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III,3,1 T IULIUS BALBILLUS E IL SANTUARIO DI ELAGABALUS NELLA REGIO XIV TRANSTIBERIM

Nella regio XIV Transtiberim, area suburbana e portuale dell’Urbs, prestavano servizio, sin dalla fine del I secolo d.C., schiavi e mercanti di origine orientale. La loro presenza portò alla formazione di luoghi di culto in onore delle divinità patrie, in particolar modo l’area fu interessata dalla diffusione dei culti siriaci: divinità palmirene quali Bel366, Iahribol367, Aglibol368, Malakbel369, ma anche Iuppiter Sabatius370, la Dea Syria371, e lo stesso Elagabalus372.

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CIL VI, 50 = IGVR I, 117 = IG XIV, 969 = IGRR I, 43 = ILS 4334: Pro salute Imp(eratoris) [Caesaris - - - ] / C(aius) Licinius N[ - - - et Heliodorus] / Palmyrenus [aedem Belo - - - ] / constitu[erunt].

HliÒdwroj Ð [PalmurhnÕj kaˆ G(£ïwj) Lik…nioj N - - -] / tÕn naÕn B»[l_ - - - qeù - - -] / Palmurhn[ù ¢nšqhkan - - - ]; CIL VI, 51 = IGVR I, 118 = IG XIV, 97O = IGRR I, 44: [Pro salute Imp(eratoris) Caesaris - - - ] / [C(aius) Licinius N - - - et Heliodorus Palmyrenus] / [ae]dem Belo statuerunt.

[`H]liÒdw[roj] / [Ð Palmurh]nÕj kaˆ G(£ïwj) Lik…nioj [N - - -] / [tÕn naÕn] Malacb»[l_ qe[ù ¢nšqhkan] [ - - - ] LLALMIA [ - - - ];

IGVR I, 120 = IG XIV, 972 = IGRR I, 46 = C.I. Sem. II, 3, 3904:

1) Testo palmireno: BL WYRHBWL W ‘GLBWL WL ‘BDW MQY BRML' LSMS W S ‘DW BR TYM' LSMSY WQRBW.

Traduzione: A Bel, Iarhibol, Aglibol, Maqqai, figlio di Malê, figlio di Lisams, e Soadu, figlio di Thaime, figlio di Lisams, hanno fatto quest’offerta.

2) Testo greco: Qeo‹j patróoij B»lwi 'Iaribè[lwi kaˆ - - - ] / ¢nšqhkan Makka‹oj Mal¾ t[oà - - - ]. 367

IGVR I, 120 = IG XIV, 972 = IGRR I, 46 = C.I. Sem. II, 3, 3904.

368 IGVR I, 120 = IG XIV, 972 = IGRR I, 46 = C.I. Sem. II, 3, 3904; IGVR I, 119 = IG XIV, 971 = IGRR I, 45 = C.I. Sem. II, 3, 3902.

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IGVR I, 119 = IG XIV, 971 = IGRR I, 45 = C.I. Sem. II, 3, 3902; CIL VI, 51 = IGVR I, 118 = IG XIV, 97O = IGRR I, 44; CIL VI, 710 = CIL VI, 30817 = ILS 4337. Sulla venerazione delle divinità palmirene nella regio XIV

Transtiberim vd. E.EQUINI SCHNEIDER, Il santuario di Bel e delle divinità di Palmira. Comunità e tradizioni

religiose dei Palmireni a Roma, «DialA» V,1 (1987), pp. 69-85.

1) Testo palmiereno: ‘LT' DH LMLKBL WL'LHY TDMR / QRB TBRYS QLWDYS PLQS / WTDMRY' L'LHYHN SLM Traduzione: Questo è l’altare [che] Tib. Claudius Felix e i Palmireni hanno offerto a Malakbel e agli dei di Palmira. Ai loro dei. Pace!

2) Testo latino: Soli Sanctissimo sacrum / Ti(berius) Claudius Felix et / Claudia Helpis et / Ti(berius) Claudius Alypus fil(ius) eorum / votum solverunt liben(te)s merito / Calbienses de coh(orte) III.

