La Società Terni nacque con lo scopo della «fabbricazione dell’acciajo, l’esercizio di Alti Forni e Fonderia di ghisa, l’assunzione di concessioni ed imprese di condutture di gaz ed acqua con facoltà di costrurre e di acquistare stabilimenti congeneri, prendere e concedere cointeressenze in consimili Stabilimenti ed imprese, fare in una parola senza eccezione tutto quello che si crederà opportuno allo sviluppo ed applicazione dell’industria dell’acciaio, del ferro e della ghisa»254. Il programma industriale elaborato dal presidente Breda, ed enunciato in generale all’articolo 8 dello statuto societario, prevedeva un progetto vasto e piuttosto articolato: la fabbricazione di materiale bellico e prodotti commerciali a Terni e di acciai speciali per utensili in Valtrompia, l’estrazione della lignite in Umbria, da utilizzare come combustibile al posto del carbone, e la produzione in proprio di ghisa di prima fusione in altiforni a coke da costruirsi a Civitavecchia, impiegando come materia prima il minerale di ferro estratto dalle miniere dell’isola d’Elba255.
La produzione di acciai speciali per impieghi militari fu il settore verso cui la nuova società concentrò fin dall’inizio le proprie risorse: l’impianto siderurgico ternano doveva essere in grado di garantire allo Stato forniture di materiale bellico qualitativamente non inferiori alle produzioni delle industrie di altre nazioni. Era dunque necessario creare una grande e moderna acciaieria che soddisfacesse tali esigenze, ma un progetto tanto ambizioso richiedeva personale con adeguate competenze tecniche. Gli ingegneri chiamati a realizzare la progettazione e l’installazione dei nuovi impianti, avevano già collaborato con il Breda e la Veneta: si trattava dei francesi Constant Dodement e Bernard Pétot e dello stesso Cassian Bon. La presenza di tecnici stranieri negli opifici italiani non era inusuale, molti imprenditori affidavano loro la direzione dei propri stabilimenti poiché possedevano quelle conoscenze tecniche che in Italia non erano ancora pienamente radicate256. Tutti e tre gli ingegneri della Terni avevano una notevole esperienza impiantistica: Bon aveva diretto a Roma i cantieri per l’adduzione dell’acqua Marcia e
254 BSAT, Società Anonima degli Alti Forni, Acciaieria, e Fonderia di Terni, Statuto, Tipografia di Francesco Borri, Terni, 1884, art. 8, pp. 4-5.
255 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., pp. 4 e 20; la novità dell’iniziativa consisteva nel disegno elaborato da Breda nel 1886 per la realizzazione dell’intero ciclo della produzione siderurgica: estrazione del minerale elbano da impiegare nella produzione della ghisa a Civitavecchia con cui produrre acciaio presso lo stabilimento di Terni.
aveva realizzato a Terni l’acquedotto e la prima centrale idroelettrica; Dodement aveva partecipato alla progettazione e avviamento di alcuni stabilimenti siderurgici come l’acciaieria di Valenciennes; Pétot fu il principale realizzatore della produzione delle condotte di ghisa destinate agli acquedotti di molte città italiane257. Nonostante la loro esperienza e preparazione, essi si trovarono in difficoltà di fronte alle problematiche di natura tecnica ed organizzativa che l’istallazione di un impianto di tali dimensioni comportava e Breda volle che effettuassero un viaggio di formazione presso le principali acciaierie straniere258. Questa esperienza fu determinante sia per l’acquisizione di un patrimonio di conoscenze fondamentali per la progettazione e l’avvio dell’impianto, sia per l’instaurazione di contatti e relazioni con gli stabilimenti francesi, inglesi e belgi, che si svilupparono in fruttuose collaborazioni lavorative259.
Il progetto iniziale per la realizzazione dello stabilimento prevedeva la costruzione di: un’acciaieria dotata di cinque forni Martin-Siemens alimentati a gas di gassogeno, un’acciaieria con convertitori Bessemer per la trasformazione della ghisa di seconda fusione in acciaio corredata di due forni a manica, una fonderia per getti in acciaio, impianti di fucinatura dotati di magli di diversa potenza e impianti di laminazione per la fabbricazione di profilati, rotaie e cerchioni ferroviari260. Per la produzione dell’acciaio furono adottati i procedimenti più avanzati dell’epoca: il Bessemer per ottenere acciai di qualità medio-bassa destinati alle produzioni commerciali, il Martin-Siemens per la produzione di acciai speciali di alta qualità da destinarsi alle produzioni belliche261. I forni
257 G. Papuli, Il grande maglio di Terni, storia e leggenda, Arti Grafiche Nobili, Terni, 1980, pp. 56-57. Sulla figura di Cassian Bon si veda anche M. Venanzi, Un europeo a Terni: Cassian Bon. Acqua, acciaio,
energia elettrica, in «Umbria contemporanea», n. 1, 2003, pp. 101-104 e Id., Cassian Bon: profilo di un imprenditore belga a Terni, in A. Bitti, L. Di Sano (a cura di), Tecnici e impianti dall’Europa a Terni, da Terni all’Europa. Atti della giornata di studi (Terni 23 settembre 2003), ICSIM-CRACE, Terni-Perugia,
2004, pp. 33-44.
