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I risultati del questionario ‘Faculty Development e valorizzazione delle competenze didattiche dei docent

nelle Università italiane’

Paola Alessia Lampugnani

Università degli Studi di Genova

1. La ricerca. Obiettivi, domande, strumento

Nel 2018 l’Università di Genova, che ha iniziato a muoversi - anche attraverso l’istitu- zione del G.L.I.A. - nei termini della promozione della qualità didattica dei docenti, ha 1

voluto esplorare il tema della promozione della didattica attiva presso gli Atenei italiani. Il fine era quello di costruire un quadro d’insieme del panorama nazionale rispetto a quanto viene fatto/non fatto in termini di Faculty Development e avviare un processo di dialogo interistituzionale volto al confronto, all’implementazione e alla diffusione di buone prassi. Dal momento infatti che - come evidenziato dal progetto EFFECT - nel nostro Paese non esiste ad oggi una legislazione precisa a riguardo e che ad ogni Ateneo è lasciata facoltà di organizzare (o non organizzare) attività di supporto alla didattica e/o di promozione delle competenze didattiche dei docenti, è apparso opportuno indagare l’offerta formativa che in questo senso viene offerta dagli Atenei italiani.

Le domande che hanno guidato il processo di ricerca sono state:

- esistono in Italia Atenei che organizzano e promuovono attività di Faculty Development? - quali attività vengono organizzate, e quali sono le loro caratteristiche in termini di

contenuto e di logiche organizzative?

- quali sono le figure coinvolte nelle attività di Faculty Development?

Per rispondere a tali domande è stato scelto di costruire uno strumento di analisi quali- quantitativa volto a raccogliere informazioni in grado di fornire un quadro quanto più pos- sibile complesso della realtà indagata.

Lo strumento - un questionario costituito da un’insieme di 21 domandechiuse e aperte - è stato predisposto su piattaforma online e, attraverso la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, divulgato ai diversi Atenei, che hanno risposto in modalità autosomministrata.

Le analisi sui dati quantitativi raccolti (procedure statistiche di tipo descrittivo) sono state condotte utilizzando il software Microsoft Excel, con lo scopo di calcolare i valori

Gruppo di Lavoro sulle tecniche di Insegnamento e Apprendimento.

standardizzati delle variabili considerate e i rispettivi andamenti, successivamente graficiz- zati mediante utilizzo del software applicativo Apple Numbers.

I dati qualitativi sono invece stati trattati secondo la logica di aggregazione in cluster con il metodo carta-matita.

2. Risultati

Delle 76 università statali e 11 private non statali interpellate, hanno risposto al questio- nario 41 Atenei, che rappresentano il 50% delle università associate alla CRUI, con una copertura omogenea delle diverse aree regionali.

Il primo quesito dell’indagine aveva lo scopo di capire se presso gli Atenei siano pre- viste attività per lo sviluppo delle competenze didattiche dei docenti universitari. A questa domanda 36 Università hanno risposto che esistono attività dedicate, mentre solo 5 hanno risposto che non è previsto alcun tipo di attività. Per quanto quindi questo dato possa risultare affetto a priori da un bias - è molto più probabile infatti che abbiano risposto alla survey università impegnate in qualche modo in attività di Faculty Development - prenden- do il dato e confrontandolo in termini assoluti è possibile affermare che, al gennaio 2018, 36 atenei su 76 (facendo riferimento agli atenei statali presenti a livello nazionale) sono impegnati in attività di promozione delle competenze didattiche dei loro docenti . Per quan2 -

to parziale, tale dato mostra quindi come, a livello italiano, l’attenzione alle competenze didattiche dei docenti stia diventando un elemento sempre più comune e sul quale sempre più Atenei decidono di investire.

Fig. 1: Presenza di attività di Faculty Development presso il proprio Ateneo

Rispetto al periodo di inizio delle attività di Faculty Development è possibile notare che la maggioranza degli Atenei ha dato avvio alla loro organizzazione negli ultimi 3 anni (il 32% degli Atenei nel 1017, il 29% nel 2018 e l’8% nel 2019). Minore è il numero degli Atenei che già precedentemente aveva programmato e condotto attività di supporto ai do- centi (il 5% degli Atenei nel 2016, il 16% nel 2015 e l’11% prima del 2015.

Tale dato si è ulteriormente modificato, perchè nel corso dell’ultimo anno altri Atenei italiani hanno

2

deciso di muoversi in questo senso.

14%

86%

Fig. 2: Inizio delle attività di Faculty Development

Si è poi proceduto ad indagare quali siano le caratteristiche principali delle attività or- ganizzate, di coloro che progettano e coordinano e di chi fruisce delle attività.

Il coordinamento e lo svolgimento delle attività di Faculty Development avviene nella gran parte dei casi a livello di Ateneo (58%), e meno frequentemente a livello di Strutture di raccordo (Scuole/Facoltà) (13%) e Dipartimenti (13%). Una piccola percentuale di Atenei coordina e svolge le proprie attività a livello di Corso di Studio (8%).

Fig. 3: Strutture deputate al coordinamento delle attività di Faculty Development Le attività organizzate specificatamente a livello di Ateneo prevedono il coinvolgimen- to/coordinamento di figure /strutture quali: delegato del Rettore (39%); servizio strutturato di Ateneo (18%); Commissione/Gruppo di lavoro di Ateneo con nomina del Rettore (18%); Presidio della qualità (14%); altre figure o strutture (11%).

