le considerazioni appena formulate circa la coppia loaysa-Carrizales fan- no slittare il discorso direttamente nella riflessione sulle modalità di realizza- zione della duplicazione dell’io71. dalla descrizione dei diversi episodi pas-
sati in rassegna è emersa una composita serie di spunti che ora richiedono di essere raccolti e riorganizzati in un discorso analitico compiuto. si sarà facil- mente imposto all’attenzione di chi legge che, nella maggioranza dei casi, ad essere tematizzata è la questione del ‘desiderio’ nella sua dimensione interin- dividuale, più segnatamente, erotica. su questa considerazione di fondo ripo- sa l’osservazione di un’altra realtà evidente: a seconda dei contesti emotivo- affettivi in cui tale desiderio si genera i meccanismi di assimilazione che in- vestono l’altro seguono procedure diverse, che già in qualche in caso hanno indotto, senza troppe cautele, a usare i termini di ‘identificazione’, ‘proiezio- ne’ e così via. Qui, è indispensabile precisarlo, tali etichette vengono adottate facendo conto del significato loro assegnato dal senso comune, e non si pre- tende di impiegarle secondo le categorie a cui essi rimandano in discipline scientifiche precise, quale, ad esempio, l’epitimologia che in psicanalisi de- signa proprio una rigorosa “scienza del desiderio”. si tratta semplicemente di definire i fenomeni che ricevono espressione artistica nelle storie selezionate (sempre sottese dall’articolata dottrina ‘filografica’ che ha i suoi cimenti nei
Dialoghi d’amore di leone ebreo e negli scritti neoplatonici di Bembo,
equicola, Castiglione ecc.) secondo un linguaggio più moderno.
da quanto sino a questo punto esaminato, si può evincere che, come as-
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72 Così, ad esempio, vede la questione una studiosa del teatro di lope: «l’instance masculin
n’existe pas à part entière, puisque le poète la rend dépendent d’une autre. les amis, les rivaux, les partenaires politiques, les voisins territoriaux sont complémentaires. à eux deux, ils ont enfin l’illu- sion d’être une entité perfaite». si veda: maRíaaRanda, Le galant et son double. Approche théori-
que du théâtre de Lope de Vega dans ses figures permanentes et ses structures variables, toulouse,
presses Universitaires du mirail, 1995, p. 275.
73 «a common identity, almost as though the participants were twins»: cosí deBRad. andRist,
rifacendosi a uno scritto di edward dudley. si veda: ead., “male versus Female Friendship in Don
Quijote”, in Cervantes, 3, 2, 1983, p. 150.
74 e che è stato pioniere di tanti studi importanti, fuori e dentro l’ambito letterario. Cfr. Cap. ii,
n. 46, p. 153.
75 CiRot, “gloses sur les ‘maris jaloux’”, p. 58.
serto generale, dati due personaggi, l’interazione di coppia ha come esito costante creare un’interdipendenza tra le parti, con una ricaduta fissa sulla struttura del loro io72. tale legame d’interdipendenza, inoltre, ha dimostrato
di essere latore di macrotipologie di rapporto: la cooperazione, basata sulla complementarietà; la concorrenzialità, basata sulla rivalità, le quali genera- no una zona di coabitazione tra due io, in cui la duplicità non manca di ope- rare i suoi effetti73. si ripete (vi si è fatto più di un cenno, difatti, nei capitoli
precedenti) che il tentativo di districare il viluppo costituito da identità e de- siderio non può fare a meno del preziosissimo supporto di quella sorta di ‘grammatica universale’ del desiderio individuata da René girard in Men-
songe romantique e vérité romanesque (1961)74, per cui l’esposizione risul-
terà ancora una volta soccorsa dalle idee di ‘mediazione’, di ‘situazione triangolare’, ‘mimetismo’, ‘linearità’ e così via.