258 Verbale di Adunanza straordinaria degli Azionisti della Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni
Cassian Bon & C., repertorio notarile n. 64 redatto dal notaio Ulisse Contessa, Stroncone, 10 marzo 1884,
allegato A, p. 14, in BSAT, Acciaierie di Terni, Relazioni, assemblee e statuti. Dal 10 marzo 1884 al 27
marzo 1901.
259 G. Papuli, Il grande maglio di Terni, cit., pp. 57-58; la costruzione del maglio da 108 tonnellate installato presso l’acciaieria ternana venne in parte affidata alla società belga Cockerill, mentre le piastre di corazzatura vennero prodotte avvalendosi della consulenza della società francese Schneider.
260 Ibid., p. 59.
261 G. Cipolla, Gli impianti siderurgici della Società Terni, in AA.VV., La grande industria a Terni, Edizioni Thyrus, Arrone, 2004, pp. 92-95. Il processo Bessemer, sviluppato in Inghilterra nella metà dell’Ottocento da Henry Bessemer, consiste nel produrre acciaio in un contenitore detto convertitore dove la ghisa fusa viene attraversata da una corrente d’aria per ossidare il silicio e il manganese in essa contenuta. Il processo Martin-Siemens, nato dall’unione delle tecniche sviluppate dal francese Pierre Émile Martin e dai fratelli tedeschi di nascita e naturalizzati britannici Siemens, consiste nella fusione della ghisa con minerali
Martin-Siemens dell’acciaieria ternana furono i primi ad essere installati in Italia e la scelta di adottare tale procedimento – come ha sottolineato Gino Papuli – se da un lato era l’unica possibile per la domanda di prodotti ad elevate caratteristiche meccaniche che la Terni era chiamata a soddisfare nel settore degli armamenti, dall’altro fu sicuramente una decisione coraggiosa in considerazione della poca esperienza conseguita nel settore e della riservatezza mantenuta da coloro che detenevano tali conoscenze262.
I lavori di costruzione dello stabilimento furono avviati il 16 giugno del 1884: vennero iniziate le opere di recinzione dell’area di 200.000 metri quadrati situata a nord-est della città di Terni, acquistata dalla società per la destinazione dell’impianto; furono eseguiti scavi e canalizzazioni e posati circa 15 km di binari per la realizzazione del collegamento ferroviario con la fonderia di ghisa e la stazione ferroviaria263. Nell’aprile dell’anno successivo i lavori di costruzione ancora procedevano e nell’adunanza ordinaria degli azionisti del ventuno di detto mese venne fatto il punto della situazione:
Imprendemmo la fabbrica del grande stabilimento per l’Acciajeria sopra terreni appositamente acquistati, e con regolari pratiche in corso lo dotammo di una cospicua forza idraulica.
Il progetto dello Stabilimento e le distribuzioni del lavoro in esso prestabilite ottennero già l’ammirazione di persone competentissime che desiderarono visitarlo. L’interesse che esso desta in ogni ceto di cittadini è pari alle grandi speranze che per esso possa ridondare onore e vantaggio al paese. […] La fabbrica per l’Acciajeria procede alacremente, le macchine sono ordinate e vanno arrivando, cosicché fra breve si comincerà il loro collocamento a posto, e speriamo che l’anno corrente non passi senza che il lavoro industriale siavi [sic] incominciato.
Il Governo ha incoraggiato il nostro ardimento affidandoci un contratto di ben 8.000 Tonnellate di corazze, e il breve termine in cui sarà sorto lo stabilimento dotato di tutti i mezzi necessari starà come una prima prova della serietà con cui ci accingemmo a rispettare l’impegno assunto.264
Le aspettative di avviare la produzione entro la fine del 1885 furono però deluse, mentre nel mese di dicembre fu approvata dagli azionisti, con assemblea straordinaria, la richiesta del presidente Breda di aumentare il capitale sociale da sei a dodici milioni di lire.
di ferro o rottame di acciaio nel forno a suola aperta munito di recuperatore di calore ideato dai fratelli Karl, Wilhelm e Frederick Siemens.
