in parte la legislazione italiana. Vennero istituiti due consiglieri di Zona, uno per Trieste e l’altro per Gorizia ( più il comune di Pola), composti da 17 e 14 membri nominati direttamente dal GMA e lo stesso valeva per i presidenti di Zona che avevano i poteri e obblighi di un prefetto e degli enti provinciali, legislativi, amministrativi ed esecutivi, previsti dalla legislazione italiana. Il GMA poteva nominare o revocare i consiglieri comunali e i rispettivi presidenti. Le forze politiche derivanti dalla resistenza jugoslava e i comunisti contestarono l’ordinanza ritenendola una violazione degli accordi di Belgrado e passarono a una dura opposizione. Le misure adottate dal GMA servirono per impedire la formazione di contro-poteri diverso dal Governo militare, evitando di favorire l’una o l’altra nazione.

Nell’estate del ‘45 all’insediamento del GMA Trieste era in ginocchio, era una città da ricostruire dopo i bombardamenti del conflitto, migliaia di morti, le ripetute occupazioni. Trieste aveva toccato il fondo. Alla sua drammaticità politica, si aggiungeva quella alimentare, le derrate alimentari venivano razionate e distribuite a persona. La popolazione poteva andare alla mensa triestina di guerra convertita in mensa triestina del popolo, potevano accedere solo chi era munito di tessera rilasciata dagli “organi popolari”. La popolazione era depressa e senza prospettive per il futuro. La vita economica della città era bloccata, le industrie, raffinerie distrutte, il porto minato e impossibilitato da relitti delle centodue navi mercantili e da guerra. Il porto era cosi minato e compromesso che veniva usato il bagno pubblico vicino alla stazione ferroviaria. Le navi sia civili che militari andavano dalle 45.000 alle 6.000 tonnellate. Alla fine del 1947 su una stima dell’ultimo censimento del 1921 di 262.382 persone (22.660 italiani, 32.403 sloveni e 18.319 di altre nazionalità), i senza lavoro erano circa 100mila unità, i disoccupati più di 22mila. Il GMA dovette affrontare problemi non da poco.

Con la creazione del Tlt, e la cessione di parte dell’Istria e Pola, Trieste per gli anglo-americani rappresentò un luogo strategico e psicologico per il punto di convergenza nel conflitto globale tra l’occidente capitalista e il blocco comunista. Gli americani pensavano che la loro permanenza sarebbe durata poco, ma l’allungarono per rendere Trieste “al sicuro dal controllo slavo-comunista”. In base alle nuove esigenze politiche, soprattutto dopo le elezioni del 1948, americani e inglesi prepararono il campo per una restituzione del Tlt all’Italia, adeguando l’amministrazione locale allo scopo. Il comandante in capo alleato della Zona A, il Generale Terence Airey, succeduto al Generale Harding agli inizi del 1948, allentò le maglie del controllo e della supervisione dei funzionari del governo locale da parte dei militari alleati, abolendo l’ufficio del commissario di Zona, e fece diventare il contatto diretto fra funzionari locali e GMA. Questa riorganizzazione avrebbe dato più ampio campo di lavoro al governo locale e di conseguenza avrebbe ridotto il personale della GMA.

57P. SPIRITO, Trieste a stelle e striscie, Mgs press, Trieste, pp. 28 58P. SPIRITO, Trieste a stelle e striscie, Mgs press, Trieste, pp. 29

La creazione di un governo diretto e al di sopra delle parti comportò un complesso apparato burocratico- amministrativo59 di una vera struttura statale, con il capo, il governo, i ministeri. Dall’ordine n°11 si arrivò con gli ordini n°259 e 308 del 1948, con cui vennero specificate le modifiche strutturali, in seguito ritoccata varie volte. Da questi ordini il GMA era formato da comandante della Zona, Ufficio del governatore militare, consigliere politico inglese e quello americano. Una struttura che sembrava ritagliata come gli uffici del presidente di una repubblica presidenziale, con il suo ministero degli esteri. Come un Ufficio di presidenza, il GMA aveva quello che si poteva avvicinare a dei ministeri: La Direzione generale degli affari civili, con un direttore e vicedirettore generale. Da esso dipendevano il Dipartimento degli affari legali, l’Ufficio informazioni pubbliche, il Dipartimento del lavoro. La Direzione degli affari interni, da cui dipendevano il Dipartimento degli affari interni (diviso in uffici: Ufficio sanità, militare permessi, educazione), il Dipartimento assistenza sociale, il Dipartimento pubblica sicurezza, le amministrazioni locali (presidente di Zona). Per ultima la Direzione finanze e economia dipendevano: l’Ufficio prestiti industriali, il Controllo generale programmi, il Dipartimento di finanza, il Dipartimento poste e telecomunicazioni, il Dipartimento produzione e il Dipartimento attività portuale, lavori pubblici, commercio, trasporti (Uffici trasporti ferroviari, civili, strade ed autotrasporti, agricoltura e pesca).

