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Identificazione dei vettori per l’emersione di un modello italiano

qualificazione didattica della docenza universitaria Ettore Felisatt

4. Identificazione dei vettori per l’emersione di un modello italiano

L’esperienza patavina di Prodid ha contribuito a porre in ambito nazionale la tematica della didattica e della docenza universitaria. A seguire, insieme a un generale innalzamento di interesse per la qualità della formazione, singoli ricercatori, gruppi di progetto, società

scientifiche e istituzioni mostrano di investire sulla costruzione delle competenze didattiche dei docenti, in tal modo si delineano precise scelte di campo che permettono di intravvedere una “via italiana” alla qualificazione della docenza universitaria. Nella stessa direzione sono evidenziabili contributi di vario genere polarizzati all’interno di cinque fondamentali vettori qui di seguito schematicamente presentati.

Per ciascun vettore sono identificabili connotazioni peculiari e azioni modulate dai sog- getti in esso implicati.

Il primo vettore è di ordine politico-istituzionale relativo agli interventi del Ministero e in particolare al DM 635/2016 sulla «Programmazione triennale 2016-2018». In un conte- sto di valorizzazione dell’autonomia responsabile, tale decreto promuove obiettivi volti a modernizzare gli ambienti di studio e ricerca e a qualificare la formazione accademica e i servizi all’utenza offrendo agli atenei possibilità di finanziamento di progetti inerenti la qualità della didattica. Su questa base alcune organizzazioni accademiche, valorizzando proprio i livelli di autonomia responsabile, hanno avviato progetti di formazione dei propri docenti. Gli stessi parametri di finanziamento che regolano l’FFO pongono gli atenei di fronte all’esigenza di dotarsi di linee strategiche e progettuali per innalzare gli standard didattici e formativi (internazionalizzazione, regolarità delle carriere studenti, contrasto al drop-out, attrattività...) e - sia pure indirettamente - stimolano alcuni di loro a scelte verso la qualità professionale della docenza.

Il secondo vettore è di tipo strategico ed è riconducibile in particolare all’azione del- l’Anvur nell’ambito della valutazione della didattica, dell’accreditamento e della quality assurance. Com’è noto il modello AVA richiede agli atenei livelli di adeguatezza nelle pro- cedure e nei sistemi di valutazione della didattica e per i processi di accreditamento delle

Vettore esperienziale (Sedi universitarie) Vettore politico-istituzionale (Ministero)

La “via italiana”

alla qualificazione

della docenza

universitaria

Vettore socio-politico (Associazionismo) Vettore strategico (Anvur) Vettore scientifico-culturale (Documenti e ricerca)

Sedi e dei CdS individuando indicatori specifici per la docenza. Cruciale in termini di ri- flessione e stimolo è l’impatto prodotto a livello locale dagli esiti delle rilevazioni delle opinioni degli studenti sugli insegnamenti (Opis). Generalmente il disagio vissuto in solitu- dine dai docenti di fronte a risultati insoddisfacenti si accompagna al senso di abbandono determinato dalla mancanza di proposte istituzionali per poter incrementare l’efficacia delle competenze di insegnamento. Ciò ha indotto la governance e i Presidi per la qualità di alcu- ni atenei a confrontarsi con il bisogno di adottare modelli di ricerca, studio e intervento in grado di riconoscere le necessità di un innalzamento degli standard professionali della do- cenza e di agire opportunamente con azioni conseguenti. Il documento QUARC_Docente (2017), predisposto da un Gruppo di lavoro internazionaleche ha operato su mandato del- l’Anvur per un approfondimento delle tematiche della valutazione della didattica e della qualificazione professionale della docenza, va considerato come un significativo contributo per una riflessione aperta sull’argomento.

