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Questioni di territorio: le mobilitazioni nella valle

4. Mobilitazioni sul territorio, ritorno della frontiera e dramma sociale

4.1. Questioni di territorio: le mobilitazioni nella valle

I neorurali, nella loro scelta di vita di abitare la valle, generano un legame e un senso di appartenenza con il luogo; in generale, sono i protagonisti delle mobilitazioni per un territorio rurale sostenibile31 e dinamico, ispirato a una determinata visione di società, basata su un’idea di decrescita, di vincoli comunitari e di progetti di agricoltura locale a piccola scala. Attraverso le proprie scelte di vita nel quotidiano e mediante le mobilitazioni, gli abitanti cercano risposte a una serie di problematiche globali, osservate dal locale.

La valle vive in modo intenso alcune problematiche del nostro tempo: lo smantellamento dei servizi pubblici; le ripercussioni delle politiche neoliberali; il rischio di privatizzazione di beni comuni come l'acqua; l’accorpamento forzato con entità amministrative metropolitane, che espropria il livello locale del diritto a decidere del proprio futuro e distrugge la specificità di una vita rurale; il cambiamento climatico; il reato di discriminazione razziale alla frontiera, la militarizzazione e la generalizzazione della sorveglianza; la criminalizzazione della solidarietà con i migranti senza documenti, mentre le leggi securitarie (antiterrorismo e altro) rendono possibili le derive totalitarie (La marmotte déroutée, 15: 3).

La Marmotte Déroutée, giornale alternativo autoprodotto, scritto da un gruppo di ragazzi della

valle, è definito da diversi neorurali, come Michel, “una fonte di informazione essenziale”. Tra il 2016 e 2018 pubblica 16 numeri sulla realtà del territorio, distribuito a prezzo libero per mano degli autori e della loro rete di amici, oltreché nei commerci dei vari paesini32, e si esprime nei termini appena citati sulle problematiche della valle. Già dalla fine degli anni settanta, momento del loro arrivo, i neorurali sono attivi nelle mobilitazioni in difesa del territorio.

Ci sono varie lotte in difesa del territorio... quella per la salvaguardia del treno e per la salvaguardia di tutti i servizi pubblici ... quella contro i lavori della doppia galleria di Tenda, contro i progetti inutili e dannosi per il territorio… a partire dal progetto di estrazione dell'uranio nella valle... (Philippe).

Rispetto alle rivendicazioni di tutela del territorio, in relazione al patrimonio naturale ed ambientale, una mobilitazione primigenia di qualche decennio fa – nata proprio a ridosso dell’arrivo della prima ondata di neorurali – è quella contro l’estrazione dell’uranio dalle montagne delle Alpi Marittime. Nel 1979/80 la CO.GE.MA (Compagnia generale del materiale nucleare) ha l’obiettivo di procedere al carotaggio nella Valle delle Meraviglie per l’estrazione di uranio; tale attività prevede ricerche di miniere di uranio, altri materiali radioattivi e sostanze connesse, attraverso lavori di rilievo geologico mediante scosse sismiche artificiali provocate da esplosioni, oltreché sondaggi attraverso aperture di trincee artificiali e perforazioni.

31 L’utilizzo del concetto sostenibile fa riferimento a un territorio rurale che dispone dei servizi pubblici e dei

commerci di base, in cui le famiglie conducono una vita autonoma in modo semplice, senza essere costretti a spostarsi continuamente in auto per accedervi.

32 La Marmotte déroutée, oltreché in cartaceo, si trova in linea al seguente link: http://www.la-marmotte-

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Tali interventi avrebbero provocato la distruzione delle incisioni ricoperte da detriti e la dispersione degli eventuali reperti dai piani di giacitura; successivamente, con l’apertura delle miniere, i danni, in un’area di una bellezza unica, ricca di una flora alpina di circa 3.000 specie, di cui circa 50 endemiche, di una numerosa fauna di selvatici, di circa 40.000 incisioni rupestri preistoriche e di numerosi fenomeni delle glaciazioni, sarebbero stati irreversibili. In quell’occasione vennero condotte numerose riunioni, furono pubblicati documenti che analizzavano i danni ambientali ed i rischi per la popolazione, tenuto conto che l'apertura di miniere di uranio a 'cielo aperto', la presenza di polveri radioattive avrebbero potuto provocare l'inquinamento delle acque del fiume Roja alimentate dai torrenti che discendono dalla zona del Monte Bego (Ansaldo, C. e Meinardi, A.C., Sanremo News:

http://www.sanremonews.it/2019/05/19/leggi-notizia/argomenti/al-direttore-1/articolo/la- tutela-del-territorio-delle-alpi-marittime-un-impegno-comune.html).

