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3.1. Premessa

Abbiamo precedentemente visto come l’arrivo di Basilea II sta imponendo un duplice cammino. Da un lato, le banche stanno facendo un grosso sforzo culturale nel rapporto con la clientela imprese, al di là di tutti i tecnicismi e i modelli per analizzare il merito creditizio, sforzo mirato a interpretarle diverse realtà dimensionali, settoriali e territoriali, a dare fiducia ai progetti innovativi, a finanziare la crescita e lo sviluppo. D’altro lato, le aziende però devono impostare i rapporti con l’operatore bancario sulla base della massima trasparenza, e presentarsi con Business plan credibili e realizzabili. Solo così si può effettivamente rafforzare un corretto rapporto banca-impresa in cui la volontà di operare in modo trasparente ed efficiente sarà comune a entrambi.

Da quando l’Unione Europea e di conseguenza le Regioni inoltre hanno posto l’obbligo della redazione di un “piano aziendale per lo sviluppo dell’attività agricola” come condizione di accesso ai finanziamenti, e l’esigenza di elaborare indici economico-finanziari, la consapevolezza dell’importanza del Business plan ha incominciato ad affermarsi anche in agricoltura.

Inoltre, nei Piani di Sviluppo Rurale, le Regioni tendono a costruire dei “pacchetti giovani”, in cui il premio di insediamento si associa al contemporaneo finanziamento degli investimenti per l’ammodernamento delle aziende agricole e ad altre misure del PSR, per cui il piano aziendale deve arrivare a coprire l’intero progetto di sviluppo dell’impresa. Se, in una logica riduttiva, si potrebbe pensare all’introduzione del Business plan solo come ad una misura di tipo amministrativo, necessaria per evitare che il premio venga dato al di fuori di ogni prospettiva progettuale dell’attività di impresa, la sua introduzione offre invece la

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46 possibilità di affrontare e risolvere alcuni temi chiave della gestione d’impresa e del rapporto tra impresa agricola e finanziamenti pubblici.

3.2. Cos’è il Business plan

Il Business plan o piano di impresa, è un documento di pianificazione che presenta una idea imprenditoriale da attuare e fornisce gli elementi per valutarne la fattibilità (Gorgitano, Torquati, 2003). Grazie agli elementi che lo compongono e alla sua natura di strumento di analisi e di controllo, questo è uno strumento molto utile anche nel controllo di gestione d’impresa. Inoltre come già detto, costituisce un elemento indispensabile per tutti i soggetti pubblici e privati che ricevendo richieste di credito, in campo ordinario e agevolato, hanno bisogno di valutare correttamente se il credito richiesto, concorrerà a produrre la ricchezza necessaria per l’estinzione del debito.

Un piano d’impresa si articola in una presentazione generale, un’analisi dell’ambiente economico, una sezione tecnica e operativa e una relativa alla determinazione dei risultati.

Il livello di dettaglio di un piano d’impresa, varia in relazione alla complessità dell’idea imprenditoriale e dovranno essere presentati l’indirizzo strategico dell’impresa e i suoi obiettivi specifici, i beni da realizzare, il mercato obiettivo, qualità e quantità delle risorse materiali, umane e finanziarie, la struttura dell’azienda, i risultati economici, finanziari e patrimoniali.

Un piano d’impresa ha infatti una duplice natura, quello di strumento per formulare un progetto e quello di risultato del processo di pianificazione. Come strumento il Business plan, è flessibile e dinamico, pertanto utile per simulare alternativi indirizzi strategici e decisioni operative. La sua struttura analitica consente di rafforzare i risultati ottenuti con quelli attesi e di vigilare sull’attuazione del progetto in modo da escludere effetti disastrosi per l’impresa.

Per una corretta stesura del Business plan è inoltre importante definire i destinatari del documento, affinché esso possa rispondere alle necessità informative di ciascuno. I principali destinatari, sono l’imprenditore e i finanziatori pubblici e privati. All’imprenditore il piano deve mostrare i punti di forza e debolezza del progetto e la sequenzialità tra le decisioni puntuali, mentre per i finanziatori, come istituti bancari, gestori di finanziamenti pubblici,

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47 finanziatori istituzionali, giudicano la validità del progetto secondo criteri diversi. Gli istituti bancari, sono tipicamente interessati alle garanzie di restituzione del prestito, mentre i finanziatori istituzionali, infine vagliano la congruenza del rendimento del capitale investito.

