VII) e in seguito spoliata (Periodo VI) a partire dal VI-VII secolo Tali operazioni funzionali al recupero d
2.1.5. Modena Monastero di S Paolo
2.1.5.2. Igiene e smaltimento dei rifiuti nel monastero di S Paolo
Seconda metà del XV secolo
Inizialmente le monache del neonato monastero di S. Paolo si insediarono in una abitazione porticata posta presso un ramo del canale Modenella, ad oriente della chiesa da cui avevano tratto la nuova titolazione. Questa sorgeva in una zona libera da altri edifici, in cui il tessuto urbano non era pertanto caratterizzato dall'alternasi di isolati, "androne" e strade pubbliche. Da un punto di vista delle strategie di smaltimento dei rifiuti poco si conosce di questo primo periodo, ma sicuramente l'edificio ero dotato di un sistema di scolo delle acque nere, che, attraverso una canaletta, venivano fatte confluire nel vicino fossato (fig. 9).
14
Vd. infra.
15 Vd. infra.
Fig. 8. Periodo VI, in nero le buche.
156 Fine del XV-inizio del XVI secolo
Come anticipato, in occasione dei lavori di costruzione della prima sede monastica vera e propria il canale venne interrato per guadagnare terreno edificabile. Per fare ciò si utilizzò, oltre a terra e detriti, una grande quantità di rifiuti, in particolare ceramiche e pochi frammenti vitrei e in metallo e qualche osso animale.
Analizzando le caratteristiche di questa associazione di materiali il primo dato da mettere in evidenza è sicuramente la complessiva omogeneità dal punto di vista cronologico delle ceramiche rinvenute16: ben il 97,95% è infatti databile alla seconda metà del XV secolo, in particolare all'ultimo quarto17. Lo 0,45% è costituito da possibili inquinamenti dovuti ad apporti successivi, ovvero da "maiolica alla porcellana" e "berettina", prodotti che compaiono solamente nel XVI secolo18.
Le ceramiche residuali sono invece l'1,59% e sono costituite da un frammenti di graffita bizantina di XIII secolo, da piccoli frustoli di "maiolica arcaica" e "maiolica arcaica blu" databili al XIV secolo19 ed infine da piccole porzioni di "graffita arcaica padana" (fine XIV-prima metà XV secolo)20 e "graffita prerinascimentale" (metà XV secolo)21. Di questi prodotti si sono conservati solamente piccoli frammenti non ricomponibili che potrebbero essere finiti all'interno del fossato prima del definitivo tombamento. Gli altri manufatti invece sono per lo più ricostruibili interamente o per una buona percentuale del loro corpo. I frammenti di cui sono composti inoltre sono in generale di grandi o medie dimensioni e le fratture sono nette. Queste caratteristiche inducono a ritenere che le ceramiche qui smaltite siano state gettate nel canale ancora integre e che non siano rimaste a lungo esposte agli agenti atmosferici. Non provenivano pertanto da un precedente accumulo di rifiuti destinato alla raccolta di scarti formatosi in tempi lunghi (infatti sono quasi totalmente assenti materiali antichi), ma sono in giacitura primaria (fig. 10). La presenza di pochi altri manufatti in materiale diverso dalla ceramica infine potrebbe essere un indizio del fatto che l'accumulo sia in realtà uno scarico selezionato di un particolare tipo di rifiuto. Tali oggetti infine erano sicuramente di proprietà delle monache di San Paolo: il 5% delle ceramiche infatti reca la sigla del monastero di Santa Maria (SM) o di quello di San Paolo (SP)22.
16 Tutti i dati relativi alle ceramiche qui presentati si riferiscono al conteggi degli individui (NMI). 17
Sulla composizione dell'associazione ceramica vd. infra.
18
Per una sintesi con bibliografia precedente su queste tipologie ceramiche: TAMPIERI,CRISTOFERI 1991.