Le tipologie di attività proposte sono rappresentate da corsi, workshop, seminari, comu- nità di pratica, attività di supporto ai Corsi di Studio o ai singoli docenti. Di queste attività, quelle maggiormente proposte sono rappresentate da seminari (il 100% degli Atenei che organizzano attività di Faculty Development propone tale tipologia di attività); workshop (il

7%

8%

13%

13%

58%

Ateneo Strutture di raccordo Dipartimenti Corsi di Studio Altro

8%

29%

32%

5%

16%

11%

da prima del 2015 dal 2015 dal 2016 dal 2017 dal 2018 dal 2019

95% degli Atenei propone tale tipologia di attività); corsi (l’86% degli Atenei propone tale attività), mentre attività quali comunità di pratica, supporto ai singoli docenti, supporto ai corsi di studio risultano meno frequenti (organizzate rispettivamente nel 48%, nel 64% e nel 48% dei casi). Nel 19% degli Atenei sono inoltre organizzate attività di altra natura non meglio specificate.

Per quanto riguarda i corsi, nella gran parte dei casi questi sono organizzati a livello di Ateneo (67%), mentre con minor frequenza sono organizzati a livello di Dipartimenti (19%), di Facoltà/Scuole (11%) e di Corsi di Studio (3%).

Dati simili emergono rispetto all’organizzazione di workshop: nel 68% dei casi sono organizzati a livello di Ateneo, mentre nel 13% sono organizzati a livello di Dipartimento o di Facoltà/Scuola, e solo nell’8% degli Atenei tale organizzazione viene effettuata a livello di Corso di Studio.

Analogamente, i seminari sono organizzati in prevalenza dall’Ateneo (71%), e meno fre- quentemente dai Dipartimenti (17%), dalle Facoltà/Scuole (7%) e dai Corsi di Studio (5%).

Per quanto riguarda le comunità di pratica, nel 65% dei casi vengono organizzate a li- vello di Ateneo, nel 20% dei casi a livello di Dipartimento, nel 10% a livello di Facoltà/ Scuola e nel 5% a livello di Corso di Studi.

Le attività di supporto ai singoli docenti vengono organizzate principalmente a livello di Ateneo (56%), mentre più raramente sono organizzate a livello di Corsi di Studio (22%), Dipartimenti (15%) o Facoltà/Scuole (7%).

Infine, le attività di supporto ai singoli Corsi di Studio sono coordinate nel 35% dei casi dai Corsi di Studio stessi, nel 35% dei casi dall’Ateneo, nel 20% dei casi dai Dipartimenti, mentre solo nel 10% dei casi sono organizzati a livello di Facoltà/Scuole.

Altre attività non specificate vengono organizzate a livello di Ateneo (50%), di Diparti- menti (25%), di Corsi di Studio (13%), di Facoltà/Scuole (13%).

Per quanto riguarda le figure docenti coinvolte nelle attività di Faculty Develop- ment organizzate sia dall’Ateneo che dalle altre strutture periferiche (Dipartimenti, Scuole/Facoltà, Corsi di Studio), è possibile notare che nel 32% dei casi i docenti che organizzano/conducono le attività appartengono all’Ateneo stesso, nel 25% dei casi sono docenti di altri Atenei italiani, nel 16% dei casi sono personale tecnico-ammini- strativo nell’11% dei casi sono docenti di Atenei europei, nel 9% dei casi sono docenti extraeuropei e nel 7% sono figure non altrimenti specificate diverse da quelle prece- dentemente elencate.

Fig. 4: Figure coinvolte nella docenza delle attività di Faculty Development proposte

7%

16%

9%

11%

25%

32%

Docenti dell’AteneoDocenti italiani di altri Atenei Docenti europei

Docenti extraeuropei

Personale tecnico amministrativo Altro

Le attività programmate, progettate e condotte sono rivolte prevalentemente a docenti neoassunti (26%), a docenti senza specifica qualificazione (21%), a dottorandi (21%), a tutor e figure di supporto alla formazione (15%), a docenti di annualità (4%), ma anche a docenti con elevata esperienza (12%).

Fig. 5: Figure a cui sono rivolte le attività di Faculty Development

Per quel che riguarda l’obbligatorietà o meno delle attività di formazione ed aggiorna- mento sulle competenze didattiche è possibile notare come nel 39% degli Atenei coinvolti le attività organizzate siano a carattere volontario e ad adesione libera, mentre nel 37% de- gli Atenei risultano non obbligatorie ma esplicitamente raccomandate, e solo nel 24% degli Atenei sono obbligatorie per alcune tipologie di docenti e volontarie per il resto del corpo docente. In nessun Ateneo le attività sono obbligatorie per tutti i docenti.

Fig. 6: Obbligatorietà/non obbligatorietà delle attività di Faculty Development

Da notare poi come nella gran parte dei casi non esistano forme di incentivazione per i docenti che partecipano alle attività di Faculty Development (79% degli Atenei). Solo in alcuni Atenei sono previste forme di valorizzazione della partecipazione (21% dei casi) sotto varie forma, che possono prevedere un riconoscimento di crediti (crediti ECM, o at- testati di partecipazione riconosciuti da centri accreditati ASFOR), incentivazione economi-

21%

15%

4%

12%

21%