Questa struttura di governo rimase in carica fino a settembre del 1952, quando l’ordine n°165 rese esecutivi gli accordi di Londra, e buona parte dell’amministrazione civile tornò a funzionari italiani. Da allora all’ufficio di presidenza fu affiancato un consigliere politico italiano60 (Diego De Castro, poi sostituito da Cristoforo Fracassi), insieme a quelli americano e britannico (tutti e tre i consiglieri dipendevano dai loro rispettivi governi e non dal comandante di Zona). Naturalmente alcuni dipartimenti strategici come porto, poste, sicurezza restavano sotto il controllo alleato, mentre il resto passò ai funzionari italiani. Gli ordini amministrativi emanati dal GMA venivano pubblicati sulla Gazzetta del GMA. Attraverso l’ufficio informazioni pubbliche il GMA promuoveva “l’American way of life” e una concezione di democrazia, in contrapposizione alla propaganda comunista e filo-titina. Con l’espulsione della Jugoslavia dal Cominform nel 1948, gli Alleati non sapevano come agire e muoversi, e per motivi strategici volevano mantenere relazioni amichevoli con la Jugoslavia comunista, ma c’era la incompatibilità tra due sistemi opposti uno democratico e l’altro anti-democratico.

Si possono suddividere quei dieci anni di amministrazione Alleata a Trieste in tre periodi ben distinti: La prima fase, dal 12 giugno 1945, data dell’inizio dell’amministrazione militare Alleata, al 15 settembre 1947, data dell’entrata in vigore del Trattato di Pace. La seconda fase, dal 15 settembre 1947 al 9 maggio 1952, con gli accordi di Londra, allorché entrò nel GMA un numero consistente di funzionari italiani. La terza fase e ultima, dal 9 maggio 1952 al 26 ottobre 1954, quando Trieste venne restituita all’Italia.

Le difficoltà e turbolenze si manifestarono nei primi due anni: la guerra era ancora nei ricordi della gente, le divisioni filo-italiane e filo-jugoslave erano nettissime. Vendette, faide, conflittualità era l’ordine del giorno, l’economia era un disastro. La crisi del carattere nazionale era diffusa, i triestini e gli istriani si sentirono esclusi, privati della possibilità di esprimersi nei vari processi storici che interessarono lo Stato italiano, come il referendum istituzionale del 2 giugno ‘46 e le prime elezioni repubblicane. Si aggiunse poi il grande esodo del 1946-1947 degli istriani dalle terre cedute alla Jugoslavia con il trattato di pace.

Mensilmente e settimanalmente il GMA redigeva rapporti che raccoglievano lo stato politico, sociale, analisi e osservazioni, un monitoraggio continuo della realtà locale sotto ogni aspetto. Questi rapporti ci danno

59P. SPIRITO, Trieste a stelle e striscie, Mgs press, Trieste, pp. 32-33 60P. SPIRITO, Trieste a stelle e striscie, Mgs press, Trieste, pp. 41-42

l’opportunità di vedere l’evoluzione della vita politica e sociale della società triestina. Alla fine del luglio del 1945 l’approvvigionamento alimentare migliorava costantemente, la maggior parte dei rifornimenti arrivava da Venezia. Con l’impennata irregolare dei prezzi dei beni di prima necessità, il GMA dovette varare un piano di controllo dei prezzi. L’amministrazione Alleata attuò un piano di ricostruzione delle opere pubbliche, provvide a riparare strade, ricostruzione e rifacimento degli edifici più importanti( palazzo di giustizia, le poste, la prefettura), della bonifica delle mine, alla riorganizzazione dei trasporti, l’assistenza dei rimpatriati, i profughi e gli sfollati. Con la cancellazione dei tribunali del popolo l’amministrazione della giustizia venne affidata alle Corti militari alleate. A fine luglio 1945 il GMA e la sua amministrazione funzionava a pieno regime. Il carattere economico era secondario, quello che interessava al GMA era la prevenzione delle malattie e l’ordine pubblico. Era un’esigenza prioritaria (però non desiderava usare le truppe sia per motivi militari che politici), perciò aveva bisogno di un organismo di polizia efficace e affidabile. Uno tra i primissimi provvedimenti emanati dal Governo Militare Alleato di Trieste con effetto su tutta la Zona “A”, fu quello di dichiarare disciolti tutti i Corpi di polizia già appartenenti allo Stato italiano e le altre formazioni ausiliarie con funzioni di polizia civica sorte in precedenza, come la “Difesa Popolare” istituita dagli jugoslavi. Da allora le sole Forze di Polizia aventi autorità in quel territorio furono quelle poste agli ordini del GMA.

