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CAPITOLO II EFFETTI SUI MERCATI FINANZIARI E RISPOSTE ALLE CRISI FINANZIARIE

2.3 Il comportamento durante la pandemia di Covid-19

Risulta importante e soprattutto interessante data la stretta attualità dell’argomento analizzare come i fondi sovrani si siano comportati in questi primi mesi in cui l’economia mondiale è stata messa in grandi difficoltà dalla pandemia di Covid-19. La pandemia ha portato a gravi problemi sanitari in tutti i paesi del mondo, e di conseguenza le misure messe in atto dai vari governi nazionali con il fine di arginare

33 Ciarlone A., Miceli V., Le strategie di portafoglio dei fondi di ricchezza sovrani e la crisi globale, Banca d’Italia, Occasional Paper, aprile 2013

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l’espansione del virus sono state drastiche, attraverso i lockdown sono state bloccate le vite di tutti noi e di conseguenza la maggior parte delle attività economiche sono state sospese.

Molti settori sono riusciti a ripartire mentre altri sono tutt’ora in grande difficolta, in primis tutte le attività legate al turismo e ai trasporti. I mercati finanziari hanno avuto una reazione fortemente negativa nel mese di marzo, momento in cui la pandemia è arrivata in Europa e negli Stati Uniti, mentre ora la situazione sembra essersi calmata anche in virtù delle misure economiche messe in atto dai governi e dalle banche centrali di tutto il mondo.

Figura 2.7 Andamento dei principali indici di borsa da inizio 2020

FONTE: Personale rielaborazione su dati Yahoo Finance

Si può notare dalla Figura 2.7 come a cavallo dei mesi di febbraio e marzo i principali indici di borsa abbiano accusato un forte colpo, mentre successivamente la situazione sia migliorata anche se in modo differente. Per esempio, l’indice cinese e quello Usa hanno addirittura superato il valore di inizio anno, mentre la situazione in Europa mostra come ci sia stata una ripresa ma non così netta da recuperare tutte le perdite. Ovviamente all’interno della stessa Europa la situazione è leggermente differente tra paese e paese.

Per quanto riguarda i fondi sovrani ci si aspetta che, in casi di difficoltà economica, i governi che possiedono un fondo sovrano vadano ad attingere dai capitali del fondo

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Pu n ti in d ice Date S&P 500 FTSE 100 EURO STOXX 50 SHANGHAI

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per far fronte alla crisi attraverso la vendita di beni liquidi. La crisi economica dovuta alla pandemia va a creare questo scenario, in particolar modo per i paesi esportatori di petrolio la situazione è molto complicata, in quanto oltre alla crisi economica del paese, si aggiunge il drastico calo del prezzo del greggio.

Quel che emerge dai risultati degli studi però non è esattamente questo, ovvero molti stati non hanno usato la ricchezza dei propri fondi sovrani per coprire i buchi di bilancio, anzi alcuni stati del Golfo Persico hanno preferito prendere a prestito denaro sui mercati obbligazionari.

State Street ha condotto un’analisi nella quale è andata ad intervistare i gestori di dieci fondi sovrani sia di tipo commodity che non commodity chiedendo se a causa della recente crisi avessero o meno modificato la propria asset allocation e se ci fossero stati dei prelievi da parte dei governi per affrontare la situazione.

Dallo studio è emerso che solamente in due casi i governi hanno prelevato capitale dal proprio fondo, mentre ad altri due fondi è stato chiesto di collaborare a progetti domestici. Inoltre, si nota dall’analisi di State Street che il comportamento dei fondi sovrani già all’inizio del 2020 era tendenzialmente di tipo difensivo, questo si può vedere dalla Figura 2.8 dove vengono messi a confronto la quota di liquidità nei portafogli degli investitori istituzionali con il State Street’s Behavior Risk Scoreboard (BRS), ovvero una misura aggregata della propensione al rischio ricavata dai flussi di capitale e dalle partecipazioni detenute.

Figura 2.8 Propensione al rischio VS liquidità degli investitori istituzionali

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Come si nota, molti fondi, ad inizio 2020 hanno aumentato la liquidità all’interno dei propri portafogli. Il fattore di maggior rilevanza che appare dallo studio è il fatto che i fondi sovrani non si siano fatti prendere dal panico andando a vendere azioni in grandi quantità, anzi i flussi azionari sono rimasti abbastanza costanti per i primi quattro mesi del 2020. I fondi intervistati infatti, hanno affermato che la strategia adottata è stata quella di vendere titoli a reddito fisso per acquistare azioni sfruttando il calo dei prezzi di quest’ultime. 34

Le perdite subite inizialmente dai fondi sovrani sono state molto elevate, JP Morgan ad inizio aprile aveva stimato perdite pari ad un trilione di dollari, in linea con quanto affermato dall’Institute for International Finance che aveva calcolato le perdite dei SWF del Golfo pari a 296 miliardi di dollari e 114 miliardi di dollari relativi alle perdite del fondo norvegese. Il problema principale lo hanno avuto i fondi sovrani i cui governi hanno prelevato capitali, così facendo oltre a ridurre il patrimonio in gestione hanno portato al realizzarsi di forti perdite prima che i mercati iniziassero a recuperare. Ad ogni modo, ci sono strategie contrastanti: in minima parte ci sono governi che stanno attingendo i capitali dai fondi che possiedono, mentre in altri casi, ci sono fondi sovrani che hanno approfittato dei prezzi ribassati per poter acquistare a condizioni favorevoli titoli azionari. Appartengono alla prima categoria, per esempio, i fondi del Kuwait, Iran, Nigeria e quello Norvegese, quest’ultimo ha annunciato di aver ritirato 37 miliardi di dollari per far fronte alle difficoltà economiche del Paese. Altri stati hanno chiesto ai fondi sovrani di investire nelle società domestiche in difficolta, è il caso dell’Irlanda. Inoltre, alcuni fondi come il Temasek di Singapore e i fondi australiano e russo stanno finanziando la ricerca scientifica con lo scopo di sviluppare un vaccino per il Covid-19. Altri fondi, invece, hanno approfittato del calo delle quotazioni per acquistare nuove attività, nonostante i prezzi fossero comunque elevati con rapporti prezzo/utile molto alti anche nel mese di marzo. Il caso più eclatante è quello del fondo sovrano dell’Arabia Saudita il quale si è prefissato l’obiettivo di acquistare attività per

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un totale superiore ai due miliardi di dollari, concentrandosi in particolar modo sul settore energetico.

Essendo tutt’ora all’interno della crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19, non si può sapere come si muoveranno nei prossimi mesi i fondi sovrani, molto dipenderà dall’evolversi della crisi e per i fondi di tipo commodity soprattutto dell’andamento del prezzo del petrolio. Questa situazione ha mostrato al mondo come i fondi sovrani nonostante spesso vengano presentati come istituzione autonome, in realtà in alcuni casi costituiscono degli strumenti di politica fiscale integrati nella gestione economica del paese a cui appartengono.35