370

CIL VI, 429 = 30766 = ILS 4086: Iovi Sabaz(io) / C(aius) Nummius / Alexander / v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito); CIL VI, 430 = 30766 = ILS 4087: C(aius) Nummius / Alexander / donum dedit / Iovi Sabazio.

371 CIL VI, 115 = 30696 = ILS 4276: P(ublius) Acilius Felix / d(onum) d(edit) Dia(e) Suriae cum suis; CIL VI, 116 = ILS 4274: Deae Suriae sacr(um) / voto suscept(o) pro / salute / [[ - - - ]] / [[ - - - ]] / Aug(usti) Germanici / pontificis maximi tr(ibunicia) pot(estate) / D(ecimus) Veturius Antigonus / D(ecimus) Veturius Sp(uri) f(ilius) Philo / D(ecimus) Veturius Albanus / pater cum fili(i)s posuit. CIL VI, 399 = ILS 3674 = AE 2009, 106: Iovi O(ptimo) M(aximo) / et deae Suriae / et Genio venalici(i) / C(aius) Granius Hilarus / cum Lissia Sabina / u(ti) v(overant). Quest’ultima iscrizione sacra testimonia l’esistenza di uno stretto rapporto tra la dea e i mercanti di schiavi (venalicia) nella zona dell’Emporio. In generale sul culto della Dea Syria nell’Urbs si vedano i recenti studi di S. Ensoli (Comunità e culti siriani a Roma: i santuari della regio XIV Transtiberim, in

Il culto del dio emeseno in area trasteverina è attestato da sette iscrizioni: sei di queste erano già state individuate dai redattori dei corpora epigrafici nella seconda metà del XV secolo, presso le collezioni degli orti Mattei e Casa dei Porcari, localizzate in Trastevere ed entrambe di formazione locale373. Un’altra iscrizione invece sarebbe stata rinvenuta sulla riva sinistra del Tevere, al di fuori della regio XIV Transtiberim.

Prima di soffermarci sulle iscrizioni conservate «in horto Baptistae Jacobi

Mathei» apriamo una breve parentesi su questa nobile famiglia romana. I

Mattei erano divisi in tre rami con tre diversi gruppi di residenza: i Mattei di Trastevere, quelli di Calcarara o del circo Flaminio, e quelli del Quirinale374. La collezione a cui si fa qui riferimento è ovviamente quella dei Mattei di Trastevere. Le iscrizioni erano raccolte nel giardino della loro casa trasteverina (hortulus ad pontem Insulae Tiberinae), presso l’odierna piazza in Piscinula, dov’è ancor oggi visibile la loro residenza375.

A.GABUCCI (ed.), Zenobia. Il sogno d’una regina d’Oriente, Milano 2002, pp. 137-143; ID. Il Santuario della

Dea Syria e i culti palmireni nell’area meridionale di Trastevere, «Orizzonti», IV [2003], pp. 45-59); B.PALMA

VENETUCCI, cit., p. 75.

372 Studi fondamentali sulla localizzazione dei ‘culti orientali’ in area trasteverina sono stati condotti da S.M. Savage (The Cults of Ancient Trastevere, «MAAR», 17 [1940], pp. 26-56), R.E.A. Palmer (cit., pp. 368-397), F. Coarelli (I monumenti dei culti orientali a Roma, in La Soteriologia del culti orientali nell’Impero Romano, Leiden 1982, pp. 33-67), F. Chausson (Vel Iovi vel Soli: quatre études autour de la Vigna Barberini (191-354), «MEFRA», CVII [1995], pp. 661-765).

