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Nonmenzogna e noncollaborazione nella filosofia dell’azione e nel pensiero etico-politico di Aldo Capitin

Seguire i canoni della nonmenzogna e della noncollaborazione, nel pensiero capitiniano, significa fondare un’unità con tutti gli esseri, che permette loro di vivere attivamente in una vicinanza intima e assoluta.

Alla base della teoria della nonmenzogna vi è la consapevolezza che nell’altro vi sia la stessa radice di verità che c’è in sé stessi. Nella relazione con l’altro si costituisce la propria essenza e presenza.

“Nonmenzogna e nonuccisone attuano un’unità alla radice, un’unità concreta che non lascia nulla fuori di sé. Con ciò non vado contro la concezione etica e politica, non misconosco la buona fede di ogni altro atteggiamento morale; ma voglio cogliere l’altro, non scivolare su di lui, voglio viverlo in modo intero, non come urto di atomi o come contratto, ma come mia persuasione, togliendo nell’intimo ogni

Giuliana Mannu

La filosofia dell’azione e della libertà di Aldo Capitini. Con un carteggio inedito con Augusto Del Noce.

Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali. Indirizzo in Filosofia, psicologia, pedagogia Università degli Studi di Sassari

49 residuo di separazione che io possa scorgere. Ed è innegabile che

l’altro è anche un’esistenza, un pensiero”99.

Queste due categorie, che Capitini aggiunge alla sua riflessione filosofica e politica, debbono guidare l’agire quotidiano di ciascun individuo. La nonmenzogna è una fonte di rigenerazione, una capacità ulteriore del singolo di vivere nella compresenza.

Il principio della noncollaborazione segna il passaggio dall’impegno individuale a quello collettivo. La noncollaborazione non ammette di dare il proprio aiuto all’attuazione di un qualcosa che non si accetta. In tal senso, essa diventa una sorta di sollecitazione dell’altro, in quanto lo invita a riflettere sull’importanza e il valore delle sue azioni. Sulle categorie della nonmenzogna e nonuccisione osserva Moscati: “Il rigore morale di suoi principi quali la nonviolenza, la noncollaborazione e la nonmenzogna: principi che possiamo definire "virtù politiche" assai rare, tutte tese come sono al più profondo rispetto del tu. L'alterità, infatti, è l'orizzonte preferenziale degli "sguardi" più lungimiranti del pensiero capitiniano: Bisogna soltanto - leggiamo ne La compresenza dei morti e dei viventi (1966) - che ci si sottragga a intendere l'individuo come, semplicemente producente la sua vita, (...): nel tu rivolto a lui vedo altro, una sua partecipazione al dolore, ai sentimenti, alle idee, alla bellezza, all'aspettazione di una realtà migliore. E la fiducia nel miglioramento dell'uomo è senz'altro una delle migliori vene filosofico -politiche del Capitini, che pure è abile a non cadere in facili utopie ed a mantenersi sempre al di qua di un intelligente realismo”100.

Lo sguardo che Capitini concentra sul tu si esplica nella maniera di rivolgersi, con l’anima e con l’azione, al singolo individuo, in modo tale da interiorizzarlo, da sentirlo come prossimo, come sé stesso. Per il riconoscimento del tu come persona è necessario un atto, una decisione. Calogero al riguardo scrive: “L’esistenza degli altri è

99 A. Capitini, Elementi di una esperienza religiosa, Bari, Laterza, 1937, Bologna,

Cappelli, 1990, pp. 55.

100 G. Moscati, Il libero- socialismo di Aldo Capitini, in Aldo Capitini tra socialismo

Giuliana Mannu

La filosofia dell’azione e della libertà di Aldo Capitini. Con un carteggio inedito con Augusto Del Noce.

Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali. Indirizzo in Filosofia, psicologia, pedagogia Università degli Studi di Sassari

50 termine non di constatazione, ma di azione, è il vero e proprio

prodotto della volontà morale dell’io. Niente mi forza a riconoscere gli altri: né l’assoluta necessità di quanto empiricamente constato o linguisticamente intendo, che mi attesta le persone-cose, non le persone-io. Posso riconoscerli o non riconoscerli: per riconoscerli debbo volerlo. Ma questa è appunto la mia volontà morale”101.

La volontà morale si attualizza nell’azione nonviolenta con un impegno attivo, comunicativo, capace di divenire persuasivo. “Quando taluno ci domanda quale sia l’efficacia dell’azione nonviolenta, noi lo invitiamo subito a riflettere che se l’azione nonviolenta di un individuo isolato è una testimonianza, ed ha un valore perché nell’unità intima di tutti muovono da lì onde che vanno lontano, oltreché la nonviolenza è tale che fa bene a chi la fa a chi la riceve, quando si vuole comprendere l’efficacia si deve pensare a chi attua la nonviolenza ha certamente prima cercato altri, si è unito con altri, ha suscitato e stabilito larghe solidarietà, e in tali casi l’efficacia può essere visibilissima”102.

Attraverso il metodo nonviolento, coadiuvato da una grande energia interiore, si impara concretamente e attivamente che i modi di manifestarsi della realtà, (la sofferenza, il dolore, la morte), non sono permanenti, ma possono essere trasformati in meglio.

Capitini avrebbe molto da dire sulla realtà che oggi viviamo, una realtà che egli definiva liberata, ma che oggi è tutt’altro che liberata e nonviolenta. Una realtà di oppressione fortemente oppressa dai grandi poteri e dalla violenza.

L’eredità della nonviolenza rappresenta la cifra veritativa dell’impegno di Capitini, come portatore di una sollecitazione formidabile a cambiare il modo.

101 Cit. G. Calogero, La scuola dell’uomo, ed. Sansoni, Firenze, 1956, p. 28.

Giuliana Mannu

La filosofia dell’azione e della libertà di Aldo Capitini. Con un carteggio inedito con Augusto Del Noce.

Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali. Indirizzo in Filosofia, psicologia, pedagogia Università degli Studi di Sassari

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