Con il 1° luglio 1945 iniziò la sua attività la neo-costituita “Civil Police61”, corpo appositamente creato per lo svolgimento delle normali funzioni di polizia e ordine pubblico. Il personale venne attinto, su base volontaria, di massima tra gli ex-appartenenti alle forze dell’ordine regie, mentre per quelli già postisi al servizio degli jugoslavi la selezione fu molto dura. In via provvisoria, e fintanto che non fossero state distribuite le nuove e specifiche uniformi, questi agenti erano resi riconoscibili da un apposito bracciale portato sulla manica sinistra. Per affrontare il primo inverno del dopoguerra si provvide a fornire loro giacche e cappotti dell’esercito U.S.A. di tonalità marrone, tinti di colore blu scuro. In seguito vennero confezionate apposite uniformi invernali di colore blu-notte che nel caso degli agenti a piedi, con la giubba a collo chiuso e il tipico copricapo a casco alto, ricordavano alquanto la figura del bobby inglese, mentre l’uniforme con giacca aperta di taglio britannico, da indossarsi con camicia, cravatta e berretto a visiera era riservata agli agenti a cavallo e agli ufficiali. La versione estiva prevedeva camicia e pantaloni di color kaki chiaro e una giacca dello stesso colore chiusa al collo, da indossare in certi casi. Dello stesso colore erano il berretto a visiera così come il casco “da vigile urbano”, tutti con l’emblema del Corpo costituito dal profilo stilizzato di una gazzella rossa in tondo bianco. Sempre in tinta bianca, con la scritta in nero “Civil Police” e il fregio rosso della gazzella al centro, era invece il sotto elmo di fibra americano (liner), indossato solo in funzione di ordine pubblico. L’adozione di questo copricapo suggerì alla fantasia popolare il nomignolo di “cerini” per designare gli agenti della Polizia Civile, in riferimento alla capocchia, allora bianca, di questi zolfanelli.

La “Civil Police” a Gorizia cessò le sue funzioni il 15 settembre 1947 Passando le consegne ai Carabinieri e ai reparti di Pubblica Sicurezza, entrati in città già il giorno prima con le avanguardie dell’Esercito, mentre continuò il suo servizio nel Territorio Libero di Trieste. Quando la sovranità italiana ritornò anche qui, molti suoi agenti optarono per continuare il servizio nei ranghi della Pubblica Sicurezza italiana. Altri scelsero, invece, la via di un’emigrazione agevolata verso l’Australia e il Canada.

La nota tripartita pesò sul voto italiano, che nelle elezioni del 18 luglio 1948 videro la vittoria della Democrazia Cristiana sullo schieramento social-comunista. Ma un altro effetto fu dato alle amministrative del 1949. Il GMA decise di lasciare agli elettori triestini la scelta per il comune e nel giugno 1949 per il consiglio comunale. Le prime elezioni della città furono un giugno 1949 per il consiglio comunale. Le prime

della città e divennero un plebiscito a favore dell’Italia. Le forze filo-italiane presero il 64% delle preferenze: la DC prese il 40%, mentre il PCI solo il 21% e gli indipendentisti il 9,7%. Tutti i comuni del circondario tranne Muggia votarono per il Pci e per i partiti sloveni. Il primo sindaco eletto liberamente a Trieste fu il democristiano Gianni Bartoli che formò una giunta uguale al governo di Roma, un quadripartito di centro di stampo degasperiano. Esso incarnò l’italianità e i sentimenti nazionali. Il suo lavoro da sindaco era tuttavia subordinato al GMA, ogni delibera passava al controllo e approvazione dell’autorità Alleata. Altre volte dovette districarsi tra vincoli burocratici, e con un consiglio comunale diviso ideologicamente, etnicamente al suo interno e con la sovranità dimezzata. Fu colui che durante la sua carica gestì il trapasso dall’amministrazione alleata a quella italiana.