262 G. Papuli, Processi, prodotti e immagine, in C. Covino, G. Papuli (a cura di), Le Acciaierie di Terni, cit., p. 74.
263 P. Vasio, Vita della “Terni”, cit., p. 31.
264 BSAT, Società Anonima degli Alti Forni Acciajeria e Fonderia di Terni, Assemblea generale ordinaria
Questo aumento – chiarì Breda – è richiesto principalmente per eseguire vari ingrandimenti riconosciuti necessari pel migliore funzionamento dello Stabilimento, per fare il canale capace di portare una quantità di acqua del Velino da potere raddoppiare e triplicare all’occorrenza la forza motrice, per cingere di mura tutta l’Acciaieria, per costruire quattro, in luogo di tre, forni Martin- Siemens, e quattro forni riscaldatori per il maglio, per avere quattro coppie di compressori invece di tre, per provvedere ad un treno capace di laminare piastre della grossezza di dodici centimetri, per attuare l’illuminazione generale dello Stabilimento e parziale di ogni locale e d’ogni macchina coll’elettricità ecc. Occorrono poi altre spese che ascendono a non meno di L. 5,000,000 (cinquemilioni) per l’acquisto di miniere di ligniti nell’Umbria, di miniere di ferro, terreni, forza motrice, e costruzioni d’Alti Forni e Forni d’acciaio e magli in Valle Trompia, per l’acquisto di terreni e costruzione in Civitavecchia di Forni per fabbricare il Coke […] Oltre a ciò è necessario il capitale per la costruzione delle case degli operai. Ci occorrono in tutto non meno di Ventimilioni di lire indipendentemente dal valore della Fonderia e di quanto possedeva la Società prima che dasse [sic] mano alla costruzione dell’Acciaieria265.
Solamente così – secondo Breda – era possibile per la Terni portare a termine l’installazione degli impianti, realizzare almeno parte del vasto programma industriale e avviare le produzioni che le permettessero di competere con i principali concorrenti stranieri. Agli elogi ricevuti dall’azionista cav. Carlo Maluta, che lo salutò come «il più illustre campione della indipendenza economica della Nazione», esprimendo i sentimenti di ammirazione di tutta l’assemblea per il proprio presidente, Breda rispose che «egli fa voti perché splendido sia l’avvenire della Società, non solo nell’interesse degli azionisti ma nell’interesse stesso della Nazione, perché lo Stabilimento di Terni è la più grande prova, il più grande cimento a cui si è esposta una grande industria nazionale»266.
Il primo contratto con il Ministero della Marina per la fornitura di 8.600 tonnellate di corazze venne siglato il 16 maggio 1884267. Negli anni successivi, fino al 1887, gli amministratori della Terni affermarono ripetutamente che l’avvio della produzione degli armamenti destinati alla Regia Marina fosse imminente, per essere puntualmente smentiti dai fatti. Con immancabile ottimismo all’adunanza del 30 marzo 1886 veniva ancora una volta annunciato il prossimo inizio della fabbricazione delle piastre di corazzatura, indicando nell’«imperversare di una stagione invernale di rigidità veramente straordinaria
265 BSAT, Società degli Alti Forni Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea generale straordinaria del 6
Dicembre 1885 per aumento capitale e modificazione statuto , Tipografia Sacchetto, Padova, 1886, pp. 10-
11.
266 Ibid., pp. 13-14.
ed eccezionale per questo clima, [che] fu di grave ostacolo al rapido avanzamento dei lavori dell’Acciaieria», la causa del «ritardo all’iniziamento [sic] del lavoro di produzione che deve annoverarsi fra quelli superiori al potere dell’uomo»268. In quell’anno si riuscì solamente ad accendere i forni Martin-Siemens e ad avviare la produzione delle rotaie: il 14 maggio alla presenza del principe Tomaso di Savoia venne laminata la prima rotaia e nell’ottobre successivo venne colato il primo lingotto per corazze269.
