• Non ci sono risultati.

1.3 La società dell’informazione

1.5 Il consenso televisivo

Sin dall’inizio il processo di sviluppo e di diffusione della comunicazione di massa è stato accompagnato dalla costante preoccupazione degli studiosi circa il potere delle tecnologie dell’informazione di influenzare, o addirittura plasmare, l’orientamento del pubblico.

34

Negli ultimi anni il dibattito sul potere dei media si è riproposto nuovamente, con gli stessi timori che avevano caratterizzato il confronto degli studiosi nei decenni precedenti. La critica nei confronti dei mass media si rivolge in maniera particolare alla televisione, accusata di diffondere tra i telespettatori idee e comportamenti che non corrispondono alla realtà delle cose, oppure di essere utilizzata dai detentori del potere come strumento di propaganda.

Come nasce e come si forma il consenso televisivo dunque? Può la televisione condizionare il consenso? In linea di massima e per alcuni avvenimenti si può dare una risposta affermativa. Laddove si ha un pubblico che non può accedere ad altri tipi di informazioni sia per motivi economici che culturali sarà certamente più semplice per i media influenzare le scelte e le azioni di una data audience. Ma è soprattutto la forza travolgente dell’immagine che irrompe sul video, con tutta la sua autorità, a far riflettere, commuovere ed attivare una reazione da parte dello spettatore.

35

Lo scatto rinominato Il rivoltoso sconosciuto, di Jeff Widener, diventò in breve tempo il simbolo della rivolta contro il governo cinese. Questa fotografia raggiunse tutto il mondo in brevissimo tempo, essendo trasmessa da canali quali la CNN e BBC. Fu il titolo di testa di tutti i principali giornali e delle maggiori riviste, divenendo il personaggio principale di innumerevoli articoli in tutto il mondo; nell’aprile del 1998, la rivista Time ha incluso Il Rivoltoso

Sconosciuto nella sua lista de “Le persone che più hanno influenzato il

XX secolo”. Se poi, oltre a quel fermo immagine, si esamina la sequenza televisiva completa, si noterà che il carrista non cerca d’investire l’uomo con le buste in mano, ma cerca di aggirarlo più volte, e più volte – di rimando – l’uomo si sposta davanti al carro impedendone la marcia. Questo “balletto” di protesta crea in chi assiste un effetto notevole: il messaggio che se ne ricava è profondo e riflette l’idea che il singolo elemento possa a volte avere l’effetto del granello di sabbia che inceppa un ingranaggio perfetto.

È ancora vivida nella memoria di tutti la foto, scattata da Malcolm Wilde Browne, del monaco buddista vietnamita Thích Quang Duc che nel giugno 1963 si diede alle fiamme nella città di Saigon. L'auto- immolazione fu un segno di protesta nei confronti delle politiche a

36

favore dei cattolici, discriminatorie per i buddisti, da parte del regime sudvietnamita di Diem.

Non possiamo dunque non seguire il ragionamento di McLuhan secondo il quale “il medium è il messaggio”, affermando che è proprio nella natura del mezzo televisivo che si trova tutta la sua forza.Ecco quindi che il consenso della maggioranza si ottiene padroneggiando le tecniche di informazione sia per imporre il contenuto sia per guadagnare visibilità. La televisione “deve” far vedere quello di cui si parla, che produce il desiderio di “farsi vedere”, che produce a sua volta lo pseudo-evento: quello fabbricato per la televisione, quello che deve fare colpo sui sentimenti e le emozioni del pubblico e che, in ultima istanza, deve far suscitare in chi la guarda una certa azione- reazione.

Ci troviamo in questi casi davanti al fenomeno della cosiddetta

agenda setting, teoria enunciata da M. Mc Combs e D. Shaw nel 1972.

Si tratta di una teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass media sull'audience in base alla scelta delle notizie considerate "notiziabili" e allo spazio e preminenza loro concessa. Il postulato principale dell'agenda setting è il salience transfer, cioè il rendere la notizia saliente rispetto alle altre, quindi indica l'abilità dei

mass media a trasferire un argomento da una agenda privata a quella

pubblica d'interesse generale più elevato. Solo una selezione all’interno della massa di notizie può rendere un fatto importante e oggetto di un discorso e dunque meritevole di essere inserito nell’agenda politica del governo.

D’altronde non era Walter Lippmann, nel suo libro intitolato

Opinione pubblica del 1922, a sostenere che le persone non

conoscessero direttamente il mondo, ma solo come un "quadro nelle loro teste" e che di conseguenza per conoscerlo fosse necessario avere delle mappe di esso? Allo stesso tempo Lippmann si domandava come potesse la gente essere sicura che le mappe che conoscevano e sulle

37

quali si basavano non fossero una riproduzione fedele ma che fossero semplicemente disegnate da interessi particolari? Il discorso può dunque essere applicato anche alle notizie che i telegiornali e i giornali annunciano. Sono le uniche notizie meritevoli di attenzione, oppure sono semplicemente le più gettonate e grazie alle quali sarà più facile ottenere un certo consenso e che potranno in ultima istanza spingere gli attori politici verso determinate decisioni?

La democrazia richiede che le opinioni dei cittadini abbiano una certa importanza nel plasmare le scelte e i risultati delle politiche, soprattutto quelle relative alla politica estera. Tuttavia, sebbene la letteratura sull'opinione pubblica e la politica estera abbia fatto grandi progressi negli ultimi decenni, gli studiosi non hanno ancora raggiunto un consenso per quanto riguarda ciò che il pubblico pensa della politica estera, come arrivi ad avere date opinioni a riguardo e, infine, se tali opinioni influenzino (o debbano influenzare) la politica estera. Al fine di considerare il rapporto esistente tra un leader politico ed il pubblico, è necessario aggiungere un terzo attore strategico, i mass

media, i quali a mio avviso hanno le potenzialità di giocare un ruolo

fondamentale, accanto ai cittadini e alle élites politiche, nel plasmare ed influenzare la mentalità del pubblico e della stessa élite politica e le relative decisioni riguardanti la politica estera. L’obiettivo è dunque quello di chiarire i molteplici rapporti vigenti tra questi attori e i risultati della politica estera.

1.6 Un nuovo modo di fare giornalismo: il primato