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Il comparto di riferimento scelto: Costruzioni

3.1 IL SETTORE DI RIFERIMENTO

3.1.1 Il comparto di riferimento scelto: Costruzioni

Il settore industriale al proprio interno comprende numerose imprese che svolgono attività molto differenti tra loro. Per approfondire lo studio e individuare con maggior precisione quali aziende al suo interno possono essere maggiormente interessate dai cambiamenti apportati dall’intervento riformatore alla disciplina dei licenziamenti illegittimi, analizzeremo i principali comparti del settore secondo i tre livelli d’analisi precedentemente utilizzati.

In particolare, dando per assodato che la maggioranza d’imprese presenti all’interno di tale settore abbiano una dimensione media superiore ai quindici dipendenti, cercheremo d’individuare:

a) comparto con maggiore applicazione del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;

b) comparto che effettua un maggior numero di cessazioni di rapporti lavorativi a causa di licenziamenti.

Per condurre questo dettaglio d’analisi è necessario suddividere il settore industriale nei suoi differenti comparti. Lo studio dell’Istat sulle grandi imprese italiane, considerato in precedenza, ha semplificato i numerosi comparti individuati dalla classificazione Ateco 2007, riconducendoli a quattro macro gruppi: attività manifatturiera; fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata; fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento; costruzioni.

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a) Individuazione comparto con maggiore applicazione di contratto a tempo indeterminato

Al fine d’individuare quale comparto d’attività produttiva applica con maggior frequenza il contratto di lavoro a tempo indeterminato, osserviamo i dati riportati all’interno della Tavola 1. Questa riporta le differenti attività economiche e, per ciascuna di queste, individua in termini percentuali le tipologie contrattuali utilizzate. In particolare, possiamo osservare che nel comparto “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” la quota di assunzioni tramite contratto a tempo indeterminato è sempre stata più elevata che negli altri gruppi. Inoltre, questo è l’unico comparto nel quale la percentuale di assunzioni a tempo determinato è inferiore rispetto a quelle a tempo indeterminato.

Se osserviamo i valori riferiti a tale caratteristica nel 2010, possiamo rilevare che il comparto “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” registra il valore più rilevante con una percentuale di 53,9%, seguito da quello “Fornitura di acqua; reti fognarie; attività di gestione dei rifiuti e risanamento” con 46,8%, “Costruzioni” con 31,9% e infine “Attività manifatturiera” con 27,8%. E’ possibile considerare che i dati riferiti ai primi due comparti sono molto più elevati rispetto a quelli registrati negli altri due tipi di attività. Questo è dovuto al fatto che le imprese operanti nei primi due comparti svolgono attività meno soggette agli andamenti del ciclo economico, poiché forniscono dei beni primari per l’uomo e la per la società. Essi godranno quindi di una maggiore stabilità nell’attività produttiva e nei ricavi conseguiti e, di conseguenza, potranno permettersi di assumere un numero superiore di dipendenti con contratto a tempo indeterminato.

b) Tassi d’uscita generati dai licenziamenti

Per individuare quale tipologia d’azienda effettua un maggior numero di cessazioni di rapporti lavorativi causati da licenziamenti, osserviamo i dati presenti all’interno della Tavola 2 che riporta i tassi annui d’ingresso e d’uscita dei lavoratori e i saldi annui nei differenti comparti d’attività. Dai valori esposti è possibile notare che il comparto “Costruzioni” rileva una percentuale relativa ai tassi annui d’uscita superiore rispetto agli altri segmenti d’attività in tutto l’arco temporale considerato. Ciò indica che il numero di lavoratori usciti nel corso dell’anno rapportato ai dipendenti che svolgono attività lavorativa all’interno di quel comparto è maggiore che negli altri casi. In particolare, nel 2010, il tasso annuo d’uscita per l’attività economica “Costruzioni” è di 145,4, mentre quello relativo agli altri comparti è di 101,0 per “Attività manifatturiera”, 85,4 per “Fornitura di acqua; reti fognarie; attività di

109 gestione dei rifiuti e risanamento” e infine 43,4 per “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata”.

È possibile osservare che tale indicatore ha un andamento opposto rispetto a quello registrato per i contratti a tempo indeterminato; infatti nel comparti in cui è presente un numero superiore di tale tipologia di contratti, si rileva un tasso annuo d’uscita inferiore; ciò è dovuto al fatto che si ricorre con più difficoltà a interruzioni di rapporti lavorativi dovuti a scadenza dei termini contrattuali.

Considerando che il comparto “Costruzioni” rileva il tasso d’uscita annuo più elevato in tutto l’arco temporale analizzato, riteniamo opportuno individuare le principali cause che hanno portato alla cessazione dei rapporti lavorativi. Osservando i dati riportati all’interno della Tavola 3, è possibile affermare che per tale attività economica, le principali motivazioni che inducono i soggetti a interrompere il rapporto lavorativo, sono innanzitutto le dimissioni spontanee, seguite dalla scadenza dei termini e dal licenziamento.

In particolare, osservando i valori riferiti a quest’ultimo, possiamo notare che, in tale comparto, le percentuali sono molto superiori rispetto a quelle registrate nelle altre tipologie di attività economica. Questo, come evidenziato in precedenza, può essere spiegato tramite l’elevata dipendenza del settore delle costruzioni all’andamento del mercato: quando si assiste ad una contrazione del ciclo economico, l’edilizia subirà di conseguenza una riduzione e, con elevata probabilità, le imprese ridurranno il loro organico tramite i licenziamenti a causa della diminuzione di lavoro.

I dati riportati all’interno della Tavola 3, confermano tale affermazione. E’ infatti possibile osservare che, in seguito alla crisi mondiale del 2007 (le cui conseguenze in Italia si sono maggiormente sentite a partire dal 2009), i comparti più ciclici, come quello delle costruzioni e dell’attività manifatturiera, hanno registrato un aumento della percentuale dei licenziamenti: il primo rileva un valore pari a 17,1% nel 2009 e a 18,4% nel 2010 ed il secondo di 12,6% nel 2009 e di 14,3% nel 2010. Al contrario, i comparti legati in modo minore agli andamenti ciclici del mercato, come quelli destinati alla fornitura di beni primari, rilevano delle percentuali nettamente inferiori: l’attività economica “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata” registra un valore di 0,9 nel 2009 e di 2,8% nel 2010, mentre quella “Fornitura di acqua; reti fognarie; attività di gestione dei rifiuti e risanamento” rileva una percentuale di 2,8 nel 2009 e 3,3% nel 2010.

Dalle considerazioni effettuate fino a questo momento è possibile concludere che le modifiche apportate dalla Riforma Fornero alla disciplina dei licenziamenti illegittimi avranno un maggiore impatto nelle imprese industriali, in particolare nelle aziende

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appartenenti al comparto delle costruzioni. Come abbiamo appena analizzato queste registrano un tasso d’uscita più elevato rispetto alle altre attività economiche industriali e le cause maggiori delle cessazioni sono generate dai licenziamenti. E’ ragionevole pensare che la maggior parte di questi sarà legittima e dovuta ad una riduzione permanente dell’organico, ma non bisogna trascurare il fatto che, aumentando il numero d’interruzioni di rapporti lavorativi, si potrà incorrere con maggiore facilità in una dichiarazione di non legittimità del licenziamento stesso.

Il comparto “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata”, pur rilevando la percentuale più elevata di assunzioni con contratto a tempo indeterminato, condizione essenziale per l’applicazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ai fini della presente analisi è ritenuto meno rilevante rispetto a quello “Costruzioni”, poiché rileva valori molto bassi in relazione alla quantità di licenziamenti.