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Il governo Mursī (30/06/2012-03/07/2013)

3. Le Rivolte del 2011: punto di svolta o impasse?

3.6 Il governo Mursī (30/06/2012-03/07/2013)

Con l’elezione di Mursī l’Egitto vede un cambiamento storico: per la prima volta dai tempi di Nāṣer il Presidente non proviene dai ranghi militari ed è stato democraticamente eletto (Abul-Magd 2012). Analizzando l’anno del governo Mursī si evidenzia una sorta di braccio di ferro tra l’esercito, tramite lo SCAF e l’Alta Corte Costituzionale, e il Presidente. Entrambi gli attori cercano di perseguire i loro interessi, riuscendo in alcuni punti a trovare degli accordi.

L’8 luglio 2012 Mursī tenta di ricomporre il Parlamento, che lo SCAF aveva dissolto prima delle elezioni presidenziali, senza il quale Mursī non avrebbe avuto modo di legiferare. Inoltre, il 12 agosto Mursī attua un cambio nel vertice del Ministero della Difesa e Muḥammad Ṭanṭāwī è sostituito con il generale ʿabd al-Fattāḥ al-Sīsī, la cui reputazione lo descriveva come filo-islamista e vicino alle idee dei Fratelli Musulmani. Probabilmente proprio per questo motivo viene scelto da Mursī per ricoprire un incarico chiave (Brooks 2015, 23). Il 22 novembre Mursī cerca di svincolarsi dal controllo dell’Alta Corte

75 Cf.: Al-Jazeera (2012-06-24). «Celebrations in Egypt as Morsi Declared Winner».

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Costituzionale con l’emanazione di un decreto costituzionale, con il quale di fatto si attribuisce pieni poteri (Brooks 2015, 20). Con questo decreto, il Presidente avrebbe potuto legiferare senza la camera bassa del Parlamento ‒ che in Egitto detiene il potere legislativo ‒ e si garantiva così l’assoluto controllo sulle leggi, senza che l’Alta Corte Costituzionale potesse intervenire, e sul lavoro dell’Assemblea Costituente (Piazzese 2013). Tale decreto, poi ritirato il 9 dicembre, è stato il primo punto di rottura dell’alleanza politica che si era instaurata tra la Fratellanza e l’esercito. Inoltre, questa azione era stata percepita dai cittadini come un tentativo di riportare in vita il regime, per cui i manifestanti si erano riversati nuovamente per le strade del Cairo per condannare questa mossa politica. L’esercito, nonostante si fosse inizialmente allarmato, non era intervenuto direttamente, poiché il 30 novembre era stata approvata la stesura finale della nuova Costituzione, approvata il 15 dicembre con un referendum, che ne preservava i privilegi. Lo SCAF aveva molto a cuore la questione della nuova Costituzione, e per questo motivo nel 2011 aveva tentato di rinviare le elezioni presidenziali a dopo l’approvazione della Costituzione, per essere sicuri di mantenere le loro prerogative (Brooks 2015, 22). Per garantire la durata dell’alleanza, nella Costituzione del 2012 i Fratelli Musulmani hanno riservato un trattamento privilegiato all’esercito. In particolare, con gli articoli 195, 197 e 198, la Fratellanza concedeva alle Forze Armate totale autonomia nella gestione del proprio budget ‒ sia il budget statale sia i ricavi provenienti dalle imprese civili rimangono fuori dal potere di controllo del Parlamento ‒ ed è stabilito che il Ministro della Difesa debba essere scelto tra gli alti vertici militari (Abul-Magd 2013; Droz-Vincent 2014). Gli Islamisti, d’altro canto, riescono a riconfermare la principalità della sharīʿa (art. 2), e a ottenere che i giurisperiti di al-Azhar, la massima istituzione religiosa sunnita, vengano consultati dai deputati per verificare la conformità islamica

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delle leggi.76 Questo documento, dunque, accontenta sia le aspirazioni

degli Islamisti, sia la lobby economica militare.

Gli ultimi mesi di presidenza Mursī hanno visto nascere movimenti di opposizione alla politica dei Fratelli Musulmani, simili a quelli che avevano contestato Mubārak. Ad aprile 2012 nasce in Egitto il movimento Tamarrod (Ribellione), per opera di Maḥmūd Badr. Questo, usando gli stessi mezzi e le stesse modalità di protesta del 2011, organizza per il 30 giugno 2012, anniversario dell’elezione di Mursī, delle manifestazioni in Piazza Taḥrīr per chiedere le dimissioni

del Presidente e le elezioni anticipate.77 Molti egiziani si aspettavano

che l’esercito svolgesse il proprio compito di «salvare il Paese dalla rovina economica» (Abul-Magd 2013). D’altro canto, l’esercito si sentiva giustificato ad agire contro Mursī, ritenendo le proteste «come un ‘plebiscito’ che approvasse la rimozione del Presidente dalla sua carica» (Brooks 2015, 26). Inoltre, pochi giorni prima dalla fine del suo mandato, Mursī aveva fatto delle dichiarazioni di politica estera che avrebbero messo a repentaglio gli interessi delle Forze Armate. Egli aveva dichiarato il suo supporto verso il ǧihād internazionale in Siria (non si sarebbe mostrato contrario alla possibilità di formare in Egitto dei militanti pronti a combattere in Siria); aveva preso delle decisioni in disaccordo con l’esercito riguardo la situazione in Sinai (il ministro al-Sīsī sarebbe stato più propenso all’uso della forza contro i militanti estremisti, mentre Mursī propendeva per il dialogo); infine, sembrava muoversi sul piede di guerra contro l’Etiopia per una possibile diga che il governo di Addis Abeba avrebbe voluto costruire sul fiume Nilo (danneggiando gli interessi egiziani) (Brooks 2015, 24;

76 Per ulteriori dettagli, si veda: Colombo, Matteo (2012-12-10). «La nuova

Costituzione egiziana: cosa cambia?». ISPI Commentary, URL

https://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/commentary _colombo_10.12.2012_0.pdf (2018-05-15).

77 Per ulteriori dettagli, si veda: ISPI (2013-06-28). «Egitto, aspettando il 30 giugno: Tamarrud

contro Tagarrud», URL https://www.ispionline.it/it/medshake/egitto- aspettando-il-30-giugno-tamarrud-contro-tagarrud (2018-05-15).

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Piazzese 2013). In aggiunta, il fatto che circolassero voci sul fatto che la Fratellanza stesse cercando di infiltrarsi nell’esercito insieme alla nomina di membri di Fratelli Musulmani nelle posizioni di governatori

‒ cariche principalmente ricoperte da militari non più in servizio ‒78

avevano creato un’atmosfera di discordia generale tra Forze Armate e Fratellanza, che, sommate con le nuove proteste in piazza, hanno spinto l’esercito ad agire. Il 1° luglio 2013, l’esercito dà un ultimatum di 48 ore a Mursī per tentare di risolvere la situazione. Il 3 luglio 2013, Mursī viene arrestato dall’esercito e la Costituzione è sospesa

nuovamente. A dare l’annuncio ufficiale è ʿabd al-Fattāḥ al-Sīsī.79