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VII) e in seguito spoliata (Periodo VI) a partire dal VI-VII secolo Tali operazioni funzionali al recupero d

2.1.4. Modena Piazza Roma

2.1.4.2. Modena e piazza Roma nel medioevo: un breve excursus

La città di Modena ha visto, a partire dal medioevo, la costruzione di varie cinte difensive che hanno di volta in volta racchiuso uno spazio urbano sempre più ampio4 (fig. 1). La prima fortificazione, non necessariamente in muratura, è quella dell'IX secolo ad opera del vescovo Leodoino, ma permangono numerose incertezze sul suo andamento effettivo e sulla sua ampiezza. Nell'XI secolo venne costruita una seconda cinta che doveva transitare proprio sotto quella che oggi è piazza Roma, dove si apriva una delle 8 porte che mettevano in comunicazione Modena con il territorio circostante, ovvero porta Albareto. Risale al 1188 la terza fortificazione che allarga ulteriormente il perimetro cittadino: tale opera doveva consistere in un terrapieno con una palizzata circondato da un fossato e non in un'opera in muratura vera e propria, che venne costruita al di sopra del terrapieno, ricalcando lo stesso tracciato o leggermente più all'esterno, solo

4 P

ELLEGRINI 1997 con bibliografia precedente.

Fig. 2. Ricostruzione di Modena nel medioevo con i canali e scoli, gli isolati, la suddivisione in quartieri e cinquantine

96

dall'inizio del XIV secolo5. Anche queste cerchie erano interrotte da 11 porte e quella aperta nella zona di piazza Roma mantenne la stessa denominazione di quella precedente, continuando a chiamarsi porta Albareto.

L'ultima cinta muraria è infine della prima metà del XVI secolo, a cui verrà aggiunta un secolo dopo la cosiddetta "Cittadella": tale fortificazione ricalca ancora una volta il perimetro stabilito nel 1188 e consolidato nel XIV secolo per quanto riguarda i confini ad Ovest, Sud ed Est della città, ma si allarga notevolmente verso Nord.

Gli isolati cittadini vennero così a svilupparsi di volta in volta seguendo le caratteristiche del terreno, l'alternarsi di vie e canali, la cui presenza era un elemento distintivo dell'impianto urbanistico6, ed in alcuni

5 T

IRABOSCHI 1793, pp. 14-15.

Fig. 3. Gli isolati a nord della via Emilia e la zona dell'attuale piazza Roma, con i canali, gli scoli, la divisione in

cinquantine, porta Albareto e l'ubicazione ipotetica del castello estense (a), la chiesa di S. Giorgio (8) e quella di S. Domenico (7) (GUIDONI,ZOLLA 1999).

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casi l'andamento imposto da preesistenze romane7 (fig. 2). In particolare a nord della via Emilia gli isolati si sviluppano in lunghezza tra strade che corrono parallele da sud a nord, mantenendo pertanto costante la loro larghezza8 (fig, 3). Questi lunghi isolati, così come in generale gli isolati in tutta la città, stando a quanto contenuto negli statuti del 1327, pare fossero percorsi per tutta la loro lunghezza da canali secondari o per lo meno una canaletta di scolo su cui si apriva il retro delle abitazioni. Le facciate invece si trovavano sulla via principale9.

Quest'area della città si sviluppò entro le fortificazioni di XI secolo, che transitavano proprio sotto a quella che oggi è piazza Roma, come accennato. Durante gli scavi sono state infatti individuate delle murature che si aprivano su una porta monumentale entro cui una strada inghiaiata interpretabile come l'antica Rua Magna entrava in città in linea con quella che oggi è via Farini-S. Carlo; tale porta deve essere proprio quella portam

veterem Albareti distrutta poi nel 1223 per disposizione comunale10. Nello stesso documento si prescrive

inoltre di non edificare fabbricati negli spazi una volta occupati dalla porta, con lo scopo di garantire la percorribilità della strada, disposizione che venne, come si vedrà, disattesa.

Con l'apprestamento delle nuove fortificazioni di 1188, più ampie della precedenti, poi sostituite con opere in muratura all'inizio del XIV secolo11, l'area immediatamente all'esterno delle difese più antiche venne occupata da nuovi edifici, intercettati anch'essi dalle indagini archeologiche.

