4. Mobilitazioni sul territorio, ritorno della frontiera e dramma sociale
4.4. Il dramma sociale e il campo di battaglia
Bloccati a Ventimiglia, i transitanti cercano nuove rotte per continuare il proprio percorso migratorio, attraversando anche montagne e territori rurali. Centinaia di migranti cominciano ad attraversare la Val Roja, e vengono spesso ritrovati dagli abitanti ai bordi delle strade in difficoltà, per esempio quando ritornano a casa dopo una giornata di lavoro. Una parte dei residenti della valle sente una sorta di obbligo morale e decide di aiutarli, come vedremo in modo approfondito nel prossimo capitolo. Contrariamente, un’altra parte degli abitanti non è d’accordo e alcuni contattano le forze dell’ordine quando avvistano un migrante sul territorio, oltreché denunciare chi aiuta, per esempio telefonando alla polizia quando vedono dei solidali agire39. In una visione vicina a quella dei discorsi anti-immigrazione di Eric Ciotti – influente politico locale repubblicano – o di Marine Le Pen, che ricordano quelli di Matteo Salvini o di Santiago Abascal, il punto di vista degli attori ostili all’aiuto dei migranti si muove sui luoghi comuni dell’estrema destra europea, in voga negli ultimi anni.
Chi sono questi migranti? Vengono qua per ottenere benefici sociali, per... rubare lo stato sociale ai francesi ... vanno all'estero ma le loro mogli e i loro figli rimangono nel loro paese... è una vergogna... lasciano le loro famiglie nel loro paese e cosa fanno qua? E poi ci mettono in pericolo... nella valle abbiamo avuto problemi sanitari rispetto a tutti questi migranti che arrivano. Un mese e mezzo fa, è stato rilevato un virus all’asilo di Breil-sur-Roya. Cos'è questo virus? Giustamente, non lo sappiamo, ma sono cose che non avevamo mai visto prima. Ci sono studenti universitari che hanno preso la peste. Non l’avevamo mai avuta la peste qui (...) Non vogliamo un campo di migranti qui, geograficamente non c’entra nulla... cosa facciamo con tutti questi migranti qui? Abbiamo già tassi di disoccupazione molto elevati... constatiamo giorno dopo giorno il declino della Francia... (Alain).
In ogni caso sono vestiti meglio di me... hanno delle scarpe molto costose, lo smartphone di ultima generazione... e si approfittano dello Stato francese a discapito dei francesi… La Francia non ha capacità di accogliere tutti questi immigrati. E non capisco come facciano ad abbandonare la propria famiglia, il proprio paese, se ne fottono del proprio paese, della propria famiglia... e molti di loro non provengono da paesi che sono in guerra... (Toto).
39 Uno dei processi giudiziari in corso ad abitanti della valle per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina,
denominato dei quattro papis et mamis, nasce da una segnalazione telefonica alla polizia di qualcuno che aveva visto i solidali partire con dei migranti per uno sterrato di montagna.
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L’universo neorurale, che in linea generale si spende per la solidarietà ai migranti – come vedremo nel dettaglio nel prossimo capitolo – interpreta i posizionamenti ostili ai migranti come principalmente frutto della paura, oltreché del razzismo dilagante negli ultimi anni.
L’aspetto principale per me è la paura. Al mercato, sento dei commenti in cui le persone esprimono immagini di paura, di orrore. Ho sentito gente dire: "Non possiamo più camminare di notte, perché sembra che ci siano dei neri che attraversano le montagne, è pericoloso..." Circolano discorsi del genere tra le persone (Nadia).
Sicuramente c'è paura... e poi ci sono quelli che sono chiaramente razzisti e contro l'immigrazione ... questa è una novità, quando ero piccola il Front National non esisteva nella valle... FN è una novità qui, è molto urbano come origine anche se oggi prende molti voti in campagna... nella valle il Front National ha 10 anni (Christelle).