si parta dalla prima delle cellule narrative a cui testualmente corrisponde la situazione de «gli amici» e si riprenda la prototipica storia di amicizia tra anselmo e lotario. il caso del marito che richiede all’amico di tentare la propria moglie, al fine di provarne la fedeltà, ha richiamato l’attenzione di un numero considerevole di studiosi i quali hanno prodotto una notevole quantità di teorie circa le questioni più varie: molti hanno dibattuto la ‘perti- nenza’ strutturale della novella all’interno dell’opera complessiva, tanti han- no discusso dei motivi e dei temi che alimentano la storia dalla tradizione, alcuni hanno tentato un’interpretazione della natura della «impertinente cu- riosidad» che tiranneggia il marito. in pochi, tuttavia, si sono soffermati su quel dato essenziale costituito dal «mal deseo» che anselmo stesso autodia- gnostica come sintomo della propria «enfermedad» e che fa della novella «un petit chef-d’oeuvre de psychologie auquel nous n’avons rien de compa- rable dans la littérature antérieure»75:
no sé qué días a esta parte me fatiga y aprieta un deseo tan extraño y tan fuera del uso común de otros, que yo me maravillo de mí mismo, y me culpo y me riño a solas, y pro- curo engañarlo y encubrirlo de mis propios pensamientos; y así me ha sido posible salir con este secreto como si de industria procurara decillo a todo el mundo. y pues que, en
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76 CeRvantes, Don Quijote, pp. 378-79.
77 «l’aveu, l’analyse qu’il fait de sa propre manie, cette façon d’indiquer lui-même le remède a
son obsession, comme s’il s’agissait d’un autre malade, est peut-être l’élément le plus curieux de ce petit roman»: CiRot, “gloses sur les ‘maris jaloux’”, p. 57.
78 CeRvantes, Don Quijote, p. 388.
79 H. sieBeR, “on Juan Huarte de san Juan and anselmo’s locura in El Curioso impertinente”,
in Revista Hispánica Moderna, 36, 2, 1970-71, pp. 1-8. sieber corrobora il discorso con le seguenti parole: «anselmo’s self-diagnosis servs as a clue to a better understanding of the nature of his insa- nity. His symptoms describe a mental illness in terms of its physical manifestation […]. i propose to offer one possibility which leads to a better understanding of his locura in terms of a treatise which may have in fact been one of its original contexts»: pp. 1-2. tuttavia, un riferimento obbligato è al- l’articolo che ha mediato il ricorso a sieber, oltre che la conoscenza di questioni specifiche del Cu-
rioso; è l’articolo di diana deaRmasWilson, “‘passing the love of Women’”, citato in preceden-
za, nel quale si legge (a p. 19), in merito al presente discorso: «For it is anselmo’s self-diagnosis of his disease – his verbalization of its kinship to an eating disorder common among women – that for- ces us to recognize the great distance that Cervantes has traversed from his models. For in none of these subtext – from moses to ariosto – is the husband’s desire so explicitly structured like the lan- guage of male hysteria».
80 CeRvantes, Don Quijote, pp. 388-89.
efeto, él ha de salir a la plaza, quiero que sea en la del archivo de tu secreto, confío que, con él y con la diligencia que pondrás, como mi amigo verdadero, en remediarme yo me veré presto libre de la angustia que me causa, y llegará mi alegría por tu solicitud al gra- do que ha llegado mi descontento por mi locura76.
dall’anamnesi di anselmo, dunque, si evince che al tormento fisico (me
fatiga y aprieta) prodotto dal ‘desiderio’ corrisponde, sul piano psichico,
una forma di ‘pazzia’. i due termini costituiscono gli assi centrali della ri- flessione che segue77. trattandosi di un malessere che si configura come
malattia («presupuesto esto, has de considerar que yo padezco ahora la en-
fermedad que suelen tener algunas mujeres…»78), si può aprire una breve
parentesi che spieghi meglio la natura dell’appetito irrazionale che fatiga anselmo. si tratta di richiamare le teorie medico-fisiologiche che descrivo- no la patologia segnalata da Cervantes. su questa strada, un supporto note- vole proviene dalle indicazioni offerte da Harry sieber in un suo breve ma denso articolo79. egli parte dal riferimento che Francisco Rodríguez marín
fa, nella edizione del Chisciotte da lui curata, alla malattia di anselmo come forma di isteria, di cui sarebbero varianti patologiche la malacia, gli antojos e l’ingerimento abituale di fango, in correlazione con la dichiarazione di questi secondo cui:
yo padezco ahora la enfermedad que suelen tener algunas mujeres, que se les antoja comer tierra, yeso, carbón, y otras cosas peores, aun asquerosas para mirarse, cuanto más para comerse80.