Il terzo vettore riguarda il campo scientifico-culturale ed è identificabile nella produzio- ne di ricerca e documentazione elaborata a livello nazionale. Sicuramente, al riguardo, il citato documento elaborato dal Gruppo QUARC_Docente, si presenta attualmente come un apporto unico. Rispetto alla situazione italiana, esso affronta questioni inerenti: la “buona didattica” nella prospettiva student-centered, i modelli di valutazione della didattica e del- l’apprendimento, i diversi profili di docenza, il framework per la qualificazione delle com- petenze didattiche, le strategie e le metodologie per la formazione e l’accompagnamento allo sviluppo professionale. Con un’attenzione specifica alla valorizzazione dell’autonomia degli atenei, si prospetta l’urgenza di un riequilibrio dei rapporti fra didattica e ricerca e di un inserimento della formazione dei docenti nelle prospettive di vision e nelle strategie di mission delle università. Secondo gli esperti del Gruppo è quanto mai necessario dare vita a strutture permanenti quali i Teaching Learning Centre, per introdurre e stabilizzare politi- che, progetti, ricerche e modelli di intervento, superando le problematicità legate a cambi di leadership nella governance degli atenei. Si auspica, inoltre, un’azione di rete che promuo- va network in grado di approfondire, confrontare, condividere e supportare le esperienze realizzate nelle varie sedi universitarie, contrastando altresì eventuali processi di isolamento di singoli atenei. All’interno di questo vettore sono da rimarcare gli apporti offerti da varie collane editoriali e da alcune riviste scientifiche nazionali, dove le tematiche inerenti la didattica universitaria assumono sempre più credito. Rimane comunque il fatto che per un docente universitario italiano, in generale, pubblicare su questioni didattiche è considerato di scarso valore ai fini della ricerca e pressoché ininfluente è il riconoscimento scientifico e di carriera che ne consegue. Resta pertanto la necessità di avviare un maggiore coinvolgi- mento e impegno da parte dei settori scientifico disciplinari affinché la didattica entri a pie- no titolo nelle aree di interesse e di ricerca di ciascuna disciplina, come avviene del resto nel più ampio contesto internazionale per settori, quali ad esempio la fisica, la medicina e la pedagogia. A questo riguardo significative sono le iniziative condotte dall’Osservatorio di Didattica Generale e Didattiche Disciplinari (DGD), coordinato dalla prof.ssa Elisabetta Nigris, che opera in collaborazione con la Società Italiana di Ricerca Didattica (SIRD).

Il quarto vettore assume carattere socio-politico e fa riferimento in forma particolare all’influenza esercitata da associazioni nazionali nella visione sociale e politica dell’univer- sità. La CRUI, attraverso la Conferenza permanente dei prorettori alla didattica sta eserci- tando un ruolo significativo nel percorso verso l’innovazione. La tematica della qualifica- zione della docenza introdotta in CRUI nel 2015 con un seminario su “Formazione alla professionalità docente e percorsi di innovazione didattica” e nel 2018 con un incontro informativo sul documento QUARC_Docente, si rafforza attraverso l’istituzione nel 2019 presso la Fondazione CRUI del Laboratorio Permanente sulla Didattica, coordinato dal prof. Vincenzo Zara, con l’obiettivo di fornire supporto all’innovazione del sistema univer-

sitario, stabilendo un dialogo fra atenei e istituzioni. In esso attualmente operano 10 Gruppi di lavoro, uno dei quali su Learning and Teaching (L&T) cui spetta il compito di analizzare le tematiche connesse all’insegnamento e alle nuove metodologie didattiche per un appren- dimento efficace e per una qualità della didattica dei corsi di studio.

Il Centro GEO, con sede presso l’Università di Udine, si pone l’obiettivo di studiare la condizione giovanile, l’organizzazione delle istituzioni educative e dell’orientamento. Sotto la direzione della prof.ssa Marisa Michelini, GEO ha messo a punto fra gli altri due conve- gni di indubbio valore sociale e politico, rispettivamente nel 2017 a Udine e nel 2018 a Bari. Con il primo si è inteso favorire un dibattito fra gli atenei in vista di un raccordo con gli esiti del Gruppo dei 7 a Presidenza italiana; con il secondo, fare il punto sulle tematiche dell’innovazione didattica nel contesto nazionale. L’ampia e qualificata rappresentanza del- le istituzioni presenti e attive in GEO permette di individuare una rete a livello nazionale in grado di stimolare la crescita delle politiche degli atenei verso la qualità della didattica.

