Lo scavo di Castel S. Pietro ha restituito, oltre ad un buon numero di oggetti in ceramica, una notevole quantità di manufatti in metallo e vetro, soprattutto in considerazione del fatto che molti di questi reperti provengono da contesti d'uso e non solo quindi da scarichi di rifiuti (graf. 9-10). I metalli tendenzialmente sembrano in numero maggiore se rapportati al numero di individui totali semplicemente per il fatto che ad ogni frammento corrisponde un NMI30. Per quanto riguarda gli oggetti in vetro invece il rapporto si inverte poiché vi sono contesti dove, a fronte di un numero molto alto di frammenti di parete e di orli, non sono stati rinvenuti fondi che indichino inequivocabilmente la presenza di un individuo certo, risultando pertanto sottostimati nei grafici sui NMI. Oltretutto questi materiali erano abbondanti anche negli strati di spoliazione e abbandono.
25 E
GAN, PRITCHARD 1991; SOGLIANI 1995.
26 Casi di animali da compagnia, in particolare gatti, gettati in latrine o in buche per lo smaltimento di rifiuti non sono
assenti in regione. Si ricordi per esempio una latrina rinvenuta a Ferrara, dove erano stati gettati alcuni cuccioli poi ricoperti di calce (GELICHI 1992c) o ancora la buca rinvenuta a Faenza (GELICHI 1992d) ed il caso di Palazzo Belloni a Bologna (vd. infra).
27 Vd. infra. 28 B
ENATI 1990, sub vocem "necessarium", p. 319, e sub vocem "privatum", p. 326.
29
Vd. infra.
30 In sostanza nessun oggetto in metallo è ricomposto da vari frammenti.
15 100 115 4 31 34 10 88 99 1 5 8 19 86 105 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
edificio 9 edificio 10 esterno
ossa animali altro metallo vetro ceramica 29 395 417 47 331 367 10 104 56 2 8 29 50 400 354 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
edificio 9 edificio 10 esterno
ossa animali altro metallo vetro ceramica
Graf. 9. NMI dei reperti suddivisi per contesti. Graf. 10. Numero dei frammenti totali dei reperti
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Tra i metalli si sono potuti riconoscere vari chiodi, elementi di serramenti (tav. 4.8-9), una serratura (tav.
4.10), chiavi, alcuni coltelli, un tagliere (tav. 4.11) ed una forchetta, strumenti come ditali per il cucito in
lega di rame, oggetti d'abbigliamento tra cui piccole fibbie sia in ferro che in lega di rame e bottoni a campanello ed un ferro di cavallo (tav. 5.1).
Per quanto riguarda i vetri sono molto abbondanti bicchieri e non sono assenti le bottiglie (tav. 5.2), di cui si sono riconosciuti alcuni orli e fondi. Questi oggetti sono piuttosto comuni in contesti bassomedievali regionali31, ma qui sono venuti alla luce anche alcuni oggetti più rari, come un frammento di calice (tav. 5.3), una bottiglia decorata con dei fili in blu confrontabile con un oggetto proveniente da Torcello (VE)32 ed infine una coppa o calice con una decorazione in blu all'esterno confrontabile con un esemplare rinvenuto in Francia33 (fig. 15) e forse prodotto in Toscana34. La presenza di un così alto numero di oggetti in metallo ed in vetro potrebbe essere imputabile ad una mancata attitudine al
riciclo di tali materiali. Per quanto riguarda il metallo ciò pone qualche difficoltà in quanto proprio all'interno dell'edificio 10 è stata individuato un ambiente interpretato come officina di un fabbro, ipotesi corroborata anche dal rinvenimento nell'abitazione di un boccale con uno stemma recante la raffigurazione di un incudine.
I rottami in vetro invece forse non erano conservati perché non c'era nelle immediate vicinanze chi fosse interessato a comprarli, per utilizzarli lui stesso o per rivenderli. D'altra parte dai documenti sembra intuibile la relativa economicità dei manufatti in vetro, che renderebbero non solo tali oggetti accessibili a molti, ma anche poco conveniente il loro riciclo35. Questo almeno per quanto riguarda gli oggetti prodotti in grandi quantità come i bicchieri e le bottiglie. I manufatti unici o estremamente rari, come il calice e soprattutto la coppa decorata in blu, potrebbero però essere spie di una capacità d'acquisto non comune.
La ceramica invece testimonia uno strettissimo rapporto commerciale con la vicina Bologna da cui sembrano provenire tutti i manufatti rinvenuti, non essendo testimoniati infatti oggetti d'importazione extraregionale. Questo dato non stupisce del tutto poiché le importazioni, soprattutto dal Veneto, registrate nella città di Bologna si riferiscono per lo più al XIII secolo, diventando sempre più rare, se non quasi assenti, con il
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Per una panoramica si veda STIAFFINI 1991.