Le politiche statali di chiusura della frontiera militarizzano il territorio e criminalizzano il sostegno ai migranti. In tale scenario, la popolazione diviene praticamente obbligata a prendere una posizione e un conflitto sociale scoppia in valle, generando una rottura e una separazione sulla faglia preesistente tra universi culturali. Victor Turner e l’antropologia della scuola di Manchester concettualizzano una società in uno stato dinamico di conflitto, contro un’idea di equilibrio statico. Detto in altri termini, le società vivrebbero in uno stato di perenne conflittualità; il conflitto sarebbe dunque un elemento endemico, caratterizzante la struttura sociale, motore della società. In tempi normali la conflittualità è latente, contenuta a livelli di bassa intensità e gestita a livello sociale; alcune circostanze ed eventi fanno in modo che tale livello di conflittualità non possa più essere gestito, dunque esploda e si produca ciò che Turner (1986 e 1993) definisce come “dramma sociale”. Si tratta di una rappresentazione collettiva, scandita da diverse fasi, in linea con i “riti di passaggio” teorizzati da Arnold Van Gennep (1981).
Van Gennep individua tre fasi nei riti di passaggio: una prima di rottura e separazione, una seconda di transizione – che definisce “liminale” – in cui si tenta di ricomporre la contrapposizione o, alternativamente, in cui la separazione si esaspera, ed una terza caratterizzata da un’aggregazione in un nuovo ordine. La fase liminale prevede la crisi ed è seguita da un’inedita condizione, nella riconciliazione o nella rottura definitiva. Turner, a partire da questo modello, suddivide il dramma sociale in tre fasi. Una prima di rottura, che si costruisce sul momento contingente della crisi, in cui il contrasto tra le parti si accentua, generando una zona transitoria del processo, in cui più scenari possono proporsi e consolidarsi; una seconda fase, in cui avvengono una o più azioni chiave, che possono essere di carattere riparatore, o indurre piuttosto ad un’ulteriore separazione. Nell’ultima fase, dipendendo dalle precedenti, si mette in atto una risoluzione del conflitto oppure una legittimazione dello scisma tra le parti in contrasto.
Procediamo ora ad applicare tale modello a ciò che succede in Val Roja. La prima fase – caratterizzata dal processo di militarizzazione analizzato nel paragrafo precedente, dai primi passaggi e dagli avvistamenti e presa in carico dei migranti in valle, quando già alcuni cadaveri vengono ritrovati alla frontiera – blocca lo scorrere regolare e pacifico della quotidianità della
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valle e segna una separazione tra chi sostiene i migranti e chi avversa la solidarietà. Nel maggio 2016, Roya Citoyenne diventa la piattaforma associativa ufficiale di sostegno ai migranti, e, parimenti, l’universo opposto comincia a denunciare l’azione solidale.
Nella seconda fase, una serie di processi chiave partecipa ad aggravare la rottura iniziale. In
primis, dall’universo souche, l’approccio di denuncia individuale prende, in qualche modo, una
dimensione collettiva. Nel giugno 2017 nasce, con una quarantina di aderenti, l’associazione “Défendre la Roya”, vicina al Front National locale, che accusa e denuncia pubblicamente “Roya Citoyenne” di banda organizzata finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; inizia così un processo giudiziario per ottenere il suo scioglimento40.
L'obiettivo principale dell'associazione è contrastare la massiccia immigrazione che passa qua... Vogliamo difendere la valle contro l'immigrazione... Abbiamo chiesto lo scioglimento di Roya Citoyenne e il giudice ci ha ordinato di pagare 7.000 euro di multa... ma non abbiamo quei soldi... È tutto fuorilegge e non diciamo niente? E se diciamo qualcosa, prendiamo una multa di 7.000 euro. Non lo paghiamo, tutto qui, aspetteremo l’appello ad Aix (...) L'associazione ha una quarantina di membri e una buona decina di membri attivi, ma non continueremo, visti i risultati... Siamo condannati a 7.000 euro perché vogliamo difendere la nostra valle, tutto ciò scoraggia (Toto).
Qualche mese dopo la sua creazione, la presentazione pubblica dell’associazione à Breil, con la presenza di diversi membri di Roya Citoyenne che prendono la parola, segna un momento di visibilità di tale crisi territoriale: “qui c’è una guerra in corso”, dice letteralmente il Presidente di Défendre la Roya nell’atto pubblico.