Significativa è l’esperienza dell’Associazione Italiana per la Promozione e lo Sviluppo della Didattica, dell’Apprendimento e dell’insegnamento in Università (ASDU oggi ASDUNI) che promuove la cooperazione e la ricerca in campo nazionale e internazionale fra università, docenti, ricercatori ed esperti. L’Associazione è a carattere scientifico e mira alla creazione di reti nazionali e internazionali di studio e riflessione sulla formazione, sulla didattica, sull’insegnamento e dell’apprendimento universitario, in un contesto di rapporti collaborativi con enti, istituzioni e società scientifiche. Particolarmente degna di nota è l’azione di ricerca condotta nel 2015-2016 con una rete di 7 atenei (Bari, Camerino, Cata- nia, Firenze, Foggia, Genova e Torino) sull’analisi delle competenze didattiche dei docenti, attraverso la quale è stato somministrato in ogni sede il questionario Prodid collegato agli esiti Opis, opportunamente integrato con item specifici riferiti alle singole realtà locali. Sono stati somministrati complessivamente 7.278 a cui hanno risposto 4.289 docenti, con un tasso di risposta del 59%. Ogni ateneo ha potuto così disporre di un quadro informativo comparato della propria docenza che ha permesso di adottare con maggiore consapevolezza le scelte più appropriate. Le risultanze della ricerca sono state presentate in un Convegno svoltosi a Bari nel 2017 e in seguito hanno portato alla validazione scientifica dello stru- mento utilizzato (Felisatti & Clerici, 2020).

Il quinto vettore è di ordine esperienziale e concerne le varie attività condotte dal 2015 ad oggi nei singoli atenei. Peculiare, al riguardo, è il percorso seguito dal progetto “Mentori per la didattica”, una esperienza di mentoring di grande rilevanza formativa avviata nel 2013 a Palermo in forma volontaria da un gruppo di docenti dell’area di ingegneria e nel 2017 estesa a tutto l’Ateneo (Felisatti et al., 2019).

In questo vettore, il panorama si presenta variegato e in forte incremento, inoltre la qua- si totalità dei progetti vede un investimento degli organismi decisionali centrali e un coin- volgimento dei Presidi per la qualità. Negli orientamenti localmente assunti sono però iden- tificabili alcuni trend significativi che rendono il quadro complessivo molto interessante. La scelta di rendere libera l’adesione dei docenti ai percorsi di formazione è pressoché genera- lizzata, spesso è accompagnata da stimoli più o meno pressanti da parte della governance di ateneo per favorire una contaminazione positiva fra i docenti. Qualche ateneo punta in modo prevalente alla presenza di formatori stranieri (Università di Padova), qualche altro fa affidamento a risorse locali, più spesso si investe su un mix di expertise italiane e straniere in relazione ai temi considerati (Università di Genova). L’impegno proposto ai partecipanti appare differenziato e si esprime a partire da iniziative di workshop mirati (Università di Trento, Università di Milano Bicocca) fino ad un investimento in azioni di sistema riferite a bisogni specifici della docenza (Università di Catania, Università di Roma La Sapienza). Appaiono interessanti i progetti permanenti per la formazione dei neoassunti (Politecnico di Torino, Università di Pisa), quelli che puntano allo sviluppo di competenze di base (Univer-

sità di Torino, Università di Bari, Università della Calabria, Università di Firenze), o alla preparazione di figure esperte (Università di Palermo, Università di Catania). Appaiono condivisi modelli formativi di tipo attivo a carattere riflessivo-esperienziale e trasformativo che puntano alla costruzione di comunità di apprendimento. Sul piano organizzativo si pro- cede verso una iniziale costituzione di Gruppi di lavoro (GLIA di Genova, GDL-QuID di Roma La Sapienza, TLL di Bari) per lo sviluppo di azioni di professionalizzazione della docenza e l’innovazione della didattica.