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Evoluzione della degenza

2.2 Degenza vicino l’ospedale

2.2.1 L’hospice

che viene supportata affinché viva questo momento nel modo meno traumatico e doloroso possibile (Azzolini e Sabetta, 2018).

Nel 1995 erano presenti sul territorio italiano solo 3 hospice ma negli anni successivi si è notato un forte aumento. Dopo circa 9 anni, grazie anche all’aiuto dei finanziamenti stanziati dalla legge Bindi del 1999, vi è stato un forte incremento e si è arrivati a 63 hospice per un totale di 558 posti letto.Il 64%

degli hospice nel 2004 erano pubblici, il 22% privati ed il 14%

gestiti da organizzazioni non-profit (Eandi, 2005). La crescita esponenziale di queste strutture ha continuato ad aumentare registrando nel 2014 il quantitativo di 230 hospice per 2.524 posti letto.

In Italia muoiono circa 250mila persone di malattie terminali ma nel 2008 è stato calcolato che solo il 37% dei malati riesce ad accedere a cure palliative, mentre il 60% non conosce questo servizio e affronta questa fase negli ospedali per acuti.

Il problema principale nel territorio italiano è la distribuzione di questa tipologia di assistenza che trova delle profonde differenze tra regioni. Se nel 2003 era registrato un indice medio sull’intero territorio di 0,3 ogni 10.000 abitanti, nel 2014 l’indice massimo che troviamo è di 0,7 in Lombardia mentre in Campania e Calabria l’indice più basso che equivale a 0,1. Nonostante lo 0,7 sia l’indice più alto in Italia si tratta di numeri non sufficienti, infatti il servizio degli hospice deve essere affiancato dall’assistenza domiciliare (De Carli, 2014).

Figura 39

Stima della domanda e dell’offerta relativa alla rete di hospice in Italia.

I Maggie’s

“Le persone malate di cancro necessitano di luoghi come questi”: questo è il motto che recita il logo dei Maggie’s Cancer Caring Centres. Queste strutture nascono da un’organizzazione di beneficenza no profit fondata da Maggie Keswick Jencks, defunta moglie di Charles Jencks, critico di architettura. Queste strutture nascono come supporto per le persone affette da cancro siano essi pazienti, familiari o amici. La maggior parte dei Maggie’s Centres sono stati progettati da architetti noti al pubblico e sono sparsi in diversi Paesi nel mondo, soprattutto nel Regno Unito. Il loro lavoro è a pieno supporto delle cure mediche convenzionali e quindi sono spesso affiancati a degli ospedali. Vediamo qualche esempio.

Figura 40

Maggie’s Centre di Edimburgo. È stato il primo ad essere realizzato e fu progettato da Richard Murphy Architects nel 1996.

Figura 41

Maggie’s Centre di Dundee.

Progettato da Frank Gehry nel 2003.

Figura 42

Maggie’s Centre di Aberdeen.

Progettato dallo studio Snøhetta nel 2013.

Figura 43

Kalida Sant Pau Centre di Barcellona, collabora con i Maggie’s Centres. Progettato da Benedetta Tagliabue nel 2017.

Figura 44

Maggie’s Centre di Leeds.

Progettato da Heatherwick Studio nel 2019.

Maggie’s West London Londra, Regno Unito, 2008

Il Maggie’s West London è una struttura informale che affianca il Charing Cross Hospital di Hammersmith. Si potrebbe considerare una “casa aperta” a tutti, di 370 mq e composta su un piano e mezzo, progettata in modo da essere flessibile e adattabile. È stata progettata e finalizzata nel 2008 dal gruppo di architetti Rogers Stirk Harbour +Partners.

Figura 45

Il giardino esterno del Maggie’s West London progettato da Dan Pearson.

Figura 46

Il giardino interno del Maggie’s West London progettato da Dan Pearson.

