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I “genovesi” e la formazione del trust siderurgico-cantieristico

Negli ultimi anni dell’Ottocento le vicende della Terni furono caratterizzate dal passaggio di poteri dal presidente Breda a nuovi gruppi di azionisti, i quali riuscirono ad ottenere il controllo della società. A seguito della grave crisi finanziaria che investì l’azienda nel 1887, il vecchio nucleo “veneto” dei soci fondatori andò progressivamente indebolendosi. Significativa in questo senso fu l’uscita definitiva dalla gestione dell’acciaieria della Società Veneta, che nel 1897 mise in vendita il proprio pacchetto delle azioni “Terni” dedicandosi da allora quasi esclusivamente al settore delle ferrovie secondarie392.

Agli inizi del 1898 il titolo azionario della Terni venne quotato nelle borse-valori e diversi soggetti, quali imprenditori, istituti di credito e speculatori borsistici, iniziarono ad interessarsi, spinti da motivazioni differenti, alla gestione della società393. In particolare un gruppo di “genovesi”394, guidati dal costruttore navale Attilio Odero395, furono fra i maggiori acquirenti delle azioni per mezzo di finanziamenti concessi dal Credito Italiano e dalla Banca Commerciale Italiana396.

392 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., pp. 67-68. La crisi del 1887 fu l’origine della caduta di Breda, la cui posizione si aggravò di pari passo con le crescenti difficoltà finanziare della Veneta. Quest’ultima con la vendita delle azioni Terni chiuse i conti con la Banca d’Italia verso cui era debitrice.

393 Ibid.

394 Appartenevano al gruppo anche lo speculatore di borsa Eugenio Scartezzini, eletto consigliere d’amministrazione della Terni il 29 marzo 1899 (cfr. BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria e Ordinaria degli Azionisti del 29 Marzo 1899, Tipo-Litografia Cooperativa, Terni, 1899, p. 28) e che assunse in seguito il ruolo di esperto finanziario, il finanziere genovese Ferruccio Prina, il quale assunse la presidenza della società nel 1904, e l’avvocato Vittorio Rolandi Ricci, futuro senatore del Regno nel 1912; Cfr. F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., pp. 69, 74-76 e 85-87.

395 Sulla figura di Attilio Odero e sugli Odero in generale si vedano: A. Costa (a cura di), Creatori di

lavoro, Officine Grafiche Apollon, Roma, 1954, pp. 133-134; P. Rugafiori, Ascesa e declino di un sistema imprenditoriale, in A. Gibelli e P. Rugafiori (a cura di), Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi. La Liguria, Einaudi, Torino, 1994, pp. 257-333; R. Tolaini, Cantieri Navali Odero. Storia, Centro on line Storia

e Cultura dell’Industria, 2010, www.storiaindustria.it

396F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., p. 67. Le banche miste, di deposito e di investimento, sorte su modello tedesco, comparvero in Italia negli ultimi anni dell’Ottocento: la Commerciale venne fondata a Milano nel 1894, il Credito Italiano l’anno successivo a Genova. L’attività di questo tipo di banche fu uno dei fattori che permisero il decollo industriale italiano, esse infatti facilitarono

La scalata alla Terni dei “genovesi” venne favorita dallo stesso Breda che, meditando un’alleanza con i cantieri navali Odero e Orlando per avere sbocchi più ampi per la produzione dell’acciaieria, propose nel dicembre del 1898 la cooptazione nel consiglio di amministrazione di Odero397. Durante l’assemblea, tenutasi il 29 marzo dell’anno seguente, i nuovi azionisti , disponendo della maggioranza dei voti, fecero approvare una modifica statutaria che consentì il concentramento delle deleghe e dei voti affinché il controllo sulla società fosse detenuto da un numero ristretto di azionisti398. Il tutto avvenne senza che Breda potesse far nulla per impedirlo, se non opporsi verbalmente ad una riforma che avrebbe dato «prevalenza eccessiva ai grandi azionisti»399.

Da quel momento si avviò un ricambio radicale nell’amministrazione della società. Vennero, infatti, eletti consiglieri Giuseppe Orlando400, Eugenio Scartezzini, Michele

l’afflusso di nuovi capitali verso l’industria attraverso gli investimenti e intervennero direttamente nel sostegno dei valori industriali in Borsa e nella gestione delle stesse imprese. Cfr. V. Castronovo, Storia

economica d’Italia, cit., pp. 127-129.

L’intreccio d’interessi fra il Credito Italiano e la Terni risaliva già all’anno 1895, quando l’istituto di credito acquistò diverse azioni della società. Da allora la banca ebbe costantemente dei rappresentanti negli organi amministrativi della Terni, dal barone Treves de’ Bonfili al banchiere Giorgio Manzi-Fé, futuro condirettore centrale del Credito. Inoltre nel 1896 divenne vicepresidente della società l’ex ministro delle Finanze Giuseppe Colombo, persona di fiducia dell’istituto di credito, già eletto consigliere della Terni proprio su indicazione del Credito Italiano. Cfr. F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., pp. 49n, 52, 74-77.

