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I. LA SOSTENIBILITÀ

1.7 Il trend del biologico cresce: la bioecocosmesi

1.7.2 Il greenwashing nel settore cosmetico

Il settore della cosmesi eco-bio sta crescendo in maniera esponenziale. La domanda di cosmetici e prodotti per la cura personale naturali infatti sta aumentando sempre più, in quanto i consumatori li percepiscono come migliori o più sicuri dei classici cosmetici e sono perciò disposti a pagare un prezzo maggiore. Così, approfittando del crescente interesse dei consumatori per questo genere di prodotti, sempre più numerosi brand cosmetici hanno deciso di investire in questo mondo e di adottare strategie di green marketing. Come risultato di questa tendenza, il greenwashing è diventato un problema rilevante per l’industria della cosmesi naturale.

Pratiche di greenwashing messe in atto da brand cosmetici non certificati green o che non soddisfano determinati standard, ma il cui nome o packaging del prodotto commerciato contiene espressioni quali “naturale”, “composto con ingredienti naturali certificati” o loghi di certificazioni falsi, sono state negli ultimi anni un problema per le aziende cosmetiche certificate come biologiche. I prodotti “falsi green” costituiscono una minaccia anche per la salute del consumatore a causa della possibile presenza di sostanze chimiche nocive in alcuni

106 Amarjit SAHOTA, Organic Monitor, Sustainability…, cit., cap. 2, pp. 20-24. 107 Ibidem, pp. 25-26.

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di essi; in tal modo essi contribuiscono alla perdita di fiducia da parte dei consumatori per i prodotti naturali in generale.

Alcuni marchi, approfittando della carenza normativa, utilizzano liberamente termini come “naturale”, “bio”, “a base di erbe”, “eco” e “green” nel promuovere un prodotto per dare al consumatore l’impressione che sia del tutto naturale, quando in realtà non lo è. Esistono diverse strategie: dare rilievo a certi attributi del prodotto, utilizzando espressioni come “preparato con estratti vegetali”, oppure utilizzare una piccola percentuale di ingredienti naturali nella formula, spacciando il prodotto per interamente naturale. Spesso i produttori utilizzano semplicemente il colore verde o immagini di piante e fiori nel packaging del prodotto o nel logo e/o aggiungono etichette che simulano una qualche certificazione ufficiale. Una pratica molto diffusa è quella di utilizzare il termine “senza” (“free from”), come ad esempio “senza parabeni” o “senza siliconi”; in realtà l’assenza di alcuni ingredienti nocivi non implica necessariamente che il prodotto sia buono e naturale.

Attualmente, purtroppo, il settore della cosmesi naturale e biologica non è ancora non totalmente regolamentato e non esiste una norma condivisa per tutelarsi dal greenwashing, quindi non è disponibile per il consumatore uno strumento univoco di scelta consapevole. Per capire veramente se si tratta di un prodotto bio è necessario innanzitutto controllare la lista degli ingredienti sulla confezione, la cui comprensione potrebbe tuttavia risultare difficoltosa per la maggior parte dei consumatori non esperti.

L’articolo 19 del Regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea del 30 novembre 2009 stabilisce le indicazioni obbligatorie che devono essere presenti in etichetta, tra le quali figura anche l’elenco degli ingredienti del prodotto riportati secondo la nomenclatura INCI.108

108 L'INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) è una denominazione internazionale utilizzata

per indicare in etichetta gli ingredienti di un prodotto cosmetico. L’elenco degli ingredienti è composto in ordine decrescente secondo la percentuale contenuta nel prodotto, quindi al primo posto è indicato l'ingrediente contenuto in percentuale più alta e a seguire gli altri ingredienti fino a quello contenuto in percentuale più bassa. Gli ingredienti presenti con una percentuale inferiore all’1% possono essere indicati in ordine sparso. Gli ingredienti di derivazione vegetale che non hanno subito processi chimici sono espressi tramite il loro nome botanico latino, mentre i rimanenti sono espressi in lingua inglese. La nomenclatura INCI è impiegata negli stati membri dell’Unione Europea e in altri Paesi, come USA, Canada, Russia, Brasile e Sudafrica. Dal 1997, secondo la Decisione 96/335/CE (aggiornata poi dalla Decisione 2006/257/CE) ogni cosmetico immesso sul mercato deve riportare obbligatoriamente l'elenco degli ingredienti in esso contenuti usando la denominazione INCI. INCI: come

leggere gli ingredienti cosmetici, in “etichettacritica.it”, 07/01/2014, http://www.etichettacritica.it/inci-come-

leggere-gli-ingredienti-cosmetici/, 28/01/2017.

