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I quattro nodi problematici sull’educazione

2.1. Analfabetismo

I “Rapporti sullo sviluppo umano della regione araba”, effettuati tra il 2002 e il 2007, rilevano la scarsa alfabetizzazione del mondo arabo, ed è paradossale se si pensa che il mondo occidentale è invece alle prese con la cosiddetta “computer literacy”.

Nonostante gli sforzi compiuti dagli Stati arabi, il tasso di analfabetismo della popolazione araba è del 19%.

Analizzando nei dettagli il fenomeno, è possibile constatare come il tasso di analfabetismo femminile superi quello maschile, si accentui nelle regioni economicamente depresse, e, comparato con i Paesi in via di sviluppo, si caratterizzi come un trend proprio del mondo arabo.

Alla realizzazione del deficit di cui sopra concorrono vari fattori: l’inadeguatezza delle strutture e delle attrezzature scolastiche, degli strumenti tecnologici messi a disposizione degli studenti, la scarsa incisività delle politiche di governo in materia di educazione, la presenza di personale docente poco qualificato, l’incapacità delle istituzioni di gestire una popolazione in costante crescita.

Un recente rapporto della Banca mondiale non ha mancato di sottolineare come l’analfabetismo rappresenti una seria minaccia allo sviluppo socio- economico dei Paesi arabi. Da qui la necessità di una volontà politica dei governi arabi di adottare un programma comune di ampio respiro al fine di sconfiggere, se non del tutto almeno in buona parte, l’analfabetismo nel mondo arabo.

2.2. Scarsa qualità dell’istruzione

Nonostante il crescente numero di iscrizioni presso le scuole d’istruzione di base e secondaria rappresenti un dato positivo all’interno del mondo arabo,

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c’è ancora tanto da fare sul versante dell’istruzione e della formazione professionale, al fine di migliorarne la qualità. A tal proposito, dalle rilevazioni internazionali PISA e TIMSS sulla qualità dell’istruzione risulta che nessun Paese della regione araba ha ottenuto un punteggio superiore alla media internazionale.

La scarsa qualità dell’istruzione è dovuta in parte all’inadeguatezza dei programmi di studio, che tra l’altro non esprimono le reali esigenze del mercato del lavoro, dei metodi di insegnamento impiegati, per lo più obsoleti e improntati a nozionismo, finanche degli strumenti di ausilio alla didattica messi a disposizione di insegnanti e alunni; in parte all’inefficacia della formazione del corpo docente e dei successivi corsi di aggiornamento.

2.3. Centralismo del sistema scolastico

In alcuni Paesi della regione araba il processo di riforma del sistema educativo ha preso l’avvio in tempi relativamente recenti, nell’ultima parte degli anni Ottanta, e ha avuto come obiettivo principale, purtroppo mai raggiunto, la realizzazione del “decentramento amministrativo” di buona parte dei poteri e delle competenze in materia di istruzione.

Un rapporto dei governi dei Paesi arabi, del 1995, concernente il “Programma di sviluppo dell’educazione araba”, ha apertamente criticato la gestione del suddetto sistema educativo, caratterizzata da burocratismo, centralismo, inesistenza di “autonomia scolastica”.

Ulteriori studi sulla gestione del sistema educativo hanno individuato altre problematicità, di seguito riportate:

- la scarsa qualificazione professionale di dirigenti ministeriali e di dirigenti scolastici;

- in alcuni Paesi arabi particolarmente arretrati la fatiscenza degli edifici scolastici, l’insufficienza delle classi rispetto all’elevato numero di studenti iscritti, l’inesistenza di strumenti tecnologici messi a disposizione di alunni e operatori scolastici non giocano di certo a favore della qualità della didattica, né facilitano la complessiva gestione dell’istituto scolastico; - la mancanza di sinergia tra scuola, Ministero dell’Educazione e suoi organi periferici;

