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Homolingual Address VS Heterolingual Address

Capitolo 2: Tradurre da lingue “altre”

2.1 Homolingual Address VS Heterolingual Address

Secondo Sakai5, esistono due modi per un traduttore di approcciarsi al proprio pubblico di lettori o di interlocutori: uno “omolinguistico” (homolingual address) e uno “eterolinguistico” (heterolingual address).

Il cosiddetto “homolingual address” può essere definito come l'atto in cui qualcuno si rivolge ad altri in un'enunciazione adottando la posizione rappresentativa di una data società linguistica omogenea, e si relaziona in modo generale ai suoi interlocutori, i quali rappresentano a loro volta una comunità linguistica omogenea. Ciò non implica necessariamente che parlante e interlocutore appartengano alla stessa comunità linguistica, è possibile rivolgersi a un interlocutore in modo omolinguistico anche appartenendo a diverse comunità linguistiche. In molte delle pubblicazioni che adottano un homolingual address la lingua dello scrittore e quella del lettore coincidono, il che fa presupporre che entrambi facciano parte di una data comunità unitaria che condivide una lingua singola. Questo implica che il dialogo avvenga tra membri della stessa società, sia essa italiana, giapponese, inglese. Tuttavia, se ci troviamo nella situazione in cui la lingua dello scrittore differisce da quella del suo pubblico, egli dovrà necessariamente usare un codice linguistico diverso dal proprio e ricorrere dunque alla traduzione. Se la posizione del traduttore rimane secondaria l'address verrà definito appunto omolinguistico, in quanto due comunità linguistiche differenti vengono poste come separate nella rappresentazione della traduzione e tale traduzione si configura quindi come il trasferimento di un messaggio da una comunità linguistica chiaramente circoscritta ad un'altra altrettanto circoscritta. In questo modo non viene presa in considerazione la coesistenza di più retaggi linguistici nel pubblico; la possibilità che tra gli interlocutori ci sia qualcuno appartenente a un'altra comunità linguistica non è contemplata o al massimo considerata come un'eccezione alla norma. Il successo della comunicazione viene dato per scontato, in quanto si

presuppone che tutti membri appartengano alla stessa comunità. Una qualsiasi affermazione andrà prima comunicata e poi tradotta e l'omogeneità linguistica garantirà il successo della comunicazione. Nel caso in cui la comunicazione fallisca, l'esperienza della non-comprensione contiene già in sé la giustificazione di tale fallimento. Ponendo ad esempio che uno sconosciuto si rivolga a noi in tedesco (e che noi non parliamo tedesco), la nostra spiegazione dell'accaduto sarà: “Un uomo si è rivolto a me in tedesco e quindi non ho capito cosa mi ha detto”. Eppure la causa di mancata comunicazione non è ascrivibile unicamente al gap esistente tra comunità linguistiche; basti pensare alla vita di tutti i giorni, può accadere ad esempio che ci sia troppo rumore o l'interlocutore si rifiuti di rispondere, ecc... Tentare di comunicare significa esporsi ad un ambiente esterno e, quando tale tentativo di comunicazione fallisce, non è possibile attribuire tale fallimento a una causa proprio per il fatto che la comunicazione è fallita. È solo in retrospettiva e dopo la rappresentazione della traduzione che quindi si può iniziare ad afferrare l'esperienza della non comprensione. Qualsiasi parola, scritta o parlata, è traduzione che acquisisce significato solo nella sua contro-traduzione attraverso la ricerca delle possibili cause di tale parola. Perciò, solo quando un enunciato e la sua origine sono rispettivamente traduzione e contro-traduzione è possibile parlare di una comunità non aggregata, dove la regola è l'heterolingual address. Quest'ultimo è definito da Sakai come il tentativo di designare il proprio pubblico come un insieme linguisticamente eterogeneo in cui la comunicazione trasparente non è garantita e il grado di comprensione varia a seconda dei singoli individui. In una comunità di questo genere dunque ciascuno è distante dall'altro, e l'esistere insieme non è basato su alcuna omogeneità comune.

La distinzione tra homolingual e heterolingual address è necessaria per differenziare l'attitudine del parlante (o dello scrittore) nei confronti dell'interlocutore, che deriva da due modalità diverse di alterità. L'omolinguisticità presuppone la norma della comunicazione reciproca e trasparente attraverso un mezzo omogeneo. Al contrario invece, l'eterolinguisticità contempla la possibilità che qualsiasi enunciato possa non essere compreso, in quanto l'eterogeneità è inerente ad ogni mezzo, linguistico e non. In questo approccio eterolinguistico ogni traduzione necessita di una contro- traduzione e all'interno della comunicazione dunque la traduzione non ha mai fine. Da un lato l'interlocutore deve infatti tradurre qualsiasi consegna perché essa sia di fatto recepita, dall'altro il parlante deve essere cosciente che qualsiasi enunciato può non coincidere necessariamente con un atto di comunicazione.

Per ricapitolare dunque il concetto alla base dei due approcci, possiamo affermare che, mentre la traduzione è necessaria solo tra l'interno e l'esterno di un mezzo omogeneo nel primo approccio (homolingual), nell'altro essa si verifica ogniqualvolta il ricevente accetta una consegna dal mittente.

I due approcci perciò suggeriscono rispettivamente le due diverse attitudini nei confronti dell'alterità del ricevente. Nonostante nell'approccio omolinguistico si parta dal presupposto che tutti gli interlocutori siano in grado di comprendere il messaggio dal mittente, ciò non è scontato nell'approccio eterolinguistico. In quest'ultimo infatti è opportuno rivolgersi al pubblico senza dare per scontato che il messaggio sarà automaticamente compreso da tutti, è come se il mittente dunque si trovasse continuamente a confronto con lo straniero. La volontà di farsi capire, di comunicare il proprio messaggio farà sì che l'attenzione e lo sforzo del mittente si concentrino proprio su quell'interlocutore che potrebbe non comprendere, vale a dire lo straniero. L'idea di una comunità non unitaria di stranieri rimane incomprensibile a meno di non concepire tale comunità mediante l'approccio eterolinguistico.

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