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“politica-media”

2.6 L’effetto CNN secondo la CNN

Dopo aver analizzato i tre modi di interpretare l’effetto CNN secondo lo studioso Livingston, il primo riguardante la definizione dell’agenda politica, il secondo considerandolo come un elemento che accelera il processo di decision-making ed infine il terzo interpretandolo come un ostacolo al raggiungimento di obiettivi politici, mi sono domandata quale fosse il pensiero di esponenti diretti dell’emittente televisiva stessa, ovvero della CNN.

Nella mia ricerca mi sono imbattuta in una significativa intervista a Tom Johnson, presidente e amministratore delegato del colosso CNN a partire dall’agosto 1990, periodo relativo alla prima crisi irachena, evento che avrebbe modificato il volto del giornalismo tradizionale rendendo la CNN, grazie alla sua copertura live del combattimento,

73Culbert, D., Television’s Visual Impact on Decision-Making in the USA, 1968: The Tet Offensive and Chicago’s Democratic National Convention, Journal of Contemporary History, 1998, p. 437.

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l’emittente televisiva giornalistica più famosa al mondo. L’intervista, condotta da un giornalista di Limes, parte dal presupposto che tutte le emittenti televisive del mondo sono sintonizzate con la CNN, che viene dunque considerata la principale fonte di informazione non solo della popolazione mondiale ma anche dei giornalisti stessi. L’emittente televisiva è divenuta quindi la principale fonte di informazione ufficiale per il mondo intero e, una delle prime conseguenze di questo fatto è che così come il pubblico ed i giornalisti prestano attenzione a quello che l’emittente televisiva trasmette, anche i governi si sintonizzano per sapere cosa sta accadendo in tutto il globo. “Da mezzo di informazione, insomma, la televisione di Atlanta si è

trasformata in un protagonista della politica internazionale74.”

All’intervistato viene chiesto come sia possibile gestire

un’emittente televisiva i cui uffici assomigliano ad “ambasciate dell’informazione internazionale”, sottolineando dunque fin da subito l’importante ed impegnativo ruolo ricoperto dalla CNN. La risposta è piuttosto significativa ed esplicita fin da subito il ruolo che l’emittente CNN deve svolgere. “Il nostro ruolo è quello di giornalisti: non siamo né diplomatici né politici75”, risponde Johnson. Pur riconoscendo la rilevanza internazionale di cui godeva il suo canale televisivo, Johnson sottolinea che i tre pilastri fondamentali sui quali si fondava l’emittente televisiva erano l’accuratezza, la giustizia e l’equità. “Noi sappiamo che il nostro lavoro può avere un impatto sulla politica internazionale, e quindi la nostra principale responsabilità è quella di essere accurati ed equilibrati76”, dice Johnson riconoscendo la grande responsabilità che le notizie trasmesse dall’emittente televisiva portano con sé.

Il punto cardine del discorso sta dunque nelle parole “giustizia ed equità”. Ted Turner utilizza il termine fair, ovvero “giusti”. “Non

74 Mastrolilli, P., L’effetto CNN secondo la CNN. Conversazione con Tom Johnson, presidente della CNN, La guerra dei

mondi n°4, 1997.

75 Mastrolilli, P., op.cit. 76 Mastrolilli, P., op.cit.

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dobbiamo ignorare alcun paese o continente, non dobbiamo privilegiare alcun partito politico e non dobbiamo evitare alcun problema77”, dice Johnson pur rendendosi conto che è normale che governi ed organizzazioni politiche usino i media per scopi e tornaconti personali. La bravura del giornalista sta dunque nell’esporre tutte le versioni di una storia, senza privilegiarne una in particolare. L’imparzialità risulta quindi fondamentale.

2.7 Conclusioni

La comparsa sulla scena di un nuovo attore nelle comunicazioni e nelle relazioni internazionali richiede studi teorici adeguati che valutino scientificamente la sua presenza e la sua influenza. Numerosi studiosi hanno condotto studi e fatto riflessioni sull’influenza dei media nella politica estera e nella gestione e conduzione di conflitti e crisi umanitarie. La maggior parte di questi studi esplora ciò che passò alla storia come effetto CNN.

Esponenti politici di rilievo hanno riconosciuto l’impatto della copertura mediatica nel processo di policy-making. Nelle sue memorie l’ex Segretario di Stato James Baker III nel 1995 scrisse che “In Iraq, Bosnia, Somalia, Ruanda e Cecenia la copertura mediatica dei conflitti in tempo reale ha aiutato a creare un nuovo e potente imperativo per un’azione immediata78.” Anche l’ex Segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Boutros-Ghali riconobbe l’importanza dei media affermando che la CNN poteva essere considerata “il sedicesimo membro del

Consiglio di Sicurezza79.”

77 Mastrolilli, P., op.cit.

78 Baker, J., III, The polities of diplomacy, New York: G, P, Putnam's Sons, 1995, p.103.

79 Minear, L., Scott, C, & Weiss, T., The news media, civil war, and humanitarian action, Boulder, CO: Lynne Rienner,

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Tuttavia, altri decisori in campo di politica estera hanno fornito una visione dell’effetto CNN più complessa. Colin Powell osservò che “la copertura live non cambia la politica intrapresa, ma crea soltanto il contesto in cui quella data decisione politica viene presa80.” Anthony Lake, studioso e consigliere per la sicurezza nazionale di Bill Clinton riconobbe che la pressione pubblica, incendiata dalle immagini trasmesse alla televisione, giocò un ruolo nel processo politico decisionale relativo ad alcune crisi umanitarie, ma aggiunse anche che altri fattori quali i costi e la fattibilità dell’intervento stesso furono alquanto importanti81.

Diverse sono dunque le definizioni e gli approcci riguardanti l’effetto CNN. Stando alle tre maggiori interpretazioni di tale effetto, i media possono essere considerati come pianificatori dell’agenda politica, come acceleratori del processo decisionale o, al contrario, come un ostacolo al raggiungimento di obiettivi geopolitici. Trovare una definizione ed un approccio unici è difficile.

Numerosi sono stati i casi nei quali si è percepita una forte influenza da parte delle maggiori emittenti televisive americane su situazioni che hanno in seguito acquisito un’importanza a livello internazionale. Tra queste figura senza dubbio il caso della Somalia. L’intervento statunitense nel paese africano offre un esempio concreto della natura dinamica del rapporto esistente tra i media e la politica estera. Introdurrò in un primo momento la situazione vigente in Somalia negli anni Novanta e, con l’aiuto di analisi e dati raccolti da importanti emittenti televisive e giornali, cercherò di individuare se sia effettivamente possibile parlare di un effetto CNN applicato al caso somalo.

80 McNulty, T., Television's impact on executive decisionmaking and diplomacy, Fletcher Forum of World Affairs,

1993, p.80.

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CAPITOLO 3 – IL MITO DELL’EFFETTO CNN: IL CASO DELLA SOMALIA