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Il cammino a piedi : uno strumento pedagogico

Capitolo 2 Il Cammino a piedi

2.4. Il cammino a piedi : uno strumento pedagogico

Il cammino a piedi può essere considerato un “ luogo pedagogico”58 basato su « (…) esperienze educative non “esclusive”, non comparative, non restrittive, non escludenti... ma compensative, riappropriative, integrative, conoscitive, aperte a percorsi di crescita dissimili, autonomi, umanizzanti, sensibili alla memoria, alla dicibilità della propria esistenza».59

57 Ivi, pag.115 58 Ivi pag. 16 59 Ibidem

Come evidenziato nella citazione sopra riportata il Cammino è un‟esperienza formativa che si realizza in un modo originale e insolito rispetto alle proposte educative classiche. Un primo aspetto di differenza tra il Cammino e gli strumenti educativi convenzionali può essere individuato nella specifica forma che assume l‟apprendimento: questo, infatti, si sedimenta giorno per giorno attraverso l‟investimento corporeo e diretto del ragazzo coinvolto e alla sua interazione con gli stimoli forniti dal mondo circostante e dalle persone con cui entra in relazione.

Altra caratteristica originale di tale strumento è relativa al modo imprevedibile in cui si sedimentano le acquisizioni: i soggetti coinvolti sono co-costruttori del proprio apprendimento e quindi è difficile poter immaginare in anticipo quando e come questi di realizzeranno. L‟apprendimento sarà, pertanto, «continuamente “tessuto” ed inventato nell‟avanzamento.»60

Il Cammino permette al giovane di “ immergersi” in un ambiente totalmente diverso che gli consente di decentrarsi, di percepirsi sotto una luce differente. All‟interno di questo territorio nuovo, definito da Spadolini, Grasselli, Ansini ,riprendendo Vigotskij, zona prossimale di apprendimento61 (luogo in cui è possibile giungere a nuove acquisizioni grazie alle sollecitazioni di un adulto competente) il giovane camminando vive un‟esperienza corporea intensa; l‟essere in movimento esternamente può favorire l‟insorgere di una percezione di movimento interiore che può modificare l‟idea di vivere in una condizione fissa e immodificabile. Non si tratta di «apprendimenti teorici, quanto di apprendimenti immediatamente riscontrabili nella realtà, che sorgono “ dalla terra” o che in essa mettono solide radici, perché legati a tratti di strada realmente percorsi, a prospettive attraversate , ad un preciso clima, colore, spessore del mondo».62

Il cammino come strumento pedagogico presenta inoltre degli aspetti che rievocano il rito di iniziazione; questo rito in molte culture primitive svolge un ruolo simbolico favorendo il passaggio da una fase della vita ad un‟altra; in particolare svolge la funzione di segnare il passaggio dalla gioventù alla vita adulta. Intorno agli

60 Ivi pag. 26 61 Ivi pag. 19 62 Ivi pag. 16

undici/dodici anni il giovane si allontana dal luogo in cui vive per accingersi ad affrontare una serie di prove e di ostacoli in un luogo che non conosce, solitamente il bosco. Una volta superate tali prove il ragazzo sarà “rinato” e potrà rientrare all‟interno della propria comunità in veste di membro adulto. Un primo tratto comune tra il cammino pedagogico e il rito di iniziazione è la presenza di potenzialità trasformative, di transazione,“di liminalità”.63

Nel cammino il giovane si allontana dal proprio contesto per addentrarsi in un territorio che non ha mai visto prima, affronta delle sfide, delle prove, fa fatica, sbaglia, incontra degli ostacoli per poi, terminato il percorso, ritornare nel proprio luogo di provenienza con una diversa percezione rispetto al proprio sè e al mondo e con un bagaglio di nuove acquisizioni.