Il presidente Breda rimase sempre ottimista circa la realizzazione dei suoi progetti, nonostante le difficoltà tecniche ed economiche che la società ebbe fin da subito. L’impegno finanziario preventivato inizialmente per la realizzazione degli impianti si rivelò insufficiente: le ingenti spese che la Terni sostené per l’acquisto di terreni a Civitavecchia e delle miniere di minerale di ferro in Valtrompia e di lignite in Umbria, comportarono la necessità nel 1886 di aumentare per la seconda volta il capitale sociale da dodici a sedici milioni di lire270. Nonostante i ritardi e i palesi errori di valutazione e gestione, Breda prevedeva addirittura la possibilità di esportare alcune produzioni in acciaio «assegnando a se stesso quasi il ruolo di un Krupp italiano, mercante di cannoni»271. Di fronte agli azionisti egli dichiarò che era possibile avviare presso l’acciaieria di Terni una produzione di pezzi fucinati per cannoni, utilizzando i macchinari necessari a tali lavorazioni anche per la fabbricazione di grossi elementi navali. Breda puntava a una produzione con cui poter «fare una vantaggiosa concorrenza anche all’estero»272 ed affermava che: «con l’acciaio che otterremo dal minerale Bresciano, superiore a tutto quello che si può avere in Europa, noi potremo lottare e vincere ogni concorrenza esportando i nostri prodotti per tutte quelle fabbricazioni che esigono molta mano d’opera di lavorazione in confronto della quale il maggior valore del materiale, sebbene considerevole per la sua straordinaria qualità, diviene però poco meno che trascurabile»273.
268 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea generale ordinaria degli
Azionisti del 30 Marzo 1886, Stabilimento Tipografico dell’Opinione, Roma, 1886, p. 9.
269 P. Vasio, Vita della “Terni”, cit., p. 35.
270 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciajerie di Terni, Assemblea generale straordinaria
degli Azionisti del 17 Ottobre 1886, Stabilimento Tipografico dell’Opinione, Roma, 1886, p. 20.
271 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., p.22.
272 BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciajerie di Terni, Assemblea generale straordinaria
degli Azionisti del 17 Ottobre 1886, cit., pp. 17-18.
Gli errori di prospettiva compiuti dagli amministratori della Terni nella previsione del fabbisogno finanziario, si unirono a quelli di progettazione poiché furono sottovalutate le dimensioni dell’impegno tecnico e organizzativo.
Uno degli impianti che comportò maggiori difficoltà nella realizzazione fu quello della fucinatura. A Terni venne installato un maglio da 108 tonnellate di peso di mazza battente la quale, cadendo da cinque metri, necessitava di una sottoincudine di 1000 tonnellate: si trattava di una macchina di dimensioni e potenza maggiori rispetto a quelle in funzione presso tutte le più importanti acciaierie del mondo e venne fin da subito denominata il “Grande Maglio”274. La realizzazione di una sottoincudine da 1000 tonnellate richiese soluzioni d’avanguardia per l’epoca: la sua massa doveva essere sufficientemente grande da poter resistere ai colpi della mazza battente e fabbricarla in un unico pezzo garantiva maggiore resistenza, ma una realizzazione molto più difficoltosa275.
L’ingegner Pétot studiò e diresse la fusione monoblocco della sottoincudine; la colata avvenne in una forma di terra refrattaria realizzata direttamente sul luogo dove sarebbe stato assemblato il maglio. Un getto di tale peso non era mai stato realizzato prima e le difficoltà tecniche che si dovettero affrontare furono notevoli. La lontananza dalla fonderia costrinse i tecnici a sperimentare il trasporto della ghisa fusa con una siviera da sei tonnellate e installare nei pressi del luogo di colata una fonderia provvisoria276. Il 13 settembre 1885 iniziarono le fasi di colata e i lavori terminarono il 17 dello stesso mese, ma si dovette aspettare circa sei mesi prima che la massa si raffreddasse completamente277. Furono necessari due anni per terminare l’installazione del maglio, che entrò in funzione solamente nella primavera del 1887 per la fucinatura di grossi pezzi
274 G. Papuli, Processi, prodotti e immagine, cit., p.76; il maglio in funzione presso l’acciaieria di Le Creusot aveva una mazza battente da 100 tonnellate e una sottoincudine di 850 tonnellate formata da sei pezzi, mentre a Perm, in Russia, ne fu realizzato uno con mazza da 50 tonnellate e sottoincudine di 665 tonnellate, realizzata con una fusione monoblocco. Si veda anche BSAT, La Società degli Alti Forni,
Fonderie ed Acciaierie di Terni, 1898, cit., pp. 18-19. Gli storici e studiosi che a vario titolo hanno scritto
sulle vicende della Terni hanno elaborato tesi discordanti sulla scelta impiantistica del grande maglio: Guaita ha affermato che tale mastodontica macchina fosse già obsoleta e antiquata all’epoca della sua installazione e che fossero possibili scelte impiantistiche più all’avanguardia – steam hammer (maglio a vapore) e presse idrauliche – piuttosto che una scelta prevalentemente propagandistica quale quella di costruire il maglio più grande dl mondo (cfr. Aspetti storici dello sviluppo capitalistico, cit., pp. 50-51 nota n.14); Papuli e altri tecnici confutano tale tesi, ritenendo il maglio da 108 tonnellate l’unica scelta possibile per effettuare le lavorazioni richieste alla Terni (cfr. G. Papuli, Processi, prodotti e immagine, cit., p. 80 e E. Marianeschi, La
forgia della Società Terni, in AA.VV., La grande industria a Terni, cit., pp. 20-21).
