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3 La letteratura sul concetto di internazionalizzazione

3.3 I modelli di internazionalizzazione aziendale

3.3.4 I modelli di internazionalizzazione detti di “contingenza”

detti di contingenza o di contesto vennero formulati in risposta e critica dei modelli di internazionalizzazione a fasi. In altre parole queste teorie di internazionalizzazione prendono in considerazione tutti quei fattori tralasciati dai modelli a fasi come ad esempio la struttura aziendale, il contesto macro e microeconomico, le politiche di governo e tutti quei fattori che compongono il contesto nel quale si inserisce un’azienda. Non si identifica nessun processo

comune di internazionalizzazione ed ogni azienda viene analizzata nella sua unicità.

I modelli di contingenza sono stati formulati negli anni cinquanta e possiamo citare Lawrece e Lorsch (1967) come alcuni dei più famosi ed arditi sostenitori. Questi modelli di internazionalizzazione si inseriscono nel contesto della discussione generale su come il contesto possa influenzare, determinare e condizionare le strategie di un’azienda o vice versa.

I modelli di contingenza o di contesto si basano su tre importanti criteri: un primo che fa ovviamente riferimento al contesto in cui l’azienda si inserisce, un secondo che fa riferimento all’analisi delle opportunità e delle alternative disponibili per la compagnia, ed un terzo che fa riferimento ai criteri di decisione del’azienda che riflettono le scelte del management e la distribuzione delle risorse.

Ovviamente gli obiettivi principali dell’azienda restano quelli di massimizzare il profitto, ridurre i costi, massimizzare la quota di mercato, minimizzare i rischi finanziari, massimizzare l’efficienza e la flessibilità dell’azienda.

Dal punto di vista del management, questo tipo di modelli includono il fatto che l’azienda viene vista come un sistema aperto e che non esiste solo una via per internazionalizzare l’azienda.

Gli obiettivi della direzione aziendale consistono nel raggiungere gli obiettivi in base alle esigenze dell’azienda senza esporla eccessivamente o troppo poco ai rischi e trovando una giusta misura di interpretazione del processo di internazionalizzazione.

I modelli di contingenza sono molti ma si possono comunque raggruppare in due categorie principali: i modelli condizionali ed i modelli concettuali.

I modelli condizionali prendono in considerazione le relazioni tra variabili dipendenti ed indipendenti e dalle azioni che si debbono intraprendere se le condizioni sono soddisfatte. The Eclectic Paradigma di Dunning stipula le condizioni che devono essere soddisfatte affinché un’azienda possa intraprendere un FDI come spiegato nel capitolo precedente. Dall’altro lato i modelli concettuali descrivono l’ambiente circostante secondo una serie di fattori che devono essere considerati nel prendere una decisione strategica. Un esempio di questa tipologia di modelli è rappresentata dal “modello a diamante” proposto da Porter che prende in considerazione i vantaggi competitivi dei Paesi che richiedono ai

ricercatori di analizzare l’ambiente circostante o parte di questo, ad esempio un’industria, in termini di fattori di produzione, domanda, industrie a supporto, struttura dell’industria e strategie perseguite. Questo tipo di analisi dovrebbe dare una comprensione generale della situazione e dello spazio di azione. Questi modelli concettuali connotano una tipologia di pensiero e forse una procedura per condurre un’analisi della situazione, ma d’altra parte non offrono delle risposte o strategie ben definite a causa della complessità dell’ambiente circostante.