Spadolini, Grasselli, Ansini fanno riferimento al fatto che oggi la fase di transazione all‟età adulta si è estesa fino al momento in cui si terminano gli studi superiori, aggiungendo che i riti oggi stanno perdendo l‟aspetto di sacralità che li ha sempre caratterizzati e stanno assumendo modalità “più pagane” legate al progresso scientifico e tecnico e, soprattutto, ai consumi. Si passa «dai riti pagani legati al cambiamento delle stagioni , che sono stati mantenuti e trasformati dai riti delle festività cristiane e , di nuovo, con il cambio di stagione del vestiario nello shopping del centro commerciale, che rappresenta la nuova cattedrale del consumo»64

A partire dalla scoperta dell‟America, secondo Weber, si è assistito ad un processo di secolarizzazione e demitizzazione che è poi proseguito con l‟avvento dell‟industrializzazione. Durkeim, parlando della desacralizzazione, individua nelle leggi gli elementi residuali del sacro; secondo l‟autore la scomparsa dei miti e del sacro ha comportato un cambiamento in termini di mantenimento della coesione sociale che non può più essere garantita, come nelle società arcaiche, dal legame con un totem, ma dal diritto che garantisce l‟ordine di cui gli individui necessitano. E‟ in tale prospettiva

63 Ivi Pag. 45 64 Ivi pag. 135

che interpreta l‟azione educativa come possibilità di indirizzare i soggetto all‟adesione delle leggi proteggendoli così dal caos.

Sarebbe auspicabile che in epoca contemporanea gli individui riescano nuovamente ad entrare in relazione con il sacro; in tale contesto si inserisce il Cammino come strumento che può favorire il recupero di tale elemento.

Il Cammino pedagogico, ancora, consente l‟instaurarsi di una relazione di grande confidenza e condivisione tra il giovane e l‟adulto facilitata della costante vicinanza durante il percorso. Il giovane può, piano piano, affidarsi a chi «sa vedere l‟altro in modo autentico mentre si lascia guardare nella propria umanità, sa “mettersi a nudo”(…) sa offrire i propri sentimenti come risorsa per l‟altro, può mostrare le proprie stanchezze, entusiasmi, scoramenti, gioie come offerta di un vissuto congruente e vivificante»65.

Occorre evidenziare che l‟apprendimento che si verifica in tale contesto non investe solo il giovane perché è un apprendimento di tipo bidirezionale che produce dei cambiamenti anche nell‟adulto.

La struttura relazionale paritaria consente al giovane di esprimere i propri vissuti emozionali, di verbalizzare aspetti che possono riguardare il viaggio, il suo passato o le idee sul futuro sentendosi accettato dall‟altro per quello che è. Non solo l‟accompagnatore si pone in atteggiamento di accoglienza ma anche lo stesso giovane dovrebbe imparare a conoscere tutte le parti della sua personalità e ad accettarle; per accettarsi con i propri limiti ma anche con le proprie risorse, è necessario che il ragazzo sia prima di tutto in grado di perdonarsi e di «prendersi cura della vita del cuore»66. Solo se si pone in tale prospettiva potrà essere pronto ad accettare il proprio cambiamento e riuscirà a porsi con apertura nei confronti degli altri giungendo a considerarli individui portatori di caratteristiche uniche. Il percorso interiore da intraprendere per giungere all‟accettazione di sé è tortuoso e talvolta doloroso ma la sua realizzazione è possibile

65 Ivi pag. 33

66 Rossi B., Avere cura del cuore, Roma, Carocci, 2006 citato in Spadolini B., Grasselli B., Ansini, L.,(a cura di) La funzione educativa del cammino- Aspetti pedagogici, psicologici e sociologici, Roma, Armando editore, 2007, pag.67

grazie alla costante presenza dell‟adulto che sa prendersi cura delle necessità affettive del giovane.

Il cammino è un‟esperienza che investe il corpo e che aiuta il soggetto ad avere un rapporto più equilibrato con questo, ad attribuirgli la stessa importanza rispetto ai pensieri e ai sentimenti.

In conclusione si può affermare che l‟esperienza del cammino è «(…) inclusiva davvero, un‟esperienza dove nessuno si sente escluso o ai margini, dove la cura, il dono, la gratuità si costruiscono nella relazione, si incarnano nella vita e generano domande culturali di specifica spiritualità.»67

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