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L’ideale omnicratico nella filosofia dell’azione di Aldo Capitin

Il concetto di omnicrazia, o potere di tutti, è al centro della riflessione capitiniana per comprenderne il percorso di azione etico- politica.

Come ha inteso De Sanctis “la peculiare scoperta del nesso fra trasformazione della società e ispirazione religiosa lo aveva indotto a rifiutare ogni carica pubblica, indirizzando il suo forte interesse per la

110 A. Capitini, Elementi di un'esperienza religiosa, Bologna, Cappelli, 1990, p. 5. 111 Ibidem, pp. 6-7.

Giuliana Mannu

La filosofia dell’azione e della libertà di Aldo Capitini. Con un carteggio inedito con Augusto Del Noce.

Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali. Indirizzo in Filosofia, psicologia, pedagogia Università degli Studi di Sassari

55 politica “alla fondazione di un lavoro per la democrazia diretta, per il

potere di tutti o omnicrazia”113.

Nell’ottica capitiniana, si tratta di portare avanti un processo di ristrutturazione del potere, fondato sulle esigenze reali della comunità politica e sociale e sul passaggio del potere dalle mani di pochi, alle mani di tutti. Ciò che il filosofo di Perugia ha sempre sostenuto è la necessità che le conquiste politiche e sociali progredissero con quelle dell’economia e della tecnica, sopprimendo il divario tra una società che garantisse il maggior benessere e una vita migliore per tutti, fondata sull’eguaglianza e sulla partecipazione attiva alla direzione della vita pubblica.

Riguardo all’azione politica e nonviolenta, nota bene Mancini: “La questione della prassi non è riducibile ad un fatto tecnico, organizzativo e tanto meno ad una ricerca di potenza da esercitare in nome di supposti fini superiori di bene. Piuttosto ha insistito sulla natura e sulla qualità dell’azione nonviolenta. L’azione politica e nonviolenta è comunicativa, eloquente, capace di divenire persuasiva”114.

Il potere, che giunge dalla compresenza, viene definito dal filosofo umbro omnicratico: coinvolge tutti e si rivolge a tutti. Si realizza una posizione nuova nell’intendere il potere “che è interesse sommo, passione per la realtà di tutti, apertura alla compresenza: se questa passione diventa centrale nel proprio animo, avviene una rivoluzione interna o conversione o trasformazione della coscienza e della stessa psiche, dei sentimenti e abitudini dell’individuo. Nel suo agire in mezzo agli altri, egli ha un modo per manifestare questa trasformazione interna che sta avvenendo in lui, e questo è l’interesse aperto e visibile della nonviolenza, nella complessità progressiva delle sue realizzazioni, delle sue acquisizioni, delle sue conquiste”115.

113 A. De Sanctis, L’ideale omnicratico, in Il potere di tutti, La Nuova Italia, Firenze

1969, p. 57.

114 R. Mancini, L’amore politico. Sulla via della nonviolenza con Gandhi, Capitini e

Levinas, Cittadella Editrice, Assisi, 2004, pp. 202-203.

Giuliana Mannu

La filosofia dell’azione e della libertà di Aldo Capitini. Con un carteggio inedito con Augusto Del Noce.

Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali. Indirizzo in Filosofia, psicologia, pedagogia Università degli Studi di Sassari

56 È stato detto che la trama politica del pensare capitiniano è

strettamente connessa con quella filosofica e religiosa. Bobbio ha osservato al riguardo: “Il concetto filosofico della realtà di tutti, trasferito sul piano della riflessione politica, diventa l'ideale della società di tutti, cioè di una società completamente de- istituzionalizzata. Al tema religioso della compresenza corrisponde sul piano politico il tema dell'omnicrazia, che è una risposta ulteriore e più radicale all'esigenza posta ma non risolta dalla democrazia (sia rappresentativa sia diretta)”116.

L’idea di omnicrazia si configura come un potenziamento dello sviluppo della democrazia e si realizza attraverso la persuasione e la compresenza. Capitini bada innanzitutto alla tutela e alla libertà di tutti; dove, quel termine tutti “è servito per aprire riforme religiose e rivoluzioni politiche e sociali”117. Quando parla di realtà di tutti si

riferisce a tutti gli individui “non soltanto gli abitanti viventi di un luogo, di una città, di uno Stato, di un continente, di una terra; sono tutti gli esseri del tipo umano, con cui possa essere stabilita una comunicazione in atto”118.

Per trasformare la società occorre partire dal basso, con attenzione ai fatti, alle questioni politiche, sociali, sindacali e amministrative. Ciascun individuo è chiamato a cooperare con impegni concreti, volti al bene della comunità: “Ognuno deve imparare che ha in mano una parte del potere, e sta a lui usarla bene, nel vantaggio di tutti; deve imparare che non c’è bisogno di ammazzare nessuno, ma che, cooperando e non cooperando, egli ha in mano l’arma del consenso e del dissenso (…) senza farsi impressionare da chi li spaventa con il potere invece di persuaderli con la libertà e la giustizia”119.

Nota bene Fofi riguardo all’idea di politica innovativa di molti intellettuali militanti dell’epoca, tra i quali il filosofo umbro: “Il

116 N. Bobbio, Religione e politica (1969), in Maestri e compagni, Passigli, Firenze,

1984, p. 28.

117 Cit. A. Capitini, Il potere di tutti, La Nuova Italia, Firenze , 1969, p. 59. 118 Ibidem, p. 135.

Giuliana Mannu

La filosofia dell’azione e della libertà di Aldo Capitini. Con un carteggio inedito con Augusto Del Noce.

Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali. Indirizzo in Filosofia, psicologia, pedagogia Università degli Studi di Sassari

57 contributo che era possibile dare dal basso, con iniziative specifiche e

autonome, e con la discussione intorno ai temi più importanti della società italiana, legati anzitutto a obiettivi di interesse sociale, a partire da istanze di tipo pedagogico, religioso, politico. (…) La «congiura dei buoni» riusciva veramente ad essere un’ «aggiunta all’opposizione» di tipo pedagogico, sociale, religioso, culturale, in continua interazione dialettica”.120

14. Il rinnovamento politico, religioso e sociale nella