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Il Piano Aziendale nei Programmi di Sviluppo Rurale delle altre Regioni Italiane 41

CAPITOLO 2. LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013 E IL

2.4.   Il Piano Aziendale nei Programmi di Sviluppo Rurale delle altre Regioni Italiane 41

Come mostrato nel capitolo precedente, la Regione Lazio ha introdotto il Business plan come strumento di valutazione della situazione economico-finanziaria delle imprese agricole e degli investimenti che intendono attuare.

Molte altre regioni italiane hanno utilizzato lo stesso approccio utilizzato dalla Regione Lazio, anche se con criteri metodologici di strutturazione del piano aziendale differenti.

Tra queste regioni va specificato che le differenze sono riconducibili al livello di specificazione delle informazioni richieste e dal numero delle annualità richieste, e dalla messa a disposizione di un supporto informatico o cartaceo con il quale agevolare la realizzare del piano aziendale.

Se per quasi tutte le regioni italiane la struttura che assume il Business plan per la misura relativa all’Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali rispecchia la struttura di un bilancio dove viene ricostruita la struttura dei capitali presenti in azienda e dei costi e ricavi generanti nell’arco di più anni (presupponendo la presenza di un sistema contabile), per le altre misure il piano aziendale assume avvolte configurazioni differenti.

Ad esempio prendendo in esame il D.G.R. n. 3560 del 13 novembre 2007 della Regione Veneto relativo alla misura 121 (Ammodernamento delle aziende agricole) dove viene riportato lo schema di Piano Aziendale da seguire per la domanda di aiuto, si osserva che per questo piano viene richiesta unicamente la ricostruzione del reddito aziendale prima e dopo l’ipotesi di investimento e considerando come indicatore di valutazione l’incremento del valore aggiunto lordo ed il calcolo del valore aggiunto per addetto.

Anche la Regione Marche nel DGR 1041 del 30 luglio 2008 ha indicato come requisito per accedere ai finanziamenti della misura 121, la presentazione di un piano aziendale attraverso il quale oltre a dimostrare un rendimento globale dell’azienda dimostrato attraverso la sola introduzione di nuove tecnologie o interventi mirati al miglioramento del benessere animale o della sicurezza nel lavoro, deve essere dimostrata la sostenibilità degli investimenti da realizzare che si intende soddisfatta quando la rata annuale di reintegrazione (calcolata dividendo il costo dell’investimento richiesto, rispettivamente per 30 o per 10 a seconda che si tratti di fabbricati e opere fisse o di macchinari e attrezzature mobili) sia inferiore al 40 %

PSR ed il rendimento globale dell’impresa

43 della Produzione Lorda Vendibile aziendale post investimento incrementata dei premi e contributi AGEA.

La Regione Lombardia infine nel Bando approvato con D.d.u.o. n. 1472 del 19/02/08 modificato con D.d.u.o. n. 5971 del 06/06/08, richiede la presentazione un Piano aziendale per lo sviluppo dell’attività agricola che comprenda la situazione iniziale dell’azienda agricola, gli elementi cardine specifici e gli obiettivi per lo sviluppo delle attività dell’azienda agricola e le modalità previste per la copertura finanziaria degli investimenti. Inoltre, sempre la Regione Lombardia per considerare ammissibile la domanda di aiuto, nello stesso bando indica che deve essere presentato, tra le documentazioni da allegare alla domanda di aiuto, un parere preventivo positivo inerente la sostenibilità finanziaria dell’investimento espresso da un Confidi operante nel settore agricolo o da un Istituto bancario.

Il Confidi infatti, è un consorzio di garanzia collettiva dei fidi che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti, a breve medio e lungo termine, destinati allo sviluppo delle attività economiche e produttive. Spesso le aziende ed in particolare quelle agricole, hanno bisogno di supplire alla mancanza di una propria cultura finanziaria avvalendosi di un supporto che fornisca assistenza specialistica ed articolata. I confidi s’inseriscono professionalmente in questo contesto, poiché possiedono le competenze di cui necessitano gli imprenditori. Alle aziende i confidi offrono consulenza per l’ampliamento delle capacità di credito, la riduzione del costo del denaro, la trasparenza e certezza delle condizioni e la consulenza finanziaria e di orientamento. I confidi dunque sono degli organi in grado di fornire un prezioso parametro qualitativo, grazie alla conoscenza dell’impresa, che consente valutazioni più efficienti sulla sostenibilità finanziaria dell’investimento. I confidi riescono a valutare le prospettive di sviluppo territoriali e di settore e ad ottenere una serie di informazioni sull’azienda e sulla sua reputazione, in virtù del rapporto di fiducia che normalmente s’instaura tra confidi ed associato. I confidi svolgono, quindi, una funzione di ponte tra le imprese e gli intermediari bancari. Per gli intermediari bancari si concretano una serie di vantaggi tra cui il miglioramento della valutazione del merito creditizio dell’impresa, la riduzione del rischio finanziario e il reperimento di clientela selezionata.

Il coinvolgimento di questo organo all’interno delle Politiche di Sviluppo Rurale della Regione Lombardia, vuole evidenziare la necessità di instaurare uno stretto rapporto di fiducia

PSR ed il rendimento globale dell’impresa

44 tra impresa, Regione e Istituti di Credito, ma confrontando il caso della Regione Lombardia con quello della Regione Lazio, si manifestano delle divergenze, dove da una parte la Regione Lazio tende a fornire alle imprese agricole dei strumenti in grado di svolgere una autovalutazione preventiva della propria situazione economica e finanziaria predisponendo inoltre anche un Fondo di Garanzia per agevolare l’accesso al credito, mentre la Regione Lombardia evidenzia la necessità di tutelarsi coinvolgendo preventivamente un organo in grado di stabilire il grado di affidabilità e di salute di una impresa agricola, ponendo dunque tra l’impresa e la Regione, un confidi o un istituto di credito.

Dunque le Regioni orientate a cofinanziare investimenti aziendali che spesso fanno ricorrere le imprese a far fronte anche al credito, hanno dovuto con differenti strumenti, certificare che le imprese realizzano investimenti che realmente abbiamo un impatto positivo sull’attività produttiva ma che in particolare, siano in grado coprire le spese che l’investimento richiede e inoltre, di far fronte anche a eventuali obbligazioni prese con le Banche.

CAPITOLO 3. IL BUSINESS PLAN COME STRUMENTO DI ANALISI