32 V ALLINI 2001, p. 125. 33 V ALLINI 2001, p. 125. 34 CANTINI et alii, p. 268. 35 F AORO 2002, p. 106; vd. infra.
Fig. 15. Coppa o calice, US 104,
ambiente A. 4 51 54 4 4 2 4 5 6 21 114 3 20 30 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Strut. 9 Strut. 10 esterni
grezza
invetriata da cucina depurata
invetriata
maiolica arcaica blu maiolica arcaica8 272 277 6 31 7 19 14 8 45 175 6 53 73 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Strut. 9 Strut. 10 esterni
grezza
invetriata da cucina depurata
invetriata
maiolica arcaica blu maiolica arcaica
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diffondersi delle ceramiche rivestite di produzione locale. È comunque non comune l'altissima percentuale di manufatti per la tavola, in particolare in "maiolica arcaica", qui recuperati, a fronte di una relativa scarsità di prodotti per il fuoco in ceramica grezza (graf. 11-12). Questa tipologia ceramica non è rara in assoluto (24% NMI, 16% fr.), ma se si confronta questo con altri contesti coevi, dove generalmente la ceramica grezza rappresenta la maggior parte delle restituzioni, come l'accumulo di rifiuti nell'"androna" nello scavo di palazzo Belloni (72% NMI, 56% fr.) o le stratigrafie della prima metà del XIV secolo all'interno dell'ex-Sala Borsa (73,73% dei fr.) o ancora i contesti di scarico in piazza Roma a Modena (76,09% e 45,02% NMI; 66,79% e 49,3% dei fr.)36, notiamo come il dato emerga in tutta la sua peculiarità. Molto probabilmente gli abitanti di questi edifici utilizzavano altri materiali per la cottura dei cibi, ipotesi che sarebbe confermata dalla relativa scarsità nel contesto di forme chiuse sostituite probabilmente da pentole in metallo e da numerosi oggetti in pietra ollare qui testimoniati37. Non è infatti plausibile una diversa tipologia di cottura poiché le porzioni di ossa animali qui recuperate sono generalmente di piccole dimensioni, così macellate appositamente per adattarsi alla grandezza di pentole o olle38. Non è però totalmente da scartare l'eventualità di un'alta capacità di acquisto di oggetti per la tavola che permetteva a chi viveva all'interno dell'edificio 10 di poter comprare un grande numero di boccali in "maiolica arcaica" e di sostituirli periodicamente. Oltretutto sebbene in questo periodo la "maiolica arcaica" sia presente anche in contesti rurali, sono i contesti cittadini agiati ad aver restituito una certa abbondanza di questi oggetti ed è solo dalla seconda metà del secolo che la ceramica smaltata si diffonde capillarmente nel territorio39.
Che gli abitanti di questa area del borgo ricadessero nella sfera di influenza non solo politica, ma anche economico-commerciale del comune di Bologna è attestato non solo dalle importazioni ceramiche, ma anche dalla numerosa presenza di reperti numismatici che rientrano nell'area monetale del "bolognino e dell'agontano" e che per il 61% provengono proprio dalla zecca bolognese40.
Le case qui indagate, o perlomeno l'edificio 10, sono totalmente prive di zone ortive, cortili o giardini. Questo potrebbe spiegare l'alto numero di ossa animali sia rinvenute all'interno dei piani pavimentali (450 fr.) sia scartati nell'"androna" (354 fr.). I resti di pasto, non servendo per concimare orti o per altri utilizzi, erano infatti smaltiti assieme al resto dei rifiuti. Le ossa recuperate ci informano inoltre del fatto che gli abitanti dell'edificio 10 avevano posseduto un cavallo ed una cagna; quest'ultima aveva vissuto con loro in casa, ben alimentata e protetta dalle intemperie, morendo sana in tarda età41.
Purtroppo non essendo state condotte analisi paleobotaniche non si hanno informazioni complete sulla dieta di queste persone, i cui consumi carnei sono in linea con quelli urbani, in particolare della città di Bologna. In queste abitazioni si consumavano soprattutto ovini, in particolare agnelli, bovini e suini, ma anche polli, oche ed anatre mute, e non era disdegnata la pesca e la caccia42.
In sostanza sembra di poter ipotizzare che gli abitanti degli edifici rinvenuti siano appartenuti ad un ceto medio o medio-alto, in stretto contatto con la città di Bologna e con buone capacità economiche, testimoniate anche dall'acquisto di suppellettili fini per la tavola,
36 Vd. infra.
37 Generalmente infatti i manufatti in pietra ollare non sono attestati in grandi quantità in contesti bassomedievali,
mentre qui ne son stati rinvenuti ben 28 esemplari (LIBRENTI 1992, p. 38)
38
FARELLO 2001, p. 153.
39 G
ELICHI 1991b, pp. 400-402; LIBRENTI 1996a, pp. 266-267; SABBIONESI 2008/2009, p. 214.
40 C HIMIENTI 2001. 41 FARELLO 2001, pp. 156-157. 42 F ARELLO 2001.
Fig. 16. "Maiolica arcaica" decorata con stemma con un'incudine.
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oggetti rari come i calici e le coppe e l'utilizzo di pentolame metallico nelle cucine. Confermerebbero questa ipotesi le fonti d'archivio che sembrano attribuire molte delle abitazioni interne al castello a famiglie nobili tra cui anche esponenti dell'aristocrazia bolognese come i Pepoli e loro alleati43. Tuttavia è probabile che almeno uno degli ambienti dell'edificio A fosse dedicato ad attività artigianali, nello specifico metallurgiche, testimoniando la presenza di artigiani nella zona, forse affittuari (fig. 16)44.
43 Z
ANARINI 1996. Sembrerebbe anzi che il comune bolognese abbia deciso la distruzione della serie di abitazioni dove ora sorge piazza XX Settembre anche in ragione del fatto che appartenessero proprio ai suoi avversari politici: ZANARINI 2001.
44 La raffigurazione dell'incudine è al momento non attestata su altri esemplari in "maiolica arcaica", ma compare in
prodotti della seconda metà del XV secolo rinvenuti a Imola, conservati al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza o ancora sulle mattonelle del pavimento Vaselli datato 1487 ed è stata interpretata come emblema dell'Arte dei Fabbri (RAVANELLI GUIDOTTI 1991, pp. 128-129).
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