ma sieber arricchisce il ventaglio di possibilità diagnostiche ricordando che nei trattati medici del tempo la malacia era spesso associata alla pica, consistente proprio nella strana tendenza, attestata nelle tradizioni di tutti i
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81 la citazione è da sieBeR, On Huarte de San Juan, p. 4. È chiarissima la connessione con il
«deseo extraño» dichiarato da anselmo.
82 sieBeR, On Juan Huarte de San Juan, p. 8. sieber conclude con un discorso sulla “curiosità”
come peccato morale dell’intelletto.
83 CeRvantes, Don Quijote, pp. 379-80.
popoli, di ingerire cibi o materiali decisamente insoliti, oltre che disgustosi. sieber rileva con acume che il richiamo alla pica non è sufficiente a chiarire il legame esistente tra il disturbo alimentare e l’appetitus di ordine mentale che affligge anselmo. difatti, permane uno scarto tra la manifestazione fi- siologica e quella psicologica, un vuoto che lo studioso riesce a colmare so- stanziandolo dei contenuti forniti dall’Examen de ingenios di Juan Huarte de san Juan (1575). in quanto trattato rinascimentale, in esso si trova stabi- lita la connessione tra la teoria fisiologica degli umori e la teoria aristotelica (ancora pienamente operante) delle potentiae che compongono l’anima. se- condo Huarte, pertanto, delle tre anime: la generativa, la sensitiva e la intel- lettiva, la pica attaccherebbe proprio quella che presiede all’intelletto, alte- rando il temperamento umorale dell’«entendimiento» e inducendolo a pro- durre «gustos y apetitos extraños»81. Funzionando male il raziocinio, la
mente si rapporta alla realtà in forma alterata, la interpreta male, crea «ima- ginaciones», formula ragionamenti sbagliati; in breve, le facoltà deputate al- la conoscenza risultano compromesse. Così, la più nobile delle qualità ani- miche genera quella patologia che è la locura manifesta nel deseo di ansel- mo e che ne alimenta la impertinente curiosidad, con le conseguenze del ca- so: «his sickness caused his imagination to run freely and resulted in his being the “fabricador” of his own dishonor and death»82.
Chiusa la parentesi che spiega la natura del desiderio di anselmo si può riportare l’attenzione sull’implicazione dell’amico nel suo diretto soddisfa- cimento. anzi, dalla sola realizzazione di esso fa addirittura dipendere la cu- ra della sua malattia:
con la diligencia que pondrás, como mi amigo verdadero, en remediarme, yo me veré presto libre de la angustia que me causa, y llegará mi alegría por tu solicitud al grado que ha llegado mi descontento por mi locura […] quiero ¡oh amigo lotario! que te dispongas a ser el instrumento que labre aquesta obra de mi gusto […]. así, que si quieres que yo tenga vida que pueda decir que lo es, desde luego has de entrar en esta amorosa batalla, no tibia ni perezosamente, sino con el ahínco y diligencia que mi deseo pide, y con la confianza que nuestra amistad me asegura83.
da tali dichiarazioni discende che il desiderio costituisce la pietra ango- lare della relazione amicale, il valore o la misura su cui essa viene ad esse- re regolata: è il vincolo prodotto dalla dualità del desiderio, la pulsione del- l’io che mette l’uno in rapporto con l’altro, creando un’interdipendenza di azioni e reazioni reciproche. ma il dato veramente essenziale alla questione è costituito dall’esatta individuazione dell’oggetto di tale desiderio: esso
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84 «y que así le suplicaba, si era lícito que tal término de hablar se usase entre ellos [quello di
los dos amigos], que volviese a ser señor de su casa, y a entrar y salir en ella como antes»: CeRvan- tes, Don Quijote, p. 377.