Modena nel tardo medioevo era suddivisa in 4 quartieri che prendevano il nome dalle 4 principali porte cittadine12. Ogni quartiere era poi ulteriormente suddiviso in cinquantine, circoscrizioni urbane che riguardavano la suddivisione amministrativa. L'area di piazza Roma sorgeva nel quartiere di porta Albareto e nella cinquantina di Campo Marzio13.

6 G

UIDONI 2001, pp. 82-83, GELICHI 1988b, p. 570; i canali sono stati interrati (e già lo erano nel XVIII secolo secondo quanto riporta il Tiraboschi: TIRABOSCHI 1824, vol. I p. 107 alla voce canales), ma la toponomastica delle vie rimane a testimonianza della loro presenza (via Cerca, corso Canalchiaro, corso Canalgrande, via Modenella, via Canalino).

7 Corso Canal Grande per esempio ricalca un cardine romano ed in generale gli isolati ad oriente ed occidente di questo

asse rispecchiano una certa persistenza dei limiti delle insule della città antica. Alcuni decumani minori sono inoltre riconoscibili in via Gherarda, via. S. Vincenzi - Carmelitane Scalze, via Taglio, via Università e via Mascarella (GELICHI 1988b, pp. 553-554). In questa zona i depositi alluvionali dovuti a vari fenomeni esondativi che hanno interessato la città tra la fine dell'età romana e l'inizio del medioevo e che, in alcuni casi, sono testimoniati da depositi fino ai due metri di potenza, sono piuttosto modesti. Si ricordi inoltre l'incrocio delle vie Mondatora e via Canalino che seguono l'andamento di un lato dell'anfiteatro.

8 A differenza di quanto avviene nelle zone di urbanizzazione bassomedievale a Bologna, in cui gli isolati si

configurano come dei cunei tra strade che si aprono a ventaglio.

9 G

UIDONI 2001, pp. 83-84. STATUTA 1864, p. 453, libro II, rubr. CXXXII, De spazaturis, rusco, et paleis non

prohiciendis in andronis. 10 BONACINI 2001, p. 116. 11 G UIDONI 2001, pp. 86-88. 12 G RECO 2002, p. 115. 13

Per la suddivisione topografica delle cinquantine e l'attribuzione dell'area di Piazza Roma alla cinquantina di Campo Marzio si segue quanto proposto in GUIDONI,ZOLLA 1999.

98 Il castello estense

Nel 1288 la città venne consegnata alla famiglia estense nella persona del marchese Obizzo d'Este14. Gli estensi inviarono allora 150 cavalieri ed un conte come rappresentante del loro potere, venendosi pertanto a creare il problema del loro alloggiamento. Così tre anni dopo, nel 1291, lo stesso Obizzo, diventato signore di Modena, decise di costruire un castello che fungesse anche da palazzo e da abitazione. Il luogo stabilito per questa nuova fabbrica fu la cinquantina di Campo Marzio nel quartiere di Albareto presso l'omonima porta e, a tale scopo, furono acquistati dal marchese 42 casamenti (poi riacquistati dal Comune appena un mese più tardi, evidentemente per finanziare con denaro pubblico la costruzione stessa) con edifici da demolire, in quanto occupavano lo spazio su cui tale edificio sarebbe dovuto sorgere (causa faciendi quoddam palatium sive castrum. seu fortilìciam in Civitate Mutine in porta Albareti prope ipsam portam in

vicinia Campi Marzi)15. Dagli atti di vendita si evince che i terreni acquistati confinavano complessivamente

a nord con le fosse e fortificazioni cittadine (ab uno latere fovea civitatis mediante faxina e via comunis), ad ovest con il canale Naviglio (ab alio Navigium) ed a sud con un canale tradizionalmente interpretato come il

14

TIRABOSCHI 1793, pp. 121-122.

15 T

IRABOSCHI 1793, p. 127.