Mi trovo alla presentazione pubblica di Défendre la Roya a Breil. Eric Payet-Maugeron, il presidente, un poliziotto in pensione, presenta l’associazione e dice in primis che la situazione è diventata ingestibile in valle, per questo è ora urgente fare qualcosa: “un grave problema della Val Roja è oggi l’immigrazione clandestina. Utilizzo questa parola perché nei termini amministrativi si tratta di stranieri in situazione irregolare… utilizziamo sempre la parola
migranti, ma non va bene, un gatto bisogna chiamarlo gatto… (…) Questi clandestini non tutti
sfuggono da qualcosa e non vengono per lavorare, ma per avere un’assistenza che non hanno nel loro paese… ma non possiamo dare assistenza a tutti… Siamo davanti ad un reale problema”. Qualcuno dal pubblico prende la parola e dice: “Perché non farli passare da Mentone? Perché vengono in valle? E basta con dire questi poveri migranti… hanno le Nike e gli smartphone…”. Poi il presidente riprende la parola e dice: “L’umanitario ha un limite, ed è quello della legalità… le persone di Roya Citoyenne fanno queste cose in tutta illegalità… chiediamo pubblicamente la dissoluzione di Roya Citoyenne. La nostra associazione è legale, la loro è lontana dalla legalità”. Si lamenta del fatto che tutto ciò ha un costo enorme; anche lui parla di 60.000 euro al giorno spesi per forze dell’ordine, la stessa cifra diffusa nei giri solidali. Anche lui è indignato e preoccupato per come si spendono i soldi, cosa si potrebbe fare con questi soldi, ma il suo ragionamento è che, vista la situazione, è necessario spenderli. Se i solidali sono indignati per
40 Nel novembre 2017 la sentenza ratifica la legalità dell’associazione Roya Citoyenne e indice a Défendre la Roya
di pagare le spese per il procedimento penale che chiedeva la sua dissoluzione; la sentenza viene, in ogni caso, rimandata in appello e, ancora in corso, segue il suo iter giudiziario.
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la scelta dell’amministrazione di spendere i soldi in militarizzazione – ufficialmente contro il terrorismo, in realtà contro i processi migratori –, il presidente di Défendre la Roya è indignato del fatto che l’azione dei solidali obblighi l’amministrazione a spendere i soldi in quel modo. Tutte le parti sono infastidite dalla militarizzazione, ma le analisi divergono. Ad un certo punto dice: “Qui c’è una guerra!”, riferendosi al conflitto che loro hanno contro i solidali. Alcune persone di Roya Citoyenne, ad un certo punto, prendono la parola, e cercano di rispondere in qualche modo; ma si crea un caos, più persone parlano contemporaneamente, alzano la voce, la tensione si taglia con un coltello. Sara cerca di prendere la parola più volte, non può esprimersi sovrastata da tante voci che le parlano sopra. Il conflitto emerge, è palpabile” (Estratto del diario di campo, ottobre 2017).
Intanto, contestualmente, nell’estate-autunno 2017 avviene qualcosa che incide per dividere ulteriormente la popolazione della valle. Un giornale – chiamato in occitano locale “A Vugi d’a la Roya” (La Voce della Roja) e inizialmente firmato con un finto pseudonimo – estremamente contrario al sostegno ai migranti e dai toni incendiari, comincia a diffondersi in valle e ad aizzare l’odio tra le parti. Rodolphe Crevelle, giornalista eccentrico e provocatore di estrema destra – con esperienza pregressa in azioni simili, alcune corredate da denunce e condanne – giunge in una valle in preda al dibattitto sulla questione migratoria, e pubblica tre numeri di un giornale diffuso gratuitamente in 5.000 esemplari l’uno, in edizione a colori. Tale operazione – probabilmente finanziata e sostenuta con obiettivi politici – attacca ferocemente chi aiuta i migranti e l’universo hippy della valle, evocando una connessione diretta tra l’aiuto ai migranti e la popolazione neorurale. Come nell’interpretazione di Philippe, emerge in quest’operazione la volontà di dividere una valle.
Quello che succede riguardo al problema del confine qui è che si ha l'impressione che ci siano divisioni, elementi di diverse ideologie nella popolazione che sono state sovrasfruttate, come ad esempio con “A Vugi”, per dividere e per permettere di rompere questa unione che cominciava a vedersi su diverse lotte per la salvaguardia del territorio… e sembra che ciò sia davvero riutilizzato, deviato per mettere le persone l'una contro l'altra per creare odio, intolleranza, per rompere tutte le comunicazioni e facilitare così il controllo della popolazione... (Philippe).
