• Non ci sono risultati.

139Handmade in Italy Il design dei territori italian

Il design dei territori italian

139Handmade in Italy Il design dei territori italian

Testimonianze

L’Handmade in Italy è stata la cornice teorica di riferimento e l’orizzonte strategico al cui interno studenti delle università di Enna e Palermo hanno disegnato nuovi progetti di Public Design, pensati per imprese artigiane Siciliane, nel workshop di dicembre 2016, “Gli spazi per la vita reale”, organizzato a Enna dall’associa- zione Design al Centro.

Prima ancora ad ottobre, al Museo Duca di Martina di Napoli, l’Handmade in Italy è stato il tema della Trilogia della Ceramica 1 che si è inaugurata con il “V Tavolo di lavoro sull’Alto Artigianato Artistico per la formazione”, promosso da MAC Città Studi Biella, dalle associazioni Pandora artiste ceramiste e I LOVE POMPEI8

in collaborazione con il Polo Museale della Campania. Il Tavolo di lavoro – istituito da MAC Città Studi Biella per meglio cono- scere le realtà dei singoli territori del nostro Paese – riunisce gli enti firmatari della Carta Internazionale dell’Artigianato Artistico e quelle istituzioni pubbliche, associazioni, fondazioni impegnate in Italia nell’attività di formazione, valorizzazione, promozione e sostegno dei mestieri d’arte. L’incontro napoletano, dopo quelli di Biella, Firenze, Milano e Grottaglie, ha fatto esplodere, benefi- camente, il contrasto tra chi predilige la tutela e la valorizzazione dell’artigianato cosiddetto artistico e chi invece, sottolineando tutte le ambiguità e i pericoli del binomio artigianato/arte, predi- lige la piena saldatura della cultura del saper fare con quella del saper progettare, dell’artigianato con il design e il Made in Italy. Ad apertura della Trilogia della Ceramica 1, sempre al Museo Duca di Martina – che ospita una delle maggiori collezioni in Italia di oltre seimila opere delle cosiddette arti decorative di manifattura occidentale ed orientale databili dal XII al XIX secolo – è stata allestita la mostra “UGO MARANO, handmaker felice” dedicata al maestro Campano della produzione artistica vascolare italiana scomparso circa sette anni fa, che Gillo Dorfles definì “artista del nuovo secolo, capace di riflessione simbolica e concettuale ma anche di sofisticata perizia artigianale, in un nuovo trionfo del- la manualità”. Perché Ugo Marano? Lontanissimo dal cliché del- la star, Marano fu piuttosto un artista che entrava dolcemente nell’universo progettuale degli oggetti d’uso egemonizzato dai

8 I LOVE POMPEI è un’associazione non profit fondata da Claudio Gambardella nel 2014, per diffondere a Pompei la cultura del design e preparare la città alla futura apertura del Museo Temporaneo d’Impresa (i cui lavori sono in corso di ultimazione), pensato come centro del Sistema Museale Regionale del Design e delle Arti Applicate. Questo progetto, denominato OFFICIAMUSEUM, fu elaborato nel 2002 da docenti della Facoltà di Architettura della Seconda Università degli Studi di Napoli (l’attuale Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”), per conto dell’Assessorato alle attività produttive della Regione Campania.

140

SID – Design su misura

designer per proporre rielaborazioni di forme, decori, tipologie di un tempo antico guardato con amore, mai con nostalgia; ma a differenza dei progettisti, non si affidava ad un’azienda per rea- lizzarli. Li autoproduceva, si direbbe oggi, e li accompagnava con la ritualità di uno sciamano, con gesti caldi e accoglienti come i suoi lunghi abbracci quando salutava gli amici. Le sue non erano descrizioni delle opere realizzate, ma racconti inscindibilmente legati alla materia con cui venivano realizzati. Ancora oggi, il le- gno, il ferro, la ceramica, gli smalti dei suoi pezzi sembrano im- pregnati della sua voce un po’ nasale e profonda, delle sue parole che ritroviamo in quel suo bell’esperimento di editoria alternati- va, La fabbrica Felice (Marano, 1979), a cui hanno partecipato per- sonalità come Giulio Carlo Argan, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Alessandro Mendini, Filiberto Menna, Pino Musi, Annibale Oste, e altri. Per il mondo del design, dopo il saggio di Sennett, possiamo rileggere la figura di Ugo Marano, dalla sponda della cultura del progetto e non da quella dell’arte contemporanea, come un hand-

maker, un autoproduttore cioè, che non usava le stampanti 3D e

l’open source, ma che fondeva un nuovo pensiero progettuale, raffinato e colto, mai ripetitivo, con quella manualità abilissima esercitata sin dall’inizio della sua storia artistica di mosaicista. La mostra dedicata a Ugo Marano non è stata né una retrospet- tiva a lui dedicata a sette anni dalla sua morte, né una esposi- zione di arte contemporanea. È stata piuttosto la proposta di un neodesign con radici profonde, che trae dalla conoscenza e pla- smazione della materia, unite alla formulazione di un pensiero consistente del suo autore, il suo vigore in una terra, come il Sud d’Italia, dove ricchissimo è il patrimonio di piccole imprese e di artigiani, e di tanti giovanissimi designer che possono trovare ali- mento dalla sua lezione. Con questa prima iniziativa, pensata per il Museo Duca di Martina dall’Associazione in base ad un accordo stipulato con il Polo Museale della Campania dall’associazione non profit I LOVE POMPEI, è stata inaugurata la Trilogia della Ce- ramica dell’Handmade in Italy proseguita nel 2017 con una se- conda mostra dedicata a Riccardo Dalisi, “Riccardo Dalisi a Pom- pei”, ed una terza a Ugo la Pietra, “Ugo La Pietra: 100 ceramiche italiane”. I tre autori sono molto diversi tra loro, pur operando in un unico filone di quel design popolato di pezzi unici, esperimenti, “fatti a mano”, da tempo sdoganato dalla cultura accademica e che attraversa come un fiume carsico l’intero secolo breve per arrivare con una potente carica innovatrice fino a noi, al momen- to giusto, nell’era della crisi globale, dei default, del disfacimento non solo di un’economia ma di un sistema di vita. A loro, come anche a Filippo Alison e Annibale Oste, si deve il paziente e me-

141

Documenti correlati