Fig. 4. Pianta di Gian Battista Boccabadati del 1684. Nel riquadro la zona di piazza Roma con, in basso a sinistra,

99

Canalgrande, che si immetteva perpendicolarmente nel Naviglio (ad alio canale sive fovea que intrat in Navigium mediante via).

Quest'ultima indicazione di confine pone oggi alcuni problemi: il Canalgrande scorreva infatti sotto l'attuale piazza Roma, a nord delle fortificazioni di XI secolo, di cui costituiva probabilmente il fossato esterno difensivo, ma venne sicuramente in seguito deviato, tanto che almeno dal 1684 (ed ancora oggi) confluiva in Naviglio a sud di Piazza Roma, poco a nord della chiesa di S. Giorgio, come testimoniato da una pianta del Boccabadati redatta in quella data16 e da scavi condotti nel 1984 che ne hanno messo in luce il corso sotterraneo voltato17 (fig. 3-4). Un canale con direzione est-ovest è stato infatti sicuramente intercettato durante i recenti scavi, ma questo risulta già inattivo e tombato a partire dall'XI secolo18. Sempre dalle indagini archeologiche del 2015 sappiamo che a nord del punto di confluenza attuale vi erano una serie di costruzioni anche a carattere abitativo ancora in uso nella prima metà del XIV secolo19. Si deve pensare quindi o che vi fosse un altro canale che confluiva nel naviglio a nord di piazza Roma, sotto l'attuale facciata del palazzo Ducale, ed a questo si riferiscano i documenti di compravendita (tale corso d'acqua, pur non comparendo nella cartografia del Boccabadati, potrebbe essere quello testimoniato in una mappa più tarda, del 1743 ad opera di Domenico Vandelli20, fig. 5), oppure che il Canalgrande stesso voltasse molto più a nord di quanto si verifichi ora e persino di quanto ipotizzato in uno studio condotto alla fine negli anni '90 del secolo scorso e visualizzato in una mappa che restituisce l'ipotesi ricostruttiva della Modena di XIV secolo, con i canali e scoli, gli isolati, la suddivisione in quartieri e cinquantine e le fortificazioni21 (fig. 3). Una terza ipotesi per spiegare la sopravvivenza di quegli isolati comprati per poi essere abbattuti e posti oggi a nord di Canalgrande potrebbe essere che non tutte le case acquistate nel 1291 vennero atterrate immediatamente22. Se questa ipotesi fosse corretta, in seguito alla cacciata degli Estensi nel 1306 e alla conseguente totale distruzione del castello per volere del Comune23, tali

casamenta, ancora di proprietà del Comune stesso, non vennero più abbattuti, ma continuarono ad essere abitati; oltretutto secondo il Liber magne masse populi civitatis Mutine, lista di popolani suddivisi per quartieri e cinquantine di appartenenza stilata subito dopo la cacciata24, la cinquantina di Campo Marzio era una tra le più popolose di tutta la città, eventualità che non sarebbe stata verosimile se effettivamente tutte le abitazioni poste sotto l'attuale piazza Roma fossero già state atterrate. Dopo la riconquista di Modena da parte della casata estense nel 1336, i marchesi Obizzo III e Nicolò d'Este ricostruirono il castello distrutto

trent'anni prima e lo fecero circondare di mura. A partire poi dal 1343 si cominciarono nuovamente a demolire le abitazioni che circondavano il fortilizio, inizialmente sul lato ovest, verso il convento di S. Domenico, poi in Campo Marzio, allo scopo di ottenere lo spazio necessario per creare una piazza attorno al castello25, e ancora tra il 1350 ed 1351 il marchese Obizzo comperò altre case nella cinquantina di S.

16

ASCMo, Camera Segreta, G. B. Boccabadati, Pianta della citta’ di Modena co’ suoi scoli sotterranei pigliata l’anno

MDCLXXXIV – 1684; http://urbanistica.comune.modena.it/prg/qc/cartastorica/ac_boccabadati_1684.htm

17 B

ARACCHI,MANICARDI 1985, p. 43, foto in alto.

18 Ex. info Donato Labate. 19

Vd. infra.