85 Un conforto inatteso per l’attendibilità del discorso è risultato da una prudente incursione tra
le teorie formulate da Jacques lacan sulla questione del desiderio, le quali sembrano proprio con- fermare, sebbene con la specificità del discorso psicanalitico, la diagnosi huartiana di isteria. a pro- posito di una paziente, lacan osserva che: «infatti, il desiderio dell’isterica non è desiderio di un oggetto, ma desiderio di un desiderio […]. lei [l’isterica], al contrario, si identifica con un oggetto […] per qualificare il punto in cui si identifica con qualcuno […], in realtà, questo qualcuno diventa per lei il suo altro io […] nella misura in cui lei, o lui, riconosce in un altro, o in un’altra, gli indizi del proprio desiderio, vale a dire è nella misura in cui lei, o lui, si trova davanti lo stesso problema di desiderio di lei, o lui, che si produce l’identificazione, con tutte le forme di contagio, di crisi, di epidemia, di manifestazioni sintomatiche che sono così caratteristiche dell’isteria». sebbene s’intui- scano le potenzialità dell’apertura del discorso ad altri ambiti, specie all’indagine psicanalitica, li- miti di competenza, e ragioni di coerenza con la natura dello studio, suggeriscono di limitare il raf- fronto a un breve riferimento. si vedano, comunque, le lezioni parigine dedicate dal maestro alla dialettica del desiderio e della domanda raccolte nel famoso Le séminaire de Jacques Lacan. Livre
V. Les formations de l’inconscient, paris, seuil, 1988, in part. i capp. XXii e XXiii (la cit., tuttavia,
è tratta dalla trad. it. di a. di Ciaccia, Jacques Lacan. Il seminario. Libro V. Le formazioni dell’in-
conscio 1957-1958. Testo stabilito da Jacques-Alain Miller, torino, einaudi, 2004, pp. 417-18).
86 difatti, quando anselmo afferma: «deseo que Camila pase por estas dificultades, y se acriso-
corrisponde realmente alla fedeltà di Camila?.
in più di un’occasione il lettore riceve l’impressione che la verifica della probità di Camila sia un mero pretesto, non l’oggetto specifico dell’interes- se di anselmo, mentre ciò che governa l’agire di questi è soprattutto l’atten- zione sull’altro. lotario è l’obiettivo primario della sua istanza, da lui di- pende, non già la realizzazione del suo desiderio, bensì la sussistenza stessa di esso: anselmo ha bisogno di lotario per alimentare il desiderio in se stes- so, l’amico è strumento di mediazione di desiderio presso di sé. non costi- tuendo in assoluto oggetto di pulsione sessuale, lotario fa da supporto al desiderio di anselmo (e Freud direbbe che la scelta è guidata dal presenti- mento che nell’altro coesista uno stesso problema di desiderio, lo stesso tipo di ‘domanda’) e ciò alimenta un legame di dipendenza che, a sua volta, pre- parara alla sostituzione dei ruoli. il sospetto è che la sua soddisfazione, in definitiva, provenga da questo tipo di relazione, non già dalla realizzazione del desiderio. Questo spiegherebbe anche l’insistenza con la quale anselmo pretende che l’amico assista con frequenza a casa sua, ne reclama continua- mente la presenza84e, in generale, motiverebbe l’impressione che egli appa-
re più attento alla condotta di lui che non a quella della sposa. anselmo, si può dire, mette in pratica un meccanismo di identificazione secondo una di- namica proiettiva, intesa come ‘contagio’ fra due io e che nasce dal ricono- scimento nell’altro di caratteristiche che sono proprie85. il suo equilibrio
identitario, quindi, sarebbe garantito da questo legame di tipo ‘transferen- ziale’, per cui il suo io si scinde e proietta sull’amico la propria pulsione le- gata al desiderio86.