19 N EPOTI 1986. 20 G ELICHI 1986a. 21 GELICHI 1992b, pp. 260-288. 22 Vd. infra.
Fig- 10. Ricostruzione delle modalità di smaltimento dei rifiuti nel XV
157 Fine del XVI-inizio del XVII secolo
In occasione dei lavori di restauro intrapresi a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo per adeguare il monastero alle nuove regole imposte dalla Controriforma23 vennero scavate delle buche a ridosso del muro perimetrale nord del CF3, vuoti che vennero poi riempiti anche in questo caso con una grande quantità di rifiuti, in particolare ceramiche da tavola, da cucina e da dispensa. I manufatti però in questo caso si presentavano molto più frammentati e, soprattutto, porzioni appartenenti ad uno stesso oggetto erano suddivise in diverse buche: il materiale si trovava pertanto in giacitura perlomeno secondaria. Evidentemente le ceramiche erano state in un primo momento smaltite in un accumulo dove si erano ulteriormente frantumate e solo in seguito riversate all'interno delle buche (fig. 11). Le fratture nette dei frammenti e le buone condizioni generali dei manufatti lascia ipotizzare che gli stessi non siano stati esposti agli agenti atmosferici: potevano trovarsi quindi o in una struttura protetta oppure potrebbero essere state spostate entro un breve periodo, nel caso si trovassero in un deposito all'esterno. Quel che è certo è che l'accumulo originario non deve essersi formato in un lungo lasso di tempo, poiché la ceramica è omogenea da un punto di vista cronologico. Si segnala tuttavia la presenza di un 1% di oggetti residuali, in particolare "graffite arcaiche padane", "graffite arcaiche tardive", "graffite rinascimentali" ed una porzione di ciotola spagnola databile genericamente al XV secolo. Inoltre la scarsa presenza di oggetti in altro materiale farebbe supporre uno smaltimento di materiali piuttosto selezionati.
Anche in questo caso si ha la certezza che le ceramiche qui raccolte fossero di proprietà del monastero di S. Paolo: ben il 42% dei manufatti presentano infatti dei graffiti a cotto, pratica riscontrabile soprattutto in cenobi femminili dal tardo medioevo in avanti24: tra questi il 27% presenta la P appunto di S. Paolo, mentre il 2% la R di "refettorio" e l'1% la F di "firmeria" (infermeria)25 ad ulteriore conferma dell'appartenenza di questi oggetti alla comunità monastica.
Per concludere
In entrambi i casi è possibile ipotizzare che le monache abbiano deciso di gettare via l'intero set da tavola e da cucina in un'unica occasione. Nel caso del contesto più antico è plausibile che nel momento in cui si prospettava la costruzione di una nuova sede, più consona alle esigenze delle monache e sicuramente simbolo tangibile e materiale di un ritrovato benessere, queste abbiano deciso di rinnovare l'intera apparecchiata liberandosi degli oggetti utilizzati fino a quel momento ed acquistati in parte mentre erano ancora nella precedente sede (per esempio le forme aperte decorate con il simbolo SM) ed in parte quando già risiedevano presso la chiesa di S. Paolo (i manufatti con SP). In quell'occasione si sfruttò la necessità di
23 Vd. infra. 24
FERRI,MOINE,SABBIONESI 2012;MOINE 2014, pp. 202-240; FERRI,MOINE,SABBIONESI 2015.
25 Vd. infra.
Fig. 11. Ricostruzione delle modalità di smaltimento dei rifiuti nel
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bonificare il canale per liberarsi di una grande quantità di manufatti risolvendo in questo modo due problemi: smaltire materiale altrimenti piuttosto ingombrante da un lato e riempire un grande vuoto con materiale di facile reperimento, vicino e pertanto comodo da trasportare. D'altro canto è piuttosto noto come i rifiuti fossero ampiamente utilizzati nel Medioevo per tombare corsi d'acqua o bonificare terreni acquitrinosi, come il caso del fossato di Argenta (FE)26 o di piazza VIII Agosto a Bologna, un tempo campo del mercato27, testimoniano.
Nel caso del deposito più recente invece è meno comprensibile cosa abbia spinto le suore a liberarsi di un così grande numero di oggetti per la tavola e la cottura dei cibi, ma probabilmente si potrebbe ipotizzare che in seguito a mutate condizioni o necessità della comunità si sia deciso di rinnovare completamente gli oggetti per la preparazione ed il consumo dei cibi. Quel che è certo è che durante i lavori si sfruttò l'occasione di dover riempire le buche scavate in funzione del cantiere per smaltire in modo definitivo i rifiuti che vennero prelevati dal deposito originario probabilmente a "secchiate" o riempiendo una carriola e poi gettati indistintamente nelle diverse cavità senza seguire un ordine preciso. Come vedremo questo sistema di smaltimento (accumulo originario poi suddiviso in buche di dimensioni modeste o comunque non abbastanza capienti da accogliere tutto il deposito di rifiuti) si riscontra in altri cenobi femminili in regione nello stesso arco cronologico28.