20 ASMo, Pianta della città di Modena coi suoi scoli sotterranei, pigliata l’anno MDCLXXXIV - scala di pertiche

cinquanta ridotta in questa forma da Domenico Vandelli nel 1746;

http://urbanistica.comune.modena.it/prg/qc/cartastorica/ac_vandelli_1743.htm

21

GUIDONI,ZOLLA 1999.

22

Si veda per esempio il caso di Castel S. Pietro (BO), dove gli abbattimenti delle case acquistate per la creazione della zona di rispetto della rocca sono durati almeno 25 anni: ZANARINI 2001, pp. 179-180.

23 T IRABOSCHI 1793, pp. 154-155. 24 BRAIDI 2004. 25 B IONDI G., 1987, p. 158.

Fig. 5. Particolare della pianta di

100

Silvestro e di S. Margherita, entrambi confinanti con Campo Marzio26. Non è escluso peraltro che tali abbattimenti fossero funzionali anche alla costruzione di appendici alla fabbrica, come stalle o granai documentati qui nelle fonti quattrocentesche27.

È proprio in questa occasione probabilmente che vennero demolite le case e strutture che si trovavano in quella che oggi è piazza Roma e che son state rinvenute durante le recenti indagini archeologiche.

2.1.4.3. Gli scavi archeologici: l'"androna" (C.1)

Come accennato precedentemente, gli isolati a nord della via Emilia si sviluppavano da nord a sud entro due strade parallele su cui si affacciavano le facciate delle abitazioni. Al centro degli isolati scorreva probabilmente un piccolo canale di scolo, o un fognolo, sui cui si apriva il retro delle case, e tali canalizzazioni minori, oltre ad essere citati negli statuti cittadini del 132728, sono ancora testimoniate nella pianta del Boccabadati del 168429 (fig. 4). Se tali isolati così organizzati sembrano effettivamente aver mantenuto ancora oggi le dimensioni e organizzazione con cui nacquero nel medioevo, nella zona di piazza Roma gli abbattimenti di XIV secolo e la costruzione di nuovi edifici hanno radicalmente mutato l'aspetto dell'area. Gli isolati compresi tra via Farini (antica rua Magna), via Campanella (rua Campanariorum) e via Modonella si interrompono infatti alla fine di piazzale S. Giorgio; proseguendo verso la piazza troviamo un palazzo posto perpendicolarmente agli isolati stessi contro cui si interrompe via Campanella (fig. 6 e fig. 3: la ricostruzione proposta presenta la situazione ad abbattimenti avvenuti).

Gli scavi hanno invece dimostrato come questi isolati, o per lo meno quello compreso tra via Farini e via Campanella, proseguissero almeno fino alla cinta di XI secolo e forse oltre: sono state infatti individuate delle murature che

appartengono ad edifici a carattere probabilmente abitativo che si sviluppavano proprio tra queste due strade, con la facciata prospiciente alle vie pubbliche (fig. 7. C.1).

All'interno dell'isolato è effettivamente riconoscibile un passaggio largo tra i 2 ed i 2,5 m parallelo alle strade, su cui si affacciava il retro delle abitazioni (fig. 8). Entro questo vicolo, indiscutibilmente interpretabile come un'"androna", era stato scavato un canale con profilo inizialmente svasato ed un approfondimento ad U leggermente ristretto verso il fondo. Il taglio del canale (T US 1101) incideva lo stesso strato (US 1075) su cui si impostano le murature che lo fiancheggiavano (UUSSMM 1077, 1109), ma non è chiaro se il suo apprestamento sia 26 T IRABOSCHI 1794, pp. 1-2. 27 B IONDI G., 1987, p. 158. 28

STATUTA 1864, p. 453, libro II, rubr. CXXXII, De spazaturis, rusco, et paleis non prohiciendis in andronis.

29 http://urbanistica.comune.modena.it/prg/qc/cartastorica/ac_boccabadati_1684.htm; G

UIDONI,ZOLLA 1999.

Fig. 6. Gli isolati nella

zona di piazza Roma.