397 Ibid., p. 68.

398 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria e

Ordinaria degli Azionisti del 29 Marzo 1899, cit., pp. 26-27. L’articolo 15 dello statuto prevedeva che ogni

azionista possessore fino al numero di cinque azioni aveva diritto ad un voto, mentre chi possedeva più di cinque azioni aveva diritto ad un voto ogni cinque fino a cento azioni e oltre il numero di cento aveva un voto per ogni dieci azioni. Inoltre ogni azionista poteva farsi rappresentare all’Assemblea da chiunque avesse diritto d’intervenire all’adunanza a condizione che il rappresentante non avesse per chi rappresentava un numero di voti maggiore di quelli a cui aveva diritto in proprio (cfr. BSAT, Statuto della Società degli

Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, deliberato nell’assemblea del 30 marzo 1898, Stabilimento

Alterocca, Terni, 1898, pp. 10-11). La modifica al suddetto articolo venne proposta dall’avvocato Rolandi Ricci e approvata con una maggioranza schiacciante di voti; venne cambiato radicalmente il sistema di assegnazione del numero di voti e ogni azionista da allora ebbe diritto ad un voto per ogni azione posseduta purché questi voti non superassero un sesto dei voti spettanti a tutto il capitale sociale. Lo stesso limite veniva imposto anche per coloro che fungevano da mandatari di altri azionisti (cfr. BSAT, Statuto della

Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, deliberato nell’assemblea del 29 marzo 1899,

Tipo-Litografia Cooperativa, Terni, 1899, pp. 9-10).

399 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria e

Ordinaria degli Azionisti del 29 Marzo 1899, cit., p. 26.

400 Giuseppe Orlando era diventato consigliere della Terni già qualche anno prima subentrando al padre Luigi nominato consigliere nel 1895; dopo essersi dimesso fu rieletto consigliere il 19 settembre 1899, cfr. . Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., pp. 49-53. Sulla figura di Giuseppe Orlando e le vicende degli Orlando in generale si vedano: P. Levi, Luigi Orlando e i suoi fratelli per la patria e

l’industria italiana – note e documenti, Forzani e C. tipografi del Senato, Roma, 1898; A. Tosi, Gli Orlando e il Cantiere, P. Ortalli, Livorno, 1904; G. Mori, Studi di storia dell’industria, Editori Riuniti, Roma, 1976,

Odero401, Giacomo Cuzzeri402e Giuseppe Tassara403, tutti esponenti dei nuovi gruppi di controllo che rappresentavano i diversi interessi cantieristici, bancari e borsistici404. Il loro programma industriale e finanziario si discostava notevolmente da quello che il Breda per anni aveva portato avanti. Fra le prime decisioni prese dal nuovo gruppo vi fu, infatti, l’aumento dei dividendi contrariamente alla politica che il vecchio presidente aveva sempre sostenuto, soprattutto dopo il 1895 a seguito dell’ondata di scandali e polemiche che lo aveva travolto e del processo all’Alta Corte di Giustizia del Senato a cui fu sottoposto. Egli cercò sempre di mantenere bassi i dividendi per non offrire l’occasione di nuovi attacchi e di diffondere il messaggio che la Terni fu un affare patriottico perseguito senza vantaggi personali405. Inoltre le scelte di indirizzo industriale e di investimento in impianti vennero rimandate, dando priorità a speculazioni borsistiche che divennero «parte preponderante della strategia delle “combinazioni finanziarie” e delle partecipazioni a catena, sulla quale la Terni fondò lo sviluppo delle sue iniziative d’investimento fuori dell’acciaieria»406. Il presidente Breda progressivamente perse libertà di movimento, costretto a cedere alle richieste dei nuovi gruppi di controllo e ottenendo in cambio solamente una modifica allo statuto che accresceva, solo formalmente, il potere del presidente e riduceva quello del direttore generale407.

401 Fratello di Attilio, divenne consigliere il 18 giugno del 1899, cfr. BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblee Generali Ordinaria e Straordinaria degli Azionisti del 27 Marzo

1900, Tipo-Litografia della Società,Terni, 1900, p. 2.

402 Speculatore di borsa eletto consigliere il 29 marzo 1899, cfr. BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria e Ordinaria degli Azionisti del 29 Marzo 1899, cit., 1899, p. 28.

403 Presidente della Società Anonima Ferriere di Voltri, azionista nel 1895 del Credito Italiano, divenne consigliere della Terni il 29 marzo 1899, cfr. BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria e Ordinaria degli Azionisti del 29 Marzo 1899, cit., 1899, p. 28. Esponente del gruppo dei “genovesi”, Tassara, insieme agli altri sei fratelli, aveva acquistato azioni della Terni e tutti e sette furono rappresentati, durante l’assemblea del 29 marzo 1899, da Niccolò Odero; nel 1918 i Tassara cedettero la maggioranza del pacchetto azionario della Ferriere di Voltro ad Attilio Odero. Sulle vicende della famiglia Tassara si veda P. Gotta, Da Voltri alla Val Camonica: i Tassara pionieri della

siderurgia, in «La Cassana» n. 4, ottobre-dicembre 1988 anno XL, pp. 42-50.