3.3. Contenuti del Business plan e valutazione della fattibilità complessiva del progetto

Un piano d’impresa i genere si costituisce di 9 principali punti: - Definizione del proponente e le istituzioni coinvolte nel progetto; - Presentazione sintetica dell’idea imprenditoriale;

- Piano di marketing

- Piano delle vendite e ricavi; - Piano di produzione;

- Piano degli investimenti; - Piano dei costi di produzione;

- Piano finanziario e fonti di finanziamento;

- Valutazione della fattibilità complessiva del progetto.

La prima fase, è quella relativa alla presentazione delle persone e istituzioni partecipanti al progetto, distinguendo i promotori da chi conta solo di partecipare. Le informazioni che lo compongono, riguardano la denominazione e la localizzazione dell’azienda, la composizione degli organi sociali se l’impresa è una società, la sua storia e la sua evoluzione recente, i risultati economici ottenuti negli ultimi esercizi, l’indirizzo produttivo, l’organizzazione produttiva e delle vendite, i mercati serviti e la tipologia di clienti. In alcuni casi, potrebbe essere potrebbe essere necessario prevedere degli allegati come l’atto costitutivo, lo statuto e atti più recenti (per le società), l’iscrizione alla Camera di Commercio e la documentazione depositata presso il registro delle Imprese.

Nella seconda sezione invece si svolge una fase descrittiva che sintetizza le caratteristiche rilevati dell’idea imprenditoriale, mettendo in risalto agli aspetti interessanti per il destinatario del progetto, che può essere lo stesso imprenditore, ma anche persone terze in qualità di partner dell’impresa o finanziatori.

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48 La presentazione del piano di marketing fornisce elementi per dettagliare gli aspetti qualitativi e quantitativi del piano delle vendite e il livello di costo legato alle scelte di marketing.

La descrizione qualitativa del piano, affronta almeno quattro punti di base: il mercato di riferimento e la futura posizione dell’impresa, il bene da offrire, i fattori critici esterni e le scelte strategiche e l’identificazione della posizione dell’impresa.

Attraverso il piano delle vendite e dei ricavi, il documento presenta gli elementi quantitativi del piano e che sono alla base per articolare il piano delle vendite e ricavi. In questa fase, il piano serve a documentare i risultati di ricavo, pertanto costituisce un piano di raccordo tra piano economico di marketing , conto economico e resoconto finanziario.

Il piano di produzione descrive e presenta invece gli elementi quantitativi del sistema di produzione per realizzare tecnicamente le attività prescelte. L’analisi quantitativa del sistema, di produzione deve identificare le risorse produttive per ottenere la produzione prevista dal piano di marketing, descrivere i processi produttivi dei beni che si conta di offrire e documentare il rispetto delle norme legislative.

Nel piano degli investimenti si svolge poi una valutazione più analitica di quanto indicato nella sezione del piano di produzione. La struttura è costituita da una lista delle immobilizzazioni, dalla descrizione delle caratteristiche tecniche per ciascun investimento, dalle norme obbligatorie da rispettare per il loro impiego, e dai tempi di pagamento e realizzazione.

A questo piano operativo, segue il piano dei costi di produzione in cui si danno indicazioni quantitative dei costi distinti da quelli specifici di produzione e costi generali o indipendenti dalle nuove attività.

Segue poi il piano finanziario, che misura il fabbisogno finanziario e la sua composizione che deriva dai risultati ottenuti dalla elaborazione dei piani precedentemente indicati. Questi fabbisogni infatti vengono distinti in fabbisogno durevole che corrisponde al capitale necessario per attuare l’investimento e fabbisogno non durevole che corrisponde a capitale prontamente disponibile utile per la copertura dei costi a breve termine e per il quale è utile è utile una stesura dei flussi di cassa per seguirne l’evoluzione nel corso dell’anno. Determinato il fabbisogno si passa all’identificazione delle fonti di finanziamento più adeguate all’impresa per identificarne gli oneri finanziari e la loro evoluzione. E’ buona norma che i fabbisogni

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49 durevoli siano coperti da fonti di finanziamento durevole (mutui, prestiti di dotazione …), mentre per i non durevoli sia coperto minimizzando tutte le tipologie di finanziamento per ridurne gli oneri finanziari.

La valutazione della fattibilità complessiva del progetto, prevede infine che si forniscano elementi per giudicare i risultati di diversa natura: economica, finanziaria, di flusso di cassa e consistenza dello stato patrimoniale. L’insieme dei risultati in questa fase, può trovare una sintesi nell’elaborazione di indici di bilancio, che consentono di valutare nel tempo, l’impatto che l’investimento o ‘insieme degli investimenti possono avere nel rendimento globale dell’impresa.