Dopo gli accordi di Londra del 9 maggio e le elezioni amministrative del 29 maggio 1952, vi fu l’inizio di una nuova fase dell’amministrazione Alleata62 a Trieste, che caratterizzò un aumento di tensione con la Jugoslavia. La stabilità delle elezioni del ‘49 durò poco, la spartizione del Tlt appariva obbligatoria, con trattative tortuose, discontinue, talvolta paradossali. L’economia favorevole e la non voglia di spartizione favorirono gli indipendentisti del Tlt, sfavorendo i partiti nazionali. Nel marzo del 1951 ad Airey subentrò come comandante della Zona A del Tlt, il Generale John T. Winterton. Durante il suo comando vi furono repressioni delle manifestazioni63 per l’italianità. Winterton nel timore di atteggiamenti anti-jugoslavi che avrebbero innescato reazioni a catena, calcò la mano duramente. Nel marzo 1952 una manifestazione per il quarto anniversario della nota tripartita venne repressa e i gravi incidenti di piazza che seguirono, scatenarono dal 20 al 22 marzo una guerriglia urbana . Il bilancio finale fu di 157 feriti e di 61 arresti. L'8 marzo 1952 una bomba uccise alcuni manifestanti di un corteo di italiani; nell'agosto-settembre 1953 il governo italiano inviò truppe lungo il confine con la Jugoslavia; nel novembre del 1953 in occasione di altri scontri con le truppe Angloamericane si registrarono ulteriori vittime.

Con la dichiarazione bipartita del 8 ottobre 1953 Stati Uniti e Gran Bretagna nel cercare di raffreddare la tensione tra Roma e Belgrado dichiararono di voler rimettere l’amministrazione della Zona A all’Italia. I contrasti si riacutizzarono e la popolazione triestina temette una reazione jugoslava. La vera tensione arrivò nel giorno delle manifestazioni a Redipuglia il 4 novembre. Il sindaco Bartoli, in accordo con la giunta, intendeva esporre la bandiera italiana sul municipio, Winterton lo vietò per timore di reazioni slave. Il 3 novembre nel giorno della ricorrenza dell’entrata delle truppe italiane nel 1918 a Trieste e festa del patrono, Winterton non cambiò idea e proibì ovunque l’esposizione delle bandiere italiane. Il sindaco e la giunta disubbidirono e per soli venti minuti dalla torre del municipio sventolò il tricolore; poi la polizia civile sequestrò la bandiera, in tutta la città nello stesso momento si ricoprì di tricolore, si formarono cortei e assembramenti, tuttavia la giornata passò tranquilla. Il 5 novembre gli studenti di scuole e delle università disertarono le lezioni e parteciparono alle iniziative organizzate nel corso della notte dalla Giunta d’intesa studentesca per protestare contro il comportamento della polizia e contro il divieto di esposizione del tricolore. Intervenne il nucleo mobile in assetto antisommossa. Davanti e dentro la chiesa di Sant’Antonio Nuovo ci furono tafferugli, gli scontri continuarono per tutto il pomeriggio. Fuori dalla chiesa la polizia civile venne bersagliata da una sassaiola, una cinquantina di persone si radunò sotto l’ufficio della delegazione italiana, dove chiedevano a gran voce che venisse esposta la bandiera dove De Castro decise infine di esporre il tricolore. Il maggiore Williams comandante del nucleo mobile decise allora di estrarre la pistola dalla fondina e di sparare alcuni colpi ai quali seguirono subito i colpi di carabina degli agenti che sparavano una “raffica di avvertimento” in aria: in verità alcuni di loro si sarebbero inginocchiati per

62P. SPIRITO, Trieste a stelle e striscie, Mgs press, Trieste, pp. 44-45 63R. PUPO, Trieste ‘45, Laterza, Bari-Roma, pp. 278-287

prendere meglio la mira e la raffica avrebbe lasciato a terra diversi feriti. La sparatoria lasciò sul terreno due morti e decine di feriti. Gli scontri si protrassero fino a tutta la notte e il giorno seguente.

Il 6 novembre il giorno dopo gli scontri in mattinata in segno di lutto cittadino vennero esposte due bandiere a mezz’asta sul municipio in segno per le vittime. La polizia intervenne nuovamente, la popolazione si sollevò e degenerò in atti di pura guerriglia urbana. I manifestanti attaccarono il palazzo della prefettura con quattro bombe a mano, la polizia aprì il fuoco mirando prima in aria e poi alle persone. Quattro ragazzi caddero vittima dei proiettili sparati verso i manifestanti. Il 7 novembre la repressione angloamericana riportò la calma, dopo aver circondato tutta la piazza Unità. I funerali delle vittime si svolsero il giorno dopo. Gli incidenti ebbero eco internazionale e nazionale, gli eventi e il destino del Tlt era giunto alla fine. Dalle trattative segrete si arrivò allo “status quo modificato”.

L’anno dopo, il 5 ottobre 1954 venne firmato il memorandum di Londra che sanciva la