Numerosi collettivi ambientalisti italiani e francesi – tra cui i neorurali della Roja, con in prima linea Pascal Bonneville33 e il suo gruppo – intervengono con importanti mobilitazioni per impedire l’inizio dei lavori; il 23 e 24 giugno 1979, in particolare, diverse migliaia di persone italiane e francesi partecipano ad una manifestazione al Col de Raus denominata “randonnée

de la vie” (passeggiata della vita), con diverse animazioni, all’insegna di una resistenza

collettiva.

Alla fine degli anni settanta arriva in valle il progetto delle miniere di uranio… noi chiaramente eravamo contro una cosa del genere nel territorio in cui avevamo scelto di vivere… abbiamo fatto delle grosse mobilitazioni in mezzo alle montagne, insieme a tanti altri gruppi e associazioni francesi ed italiani. Poi hanno lasciato cadere il progetto… non so se grazie a noi o perché costava carissimo, ad un certo punto hanno scoperto che il progetto non era redditizio… ma in ogni caso c’è stata una grande risposta della gente… (Dominique).

Un altro ambito di mobilitazioni che prende forma in valle è relativo al mantenimento dei servizi pubblici di territorio, come la scuola, la posta, i servizi sanitari, il trasporto pubblico. Negli ultimi decenni si sono susseguite, nei vari paesini, mobilitazioni contingenti contro la chiusura di questi servizi pubblici di base della valle. La loro chiusura non è questione secondaria, in quanto decisiva per rendere la vita sul territorio sostenibile, per famiglie che sarebbero altrimenti costrette ad una mobilità proibitiva, per esempio dover fare quotidianamente decine di chilometri per accompagnare i figli a scuola. Come esempio di queste mobilitazioni, soffermiamoci su quelle relative all’ambito scolastico.

Ogni anno le scuole della valle perdono dei posti di insegnanti. A Saorge quest’anno hanno chiuso un posto perché c’erano 39 allievi e non 42... la gente si domanda come possa avere senso un punto di vista istituzionale così stretto... queste politiche portano alla morte della vita rurale, alla morte dei villaggi...come fa la gente a vivere in valle se non può mandare i propri figli a scuola nel paese...? Queste politiche portano all’esodo rurale e a non far venire più gente, che magari potrebbe essere interessata a vivere in un posto come questo… (Dominique).

33 Come abbiamo visto nel capitolo precedente, Pascal Bonneville, arrivato in valle alle fine degli anni settanta, è

figura carismatica che ispira diverse generazioni di neorurali. È morto nel 2014, dopo aver trascorso tutta la sua esistenza in valle.

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Se dagli anni settanta e ottanta la minaccia della chiusura della scuola era stata allontanata grazie all’arrivo di neorurali e dei loro numerosi figli, negli ultimi anni – caratterizzati da minori tassi di nascite e, nello stesso tempo, da irrigidimento burocratico-amministrativo – la minaccia è tornata. Dal 2012 quasi tutti gli anni i valligiani protestano contro la soppressione di posti di maestri e classi che si chiudono, in una situazione di pericolo latente34.

Nella valle c'è una densità di popolazione bassa, in questo senso ci ritroviamo con molti servizi pubblici attaccati, e molti attacchi allo stile di vita della popolazione (Philippe).

Un altro servizio pubblico al centro di un’importante mobilitazione degli ultimi anni è la linea ferroviaria Nizza-Cuneo-Ventimiglia, la cosiddetta “linea del Tenda”35. Da una quindicina

d’anni è minacciata di chiusura, viste le cattive condizioni della ferrovia, senza una volontà politica chiara di intervento. Il numero di viaggi giornalieri dall’epoca risulta diminuito di quattro volte; dal settembre 2017 dei lavori di messa in sicurezza della linea sono cominciati, ma non ci sono fondi stanziati per terminarli ed evitare, a breve termine, la chiusura della linea.

La linea ferroviaria Nizza-Cuneo-Ventimiglia necessita di investimenti che sembrano introvabili, 29 milioni di euro a breve termine, oltre 80 milioni di euro per la sua sostenibilità a più lungo termine. Il costo del raddoppio del tunnel di Tenda, però, ammonta a 258 milioni di euro, ed il progetto è stato approvato. Ci rendiamo conto che questa è, ancora una volta, una scelta politica e finanziaria in linea con le dichiarazioni ufficiali che sostengono l’uso della strada su quello della ferrovia. La circolazione del treno per gli abitanti della valle ha in ogni caso un'importanza innegabile (Comunicato di Roya Expansion Nature, http://ren.roya.org/?p=131).