Il cuore pulsante del centro è la cucina e ciò rende la struttura un ambiente molto casalingo. L’edificio è costituito da 5 componenti:

- il muro, che avvolge il centro proteggendolo dalla sua posizione esposta;

- la cucina, focus principale;

- la sala riunioni, di seduta e consulenza;

- un tetto galleggiante, secondo elemento che protegge dall’ospedale adiacente e che lascia passare la luce tramite un effetto sospeso;

- il giardino di Dan Pearson, che protegge il centro dalla rumorosa città.

L’edificio riesce a creare spazi intimi attraverso la cucina e la sala ma allo stesso tempo non risulta claustrofobico grazie alle viste selezionate verso i giardini esterni pubblici e le serre

Figura 47

Schema concettuale che rappresenta il centro della casa ed il rapporto con il contesto e la sua connessione visiva.

Figura 48

Vista dall’alto che esalta il tetto galleggiante del Maggie’s West London.

è racchiuso dal tetto che sovrasta l’edificio e porta luce in ogni ambiente.

Obiettivo principale del Maggie’s Center è quello di accogliere e far sentire a casa ogni paziente o visitatore. La sensazione di familiarità, intimità e relax è data anche grazie all’aggiunta di tre caminetti che trasmettono una sensazione casalinga. Tutto è progettato a misura d’uomo affinché la sensazione di casa sia sempre più vicina (RSHP, 2008).

Figura 49

La cucina, cuore della casa.

Figura 50

Il muro che avvolge il centro e lo

“protegge” dall’esterno.

Maggie’s Centre Barts Londra, Regno Unito, 2017

Questo nuovo Maggie’s Centre, progettato da Steven Holl Architects nel 2017, è adiacente allo storico Ospedale di San Bartolomeo e ciò va a creare un forte contrasto architettonico.

Le due strutture sono collegate tramite uno spazio cuscinetto interno al nuovo edificio.

Rispetto alla maggior parte degli altri centri questo presenta uno sviluppo verticale di 3 piani con un giardino pensile sul terrazzo.

L’accesso avviene tramite due porte: quella principale ti permette di entrare nell’ospedale e al nuovo centro e quella secondaria con la quale si accede al centro e al’ ascensore. Nel piano terra troviamo la cucina ed alcuni spazi privati per la consultazione

Figura 51

Il contrasto tra la nuova facciata del Maggie’s Centre Barts e quella antica dell’Ospedale di San Bartolomeo. Le due strutture sono collegate.

Figura 52

Piano terra e vista della scala che collega tutti i piani.

(che troveremo in ogni piano); nel primo piano c’è una biblioteca ed altri spazi privati; nel secondo ed ultimo una sala per le attività di gruppo con la possibilità di arrivare alla terrazza dove fare yoga.

L’idea dell’architetto era quello di creare una scatola dentro una scatola. Troviamo così un rivestimento esterno di vetro opaco sorretto da una struttura in cemento armato a vista a sezioni differenti (come una mano) e gli interni di bambù. Anche la scala, elemento importante dell’edificio, è completamente rivestita in bambù e si presenta con una forma curva continua e aperta.

Il tema a cui si ispira lo studio architettonico è la musica e

Figura 53

Pianta del piano terra.

Figura 54

Sezione che rappresenta il rapporto tra i vari piani collegati dalla scala ed il rapporto con il giardino esterno all’ultimo piano.

ciò si evince dal rivestimento esterno che rappresenta un pentagramma con finestre colorate traslucide che sostituiscono le note. In questo modo l’illuminazione interna naturale cambierà in continuazione durante la giornata e le stagioni dell’anno, avendo così un ambiente dinamico. Anche le luci artificiali sono state studiate e posizionate in modo da non disturbare quella

Figura 55

Rappresentazione della facciate Sud, Est e Nord (la Ovest è adiacente all’ospedale). Le tre facciate richiamano il tema musicale tramite la notazione neume rappresentata dalle finestre colorate.

Figura 56

Ultimo piano collegato al giardino pensile.

Figura 57

Interni e scala rivestiti in bambù.