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1.3 La situazione dei rifugiati siriani in Libano e Giordania: due crisi a confronto

1.3.5 Igiene e sanità

La crisi siriana rappresenta una delle più grandi emergenze medico-sanitarie che i governi ospitanti e le organizzazioni internazionali si trovano ad affrontare. I costi legati alla sanità dei rifugiati sono coperti dai governi, dall’UNHCR e da molte altre organizzazioni internazionali,108

tra cui Medici Senza Frontiere (MSF) e l’UNICEF. Quest’ultima, in particolare, è impegnata nel migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria sia per i rifugiati che per i cittadini delle comu- nità ospitanti e si occupa di garantire la copertura vaccinale essenziale, specialmente contro la poliomielite, che continua a costituire una minaccia nella regione.109 Il flusso di rifugiati ha

peggiorato la qualità del sistema sanitario nei paesi di arrivo che si trovano a dover provvedere

105LAUREN BARNHART et al. The Refugee Crisis in the Levant. Demographics and Risk Factors for Conflict

in Jordan and Lebanon. In: (2015). url: http://www.american.edu/sis/practica/upload/AU- Practicum-

Fall-2015-Intelligence-Analysis-1.pdf(consultato il 3 ott. 2016).

106Ibidem

107MARINA ELEFTHERIADOU, The dawn of the “refugee-warriors”: rebel recruitment among the Syrian

refugee population in Turkey, Jordan and Lebanon, University of Peloponnese, gennaio 2015 (consultato il 3

ottobre 2016),

http://www.academia.edu/12287516/The_dawn_of_the_refugee-warriors_rebel_recruitment_among_the_ Syrian_refugee_population_in_Turkey_Jordan_and_Lebanon

108ADRIAN EDWARDS, UNHCR report shows health services for Syrian refugees increasingly overstretched,

UNHCR, 26 aprile 2013 (consultato il 3 luglio 2016),

http://www.unhcr.org/news/briefing/2013/4/517a58af9/unhcr-report-shows-health-services-syrian- refugees-increasingly-overstretched.html

109UNICEF, Appello umanitario di emergenza. Rifugiati siriani e altre popolazioni colpite in Egitto, Giordania,

Iraq, Libano e Turchia, 2015 (consultato il 3 agosto 2016),

a un numero sempre maggiore di pazienti che affollano le strutture ospedaliere. I siriani, oltre a necessitare di continue cure per problemi di salute legati alle scarse condizioni igieniche degli alloggi in cui vivono, una volta varcati i confini nazionali, richiedono immediata assistenza se riportano gravi ferite dovute alla guerra o se sono malati cronici che hanno dovuto interrompe- re le cure a causa del conflitto. Inoltre, hanno portato nuove infezioni e malattie che nei paesi ospitanti non esistevano da anni, come la leishmaniosi cutanea, la tubercolosi e l’epatite A. Un rapporto del WHO,110ad esempio, ha stimato che nel 2015 almeno 35 bambini si sono ammalati

di poliomelite.111 Secondo la stessa organizzazione, i problemi di salute più frequenti tra i rifu- giati sono rappresentati da ferite accidentali, ipotermia, bruciature, malattie gastro-intestinali, problemi cardiovascolari, complicazioni legate alla gravidanza, diabete e ipertensione. In parti- colare, le donne devono spesso fronteggiare difficoltà specifiche legate alla maternità, alla salute del neonato e alle violenze subite. A ciò si aggiungano i numerosissimi casi di patologie mentali da stress post traumatico, come la depressione, l’ansia, la paranoia e la letargia, che colpiscono tra il 36% e il 63% della popolazione di rifugiati, compresi i minori.112

Ma gli individui più vulnerabili sono soprattutto i bambini, soggetti a malattie gastro- intestinali e a infezioni respiratorie e cutanee, a causa delle cattive condizioni igieniche che si riscontrano nei campi profughi.113 In Giordania, in particolare, la situazione igienico-sanitaria

dei campi è peggiorata: spesso nella stessa tenda convivono più di 20 persone, i bagni non sono facilmente accessibili agli anziani e il vento nel deserto solleva molta polvere, contribuendo alla propagazione delle infezioni. Inoltre, il numero dei medici presenti non è sufficiente e quelli presenti spesso non sono specializzati.114Tuttavia, UNHCR indica che in media i rifugiati siriani

non sono soggetti ad un alto tasso di mortalità e acuta malnutrizione. Inoltre, nonostante gli aiuti dei governi ospitanti e delle agenzie umanitarie, i rifugiati non possono sostenere i costi

110World Health Organization,http://www.who.int/en/

111AARON KLEIN, Syrian Refugees Spreading Flesh-Eating Disease, Polio, Measles, Tuberculosis, Hepatitis,

Breitbart, Tel Aviv, 31 maggio 2016 (consultato il 20 ottobre 2016),

http://www.breitbart.com/jerusalem/2016/05/31/syrian-refugees-spreading-flesh-eating-disease- polio-measles-tuberculosis-hepatitis/

112ALDO MORRONE, Rifugiati, quando ad accoglierli c’è un paese già provato da povertà ed altri allarmi,

Repubblica, 3 luglio 2014 (consultato il 20 ottobre 2016),

http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2014/07/03/news/morrone-90621353/

113OMS. Migration et santé: les principaux enjeux, Refugiés et migrants: les problèmes de la santé les plus

courant. url: http : / / www . euro . who . int / fr / health - topics / emergencies / pages / news / news / 2015 / 09 / population- movement- is- a- challenge- for- refugees- and- migrants- as- well- as- for- the- receiving- population/migration-and-health-key-issues#292115(consultato il 25 lug. 2016).

114LAURA TANGHERLINI, Siria in Fuga. L’emergenza umanitaria dei profughi siriani in Libano e in

dei trattamenti per le malattie croniche e per le cure personalizzate.115

Un ulteriore problema legato al settore igienico-sanitario è costituito dalla carenza di acqua. La Giordania, in particolare, è il terzo paese al mondo dove questo tipo di emergenza è più grave116e l’aumento della popolazione ha peggiorato la situazione, perché la domanda crescente incide sulle fragili risorse idriche del paese. Anche in Libano, le pessime condizioni igieniche degli insediamenti, la difficoltà di smaltire l’aumento dei rifiuti e l’utilizzo di acqua non potabile, spesso quotidianamente razionata, contribuiscono alla diffusione di infezioni e malattie tra i rifugiati.117Senza contare il fatto che molti di loro si sono stabiliti in edifici abbandonati privi di sistemi fognari e acqua corrente. Tra i progetti che hanno cercato di far fronte a questo problema, nel 2015, l’UNICEF si è impegnata nel sostituire le autocisterne d’acqua con il ripristino della rete idrica, portando così benefici sia ai rifugiati che alle comunità ospitanti.118