Fig. 7. I contesti di smaltimento di rifiuti individuati

101

stato precedente alle strutture, contemporaneo o successivo alla costruzione delle stesse (fig. 9). Il suo taglio

incide infatti anche un secondo livello formatosi sicuramente dopo l'edificazione del muro USM 1077, ma tale evenienza potrebbe essersi verificata anche in seguito alle attività costanti di escavazione e spurgo a cui il canale doveva essere soggetto per evitare che fosse colmato da fanghi, detriti e rifiuti. Questo canaletto fuoriusciva verosimilmente dal Ramo della Modenella per finire in Canalgrande o in un canale ad andamento est-ovest ed era proprio una di quelle cloache che attraversavano gli isolati parallelamente alle strade (fig. 3). Inizialmente l'"androna" doveva essere delimitata dalle UUSSMM 1077 e 1121; queste hanno una fondazione in ciottolo di fiume, ben visibile dove l'attività di spoliazione si è spinta più in profondità (per

Fig. 8. L'"androna" ed il canale in parte già colmato.

102

esempio nel tratto nord di USM 1077 e in USM 1121), ed un alzato a sacco con paramento in laterizi interi. Tale tecnica costruttiva è documentata in provincia di Modena dalla fine dell'XI secolo-XII secolo30 e caratterizza anche le mura e la porta monumentale individuata poco più a nord, tradizionalmente databili all'XI secolo31. Le murature USM 1109 e 1030, completamente in laterizio, sono invece costruite in appoggio alle precedenti e sono quindi posteriori. USM 1030 venne eretta a ridosso del canale e non si esclude che tale fognolo potesse in parte già essere stato tombato. Probabilmente gli ambienti A e B sono pertinenti ad abitazioni di XI-XII secolo, mentre le murature delle stanze C e D sono state costruite più avanti, forse nel corso del XIII secolo, ma potrebbero ricalcare perimetrali di edifici già esistenti ed in seguito ricostruiti con diversa tecnica edilizia.

All'interno dell"androna" erano inoltre apprestate delle strutture in materiale deperibile sorrette da pali, probabilmente delle latrine sospese: le indagini hanno infatti messo in luce 5 buche sul bordo del fognolo (buche 1-5).

Ad un certo punto verso la fine del XIII secolo il canale non venne più mantenuto, si riempì fino a colmarsi ed il deposito arrivò a lambire le murature e a ricoprire l'intera superficie dell'"androna" (fig. 10); all'interno del riempimento sono stati individuati due livelli distinti: un primo strato con pochi frustoli laterizi e carboni (US 1114), ed un secondo a matrice limo sabbiosa ricco di materiali (US 1078), tra cui molte ceramiche da cucina e da mensa, alcuni oggetti in vetro, una fusaiola, alcuni chiodi, ossa ed un frammento di macina in cloritoscisto granatifero. In particolare la ceramica da mensa si concentrava nella parte meridionale dello scavo e data le ultime attività di abbandono di rifiuti nell'"androna" alla prima metà del XIV secolo.

30

CIANCIOSI c.s.

31 Vd. supra.

103

Graf. 1. NMI in US 1078 Graf. 2. N. di frammenti in US 1078 I materiali

Lo scavo del riempimento del canale ha restituito 69 reperti (numero minimo di individui: NMI), corrispondenti ad un totale di 373 frammenti a cui vanno aggiunti 138 frammenti di ossa animali e malacofauna, per cui non è stato conteggiato il numero minimo di individui. Le categorie di reperti analizzati sono gli oggetti in ceramica, in metallo, in vetro ed in pietra (graf. 1-2)32.

Totale numero minimo di individui Totale frammenti

oggetti in ceramica 46 oggetti in ceramica 268

oggetti in vetro 11 oggetti in vetro 69

oggetti in metallo 9 oggetti in metallo 26

oggetti in pietra 2 oggetti in pietra 12

fusaiola 1 fusaiola 1

totale 69 totale 374

ossa animali 138

totale + ossa animali 514

32 La discussione sui resti archeobotanici dei tre contesti è affrontata in un paragrafo dedicato. Vd. infra.

ceramica 67% metallo 13% vetro 16% pietra 4% ceramica 71% metallo 7% vetro 18% pietra 4% Fig. 10. Il riempimento US 1078.