Alternando articoli di cronaca contemporanea con analisi di biografie di persone della rete, che fondono gossip con calunnie – con loro foto in prima pagina accompagnata da didascalie insultanti – si diffondono racconti che screditano persone chiave dell’universo neorurale e del sostegno ai migranti. L’operazione, in un primo momento, riesce nel suo intento, amplificando il conflitto sociale di valle attorno alla questione migratoria; arriva a rappresentare – ad un livello estremo – le rabbie dei locali di destra contro la solidarietà ai migranti; i toni radicalmente virulenti e offensivi partecipano ad una narrazione estremizzata di un conflitto evidente a tutti, che amplifica ulteriormente le frontiere sociali tra chi aiuta i migranti e chi è contro, e, in definitiva e con le dovute sfumature, tra universo neorurale e universo souche.
La questione dei migranti sta rovinando diversi decenni di integrazione. Il villaggio si divide in malo modo, ancora una volta. I punteggi FN sono alti, quasi maggioritari. In effetti, il sostegno dimostrativo dei "figli di Pascal Bonneville" ai migranti e le pratiche negriere di Cédric Herrou hanno suscitato nel villaggio un odio sordo contro la rete... (A Vugi de l’a Roya, 2 : 5).
108 Doppio effetto Gillette sui sinistroidi
Quando ti trovi di fronte a un problema di sinistroidi irsuti in una valle perduta dove questi imperversano, è assolutamente necessario usare un rasoio Gillette con due lame, come afferma questo secondo numero di A Vugi, che esce solo tre settimane dopo il primo... (A Vugi de a Roya, 2: 2).
Il giornale celebra la connotazione ancestrale di una parte della valle con il territorio, riconoscendo in ogni caso come oggi, dopo l’esodo iniziato ormai decenni fa, sia minoritaria.
Anche se i vecchi rojaschi della società agro-pastorale se ne vanno, e anche se molti di noi hanno le loro famiglie e radici altrove, vogliamo che la cultura della Roja ci serva almeno come base comune, vogliamo che coloro hanno costruito questa valle, pietra dopo pietra, siano trattati con considerazione e riconoscimento della loro profonda utilità poiché sono, anche se oggi minoritari, il ramo centrale su cui devono essere innestati tutti gli altri (A Vugi de l’a Roya, 1: 2).
L’operazione di A Vugi d’a la Roya – in una dimensione di provocazione e di insulto – definisce chiaramente l’esistenza di una rete alternativa, che continua ad alimentarsi ed essere protagonista della vita del territorio dalla fine degli anni settanta, oltre a sottolineare che il sostegno ai migranti in valle sia indissolubilmente legato a tale rete. I migranti, sulla linea dei punti di vista dei membri di Défendre la Roya, sono descritti come dei truffatori, che, con smartphone all’ultimo grido, non farebbero altro che approfittarsi delle risorse rubate alle classi popolari francesi.
La posizione equilibrata in questa storia è differente: se trovi un migrante ferito, affamato, raggelato, lo porti a casa tua... Ma se lo vedi sgambettare vivacemente sulle tue montagne mentre telefona al villaggio, gli dici che è uno sporco coglione e che fa il gioco del Capitale, l'unica vera forza pro-migrante al mondo! (A Vugi de l’a Roya, 1 :5).
Crevelle, con l’obiettivo di gettare fango, individua correttamente, che chi aiuta i migranti è una popolazione precisa – gli hippies, “les enfants de Pascal Bonneville”, oggi seguaci dell’“affaire Herrou”, in certi passaggi definiti No-borders, passeurs e/o banda di sinistroidi locali – di cui il giornale parla in modo ossessivo, incitando al disprezzo sociale; li accusa loro di instaurare un clima di guerra, che in realtà questa operazione di A Vugi sta insindacabilmente alimentando.
Quando i No Borders diffondono un'atmosfera di guerra
La valle soffre economicamente dell'atmosfera di guerra creata dai checkpoint dimostrativi e inutili delle forze dell’ordine, ma anche dai graffiti dei No Borders. I nichilisti libertari provano qui a imporre un approccio "Ulster" o "Kossovo" con l’obiettivo di mettere in scena la propria ambizione di vedere la valle "ribelle" passare finalmente dalla loro parte grazie a un'estetica schifosa, pertanto discutibile (A Vugi de l’a Roya, 3: 7).