La mobilitazione per il mantenimento della linea ferroviaria come trasporto pubblico di valle, oltreché dalle associazioni ecologiste REN (“Roya Expansion Nature”) e “Sauvons la Roya”, ha propiziato una convergenza con la popolazione italiana del cuneese, con la creazione del “Comitato franco-italiano per la difesa e lo sviluppo della linea ferroviaria”.

È molto importante per la valle la mobilitazione per la difesa del treno. Su questa mobilitazione c’è poi l’incontro diretto con gli italiani, da lungo tempo lavoriamo insieme; abbiamo raccolto assieme 25.000 firme in due anni, tutti i sabati mattina dall’una e dall’altra parte della frontiera… (Sara).

Alla fine dell’anno 2019, nel momento in cui la presente ricerca è in corso di redazione, dichiarazioni di responsabili delle ferrovie statali francesi annunciano la chiusura della linea per il 2022. Importanti mobilitazioni sono in corso, per esempio il 7 dicembre 2019, sotto il

34 Seppur minoritario, in valle emerge anche il punto di vista di alcune famiglie neorurali che, molto critiche nei

confronti della scuola ufficiale – in linea con le riflessioni classiche di Ivan Ilich (1971) – descolarizzano i figli, in una scelta anti-istituzionale, proponendo un’educazione a casa propria (Homeschooling). Non si tratta di una mobilitazione né di un movimento, ma singole famiglie – amiche e vicine ideologicamente a quelle che lottano per il mantenimento della scuola pubblica di valle – che operano un altro tipo di scelta. Marie e Marcel, per esempio, tra gli intervistati, hanno deciso di descolarizzare i propri figli, perché preferiscono che apprendano nella loro fattoria, in piena natura e con stimoli pedagogici che loro stessi si sentono in grado di ottemperare.

35 Particolarmente suggestiva, tale linea nel 2016 è stata considerata dalla rivista tedesca specializzata “Hörzu” tra

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nome di “una catena umana da Nizza a Cuneo” si organizzano presidi ai semafori lungo le strade dalla Val Roja, fino a Cuneo e relativi blocchi stradali.

Una mobilitazione importante nella valle degli anni recenti si genera attorno al progetto di raddoppio del Tunnel di Tenda – o Tenda bis – progetto franco-italiano, presentato come un progetto di ingrandimento del tunnel, oltreché di messa in sicurezza dello stesso. Lanciato nel 2004, la firma dell’accordo tra Italia e Francia si ottiene nel 2007, ma, tra processi burocratici tra i due paesi, l’inizio dei lavori avviene il 3 giugno 2015 – proprio pochi giorni prima della chiusura della frontiera a Ventimiglia – per una durata stimata di circa due anni. Secondo i detrattori dei lavori del tunnel – che sarebbero in ogni caso d’accordo con la messa in sicurezza dello stesso – all’interno del progetto proposto la messa in sicurezza del traffico sarebbe una scusa per procedere al raddoppio del tunnel e far passare così mezzi sempre più pesanti, trasformando la Val Roja in un’asse internazionale di trasporto di merci (Andreani-Facchin e Boisson, 2017). Tali abitanti criticano gli investimenti ingenti, l’aumento del traffico stradale e della presenza di camion, il tutto al profitto di interessi privati, per la circolazione di merci, sempre meno locali; tale prospettiva, secondo il loro punto di vista, si costruirebbe in chiaro detrimento dell’economia locale. Gli abitanti favorevoli ai lavori per il tunnel sostengono invece quanto sia importante che la valle non resti isolata e che se ne potenzino le infrastrutture.

La valle ha bisogno del tunnel. Il tunnel porta il turismo, fa vivere i commercianti (Toto). Per certi abitanti della Val Roja, i lavori di raddoppio del Tunnel di Tenda sono la chiave di volta di ciò a cui si oppongono (La marmotte deroutée, 15: 6).

A Viévola, nel comune di Tenda, quando nel giugno 2015 stanno per cominciare i lavori del

Tenda bis, nasce un accampamento di lotta contro il tunnel. Un progetto come il Tenda bis,

oltreché per le motivazioni già enunciate, per i neorurali genera oltretutto delle contraddizioni all’interno della propria scelta di vita.

