LAURUM (GERMANIA INFERIOR) E CORDUBA (BAETICA)
Le più antiche testimonianze del culto di Elagabalus in Occidente risalgono all’epoca degli Antonini: a questo periodo appartengono due altari con dediche alla divinità emesena, provenienti rispettivamente da Laurum281,
castellum collocato lungo il limes della Germania Inferior, sul Basso Reno, e
dalla Colonia Patricia Corduba nell’Hispania Baetica.
Dell’iscrizione cordubensis abbiamo ampiamente discusso nel capitolo precedente282, per cui ora ci soffermeremo sul titulus rinvenuto a Woerden (Olanda)283, dove in età imperiale sorgeva il castellum di Laurum:
281 Su Laurum vd. E.B
LOM, W.VOS., De Romeinse limes tijdens Caligula: gedachten over de aanvang van het castellum Laurium en onderzoeksresultaten van de opgravingen uit 2002 aan het Kerkplein in Woerden, «Westerheem», 52 (2003) pp. 50-62. Durante gli scavi del 2003 è stata fatta una scoperta eccezionale, gli archeologi hanno infatti rinvenuto una nave cargo romana, conosciuta oggi come Woerden 7, e in funzione verso la metà del II secolo d.C. stando alla datazione su base dendrocronologica. Vd. E.BLOM,T.HAZENBERG, W.VOS, Het geroeide Nederlandse vrachtschip de ‘Woerden 7’. Onderzoeksresultaten van de opgraving van een Romeinse platbodem aan de Nieuwe Markt in Woerden (Hoochwoert), «Westerheem», 55 (2006), pp. 141-154.
282
Supra, § I, 3. 283
La scoperta dell’altare si deve a dei lavori commissionati dalla provincia di Zuid-Holland a partire dalla metà del 1988, per la bonifica di un terreno appartenente ad un ente del gas , nella parte sud-ovest della città di Woerden. Durante i lavori sono emersi diversi reperti di epoca romana, finchè il 23 giugno dello stesso anno, un archeologo dilettante, P.C. Beunder ha fatto la scoperta più interessante, rinvenendo l’ara con la dedica ad Elagabalus (J.E. BOGAERS, Sol Elagabalus und die cohors III Breucorum in Woerden (Germania Inferior), «Oudheidkundige Mededelingen», 74 [1994], p. 154).
AE 1994, 1285
Figura 17: l’altare con dedica al Sol Elagabalus e Minerva da Woerden (da http://www.livius.org/pictures/netherlands/woerden laurum/ woerden -dedication-to- elagabal/).
P(ro) s(alute) I(mperatoris) C(aesaris) T(iti) A(eli) Ha(driani) / A(ntonini) A(ugusti) P(ii) / Soli Helaga/balo (!) et Miner(vae) L(ucius) Terentius / Bassus (centurio) coh(ortis) / III Breucor(um)
La titolatura imperiale permette di datare l’epigrafe al principato di Antonino Pio, fra il 138 e il 161 d.C., prima della stessa iscrizione di Cordova, anch’essa di età antonina, ma posta nel 171 d.C., sotto Marco Aurelio. Si tratterebbe quindi non solo della più antica dedica ad Elagabalus rinvenuta nella pars occidentalis dell’Impero, ma anche della prima iscrizione in cui emerge il carattere solare del dio, come si evince dal nome della divinità Soli Helaga/balo (!). Nell’epigrafe il dio emeseno è accompagnato anche da Minerva, in questo caso l’interpretatio Romana di Allath, la paredra di Elagabalus284.
È possibile sia stato lo stesso dedicante a incidere l’iscrizione, si notino al riguardo gli strani segni d’interpunzione, le lettere traballanti e le O particolarmente accentuate; potrebbe dunque aver comprato il monumento da un’officina epigrafica per poi finire di lavorarlo lui stesso285.