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le y quilate en el fuego de verse requerida y solicitada, y de quien tenga valor para poner en ella
sus deseos» sta innanzitutto attribuendo a lotario un desiderio identico a quello che lui possiede e,
inoltre, sta auspicando che esso trovi compimento. Cit. alle pp. 379-80 dell’ed. cit.
87 «anselmo’s desire to test, taste, and even swallow the other (Camila) can be fulfilled only th-
rough “the instrument” of the same (lotario)»: deaRmasWilson, Passing the Love of Women, p. 21.
88 «y el que llevó la embajada fue lotario, y él concluyó el negocio tan a gusto de su amigo,
que en breve tiempo se vio puesto en la posesión que deseaba, y Camila tan contenta de haber al- canzado a anselmo por esposo, que no cesaba de dar gracias al cielo, y a lotario, por cuyo medio tanto bien le había venido»: CeRvantes, Don Quijote, p. 376.
89 CeRvantes, Don Quijote, p. 380.
la conferma di tale procedura proviene dalla constatazione per la quale lotario, accettando di farsi strumento dell’amico, in virtù, forse, di un suo medesimo desiderio (che ha ben presto avuto la meglio sulle sagge resisten- ze della prima ora), attiva anch’egli un meccanismo di identificazione che lo induce a prender progressivamente su di sé il ruolo di anselmo (in questo senso, «iban tan a una sus voluntades…»): abbandonate le remore iniziali, si installa in casa dell’amico e, secondo una lettura giustificata dai fatti, pren- de a fare le veci di questi a tutti gli effetti, tanto che, quando viene colto dal sospetto per le intrusioni notturne dell’amante di leonora (la doncella di Camila) nella casa di anselmo, pensando che il visitatore incontri Camila, perde ogni cautela rispetto alla sua condizione di amante in incognito e rea- gisce con la furia tipica del “marito geloso”, impegnato nella difesa del pro- prio onore, contro la sposa innocente. ma questo stravolgimento dei ruoli trova un’ulteriore corroborazione in un nuovo meccanismo sostitutivo, sta- volta messo in atto dalla stessa Camila, la quale sembra soppiantare di colpo il marito, amato sino ad allora, preferendogli il sostituto, lotario, e facendo convergere, quindi, le proprie spinte libidiche su chi le appare ora una più fedele incarnazione della figura coniugale.
in conclusione, sarebbero da distinguere nell’evoluzione della doppia al- terazione due fasi: una prima, in cui è il desiderio di anselmo a controllare l’azione, nel senso che governa, o meglio, manovra l’agire di lotario, il quale appare in questa fase un esecutore passivo, la cui sola funzione è di costituire uno strumento di realizzazione nelle mani dell’amico87(così, già
all’inizio, quando dovette intercedere presso la famiglia di Camila affinché la concedesse in sposa ad anselmo88):
quiero ¡oh lotario! Que te dispongas a ser el instrumento que labre aquesta obra de mi gusto; que yo te daré lugar para que lo hagas, sin faltarte todo aquello que yo viere necessario89
a cui segue la risposta di lotario, un discorso di altà moralità coincidente con lo strenuo tentativo di resistere al «mal deseo» dell’amico ma che, al contempo, riconferma la perfetta specularità fra gli amici:
antes me pides, según yo entiendo, que procure y solicite quitarte la honra y la vida, y
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90 CeRvantes, Don Quijote, p. 381. e ancora, più avanti: «tú me tienes por amigo, y quieres
quitarme la honra, cosa que es contra toda amistad; y aun no sólo pretendes esto, sino que procuras que yo te la quite a ti […]. de que quieres que te la quite a ti no hay duda, porque viendo Camila que yo la solicito, ha de pensar que yo he visto en ella alguna liviandad que me dio atrevimiento a