La questione del Tunnel di Tenda, del traffico nella valle... ci fanno sentire che veniamo riacchiappati da ciò che abbiamo abbandonato... Vengo dalla città, ho scelto di andare in campagna per avere un certo contesto di vita, e questo genere di progetti in realtà mi ricorda ciò da cui sono scappato... volevamo prendere una piccola distanza da tutto questo e bing... siamo obbligati a rimettere il naso dentro… (Michel).

I lavori del tunnel cominciano, ma ben presto accadono situazioni rocambolesche, il progetto viene bloccato e tuttora non si prevede quando i lavori saranno terminati. Sentiamo il racconto de La Marmotte deroutée che fa luce sulla vicenda:

I lavori sul Colle di Tenda sono iniziati, hanno avuto un’accelerazione, poi sono stati improvvisamente sospesi dallo "scandalo XXL": del materiale tecnico e più di 200 tonnellate di rottami sono stati dirottati da manager e impiegati di Fincosit, ANAS, Gallerie di Tenda e Italconsul. Il non utilizzo di questi materiali sul sito ha messo in pericolo gli utenti contemporanei e futuri della strada di accesso e del tunnel, indebolendo la struttura esistente (...) Il collettivo Sauvons la Roya e l'associazione REN (Roya Expansion Nature) invitano i media francesi a occuparsi della vicenda che è rimasta nell'ombra dalla nostra parte del confine. Quindi, nonostante i sei mesi di indagini richieste, i sigilli sono stati revocati dopo tre mesi e il caso

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sembra di nuovo essere dimenticato. Allo stesso tempo, i sindaci della valle finalmente concordano e adottano un decreto che limita la circolazione dei veicoli pesanti a 19 tonnellate nei loro comuni (La marmotte deroutée, 15 : 6).

Negli stessi termini, vediamo un estratto della recentissima lettera che l’associazione Roya Expansion Nature dirige al Prefetto nell’autunno 2019.

Signor Prefetto,

I lavori per il raddoppio del tunnel stradale del Colle di Tenda, iniziati nel 2014, hanno visto accumularsi errori ed illustrato la casualità con cui l'ANAS, delegato dall'impresa aggiudicatrice, ha condotto le operazioni. È iniziato con lo scarico di migliaia di metri cubi di acqua solfatata nell'ambiente naturale, perché i bacini di ritenzione previsti dalla legge sull’acqua non sono stati implementati a tempo debito; poi sono stati scoperti i guasti e le deviazioni della società di servizi, fino alla chiusura del cantiere nel 2017 e alla risoluzione del contratto da parte dell'ANAS nel 2018. Molto recentemente, la società è arrivata seconda nella gara d’appalto iniziale, e, sollecitata dall’ANAS per riprendere il cantiere, sembra essersi resa conto dell'entità del danno e dei rischi: è trapelata dalla stampa italiana la sua necessità di finanziamenti aggiuntivi e le sue proposte per la revisione del progetto riducendolo ad un’unica galleria, più ampia per il passaggio in entrambe le direzioni, con il tunnel che fungerebbe da galleria di evacuazione. Ciò in parte è in linea con le rivendicazioni della nostra associazione, che da anni richiede la revisione del progetto di messa in sicurezza senza raddoppio e il trasferimento di una parte dei finanziamenti per il rinnovo della linea ferroviaria Nizza-Cuneo (...) Questo progetto è emblematico del divario tra i discorsi ufficiali del governo sullo sviluppo sostenibile e le azioni sul campo. Lo Stato investe in un'infrastruttura stradale sovradimensionata, fonte di inquinamento dalla sua costruzione e dal suo ulteriore funzionamento che genera traffico supplementare, in una stretta e fragile valle alpina dove, lo stesso Stato, rifiuta da anni di finanziare il mantenimento di un'infrastruttura ferroviaria con un enorme potenziale di sviluppo. Nell'attuale blocco del cantiere vediamo l'opportunità di mettere coerenza tra le parole e gli atti pubblici, di proporre la revisione del progetto sul principio di una sola galleria di circolazione e di effettuare ufficialmente un trasferimento di finanziamenti verso la linea ferroviaria, per renderla nuovamente operativa per i movimenti internazionali dei passeggeri e delle merci (Lettera dell’associazione REN al Prefetto, novembre 2019, http://ren.roya.org/).