404 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., p. 70. 405 Cfr. cap. 2, par. 2.3.1.

406 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., p. 74. Le speculazioni borsistiche terminarono solamente dopo il 1906, prima di allora la società subì danni economici e di immagine a causa di sconsiderate operazioni finanziarie attuate da speculatori ai quali venne affidato il compito di amministrare la liquidità dell’impresa: Scartezzini, che nel 1901 ebbe un tracollo finanziario, e Prina, nominato presidente nel 1904, che nel 1906 provocò un crack borsistico danneggiando la Terni per un ammontare di lire seicentomila di perdite.

407 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria e

Ordinaria degli Azionisti del 29 Marzo 1899, cit., 1899, pp. 25-26. Venne modificato l’articolo 10 dello

statuto aggiungendo le facoltà per il presidente di concludere affari di «straordinaria Amministrazione» e stipulare i relativi contratti salvo però approvazione del consiglio di amministrazione; cfr. BSAT, Statuto

Nel 1900 fu venduto lo stabilimento di Savona408 e anche in questo caso si ebbe uno scontro fra il vecchio e il nuovo gruppo di controllo: Breda voleva mantenere la proprietà diretta della fabbrica per non precludere alla società la via delle produzioni commerciali, Odero, invece, volle venderla ad una società direttamente collegata a dei siderurgici genovesi con cui era in stretti rapporti e intendeva stringere un’alleanza409. Si trattava della Società Siderurgica di Savona costituita proprio per quello scopo da Edilio Raggio410 e in compartecipazione con la Terni411. L’anno precedente Raggio, con l’appoggio del Credito Italiano e insieme ad altri imprenditori e ad un gruppo franco-belga, aveva fondato la Società Elba, la quale divenne titolare della concessione di estrazione del minerale di ferro dell’isola, allo scopo di avviare una produzione nazionale di ghisa all’altoforno presso un nuovo stabilimento a Portoferraio412. Con la vendita della fabbrica di Savona e la costituzione in compartecipazione della nuova società, Odero riuscì a stringere un’alleanza con Raggio che nel frattempo aveva acquisito il controllo del pacchetto di maggioranza dell’Elba, stabilendo così «una divisione di compiti e quindi anche una automatica convergenza di interessi per il controllo del mercato siderurgico nazionale, tra la siderurgia commerciale ligure e quella bellica della Terni»413. La costituzione della Società Elba segnò la definitiva sconfitta del vecchio presidente che vide chiudersi definitivamente la speranza, mai del tutto abbandonata, di realizzare il progetto elaborato nel 1886 per la realizzazione dell’intero ciclo della produzione siderurgica, dalla materia prima al prodotto finito.

Dopo la morte di Breda l’integrazione fra la Terni e l’industria cantieristica venne sancita ufficialmente: nell’aprile del 1904 i cantieri Odero di Sestri Levante e Orlando di Livorno vennero organizzati in società in accomandita semplice il cui controllo veniva

della Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, deliberato nell’assemblea del 29 marzo 1899,

cit., p. 7.

408 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Straordinaria

degli Azionisti del 16 Maggio 1900, Tipo-Litografia Cooperativa, Terni, 1900, p. 15.

409 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., p. 72.

410 Imprenditore italiano titolare di un complesso giro d’affari che andava dall’industria cotoniera a quella zuccheriera. Fondò la società Carbonifera Industriale Italiana e ebbe interessi anche nell’industria siderurgica con la Società Ligure Metallurgica di Sestri Ponente. Cfr. V. Castronovo, Storia economica

d’Italia, cit., p. 150.

411 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea Generale Ordinaria degli

Azionisti del 27 Marzo 1901, cit., p. 6. 412

V. Castronovo, Storia economica d’Italia, cit., p. 150. La Società Elba venne fondata il 29 luglio 1899.

413

acquisito dalla Terni, la quale a sua volta era controllata dai proprietari dei cantieri414. Sempre in quell’anno fu costituita la Società Vickers-Terni in compartecipazione paritetica con l’inglese Vickers Ltd, per la costruzione e gestione di una fabbrica di artiglierie presso La Spezia415.

Nel volgere di un lustro la Terni divenne la «capogruppo» del trust siderurgico- cantieristico che si formò in quegli anni416 e, grazie all’integrazione dell’attività cantieristica, allargò il proprio programma industriale con il fine di massimizzare i profitti sfruttando i vantaggi che la nuova posizione monopolistica le concedeva417. A partire dal 1907, superata la fase delle speculazioni borsistiche e della gestione personale di Ferruccio Prina, la guida della Terni passò nelle mani dei costruttori navali. Orlando venne nominato vice presidente nel 1900, facente funzione di presidente a partire dal 1906. L’amministrazione della società fu affidata quasi esclusivamente a lui, mentre Odero gestì soprattutto i suoi cantieri e rappresentò la Terni nell’area ligure418.