- l’inadeguatezza dei modelli organizzativi delle istituzioni scolastiche rispetto alle esigenze del territorio;

- l’inefficacia del sistema di valutazione del servizio scolastico nella gran parte dei Paesi arabi; tale valutazione spetta infatti all’Organo di ispezione e

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si basa sul controllo per lo più sterile dell’operato del corpo docente, incapace cioè di fornire elementi migliorativi della didattica;

- la mancanza di interazione tra le istituzioni scolastiche e la comunità locale. A partire dagli anni Novanta alcuni Paesi arabi, tra cui il Libano, la Tunisia, il Marocco, la Siria, la Giordania, l’Arabia Saudita, hanno avviato percorsi concreti di politica interna volti al decentramento di funzioni in materia di educazione (miranti a coinvolgere maggiormente le istituzioni a livello locale e migliorare così la qualità del sistema educativo), che però non hanno prodotto i risultati sperati. Il processo di definizione della gran parte delle politiche in campo educativo resta dunque saldamente nelle mani delle istituzioni centrali e il ruolo del capo d’istituto è essenzialmente quello di un garante dell’attuazione di norme e programmi ministeriali.

In Qatar, nello specifico, dal 2004 ha preso l’avvio, in forma sperimentale, un innovativo progetto di riforma che ha nella definizione e attuazione dell’autonomia scolastica il suo principale obiettivo: i vari istituti scolastici hanno infatti ampia autonomia nella predisposizione dei curricoli, nell’adozione dei libri di testo e delle metodologie didattiche da impiegare, nella loro stessa gestione finanziaria. Nonostante la sperimentazione adottata in Qatar stia muovendo i suoi primi passi, alcune ricerche pedagogiche, che ne hanno analizzato l’impatto e l’efficacia, hanno rilevato come il mancato coinvolgimento della comunità locale nella ideazione delle politiche scolastiche incida negativamente sul percorso di autonomia scolastica intrapreso dalle scuole.

2.4. Scarso investimento nel settore “ricerca e innovazione”

La ricerca e l’innovazione sono generalmente considerate il motore dello sviluppo socioeconomico mondiale.

Se focalizziamo la nostra attenzione su quello che accade nei Paesi arabi in questo ambito, ciò che salta agli occhi è innanzitutto la scarsissima quantità di risorse umane e materiali ivi investite; inoltre la maggior parte delle attività di ricerca è realizzata nelle varie università presenti nella regione araba e in poche istituzioni scientifiche.

Le cause dello scarso investimento nel settore “ricerca e innovazione” sono da ricercare principalmente:

- nella modesta quantità di PIL destinata alla ricerca, in particolare quella inerente al campo educativo;

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- nel disinteresse delle università a promuovere un’attività di ricerca scientifica di alto profilo; a tal proposito le ricerche, anziché puntare sulla qualità e l’innovazione, sono per lo più condotte dai singoli ricercatori con l’intento primario di ottenere aumenti retributivi;

- nel numero inadeguato di insegnanti rispetto alla crescita costante della popolazione studentesca, e di ricercatori universitari;

- nella mancata adozione da parte degli Stati arabi di “banche dati internazionali”, al cui interno inserire i risultati delle ricerche condotte in campo educativo;

- nell’inesistenza di criteri di valutazione comuni a tutti i Paesi arabi, sulla cui base operare un confronto tra i vari sistemi educativi adottati;

- nell’assenza di politiche educative tese a favorire la libera attività di ricerca e a incentivarla economicamente; da ciò il preoccupante fenomeno, di grande interesse per l’impatto che ha sullo sviluppo socioeconomico dei Paesi arabi, della cosiddetta “fuga di cervelli”, ossia dei migliori ricercatori e scienziati presenti sul territorio arabo che, in mancanza delle politiche suddette, preferiscono emigrare e proseguire la loro attività di ricerca in contesti culturali stranieri liberi da vincoli di qualsivoglia natura.