104

Ceramica

La ceramica rappresenta il 67% del materiale rinvenuto all'interno del riempimento del canale, se si considera il numero minimo degli individui, ed il 71% sul totale dei frammenti recuperati (graf. 1-2).

I prodotti per la mensa corrispondono al 21,74% del NMI, ed al 32,46% dei frammenti e si suddividono tra produzioni locali o perlomeno regionali ("maiolica arcaica", "maiolica arcaica blu" ed

invetriata da mensa,

esclusivamente forme chiuse), che rappresentano la maggior parte dei manufatti per la tavola, ed importazioni (esclusivamente ceramica veneta: graffita tipo "S. Bartolo" ed invetriata da mensa, forme chiuse e aperte).

La "maiolica arcaica" è testimoniata dalla presenza di 5 boccali suddivisi in 75 frammenti.

Un boccale di medie dimensioni con alto piede svasato presente per il 90% del corpo è stato rinvenuto praticamente integro, mancante solamente della bocca e dell'ansa33 (tav. 1.1), mentre un altro oggetto è ricomponibile per il 70% del corpo da 38 frammenti combacianti. Quest'ultimo boccale presenta un decoro a scacchi ed ha il corpo globulare con basso piede leggermente svasato (tav. 1.3). Gli altri 3 manufatti sono frammentari e lacunosi. In particolare di un boccale di grandi dimensioni sono presenti ben 11 frammenti non combacianti fra di loro, mentre di un oggetto di piccole-medie dimensioni con basso ventre globulare e piede leggermente svasato sono attestati almeno 6 frammenti (tav. 1.2).

Tutte le "maioliche arcaiche" sono caratterizzate da impasti rosa, dalle tonalità chiare a quelle più scure. Gli smalti sono sempre devetrificati.

Tra gli oggetti per la mensa invetriati si riconoscono alcune produzioni con impasti molto simili a quelli che caratterizzano le "maioliche arcaiche". Si tratta nello specifico di un boccale con fondo apodo, ansa a nastro e vetrina coprente gialla, una forma ben attestata in regione, ma solitamente rivestita con vetrina verde (tav.

1.4) e di una parete di un'altra forma chiusa sempre con vetrina gialla.

Per completare il quadro delle suppellettili per la mensa si devono citare i materiali importati dal Veneto: una ciotola carenata invetriata in verde con rotellatura all'esterno (tav. 1.5)34, un frammento di parete di forma chiusa invetriato in verde ed una piccola porzione di graffita tipo "S. Bartolo" (tav. 1.6).

Tra le ceramiche rivestite è presente anche un oggetto non da mensa, cioè una statuetta in "maiolica arcaica blu" (tav. 1.7), probabilmente di produzione bolognese35.

33

Si è rotto purtroppo durante le operazioni di recupero.

34 G

ELICHI 1988c, forma 3a.

35 179 2 7 2 4 1 1 5 75 1 2 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% NMI frammenti

"maiolica arcaica blu" "maiolica arcaica" graffita tipo "S. Bartolo" invetriata da mensa veneta invetriata da mensa emiliana grezza

105

La maggior parte delle ceramiche appartiene al gruppo delle ceramiche grezze da fuoco (76,09% NMI, 66,79% dei fr.). Sono attestati qui due soli tipi funzionali: la pentola con fori per manico (69% NMI), con o senza anse sopraelevate, ed il catino-coperchio (31% NMI). Tra le prime le pentole più comuni (7 esemplari) hanno profilo globulare con orlo rientrante piano, arrotondato verso l'interno e sottolineato da uno spigolo all'esterno; quando presente l'ansa è sopraelevata e triangolare (tav. 1.8)36. 4 oggetti presentano invece una forma meno espansa e un bordo piatto (tav. 2.1-2). Tali esemplari sono privi di anse ed il foro per la sospensione si trova sotto all'orlo, in un caso sottolineato da un cordolo a rilievo a forma di triangolo (tav.

2.2). Tre pentole hanno invece un bordo piano con l'interno ingrossato squadrato ed il profilo cilindrico (tav. 2.3) e, quando superstite, l'ansa è a trapezio. Altri tre manufatti presentano un orlo rientrante col bordo