275 G. Papuli, Il grande maglio di Terni, cit., p. 70. 276 Ibid., p. 72.
d’acciaio e lingotti destinati alla fabbricazione delle prime piastre di corazzatura per le forniture alla Marina278.
Nonostante fosse stata finalmente avviata la fabbricazione completa delle prime corazze, durante il 1887 la Terni attraversò una grave crisi finanziaria: essa non era stata in grado di adempiere alle clausole del contratto stipulato con la Marina nel 1884 e l’inizio delle forniture era la condizione necessaria per ottenere altre anticipazioni statali279. Si tentò di rimediare alla difficile situazione attraverso nuove spese sia di impianto280 che per approvvigionamenti con l’accensione di nuovi debiti verso i finanziatori che misero a disposizione della Società una somma superiore ai quindici milioni di lire281.
Il momento di maggiore criticità si ebbe verso la metà dell’anno, quando, esaurito il conto di sei milioni con il Credito Mobiliare, la Terni non aveva più risorse per pagare le ordinazioni effettuate e iniziarono a circolare a mezzo stampa notizie sulla critica situazione finanziaria dell’impresa282. La società iniziò ad avere difficoltà ad ottenere ulteriori crediti dalle banche, le quali cominciarono ad allarmarsi sulla possibilità di rientro dei propri capitali investiti283. I dirigenti della Terni, Breda in testa, tentarono di tranquillizzare gli istituti di credito e di ottenere nuovi finanziamenti, ma la crisi venne superata solamente grazie all’intervento del governo, che concesse delle nuove anticipazioni su una seconda fornitura di 2500 tonnellate di piastre di corazzatura284, e
278 Ibid., p. 96. Nel luglio del 1887 venne colato un lingotto di 73 tonnellate che, una volta fucinato, venne impiegato per la preparazione della piastra di corazzatura di prova per la fornitura del secondo lotto di corazze della regia nave Ruggero di Lauria.
279 E. Guaita, Aspetti storici dello sviluppo capitalistico, cit., p. 71.
280 Per aumentare la capacità produttiva e far fronte alle commesse statali si rese necessario installare un nuovo forno Martin-Siemens e ampliare l’acciaieria Bessemer, cfr. BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciajerie di Terni, Assemblea generale ordinaria degli Azionisti del 26 Giugno 1887, Premiata Tipografia Francesco Sacchetto, Padova, 1887, pp. 12-13. Si veda anche BSAT, Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni, Assemblea generale ordinaria degli Azionisti del 15 Giugno 1888, Stabilimento tipografico dell’Opinione, Roma, 1888, p. 12.
281 F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia, cit., p. 24. 282 Ibid.
283 Ibid., p. 25; il Credito Mobiliare inaspettatamente rifiutò la richiesta della Terni di allargamento del fido oltre i sei milioni e annunciò che avrebbe provveduto al rientro dei capitali erogati attraverso gli incassi che esso faceva per conto della Società.
284 BSAT, La verità sulla Società degli Alti Forni Fonderie ed Acciaierie di Terni, Tipografia Sociale Sanavio e Pizzati, Padova, 1902, p. 2; il 15 dicembre Breda stipulò un nuovo contratto con il ministero della Marina che stabiliva condizioni e prezzi più favorevoli per la Terni, mentre lo Stato anticipò la somma ulteriore di 5.800.000 lire. Inoltre si ricordi che sempre nel 1887 venne approvata la nuova tariffa doganale che prevedeva la protezione anche del settore siderurgico.
all’azione della Banca Nazionale che rinnovò i crediti erogati: entrambi attuarono un vero e proprio salvataggio285.
Significativa fu la visita del re Umberto I presso lo stabilimento ternano, avvenuta il 12 luglio del 1887 in un’atmosfera di festa e rallegramenti , come riportano le cronache dell’epoca, nonostante la situazione di piena crisi286. A distanza di pochi giorni dalla visita venne diramata la notizia che il re aveva consegnato personalmente a Breda il Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia, «la più alta onorificenza che sia stata accordata di motu proprio dal Sovrano al merito industriale»287, a ulteriore dimostrazione di quanto