I modelli di contingenza relativi all’internalizzazione aziendale hanno le loro radici nell’idea Coasiana dei confini delle aziende (Coase, 1937). Coase intendeva dare risposta alla domanda: “cosa costituisce un’azienda?”. Questa domanda rappresenta un mezzo per comprendere cosa succede ai confini di un’azienda quando decide di intraprendere delle attività di internalizzazione o di esternalizzazione. Questo tipo di attività infatti è uno dei mezzi da parte delle imprese di acquisire vantaggi competitivi. Ad esempio alcune aziende possono generare vantaggi competitivi attraverso l’attività di subcontratto di una parte dei propri prodotti o capacità produttive localizzate in Paesi dove il costo della manodopera è più basso. Questa attività è nota con il nome inglese di “outsourcing” o attività di esternalizzazione. In alternativa le aziende internazionalizzano attraverso investendo in attività di marketing o produzione all’estero. I modelli di contingenza quindi non si riferiscono solo al concetto di internazionalizzazione come export, ma anche come import o FDI. In generale si può affermare che i modelli riflettono il dibattito sull’internalizzazione contro l’esternalizzazione delle attività e sulla decisione di condurre un’attività nel proprio paese o in un mercato estero. L’essenza di questo dilemma è spiegata attraverso la comparazione delle teorie di internalizzazione e di esternalizzazione. Le teorie di internalizzazione attraverso i FDI è il concetto chiave nelle teorie di Dunning (Eclectic Paradigm,1988) e Willamson’s (Transaction Cost Theory, 1979, 1981). Tutte e due le teorie si prefiggono l’obiettivo di comprendere sotto quali condizioni una impresa deciderà di internalizzare le proprie attività. La formula di Wiliamson è basata su due fattori umani come razionalità ed opportunismo, e due fattori ambientali come incertezza e struttura aziendale. Data una specifica descrizione dei 4 fattori, l’azienda deciderà di se optare per una

soluzione di internalizzazione. Dall’altra parte Duning offre una soluzione attraverso la formula dei fattori OLI.

Bisogna sottolineare che la Teoria di Willamson non tratta esplicitamente il tema dell’internazionalizzazione delle imprese. Comunque Willamson basa il suo ragionamento su quattro fattori che possono essere utilizzati sia nel mercato nazionale che internazionale.

Il concetto di esternalizzazione si enfatizza nelle attività di outsourcing e negli FDI. Alcuni autori come Soresen (1996) suggeriscono che i vantaggi derivati da queste attività sono minori di quanto si possa immaginare. Le imprese decidono di intraprendere un’attività di outsourcing per catturare l’efficienza statica utilizzando minori costi del lavoro. In questo caso l’azienda deve mantenere la sua flessibilità poiché la mappa mondiale del costo del lavoro cambia costantemente. Un’altra motivazione legata alla decisione di outsourcing è quella che l’impresa di esplorare l’innovazione delle altre imprese. Per restare competitiva, un’azienda potrebbe stringere delle alleanze strategiche con un fornitore innovativo.

La teoria più famosa riguardo l’esternalizzazione resta quella di Lamming (1993) denominata “The Lean Production Theory”. Questa Teoria enuncia che attraverso l’ outsourcing di una o più attività della catena produttiva, un’impresa diviene meno complessa, più funzionale, più simile ad un’azienda che fa commercio, riducendo i costi e stimolando l’innovazione. La via principale per ottenere questo risultato è quella di organizzarsi con una serie di subfornitori, alcuni dei quali sono fornitori di componenti standard che nelle imprese agroalimentari verranno chiamati ingredienti standard ed altri fornitori di ingredienti innovativi.

I modelli di contingenza a confronto con quelli a fasi hanno portato l’attenzione sul concetto di internazionalizzazione. Infatti, dove i modelli a fasi si concentravano solo sulle attività a valle, i modelli di contingenza prendono in considerazione anche le attività a monte del processo di internazionalizzazione come ad esempio analizzando le attività di outsourcing. Un’altra differenza è che i Modelli a fasi sono basati sulla teoria dell’apprendimento e dell’esperienza accumulata mentre la formula OLI e la Teoria dei Costi di Transazione si basano sulla razionalità economica. La Teoria dei Costi di Transazione stabilisce la scelta della struttura di governance (di mercato o gerarchica) operando al minore costo possibile. La “The Lean Production Theory” è basata sulla razionalità economica,

ma le attività economiche sono radicate nelle relazioni sociali a lungo termine ed attività innovative che sono estremamente difficili da gestire seguendo le pure formule economiche.

3.3.5 I modelli di internazionalizzazione detti di “interazione”