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The great reconstruction: London’s plans

Il primo e privilegiato luogo su cui condurre una sperimentazione fu naturalmente Londra, anche a causa dei danni procurati dalle bom- be che avevano messo in luce un inattesa fra- gilità della città.

Nel 1942 viene presentato da un gruppo di privati (Moern Architectural Research Group, a tutti gli effetti la sezione britannica dei CIAM) che prevedeva unità di vicinato composte da grandi edifici residenziali e incardinate su cor- ridoi di trasporto pubblico ben definiti.

Gli autori stessi descrivono il piano come for- temente ispirato alle teorie del sovietico Milju- tin e a tutti gli effetti impraticabile (Korn, Fry, Sharp, 1971), ma con il compito di avanzare un concetto, uno schema che vedeva la città in termini di movimento, come un centro di scambio e comunicazione (Moughtin, Shirley, 1995).

Sfida in gran parte raccolta dal piano ufficiale per la Contea di Londra e il successivo Piano per la Grande Londra presentati rispettiva- mente nel 1943 e 44 da Abercrombie e da Forshaw.

Il piano prevedeva un uso estensivo del con- cetto di unità di vicinato anche su aree non colpite dalle distruzioni della guerra, giudican- do soluzioni parziali come insufficienti e con l’obiettivo di installare blocchi residenziali ben distanziati e circondati dal verde, dispersi in modo regolare ma non monotono, organizzati in unità con una popolazione residente com- presa tra i 6000 e i 10000 individui aggregate grazie spazi aperti e organicamente comuni- canti per essere il centro dell’intera comunità (Abercrombie, Forshaw, 1943).

La comunità viene specificamente indicata co- me l’unità base della pianificazione e ciascuna dotata di vita e caratteri propri ma la cui indi- vidualità deve essere in armonia con la forma complessiva, la vita e il carattere della sua intera regione (Abercrombie, 1945).

Il piano della Contea di Londra cerca di rico- struire le stratificazioni storiche addirittura fino

neighborhood units composed of large resi- dential buildings hinged on public transport corridors (Korn, Fry, Sharp, 1971).

It was, of course, a kind of provocation but with the task of advancing a concept of city shaped by the need of movement and seen as a center of exchange and communication (Moughtin, Shirley, 1995).

Challenge largely accepted by the official plan for the County of London and the next Plan for the Greater London presented re- spectively in 1943 and 44 by Abercrombie and Forshaw.

The plan called for extensive use of the con- cept of neighborhood units even in areas not affected by the destruction of war, with the goal of installing residential blocks well spaced and surrounded by greenery, dis- persed but not monotonous, organized into units with a resident population between 6000 and 10000 inhabitants , equipped with wide public spaces organically intercon- nected to be the center of the whole commu- nity (Abercrombie, Forshaw, 1943). The community is specifically referred to as the basic unit of planning and each was meant to have its own character and life but whose individuality must be in harmony with the overall shape, life and character of his entire region (Abercrombie, 1945). The plan for the County of London tries to reconstruct the historical layers even back to the medieval time. The intent to was to re- store the centers and the boundaries of the ancient districts and villages from which, then, the metropolis had developed. An interesting socio-functional map attached to the plan shows a geography of London that reveals the presence, behind the chaotic appearance, of a composite and well organ- ized fabric composed by a series of distinct communities arranged around the central core of the city, also divided into regions, having the character of individuality.

The plan for the Greater London of 1944, however, collects the considerations emanat- ing from the plan for the County of London, but the division of urban structure with four rings.

Jack says that on the basis of this weak dif- ferentiation concentric and based on popula- tion density, the industrial location and open spaces you should then define some bounda- ries more clearly.

The first link is in effect an extension of what is already regulated by the plan to the County of London and who, a few decades later, will turn into Inner London. To redress the plight of this portion of the city decentralization was needed, not to- wards the second ring of the London subur- ban area, which was already considered full and unsuitable to accommodate the popula- tion shifted from the city center, but rather to the fourth ring, over the third ring of the green belt.

Detractors of the plan were numerous and perplexities on whether to install these cells urban, whose operation was ultimately the result of social engineering and forced dis- placement of the population, were the subject of sharp debate.

However the work by Abercrombie is funda- mental by a methodological point of view and because of its vastness and effective implementation, the Regional Plan of New York, in comparison, had character of ex- treme vagueness.