Il Regolamento (UE) n. 655/2013 della Commissione del 10 luglio 2013 stabilisce i criteri comuni per la giustificazione delle dichiarazioni utilizzate in relazione ai prodotti cosmetici. Il Regolamento elenca sei criteri che devono essere rispettati in tutte le comunicazioni pubblicitarie: conformità alle norme, veridicità, supporto probatorio, onestà, correttezza, decisioni informate. Commissione europea, “Regolamento (UE) n. 655/2013 della

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Un’applicazione per smartphone gratuita utile a comprendere la natura degli ingredienti dei prodotti è Biotiful, che permette di reperire le informazioni di qualsiasi prodotto cosmetico acquisendone il codice a barre o inserendone il nome o la marca. L’app ha un database con più di 10.000 prodotti; una volta riconosciuto il prodotto, è possibile visualizzarne la valutazione generale dell’Inci e la valutazione per ogni ingrediente. I prodotti sono accompagnati da un punteggio che aiuta il consumatore a comprenderne la natura.109

Ѐ possibile inoltre servirsi del Biodizionario per conoscere la natura di ogni singola sostanza che può essere impiegata nella produzione dei prodotti.110

Il tema del greenwashing nel settore della cosmesi eco-bio è stato affrontato all’Expo 2015 a Milano, in particolare grazie a Natrue, l’Associazione Internazionale per la Cosmesi Naturale e Biologica,e ad alcuni marchi che lavorano nel settore della cosmesi green, tra i quali Haushka, Weleda, Gala Cosmetici, Iavera, N&B e Primavera. Le aziende hanno indetto il convegno “Bell’Essere naturale, biologico e certificato”, in occasione del quale Francesca Morgante, manager di Natrue, ha spiegato che

packaging, colori, parole chiave fuorvianti come “bio” e persino l’ordine con cui vengono

nominati gli ingredienti, tutto ciò contribuisce a ingannare il consumatore, approfittando del fatto che la sua domanda di “naturalità” è sempre più forte, anche nel settore della cosmesi.111

Secondo Francesca Morgante non è sufficiente leggere gli ingredienti contenuti nei prodotti, in quanto uno stesso ingrediente può comunque avere processi di produzione diversi. L’obiettivo dichiarato è quello di riuscire ad ottenere, facendo pressione su Bruxelles, un protocollo comune che definisca chiaramente cosa è naturale e bio e che informi il consumatore per aiutarlo a distinguere la cosmesi certificata da tutto il resto.

In mancanza di un regolamento univoco che disciplini la cosmesi naturale e biologica, la necessità di una definizione legislativa ha portato alla creazione di standard nazionali.112 Il

Commissione del 10 luglio 2013 che stabilisce criteri comuni per la giustificazione delle dichiarazioni utilizzate in relazione ai prodotti cosmetici”, Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 11/07/2013.

109 Biotiful, http://www.biotiful.it/index.php/site/index.

110 Nel biodizionario sono state catalogate 4947 sostanze che sono impiegate frequentemente nella produzione di

cosmetici. Biodizionario, http://www.biodizionario.it/.

111 Patrizia CHIMERAI, Greenwashing, l'avviso da Expo 2015: attenzione ai falsi prodotti bio, in

“benesserebolg.it”, 14/09/2015. http://www.benessereblog.it/post/144347/greenwashing-lavviso-da-expo-2015- attenzione-ai-falsi-prodotti-bio, 30/01/2017.

112 L’Organizzazione di Standardizzazione Internazionale (ISO) ha sviluppato il progetto ISO 16128 (ISO 16128

Guidelines on Technical Definitions and Criteria for Natural and Organic Ingredients and Products), il quale si

configura come un tentativo di definire uno standard internazionale che descriva le caratteristiche degli ingredienti e dei prodotti cosmetici naturali e biologici. Lo standard è suddiviso in due parti. La seconda parte, “Criteria for

Ingredients and Products”, è ancora in fase di lavorazione. La prima parte, denominata “Definitions for Ingredients”

(ISO 16128-1:2016), è stata pubblicata il 15 febbraio 2016 e classifica gli ingredienti naturali e biologici e quelli di altra natura. Lo standard è risultato essere limitato, in quanto non tratta aspetti importanti quali l’etichettatura, la necessità di una certificazione, la sicurezza sulla salute umana e ambientale. Lo standard inoltre considera gli

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panorama delle certificazioni è molto variegato e ci sono differenze tra i diversi Paesi riguardo i requisiti da rispettare. Un punto di disaccordo a livello internazionale, in particolare, riguarda il commercio di prodotti testati sugli animali.

Le certificazioni organiche sono di fondamentale importanza per i consumatori e per la reputazione dei brand realmente green. Una certificazione organica significa ingredienti sicuri, assenza di test sugli animali e di sostanze petrolchimiche o ingredienti sintetici. Per capire se il prodotto è davvero bio è quindi utile anche leggere i database delle certificazioni ufficiali per il biologico, dove è riportato l’elenco delle aziende eco-bio e cruelty free.

OGM e gli ingredienti di origine petrolchimica accettabili per i cosmetici naturali e biologici. In questo senso esso si pone un passo indietro rispetto alle norme attualmente presenti. ISO 16128-1:2016, in “iso.org”, http://www.iso.org/iso/catalogue_detail.htm?csnumber=62503, 30/01/2017; Vincenzo ARRA, ISO 16128: la

norma sui cosmetici biologici e naturali non convince, in “ccpb.it”, http://www.ccpb.it/blog/2016/05/06/iso-

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