Hippies e decrescenti fanno irrimediabilmente parte dell'identità valligiana... La loro posizione
è stata tuttavia notevolmente indebolita in occasione della profonda scissione provocata dall'affare Herrou... Chi andrà a convincere gli Hippies di uscire da questa trappola politica dove non possono che vincere odio? Chi li convincerà che non hanno nulla da guadagnare dall'insurrezione della valle contro di loro e dalla nuova religione di cui Saint Herrou è il profeta?
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Chi chiederà loro sostanzialmente di fermarsi un po' e di essere molto più discreti, nel loro stesso interesse? (A Vugi de a Roya, 2: 5).
Ancora gli hippies? Non si tratta di persecuzione. Gli hippies sono un importante gruppo umano nella valle. Li trattiamo e li guardiamo come tali (A Vugi de l’a Roya, 2 :5).
Il giornale influisce sull’aumento del livello dello scontro tra i due universi culturali di valle, come spiega Dominique.
A Vugi ha alzato il livello dello scontro, provando a metterci l’uno contro l’altro… Già da subito avevo capito che era pericoloso, con questo linguaggio di estrema destra di una certa epoca. Alla fine era talmente ardente di conflitto che hanno scazzato anche tra di loro, questa è stata la fortuna di Roya Citoyenne: la loro maionese non ha preso… un giorno delle persone di Tenda, di familles de souche, hanno gettato un carico di letame davanti al quartier generale di Crevelle… (Dominique).
Diverse persone attaccate sul personale cominciano procedimenti legali contro il direttore della pubblicazione; intanto, il Procuratore della Repubblica Jean-Michel Prêtre annuncia nel settembre 2017 un’inchiesta che avrebbe interessato sia il direttore della pubblicazione sia, per complicità, i commerci locali che si erano prestati a distribuire il giornale:
Ho preso l'iniziativa di avviare un'indagine affidata alla brigata di ricerca di Mentone perché questa rivista incendiaria è realizzato in uno stile eccessivamente polemico, con attacchi ad
hominem e insulti ingiuriosi (...) Ciò comporterà verosimilmente un'azione legale non solo nei
confronti del possibile direttore della pubblicazione, ma anche degli agenti di distribuzione, che sono commerci situati tra Tenda e Libre (La Croix, 04/09/2017, https://www.la- croix.com/France/Nice-brulot-anti-migrants-collimateur-justice-2017-09-04-1300874219).
A questo punto, data la situazione, Crevelle chiude l’operazione e abbandona la valle41. I membri di Défendre la Roya, e più in generale la parte avversa all’azione solidale, dopo aver sostenuto il giornale all’inizio, preso coscienza del livello di conflitto che ha generato nella valle, si allontanano progressivamente dal progetto.
C'erano ottime cose in questo giornale, ma anche cose meno buone. Ha scoperto e raccontato delle belle verità, ma c'erano anche cose che non erano chiare e alla fine ha esagerato... ma è stata in ogni caso una fonte di informazione importante per la valle... (Alain).
Ad un certo punto ha esagerato… io non sono per mettere gli uni contro gli altri in questo modo... questo giornale ha destabilizzato un po' la valle... All’inizio ero il primo a trasmetterlo, a diffonderlo... ma dopo aver visto alcune cose che ha scritto sono diventato contrario... Ha mescolato un po’ di tutto ... storie su alcuni, su altri, così non è più politica ... Si è soprattutto occupato della vita privata delle persone, così non è più neanche giornalismo... se fai così, devi smettere... (Toto).
L’aneddoto che segue palesa i livelli di conflitto e odio sociale che il giornale è arrivato a infondere nella valle.
41 Nel marzo 2018, quando non ha già più niente a che fare con la valle, Crevelle muore in casa sua a Rouen per
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Chiedo a Toto se ha i numeri due e tre del giornale, che ho sfogliato qualche volta a casa di gente, ma che non sono ancora riuscito a recuperare. Per la ricerca ne avrei bisogno, e, quando mi dice che ne ha varie copie, gli chiedo se per caso avrebbe voglia di regalarmene una copia di ognuno. Mi dice di sì, ma ce l’ha in casa e, considerato che domani va in vacanza per qualche giorno, e non sarà tornato quando io partirò per Genova, mi propone di lasciarlo al bar. Mi sembra una buona idea. Quando oggi, due giorni dopo, passando davanti al bar di Breil, vado a chiedere le copie lasciatemi da Toto, la padrona del bar mi accoglie in modo molto scortese, è