Da segnalare la presenza sulle due facce laterali dell’altare di tre rilievi: sul lato sinistro un malleus, mentre sul lato destro una dolabra e un culter. Si tratta di instrumenta sacra, utilizzati nell’ambito del sacrificio cruento (figg. 18-19)286. Il malleus era il martello che veniva impiegato per immolare gli animali di taglia più grande, quali tori e vitelli287, una funzione simile a quella ricoperta dalla stessa dolabra, l’ascia a lungo manico. Il culter, come la
secespita, era un coltello che veniva adoperato in diverse occasioni, sia per i
sacrifici sanguinosi che per quelli incruenti. Nel primo caso veniva usato per
284
J.E.BOGAERS, cit., p. 154. Cfr. J.MILIK, cit., p. 304; H.SEYRIG, Antiquités syriennes. Le culte du Soleil en Syrie
a l'époque romaine, «Syria», 48 (1971), pp. 370-371; M.FREY, cit., pp. 50-53.
285
J.E.BOGAERS, cit., p. 153. 286
A.V.SIEBERT, Instrumenta Sacra, Untersuchungen zu römischen Opfer-, Kult- und Priestergeräten, Berlin- New York 1999. Cfr. ID., Instruments and Vessels, R.RAJA,J.RUPKE (edd.), A Companion to the Archeology of
Religion in the Ancient World, 2015, pp. 393-394. 287
OV. Met., II, 615-619: tum vero gemitus (neque enim caelestia tingi ora licet lacrimis) alto de corde petitos edidit, haud aliter, quam cum spectante iuvenca lactentis vituli dextra libratus ab aure tempora discussit claro cava malleus ictu.
forare l’arteria carotide della vittima288; Ovidio, d’altra parte, ci informa che poteva essere impiegato anche per aprire il corpo dell’animale.
Un altro elemento d’interesse compare sul coronamento dell’altare, dove sono presenti quattro rosette ed un incavo centrale; proprio sopra quest’ultima parte si trova incisa quella che J. E. Bogaers ritiene essere una piccola croce289; d’altra parte non disponiamo di alcun confronto che permetta di approfondire la questione. Rimanendo a livello ipotetico, se si osserva più attentamente la figura, vi si potrebbe riconoscere le sembianze di un uccello: perché non pensare allora, sempre con tutte le cautele del caso, che il dedicante vi abbia voluto rappresentare una piccola aquila, che come sappiamo era l’animale sacro di Elagabalus?
Il dedicante, L. Terentius Bassus, centurione della cohors III Breucorum, dovrebbe essere secondo J.E. Bogaers un siriano originario di Emesa, nonostante presenti un cognomen latino290; non altrimenti si spiegherebbe la dedica alla divinità orientale che, come dimostrano le iscrizioni d’età successiva, risulta oggetto di venerazione in Occidente soltanto da parte di siriani.
La cohors III Breucorum291 era una coorte peditata e quinquagenaria, reclutata su ordine di Vespasiano fra il 71 e il 72 d.C. dalla tribù dei Breuci, popolazione che viveva lungo la valle del fiume Sava, in Pannonia. Il suo reclutamento si sarebbe reso necessario per ripianare le perdite subite dall’esercito romano lungo il limes della Germania Inferior a seguito della rivolta batava. L’unità fu assegnata al castellum di Laurum dove sostituì la
cohors XV Voluntariorum. Come si può notare non vi è alcun legame fra la
truppa ausiliaria ed il culto di Elagabalus, e in assenza di altre dediche votive
288 S
ERV. in Verg. Aen., VI, 248.
289
J.E.BOGAERS, cit., p. 154. 290
J.E.BOGAERS, cit., p. 155. 291 J.S
PAUL, Cohors. The evidence for and a short history of the auxiliary infantry units of the Imperial Roman Army, 2000, p. 321.
poste da soldati della cohors sembra che l’iscrizione di Laurum, al pari di quella cordubensis, si collochi entro un quadro di epigrafia privata, dipendente forse dalla volontà di singoli o di gruppi di onorare le divinità del proprio luogo di provenienza, per quanto costituiscano dati interessanti l’ambito militare in cui operava L. Terentius Bassus e il possibile collegamento con l’attività commerciale di negotiatores Syrii nell’epigrafe di Cordova.
III. `H filÒsofoj: POLITICA RELIGIOSA DI
UN’IMPERATRICE SIRIANA
III,1 NASCITA DI UN’IMPERATRICE: IL RUOLO ISTITUZIONALE