The articulation of the arguments in support of the creation of neighborhoods with a des- tination not exclusively residential but also functional to meet the demands of employ- ment, education, welfare, make Greater London Plan a real paradigm of all pro- grammess of growth and urban renewal that, animated by a sense of community, charac- terized the reconstruction in Europe.

alle fasi medievali per reinserirli nel metodo funzionalista delle zone omogenee e della pianificazione per cellule, con l’intento di ri- pristinare i centri e i confini degli antichi di- stretti e villaggi da cui si era poi sviluppata la metropoli.

Da un punto di vista dei princìpi generali rap- presenta il tentativo di combinare l’organizzazione a livello vicinale con quella della differenziazione funzionale delle zone, più rigorosa.

Una interessante carta di analisi socio- funzionale allegata al piano mostra una geo- grafia di Londra che rivela la presenza, die- tro l’apparenza caotica, di un tessuto compo- sito e organizzato in una serie di comunità distinte disposte attorno al nucleo centrale della city, anch’esso suddiviso in circoscrizio- ni aventi carattere di individualità.

Il piano per la Grande Londra del 1944, inve- ce, raccoglie le considerazioni scaturite dal piano per la Contea di Londra, ma struttura la divisione urbana tramite quattro anelli. Abercrombie dichiara che sulla base di que- sta debole differenziazione concentrica e fondata sulla densità di popolazione, la loca- lizzazione industriale e gli spazi aperti si deb- bano poi definire alcuni confini in modo più netto.

Il primo anello è a tutti gli effetti un’estensione di quanto già regolamentato dal piano della Contea di Londra e che, qual- che decennio più tardi, si tramuterà in Inner London.

Per riequilibrare la situazione critica di questa porzione di città si rende necessario un de- centramento, non verso il secondo anello della Londra suburbana che è già considera- to zona di staticità, con una densità adeguata al momento della presentazione del piano e quindi inadatto ad accogliere la popolazione spostata dal centro città, ma piuttosto verso il quarto, oltre il terzo anello di cintura verde. In conclusione del documento viene

esplicitamente espresso che a dominare gli scopi di riorganizzazione del territorio c’è e- sattamente l’idea della Comunità tramite la quale si potranno soddisfare tutti i bisogni che rappresentano le componenti essenziali del piano, demandando proprio alla formazione di vicinati il compito di elevare la qualità so- ciale della città.

Sia per le aree già edificate, nelle quali si sot- tolinea come sia necessario fare un lavoro dettagliato e accurato sugli spazi rimasti anco- ra liberi dal costruito, sia nelle zone del terzo e soprattutto quarto anello dove si andranno ad insediare i satelliti delle New Towns si pre- scrive la massima attenzione nell’attuare ac- corgimenti utili a sviluppare il Principio di Co- munità già avocato dal Piano di Contea di cui il Piano per la Grande Londra è diretta ema- nazione.

Tuttavia il lavoro di Abercrombie è fondamen- tale da punto di vista metodologico e per la vastità dell’effettiva attuazione laddove il Piano Regionale di New York, in confronto, aveva carattere di estrema vaghezza.

L’articolazione degli argomenti a supporto della creazione di vicinati con un uso non e- sclusivamente residenziale ma anche capaci di soddisfare le richieste di impiego, educazione, assistenza proprie degli abitanti spingono la disciplina ad uno stato di maturità che rendo- no il piano della Grande Londra il vero para- digma di tutti i programmi di crescita e ristrut- turazione urbana che, animati da senso di co- munità, hanno caratterizzato la ricostruzione in Europa. 3 2. D et ta gl io d i u no d eg li in te rv en ti de l P ia no p er la G ra nd e Lo nd ra c on c hi ar am en te i nd ic at o il pr og ra m m a fu nz io na le p ro pr io d el le c el lu le ur ba ne a lla b as e de l pr og et to d i Ab er cr om - bi e. A de ta il of G re at er L on do n Pl an c le ar ly s ho - w in g th e fu nc tio na l pr og ra m m e of ur ba n ce lls a s pr op os ed b y Ab er cr om bi e.

33—34 La caratteristica mappa che individua tutti i nuclei aventi caratteristiche di riconoscibilità e autonomia alla base del piano per la Contea di

Londra.

Il piano per una delle città satellite di Londra.

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