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Questo lavoro si concentra sulla seconda fase di vita del giornale, quella relativa al predominio dei Supplementi e alla costruzione dell’identità nazionale tirolese163: sia attraverso gli episodi storici rievocati per leggere il presente sia dalle definizioni complementari e opposte di sé e dei nemici emerge un mondo profondamente conservatore, dominato dalla cultura religiosa164, dalle sue immagini e dal suo linguaggio. La scelta di questo materiale nasce dal fatto che si tratti di materiale ancora del tutto inesplorato che consente di contribuire, anche se in modesta parte, all’analisi globale di un evento i cui effetti ancora oggi sono tangibili, specialmente per quel che riguarda la manipolazione dell’informazione. Anche la grande attualità dell’argomento è un motivo che sottostà a questa scelta ed è obiettivo del presente lavoro anche ricordare come questa ‘manipolazione’ del messaggio religioso, degli eventi e dei personaggi storici nazionali così come la trasfigurazione della realtà bellica non siano altro che l’attuazione di un meccanismo particolarmente diffuso, allora come oggi, per diffondere un’ideologia che sostenga un’azione intrapresa dallo Stato che altrimenti la popolazione non accetterebbe. Perciò, nonostante noi lettori moderni, ci consideriamo abbastanza maturi, per giudicare queste pagine semplicemente come un colore di tempi lontani, in realtà credo e propongo che sia giusto riconoscere a queste pagine, come esempio citato in quest’occasione, di poter e saper essere formidabili modelli interpretativi e di riferimento per disvelare anche le più attuali dinamiche di persuasione e manipolazione, di cui anche noi siamo continuamente vittime e che ci costringono in nuovi fossati di pregiudizi.

Quindi, oggetto principale della nostra analisi è quello di trattare i testi che si propongo di creare, saldare e diffonder una rappresentazione dell’identità tirolese e attraverso di essa di dare un’immagine negativa dell’avversario e una descrizione semplificata e mitica del conflitto. Si tratta, dunque, di un esempio in piccola scala, che però porta in sé il pattern strutturale di qualunque meccanismo propagandistico ideologico. Per terminare sarà, poi, fornita anche una breve analisi del nuovo volto che avrà la Sz una volta privata della sua

163 Si ricordi che con lo sparire dei Supplementi il giornale acquisterà tutto un altro corso. L’aspetto tirolese verrà

meno e verrà invece posto in risalto il tentativo di definire il nuovo stato austriaco e il tipo di nazione che avrebbe dovuto conferirgli più forza e stabilità: un’operazione ideologica ispirata ad un conservatorismo di stampo più moderno e politico.

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componente tirolese, in modo da avere un quadro ideologico più chiaro in cui collocare questi due giornali in uno.

Vista l’importanza che avrà l’uso del messaggio religioso in queste liriche di guerra, prima di analizzarle nello specifico si offrirà un breve quadro della storia religiosa tirolese e di come esso venne sfruttato anche per altri scopi in tempi precedenti al conflitto. Discorso che però ci servirà per comprendere meglio i contenuti delle poesie pubblicate nei Supplementi.

Das ‘Heilige Land Tirol’. Il legame del Tirolo con la Chiesa Cattolica

Nell’ambito della Controriforma il Papa e la Casa degli Asburgo inviarono dei controriformisti gesuiti, tra gli altri, anche in Tirolo per prevenire gli influssi del Protestantesimo e per rafforzare il Cristianesimo di stampo cattolico. L’evangelizzazione intensiva dei secoli XVII e XVIII e l’energico incedere dei Gesuiti, accompagnato dalle misure della Controriforma, sono da considerarsi come i principali promotori della marcata religiosità della popolazione tirolese.

Anche lo scetticismo e la diffidenza nei confronti della modernizzazione può essere attribuita in parte alla supremazia cattolica presente nel territorio: «Aus mehreren Berichten geht hervor, dass die Bauern religiöse Prozessionen für eine gute Ernte der Einführung neuer chemischer Dünger vorzogen.»165

Quanto fosse rilevante la posizione della Chiesa cattolica in Tirolo nel XIX secolo, lo documentano il fallimento di numerose riforme favorite da Maria Teresa e Francesco Giuseppe alle quali si opposero con successo le posizioni tirolesi che sottostavano all’egemonia degli episcopati di Bressanone e Trento.

In Tirolo il Toleranzpatent166 del 1781 non fu promulgato neanche una volta167: già allora l’unità religiosa del paese era stata trattata come un problema fondante.

165

[«Da più relazioni emerge che i contadini, per avere un buon raccolto, preferivano fare le processioni religiose all’introduzione di nuovi concimi chimici.»] Laurence Cole, “Für Gott, Kaiser und Vaterland”.

Nationale Identität der deutschsprachigen Bevölkerung Tirols 1860–1914, Studien zur Historischen

Sozialwissenschaft, Band 28. Frankfurt, Campus Verlag, 2000, p. 38.

166

La patente di tolleranza fu un editto emesso nel 1781 da Giuseppe II d'Austria. Con tale disposto si estendeva la libertà religiosa alle popolazioni non cattoliche viventi nei territori asburgici; luterani, calvinisti e ortodossi.

167 Cfr. G. Pallaver, Kirche in Tirol. Vom Hexenwahn zum Herz-Jesu-Bund, in «Sturzflüge», Bozen, Südtiroler

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Nel formarsi di un’indiscussa dominanza della Chiesa come l’istituzione determinate gli orientamenti di vita e le Weltanschauungen di una ampissima fetta della popolazione tirolese, accanto agli effetti della vincente Controriforma – non solo come sforzo della chiesa cattolica, ma anche come dichiarato obiettivo politico degli Asburgo – giocarono un ruolo importante tuttavia anche altri fattori, differentemente connessi fra di loro:

1) il legame tradizionalmente stretto tra la Casa d’Austria e la Chiesa cattolica: la ‘spada secolare’ del sovrano degli Asburgo come ‘difensore della fede’ (soprattutto nell’ambito della tradizione del regno, ma anche sul piano della Monarchia) servì nella sua funzione di modello anche per l’auto definizione tirolese;

2) il culto e la propagazione della figura del Kaiser come sovrano voluto da Dio e osservante cattolico: in relazione al culto spiccato per l’Imperatore, la ‘Pietas Austriaca’ rappresentò un mito molto efficace;

3) lo stretto collegamento tra Chiesa e Stato: chi non si professava di fede cattolica, si collocava al di fuori della collettività e, automaticamente, in opposizione allo Stato, alla Patria e all’Imperatore. E, conseguentemente, costui/costei era considerato come un traditore, infedele, sleale e nemico della patria;

4) la forte influenza del prete di paese specialmente nei piccoli villaggi di campagna: «Wie Studien über andere Gebiete zeigen, läßt sich der Einfluß des Priesters innerhalb der dörflichen Gesellschaft kaum überbewerten»168. Il prete di paese grazie alla propria carica e in quanto dispensatore dei sacramenti divenne una sorta di concreto portatore di grazia e salvezza per la comunità paesana. Josef Fontana, nella sua storia sul Tirolo, parla addirittura di «Praktiken weißer Magie»169 che venivano richieste ai preti;

5) il culto al Sacro Cuore di Gesù come simbolo esteriore e interiore della dominanza cattolica della zona;

6) l’utilizzo del mito di Andreas Hofer come eroe cattolico del Paese e difensore contro gli infedeli;

Lungo il secolo XIX, la fedeltà alla casa regnante come quella alla Chiesa cattolica divenne ovviamente parte di una visione del mondo molto impostata. Il fatto che l’altare regnasse

168

[«Come mostrano degli studi su altri ambiti, l’influenza dei preti all’interno della comunità paesana non può essere sottovalutata»] Cole op. cit., p. 49

169 [«Pratiche di magia bianca»] Josef Fontana, Geschichte des Landes Tirol, Bolzano-Innsbruck, Athesia,

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affianco al trono (magari anche al di sopra) non fu mai discusso, ma anzi venne sempre visto come logica evidenza170. Anche il Concordato del 1855, che accordò nuovamente al clero un forte ascendente su tutti gli ambiti della vita sociale171, trovò un ampio consenso a priori. Nel XIX secolo venne fuori, infine, l’auto denominazione di ‘Heiliges Land Tirol’, la quale risultava soprattutto dall’attaccamento del Paese al Sacro Cuore di Gesù. Questa auto denominazione va intesa come incarnazione e simbolo della straordinaria fortuna del Cattolicesimo Tirolo, della sua forza e del suo potere.

Il cattolicesimo politico in Tirolo nella seconda metà del XIX secolo

L’espressione ‘cattolicesimo politico’ definisce in un primo tempo e come concetto ampio tutto ciò che da una prospettiva politica ha a che fare con la Chiesa e che si manifesta pubblicamente e politicamente in maniera rilevante; innanzi tutto quei gruppi e singole persone (clero, conservatori e cristiano-sociali, come anche a partire dal 1918 il Tiroler

Volkspartei, diversi circoli e associazioni, numerosi predicatori, ma anche artisti, letterati e

altri singoli) che si espongono politicamente e che sostengono pubblicamente una

Weltanschauung forgiata dalla Chiesa cattolica.

Ernst Hanisch, nel suo studio dettagliato sul ‘cattolicesimo politico’ in Austria, sostiene che il ‘cattolicesimo politico’ si mostrò fondamentalmente in linea col sistema statale vigente all’epoca172.

La Chiesa Cattolica come organizzazione potente si difendeva, in generale, contro il processo di secolarizzazione non solo all’inizio del XIX secolo, ma proseguì a farlo fino a molto dopo la Seconda guerra mondiale. «Diese sehr reale Bedrohung [die Säkularisierung] führte zur Formierung einer Kampffront, die einer kämpferischen Ideologie bedurfte. Die Funktion dieser ideologie war es, den Anspruch auf die ganze Gesellschaft aufrechtzuerhalten. Legitimation und Ziel war das katholische Österreich!»173.

Dopo la fine del Neoassolutismo, attraverso le disfatte di Magenta e Solferino contro la Francia e il Regno di Sardegna, il Februarpatent del 1861 ri inaugurò la vita costituzionale

170

La pretesa di unità fra ‘Altare’ e ‘Trono’ non fu abbandona dal cattolicesimo politico neanche nel periodo fra le due guerra. Cfr. E. Hanisch, Die Ideologie des Politischen Katholizismus in Österreich 1918-1938, Wien, Geyer, 1977, p. 35.

171 Soprattutto, per esempio, sull’organizzazione scolastica. 172

Cfr. E. Hanisch, «Modell der Akkomodation», in Die Ideologie des Politischen Katholizismus, op. cit. p. 1.

173 [«Questa minaccia molto reale (la secolarizzazione) portò alla nascita di un fronte di battaglia che aveva

bisogno di una ideologia combattiva. La funzione di questa ideologia era la pretesa di mantenere l’intera società. Legittimazione e scopo era l’Austria cattolica.»]Hanisch, Die Ideologie des Politischen Katholizismus, p. 35

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nella Monarchia. Il Tirolo ricevette una costituzione a parte, la Tiroler Landesordnung, e un

Landtag proprio affidato alle Curie, al Rettore dell’Università di Innsbruck, così come al

vescovo di Bressanone, Trento e Salisburgo174.

La Konservative Partei Tirols che stava andando formandosi saldamente in mano cattolica assunse immediatamente la guida politica del Paese ed ebbe la maggioranza relativa in Tirolo senza interruzione fino ad oggi. Questa nascente opposizione conservatrice contro qualunque tipo di progresso e novità, non solo portò al Kulturkampf degli anni 1869-1892, bensì ebbe anche effetti negativi sul processo di industrializzazione tirolese, che era in ogni caso molto in ritardo.

Il Kulturkampf175 tirolese

Se si considera il XIX secolo come il secolo dell’ «Umsetzung der Aufklärung in politische Wirklichkeit»176, come il secolo della fiducia nel progresso e del razionalismo, allora

l’influsso del liberalismo non può essere sottovalutato.

La fase di restaurazione e riforme in Europa sviluppatasi dopo il Congresso di Vienna si infranse contro le rivoluzioni che si verificarono nella prima metà del XIX secolo (1830, 1848).

Gli attacchi ai dogmi e alle gerarchie tradizionali, la richiesta della divisione dei poteri, della libertà individuale, della limitazione dei poteri dello Stato così come la libertà di pensiero e di professione di fede portarono ad un secondo Illuminismo, che venne duramente combattuto, non solo in Tirolo.

174 Il vescovo prescelto veniva nominato dalla Curia 175

Il Kulturkampf è il nome con il quale fu definita la accesa lotta politica e culturale che vide coinvolti la Chiesa cattolica e gli Stati tedeschi nel periodo che va dalla fine del Concilio Vaticano I (1867-1870) ai primi decenni successivi alla fondazione dell’Impero tedesco (1871-1919). Più specificatamente, con il termine si riassume anche tutta la legislazione anticuriale e anticlericale posta in essere dal governo tedesco in quegli anni. In senso lato una prima forma di Kulturkampf potrebbe essere considerata la politica ateistica o laicista della Francia rivoluzionaria, figlia dell’illuminismo giacobino. In Francia, del resto, la lotta tra la Chiesa cattolica e la seconda Repubblica fu aspro per tutto l’inizio del XX secolo. Anche in Italia, a partire dalle leggi Siccardi eversive della manomorta ecclesiastica, cominciò un periodo di forte contrapposizione. Il termine Kulturkampf definisce tuttavia più da vicino l’aspetto peculiare che questa lotta, come si è detto, assunse negli Stati tedeschi. Alcuni storici parlano, a proposito, del periodo tra il 1859 e il 1879 di un Kulturkampf mitteleuropeo. A partire da quel momento, infatti, nei paesi dell’Europa centrale, Svizzera, Austria, Regni dell’Impero Germanico, la questione del rapporto Stato-Chiesa cominciò ad essere posta in termini particolarmente conflittuali, e si avviò una lotta condotta senza esclusione di colpi.

176 [«Trasposizione dell’Illuminismo in realtà politica»] R. Schober, Politischer Katholizismus am Fallbeispiel

Deutschtirols, «Studi trentini di scienze storiche» n. 72, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze

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Papa Pio IX definì il liberalismo e la Teologia liberale177 come il principale errore del suo tempo e fece persino un giuramento antimodernista per debellare l’influsso del pensiero liberale.

Nel XIX secolo, con l’inizio dell’era costituzionale, fu in particolare il liberalismo economico a diventare inarrestabile.

Mentre in Italia e Spagna il liberalismo fu apertamente dichiarato nemico della Chiesa, in Austria i liberali rivendicavano solamente una limitazione della fede alla sfera privata. Nonostante ciò, la maggior parte di queste richieste moderate portò a degli scontri violenti e ad un vero e proprio Kulturkampf 178 contro il governo liberale viennese tra gli anni 1867- 1892.

Per una vera e propria costituzione dei partiti liberale e conservatore bisognerà aspettare la fine dei motti del ’48, che più o meno passarono senza lasciare traccia alcuna in Tirolo, ma portarono con sé la concessione della libertà di stampa179 che quindi permise una propaganda di partito efficiente. Attraverso questa nuova possibilità di sviluppo delle idee liberali anche in Tirolo fu possibile disputare un Kulturkampf.

Punto di partenza di tutti i contrasti furono le richieste di vigilanza statale nelle scuole e la libertà di religione: l’anno rivoluzionario 1848 non aveva sfiorato il Tirolo ma l’aveva tuttavia scosso nelle sue fondamenta. Lo spauracchio della Rivoluzione Francese girovagava per il Paese e provocò una reazione ultraconservativa senza precedenti che agì in maniera massiccia contro le correnti liberali e antiassolutistiche. Il Clero in Tirolo sostenne questo movimento di difesa: l’unità religiosa fu il tema meglio sfruttato contro tutto ciò che era nuovo e sconosciuto e il Landtag si espresse ancora nel 1848 per la necessaria difesa dell’unità religiosa180. Ancora una volta quest’argomentazione fu elevata a elemento integrante dell’esistenza del Tirolo.

177 La teologia liberale dal secolo XVIII aveva tentato di «accordare» Gesù con la modernità. Aveva la

preoccupazione di riannodare la fede cristiana con un mondo cambiato dalla rivoluzione scientifica e industriale, e dalle spinte illuministe esplose con la Rivoluzione francese. Il problema dell’interpretazione si pone come il problema centrale: «Cosa dobbiamo “estrarre” come insegnamento razionale perenne dalle narrazioni mitologiche delle Bibbia?». La teologia liberale tentava di far vedere come il cristianesimo non sia contrario alla modernità, anzi quest’ultima nasceva addirittura dal suo interno. La spinta alla demitizzazione dei racconti biblici kerigmatici, l’inaugurazione dell’interpretazione storico-critica degli scritti ispirati, la ricerca del «Gesù storico» oltre quello della fede, sono le maggiori innovazioni apportate dalla teologia liberale e affermatesi nel XX secolo. Così facendo si tentava di trovare la continuità e la razionalità del fenomeno religioso, riducendolo tuttavia da trascendente a immanente.

178 Per una trattazione più approfondita dei fenomeni di patriottismo tirolese e lotta culturale si veda B. Erhard,

Bauernstand und Politik. Zur Geschichte des Tiroler Bauernbundes, Wien, Jugend-und-Volk-Verlag, 1981, p.

26 e sgg.

179 Proclama imperiale del 15.3. 1848

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«Dass die Mehrheit des Klerus diese dogmatische Parteinahme für die religiöse Einheit übernahm, muss als Reaktion auf die Doktrinen des politischen Liberalismus und des Vermächtnisses der Französischen Revolution gesehen werden. Vor allem ist die Ideologie der Glaubenseinheit als unmittelbare Antwort auf die Revolution 1848/49 in Mitteleuropa zu verstehen.»181

Non appena fu proclamata la libertà religiosa nella Costituzione imposta del marzo 1849182 l’intero apparato di potere della Chiesa cattolica si mise in moto in tutta l’Austria. Specialmente in Tirolo gli animi erano molto accesi sebbene in quella regione non esistesse nessuna associazione che non fosse di stampo cattolico. Tra le altre cose si cominciò persino a temere il fenomeno del turismo che poteva portare e diffondere in Tirolo il seme del pensiero protestante183.

Un patto della Chiesa con lo Stato neoassolutista contro il nemico comune, la ‘rivoluzione’, fu perseguito nella conferenza dei vescovi del 1849. L’Austria sarebbe dovuta diventare lo stato modello cattolico-assolutistico per l’Europa e rinnovare il legame tra Stato e Chiesa che era stato spezzato.

Come autorità morale, forza dell’ordine e istituzione fondante nell’esercitare potere sull’opinione pubblica, la chiesa austriaca riottenne, in cambio della sua fedeltà e sussidio allo Stato nelle questioni politiche e sociali, una grande fetta dei suoi diritti perduti. Il concordato del 18.8.1855 corresse una gran quantità delle riforme ecclesiatico-politiche approvate durante il giuseppinismo184 e istituì una rinnovata unione dello Stato con la Chiesa assicurando così tra i due un rinnovato rapporto di dipendenza reciproca.

Il controllo e la gestione scolastica tornò interamente in mano clericale, le riforme di Giuseppe II furono revocate, l’indice dei libri proibiti venne sorvegliato anche dallo stato e la facoltà di Teologia di Innsbruck venne riaperta (1857) e affidata all’ordine dei gesuiti.

181 [«Il fatto che la maggioranza del Clero assunse questa presa di posizione dogmatica nei confronti dell’unità

religiosa dev’essere interpretata come reazione alle dottrine del liberalismo politico e ai lasciti della Rivoluzione Francese. In particolare, l’ideologia dell’unità religiosa va vista come risposta immediata ai motti del 1848/49 avvenuti in Europa centrale.»]Cole, Für Gott, Kaiser und Vaterland, op. cit., p. 53.

182 Paulskirchenverfassung 183

Cfr. A. Sparber, Kirchengeschichte Tirols, Bozen, Athesia, 1957, p. 86.

184 Con questo termine ci si riferisce alla politica ecclesiastica di Giuseppe II del Sacro Romano Impero. Con

essa, l'imperatore intendeva unificare nelle mani dello Stato i poteri sul clero nazionale, sottraendoli al papa e ai suoi rappresentanti, i nunzi apostolici. Riassumendo, quattro sono gli obiettivi delle sue riforme ecclesiastiche: Ridurre la Chiesa sotto il completo controllo dell'autorità statale; riordinamento della situazione economica del clero; riforma degli studi ecclesiastici; riforma della cura pastorale. Tale politica ecclesiastica, ovviamente, suscitò l'opposizione del papa Pio VI, che nel 1782 andò fino a Vienna per tentare invano di moderare le riforme dell'imperatore che ad ogni modo si mantenne impassibile nella propria condotta.

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Così il Tirolo si placò e i liberali furono messi fuori dai giochi, tuttavia già nel 1860/61 l’Oktober- e il Februardiplom chiudono la stagione neoassolutistica in Austria e il governo di Vienna, orientato in senso liberale, allenta il legame con il con la Chiesa.

La legge emanata nel 1861 sull’equiparazione legale del Protestantesimo (in variazione al tanto odiato Toleranzpatent, detto anche Protestantenpatent) portò inizialmente ad una agitazione dei conservatori che fu ampiamente appoggiata dalla popolazione tirolese e condusse infine al Tiroler Kuturkampf. Il Landtag tirolese rivendicò con veemenza un provvedimento eccezionale per il Tirolo e concluse che il diritto alla pubblica pratica religiosa in Tirolo spettasse solamente ai cattolici185. Si espose in particolare il Vescovo Vinzent Gasser come principale sostenitore dell’unità religiosa in Tirolo e nemico giurato del liberalismo.

La pressione fu talmente forte, specialmente da parte di Gassner, che in una seduta del

Landtag del 1861 persino quasi tutti i liberali votarono a favore186 delle istanze del vescovo

Gassner, sebbene il libero esercizio della religione costituisse uno dei temi trainanti della loro ideologia.

Nel 1866 al Landtag tirolese riuscì una mezza vittoria. Il governo di Vienna dietro spinte sempre più federalistiche, specialmente a causa del minaccioso conflitto tra Prussia e Italia, ammise al Tirolo il diritto di impedire nel proprio territorio il sussistere di comunità non cattoliche. Il vescovo Gassner attribuì subito questa concessione al vincolo col Cuore di Gesù che il Tirolo aveva rinnovato quello stesso anno187.

Il 1866 fu importante in Tirolo anche per altri motivi. L’esclusione dal Bund tedesco e la perdita del Veneto causarono un sentimento di apprensione e ansia, insicurezza e

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