All’interno delle mobilitazioni per il tunnel, diversi posizionamenti prendono forma all’interno dell’universo contrario a quest’opera; il dibattito, in un momento determinato, viene affrontato anche in relazione alla possibilità di un’azione violenta di blocco del cantiere, soprattutto prima che cominciasse, canalizzandosi in seguito in una mobilitazione progressista di rivendicazione istituzionale portata avanti dalle associazioni. Sentiamo la voce di chi ha dubitato se portare avanti una lotta più radicale, riconoscendo però di essere una piccola minoranza e, per questa ragione, rinunciando senza neanche provare.

Noi non abbiamo partecipato particolarmente alla lotta del tunnel... secondo noi o si faceva un combattimento frontale, altrimenti... io alla lotta politica non ci credo... o ci sarebbe dovuto essere un movimento, ne avevamo parlato, tipo Notre Dame des Landes... coinvolgere le persone, sostenere le lotte... e non la sentivo molto questa cosa... ma altrimenti non vedo troppo quale leva poteva avere... o un'azione violenta per bloccare il cantiere... a un’azione di questo

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tipo, ossia bloccare materialmente il cantiere con un’azione violenta, io non ero completamente contrario... ma non l'abbiamo fatto perché eravamo una piccola minoranza a vedere le cose in questo modo. In queste condizioni abbiamo pensato che sarebbe stato un errore... altrimenti la lotta politica in sé, boh ... non dico che il dibattito politico sia inutile... ma è una roba da pazzi... io, in ogni caso, non ci credo... in questo momento, il sistema politico che abbiamo, è assolutamente incapace di rispondere... al massimo può dare risposte assolutamente parziali... (Marcel).

Se in un primo tempo l’opposizione ai lavori del Tunnel era posta solo da una parte minoritaria della popolazione, come emerge all’accampamento di Viévola, oggi il progetto è considerato sempre più controverso e trova sempre più detrattori da diverse parti sociali. “La mobilisation paie” (La mobilitazione paga), dicono una serie di attivisti che hanno intrapreso la via progressista, diversamente dall’opzione intravista da Marcel. Ancora aperta e dall’esito incerto, l’opera di raddoppio del tunnel di Tenda ha generato un’ulteriore mobilitazione, appoggiata in questo caso dalle giunte municipali: la proibizione temporanea del passaggio per la valle di mezzi pesanti superiori alle 19 tonnellate, sancita da un’ordinanza del settembre 2019 da tutti i sindaci della valle. Come dichiara la sindaca di Saorge al giornale La Marmotte Déroutée:

Le popolazioni sono esasperate per il pericolo che questi mezzi pesanti rappresentano e per l’aumento del loro numero e delle loro dimensioni, soprattutto in relazione all’attraversamento dei villaggi” (La Marmotte Déroutée, 12 : 12).

Il Tribunale Amministrativo di Nizza, nel novembre 2019, ha rigettato la domanda della Prefettura che voleva sospendere l’ordinanza; proclamata all’unanimità dai sindaci della valle, è, per gli attivisti, da considerarsi come una vittoria della propria rivendicazione in termini riformisti-progressisti.

L’azione di limitare i veicoli pesanti è qualcosa che noi abbiamo ottenuto, anche se i sindaci lo dichiarano come qualcosa di propria iniziativa, noi in realtà abbiamo fatto montare la maionese… quindi se il progetto del tunnel è stato rivisto e se è arrivata questa ordinanza, in qualche modo vuol dire che abbiamo vinto... le cose vanno abbastanza nella giusta direzione... (Michel).

Come sempre, prima sono arrivate le associazioni che hanno smosso i sindaci... ora il sindaco di Tenda... si ha quasi l'impressione che sia stato lui ad essere il primo contro i camion... due o tre anni fa eravamo solo noi abitanti che lo dicevamo... ma è positivo che le cose che facciamo abbiano un vero impatto politico... la lotta si vince in questo modo... (Sara).

Un’altra mobilitazione della valle si sviluppa dal 2011 al 2013 per resistere all’accorpamento forzato ad un’“intermunicipalità”36 di costa – la cosiddetta CARF (“Communauté

d’agglomération de la Riviera francaise” - Comunità inter-municipale della Costa Azzurra) –, come deciso dei poteri pubblici del Dipartimento. L’alternativa a ciò, sostenuto dagli abitanti che si mobilitano, sarebbe la creazione di un’“inter-municipalità” di valle. I modelli di territorio alla base di queste due opzioni sono chiaramente differenti: da un lato, una valle orientata verso