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A partire dal Quattrocento inizia a prevalere un forte interesse nei confronti di antichità orientali, a Roma fra i collezionisti che si adoperano per il recupero di questi oggetti vi sono i cardinali Paolo Emilio Cesi, Ippolito d’Este, Oliviero Carafa, Rodolfo Pio da Carpi e Alessandro Farnese, ma anche personaggi quali Alessandro Corvino, Antonio Conteschi, Angelo Colocci, Gentile Delfini e Fulvio Orsini (B.PALMA VENETUCCI,

Antichità esotiche nel collezionismo del XV e XVI secolo, in B.PALMA VENETUCCI (ed.), Culti Orientali. Tra scavo

e collezionismo, Roma 2008, p. 73). 374

R.LANCIANI, Storia degli Scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità, vol. III. (1550- 1565), Roma 1902-1919, p. 93.

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Casa Mattei espone i tratti caratteristici delle residenze nobiliari quattrocentesche. Portale ad arco, finestre a bifore e a croce guelfa, loggia ad archi poggianti su colonne; accentuata asimmetricità nella sequenza dei vari corpi dell'edificio, uso del bugnato e pareti laterali lisce su una delle quali appare, ormai scialba, la decorazione a graffiti; infine il reimpiego di alcuni frammenti marmorei medievali, inseriti volutamente a suggerire reminiscenze storiche ed artistiche. Nel Seicento, con la morte degli ultimi eredi della famiglia Mattei, la proprietà fu acquistata dai Della Molara. Dopo essere stata frazionata in più case venne ereditata in parte dal duca Massimo, erede dei Della Molara ed in parte dal marchese Origo. Nel 1870 l'edificio ospitò la "Locanda della Sciacquetta", e venne probabilmente adibito a bordello. Vent’anni dopo le case furono acquistate da due nuovi padroni, Giacomo Nuñez ed il barone Celsia di Vegliasco, che fecero restaurare il complesso restituendogli le forme originali. Un ulteriore restauro si ebbe nel 1930 ad opera dello scenografo Walter Mocchi.

Figura 18: Palazzo Mattei in Trastevere (foto E. Badaracco).

La collezione Mattei conteneva trentatre iscrizioni, quasi tutte afferenti ai ‘culti orientali’, con una preponderanza per quelli palmireni, mentre soltanto quattro epigrafi farebbero riferimento al culto di Elagabalus.

Per il Lanciani, seguito dal resto della critica, i pezzi sarebbero stati ritrovati in terreni appartenenti alla famiglia. Verosimilmente Battista di Jacopo Mattei avrebbe scavato in una delle proprietà che la famiglia possedeva fuori da Porta Portese, e che per lo studioso andrebbe localizzata nel sito, a lui contemporaneo, di Vigna Bonelli-Mangani, presso l’Ortaccio degli Ebrei. Questa convinzione nasce dal fatto che nel 1859, in occasione di alcuni scavi eseguiti dal Guidi in quest’area, sono emerse una serie di iscrizioni bilingui, in latino-greco e greco-palmireno, con dediche agli dei di

Palmira376, nelle quali viene anche ricordata la costruzione di un aedem

Belo377. In loco l’archeologo avrebbe inoltre portato alla luce imponenti strutture in laterizio con corridoi, portici e ambienti coperti a volta. C.L. Visconti vi avrebbe riconosciuto il tempio dedicato al dio Bel, datando il complesso alla fine dell’età adrianea378, conformemente alla datazione ai primi decenni del II d.C. fornita dai bolli di mattone.

Figura 19: l’area di Vigna Crescenzi-Mangani presso l’Ortaccio degli Ebrei (pianta del Nolli [1748]).

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IGVR I, 120 = IG XIV, 972 = IGRR I, 46 = C.I. Sem. II, 3, 3904; IGVR I, 121; IGVR I, 122. 377

CIL VI, 50 = IGVR I, 117 = IG XIV, 969 = IGRR I, 43 = ILS 4334 378 C.L. V

ISCONTI, Escavazioni della vigna Bonelli fuori della Porta Portese negli anni 1859 e 60, «Annali dell’Instituto di corrispondenza archeologica», XXXII (1860), pp. 415-450

Sembra tuttavia che il complesso abbia ospitato anche un culto solare, probabilmente sempre di derivazione orientale, come dimostra una serie d’iscrizioni rinvenute tra il 1859 e il 1887379: