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Dopo aver delineato il contesto generale in cui si colloca il foglio oggetto dell’analisi è arrivato il momento di definire il ruolo assunto dalla «Tiroler Soldaten-Zeitung».

Nell’ambito della propaganda per soldati realizzata a livello centrale nella Monarchia si vedrà come il giornale abbia svolto una sorta di supplenza (non richiesta e non sostenuta) di fronte all’inoperosità dell’Aok e del Kpq, arrivando, per certi versi, ad essere precursore delle iniziative intraprese nel 1918 dalla Frontpropagandagruppe. In relazione alle vicende del Tirolo si vedrà come il giornale abbia contribuito alla rinascita, già in corso nella pubblicistica civile, del mito dell’anno nove e del suo eroe Andreas Hofer, per citare solo due delle tematiche più sfruttate, grazie alla creazione di una Literarische Beilage (Supplemento letterario) aperto alla collaborazione dei lettori.

Per chiarire queste relazioni in maniera più semplice possibile l’analisi del foglio è stata divisa in due parti: nella prima si cercherà di definire i diversi ruoli che il giornale si trovò a ricoprire nei due anni in cui venne pubblicato attraverso il confronto fra le fonti storiche e i dati emersi dall’analisi quantitativa svolta sul foglio; nella seconda si prenderanno in considerazione i contenuti attraverso i quali il giornale assolse le funzioni individuate nel paragrafo precedente; citando e analizzando gli esempi tematici più significativi tratti dalle poesie e dalle immagini presenti nei Supplementi letterari verrà tracciato il quadro ideologico che il foglio propose ai suoi lettori.

Giornale di trincea o giornale per soldati?

Nel suo studio sui giornali di trincea italiani nella Grande guerra, Mario Isnenghi distingue due grandi stagioni nella pubblicistica destinata ai soldati: quella prima di Caporetto, caratterizzata da una forte partecipazione dal basso e dalla relativa spontaneità nell’organizzazione delle forme e dei contenuti105 e quella dopo Caporetto definita, invece, come la stagione del «populismo di stato»106, in cui venne promossa dal nuovo Comando

105 Mario Isnenghi, Giornali di trincea 1915-1918, Torino, Einaudi, 1977, capp. IV-V. Un lavoro sullo stesso

argomento è stato pubblicato in Germania nel 1937: l’autore però non va oltre la compilazione di un elenco (ricco di immagini) dei giornali di trincea dell’Impero tedesco (K. Kurth, Die deutsche Feld- und

Schützengrabenzeitungen des Weltkrieges, Leipzig, Universitätsverlag Robert Noske, 1937). Non esiste, invece,

nessun lavoro simile che tratti dell’area austroungarica.

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supremo una massiccia campagna propagandistica destinata alle truppe, in cui trova sbocco «[…] tutto, o quasi tutto, ciò che la cultura e la sottocultura nazionale sono in grado di dare»107; una campagna il cui obiettivo a breve termine è quello di promuovere l’educazione del popolo in forme e modi che in parte avrebbe ereditato il fascismo108.

Nella Monarchia una sorta di stagione dell’educazione nazionale coordinata a livello centrale si aprì soltanto nella primavera del ’18, quando ormai anche la propaganda più raffinata non avrebbe potuto fermare il processo di disfacimento dell’esercito e della società civile. Nonostante l’inerzia delle autorità militari centrali, però, alcuni comandi locali intrapresero, già nei primi anni del conflitto, iniziative autonome di propaganda per le truppe: un esempio significativo è rappresentato dall’Heeresgruppenkommando dell’arciduca Eugenio e della «Tiroler Soldaten-Zeitung» (Tsz).

In corrispondenza della fase più dura dell’azione anti-irredentista in Trentino il generale Alfred Krauss e l’arciduca Eugenio subentrarono al Lvk nella gestione della Tsz, giornale ufficioso per soldati e civili, che aveva nel frattempo partecipato al movimento propagandistico ultra-tirolese e pangermanista imperversante nella società civile locale. Successivamente, come vedremo, ridimensionando la partecipazione del mondo non-militare alla redazione del giornale e rimuovendo da questo ogni traccia di ‘tirolesità’ dal sapore eccessivamente localistico (a cominciare dal nome che perde la dicitura Tiroler e rimane semplicemente «Soldaten-Zeitung», Sz di seguito) i due generali ne fecero un organo di propaganda politico-ideologica, rivolto da un lato a giustificare la durezza delle misure di de- nazionalizzazione praticate in Trentino agitando lo spauracchio irredentista, dall’altro ad educare gli ufficiali e la parte intelligente della truppa all’idea ‘nazionale’ austriaca.

Accanto a questi che furono i suoi obiettivi più evidenti, il nuovo giornale cercò, inoltre, di creare un consenso attorno a quei progetti politici di rinnovamento della Monarchia che Vienna si ostinava a non prendere in considerazione, nonostante fossero patrocinati dall’Arciduca Eugenio in persona.

Nella breve, ma complessa, esistenza di questa testata si possono distinguere tre periodi: 1. dalla fondazione (nel giugno 1915) al Natale dello stesso anno, la Tsz è una semplice riedizione della «Soldaten-Zeitung der k.u.k. Ersten Armee», cioè un giornale pseudo- informativo compilato mettendo in sequenza bollettini ufficiali e ritagli di giornale, destinato soprattutto agli ufficiali;

107 Ivi, p. 11. 108 Ivi, p. 96.

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2. dal Natale del ’15 al luglio del ’16 il giornale si trasforma in supplemento del suo supplemento letterario e diviene luogo di espressione relativamente autonomo della società del Tirolo, sia di quella delle trincee che di quella delle retrovie;

3. dal luglio del ’16 alla fine delle pubblicazioni (aprile ’17), la nuova «Soldaten- Zeitung» funziona come giornale di propaganda di due generali che progettano grandi riforme e che intanto sono decisi ad annientare l’irredentismo.

Nonostante il giornale abbia svolto, man mano, funzioni molto diverse, si possono individuare due forti elementi di continuità che tengono assieme le tre epoche in cui mi è sembrato opportuno distinguere le vicende del foglio. Anzitutto, la Tsz-Sz si è sempre rivolta tanto al fronte di combattimento che a quello interno, postulandone l’unità almeno sulla carta. Questa aspirazione all’integrazione fra i due fronti, si concretizza da una parte nell’accessibilità del foglio anche ai civili (tramite abbonamento), dall’altra nella costante presenza nei suoi contenuti di una volontà di collegare i due mondi il più strettamente possibile.

In secondo luogo, la testata è sempre stata rigidamente controllata dall’alto: ognuno dei suoi tre direttori responsabili ha fatto direttamente riferimento non a comandi locali o di tappa, ma sempre e soltanto alle massime autorità militari del Tirolo che, come si vedrà, ne furono i padroni assoluti dalla nascita alla morte.

Prima di vedere da vicino la storia del giornale è bene risolvere una questione di non poco conto: la Tsz-Sz è stata o no un giornale di trincea? Se all’appellativo che Isnenghi assegna ai corrispettivi italiani si attribuisce il significato di “rivolto in primo luogo (non solo e soltanto!) ai soldati”, allora la testata in questione si può effettivamente definire ‘di trincea’. Se si vuole invece ampliare questo significato, con gli attributi “concepito e redatto a ridosso del fronte e dotato di una relativa autonomia dagli alti comandi”, allora la Tsz-Sz non si può dire ‘giornale di trincea’, ma tutt’al più ‘giornale per i soldati’, in cui la distinzione di ruoli fra l’alto comando che fa da emittente e corpo ufficiali e truppa a fare da riceventi rimane sempre nettissima. Una distanza che si riduce soltanto nella seconda fase di vita del giornale, quella in cui l’emittente adegua la struttura del messaggio al feedback diretto del ricevente e permette a quest’ultimo di farsi emittente a sua volta109: è in questo senso che il supplemento letterario della Tsz è stato, almeno per sei mesi, un foglio autenticamente ‘di trincea’.

109 Essendo stati a quell’epoca assenti i moderni strumenti d’influenza indiretta dell’audience sul contenuto

(sondaggi ecc.) il feedback diretto (la comunicazione postale in questo caso) era l’unico strumento a disposizione dei lettori della Tsz per influire sulle scelte della redazione. Per il concetto di feedback diretto rimando a D. McQuail, Le comunicazioni di massa, Bologna, Il Mulino, 1993, p. 274. Per il modello emittente-ricevente di Jakobson e per una definizione generale del feedback rimando a U. Volli, Il libro della comunicazione. Idee,

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Il giornale della prima armata arriva in Tirolo

«Quando sua eccellenza il Colonnello generale Viktor Dankl […] ottenne il comando dell’imperial-regio Comando di difesa territoriale del Tirolo, ordinò per le truppe e per gli istituti affini l’edizione della “Tiroler Soldaten-Zeitung”, il cui primo numero comparve già il 2 giugno 1915. Essendo sotto certi aspetti l’erede della “Soldaten-Zeitung der k.u.k. ersten Armee” la “Tiroler Soldaten-Zeitung” è il più vecchio giornale da campo austro-ungarico»110

In questo passo, tratto da un articolo scritto in occasione del primo anniversario del giornale, viene esplicitamente dichiarata la sua continuità ideale con la «Soldaten-Zeitung der k.u.k. ersten Armee»: una continuità che, se perfettamente giustificata dal punto di vista del formato, non lo era certamente da quello del pubblico. Al contrario del giornale della prima armata, la Tsz fu da subito a disposizione, oltre che dei militari (ogni Unterabteilung, Sottoreparto, ne riceveva gratuitamente una copia), anche dei civili (che vi potevano accedere soltanto per abbonamento), ma soprattutto dei volontari impegnati al fronte. Dato che il redattore dell’articolo non nasconde, ma cerca in qualche maniera di tenere in sordina nell’espressione «e per gli istituti affini (all’esercito)» con cui si allude naturalmente agli Standesschützen, è racchiusa tutta la specificità della situazione tirolese rispecchiata dal giornale.

La Tsz nacque su iniziativa del generale Dankl, con una dichiarazione di intenti perfettamente uguale a quella che aveva accompagnato il giornale della prima armata: far arrivare in trincea le ultime notizie militari più una serie di “Vermischtes”. Confrontando il testo dello specchietto in alto a sinistra che compare a fianco al titolo del giornale nella Tsz con quello della «Soldaten-Zeitung der k.u.k. ersten Armee», l’unica differenza che si può riscontrare sta proprio nella designazione del pubblico a cui ci si rivolge. La Tsz dichiara di rivolgersi «den

Tiroler Landesverteidiger», cioè ai difensori del Tirolo in senso ampio, mentre il giornale

della prima armata riconosce come proprio pubblico «die Angehörigen der Armee», cioè solo «gli appartenenti all’esercito» a pieno titolo.

110 [«Als seine Exzellenz der Herr Generaloberst Viktor Dankl […] das k.u.k. Landesverteidigungskommando in

Tirol übernahm, ordnete er für die Truppen und Anstalten des zigene Bereiches die Herausgabe der “Tiroler Soldaten-Zeitung” an, deren erste Nummer bereits am 2. Juni 1915 erschien. Es ist daher die “Tiroler Soldaten- Zeitung” gewissermassen als Fortsetzung der “Soldaten-Zeitung der k.u.k ersten Armee” die älteste österreichisch-ungarische Feldzeitung»] in Ein Jahr der “Tiroler Soldaten-Zeitung”, Tsz n. 172-175, anno I, p. 3. Il giornale sarebbe dovuto uscire, secondo le intenzioni originarie, tre volte alla settimana, ma a un mese dall’inizio delle pubblicazioni continuavano a comparire solo due numeri ogni sette giorni. Anche la numerazione appare incongruente e non è facile individuarne il criterio: accade sovente che per lo stesso giornale fossero indicati più numeri, come nel caso appena citato.

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Se nel caso della «Soldaten-Zeitung» della prima armata la redazione da parte di una

Pressesbteilung (ovvero un reparto stampa) poteva essere soltanto supposta, nel caso della

Tsz è certa111: responsabile della testata era il colonnello Paul Höger e il capo-redattore era il tenente Dr. Jur. (Doktor Juridicus) Heinrich Juster112. Viste le grandi affinità di formato tra i due giornali, è molto probabile che Dankl in persona o un aiutante della sua Pressegruppe abbia dettato a Höger e Juster, entrambi militari di carriera operanti in Tirolo, le linee generali per la compilazione del giornale, ispirate al modello della «Soldaten-Zeitung der k.u.k. ersten Armee».

I due giornali sono estremamente simili per il formato (circa 20X30 cm), per l’impaginazione (testata con motto e breve sommario, testo diviso in due colonne di uguale misura) e, soprattutto, per l’organizzazione del contenuto. Per circa tutto il primo anno, infatti, anche la Tsz si presenta come un «crogiolo di notizie militari»113 sul modello di quelle già illustrate per il giornale della prima armata: una rapida descrizione del numero del 6 novembre 1915114 ne darà una convincente dimostrazione.

La prima pagina riporta uno scambio vicendevole di congratulazioni via telegrafo fra l’Imperatore, l’arciduca Eugenio e l’arciduca Federico per i recenti successi nella difesa del fronte italiano: un esempio perfetto di comunicazione intra-dinatisca e autoreferenziale. Si prosegue con tre articoli da una colonna e mezza ciascuno sulla situazione militare, per arrivare alla rubrica Militärische Episoden vom Tiroler Kriegsschauplatz a pagina quattro: una raccolta di episodi di prodezza individuale sul fronte tirolese.

La quinta e la sesta pagina sono occupate da due lunghi articoli dedicati alla politica estera, rispettivamente sull’importanza strategica della Macedonia e sul regime poliziesco instaurato dagli inglesi in Egitto; da pagina sei a pagina otto ci sono gli Schlachtenberichte (Bollettini di guerra), ovvero notizie brevi da ogni teatro del conflitto. Al contrario che nel giornale della prima armata, nella Tsz il Kpq compare spesso nelle fonti citate con la dicitura «Aus dem

Kriegspressequartier wird gemeldet» [«Dal Kpq viene segnalato»].

Una trentina di notizie brevi e brevissime di politica estera sono raccolte da pagina otto a pagina dieci nelle rubriche Politische Nachrichten e Volkswirtschaftliche Nachrichten

111 A partire dal n. 133-134 (anno I), viene indicato come responsabile del foglio non più genericamente il Lvk,

ma il suo reparto stampa (Presseabteilung).

112 I nomi dei due responsabili vengono citati da Karl Dinklage, il decano di studi musiliani che ha raccolto

numerose informazioni sulla Tsz. Cfr. K. Dinklage (Hrsg), Robert Musil. Leben. Werk. Wirkung, Wien, Amalthea Verlag, 1960, p. 227.

113 «ein Sammelbecken von Soldatenberichten» come lo definisce Dinklage, op. cit., p. 228. 114 Tsz, n. 67-68, anno I.

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(Notizie politiche ed economiche) che precedono una lista dei tirolesi morti negli ospedali militari di Vienna nell’inverno ’14-’15. A pagina undici, prima delle ultimissime notizie di pagina dodici che concludono il numero, c’è l’annuncio destinato a rivoluzionare il rapporto del giornale con il pubblico. Ufficiali e soldati vengono invitati dalla redazione a inviare copie di foto scattate al fronte, da pubblicare nella Tsz e raccogliere poi in album fotografico sulla guerra.

Il giornale rimase uguale a sé stesso per tutto il primo anno della sua esistenza: un foglio che, oltre alla evidente funzione pseudo-informativa, aveva quella di esaltare il contributo alla guerra dei volontari tirolesi, negando sul piano ideologico i loro enormi problemi di inserimento nell’esercito regolare. Gli atti di eroismo degli Standesschützen vennero presentati come fatti all’ordine del giorno115, le celebrazioni per le decorazioni di massa di cui furono oggetto occuparono a lungo la prima pagina e la guida alpina Sepp Innerkofler116 fu trasformato nell’eroe per eccellenza della guerra d’alta quota.

Terminate le pagine ordinarie del giornale ci si imbatte nella Literarische Beilage zur Tiroler

Soldaten-Zeitung117, il supplemento letterario patinato con numerazione separata delle pagine.

La prima pagina del supplemento (ci riferiamo sempre al numero del 6 novembre 1915, come modello esemplificativo) è occupata dal ritratto della guida alpina e volontario della

Landesturm Alex Brunner118, di cui la didascalia dice che venne decorato per aver salvato due

commilitoni intrappolati in parete. La cornice su cui campeggia il titolo suggerisce una rilettura, in chiave tirolese, della Ehrentafel del giornale della prima armata. A pagina due trova posto il feuilleton Eine Nachtwache im Äthermeer (Una notte di guardia nel mare d’etere) in cui il caporale Fritz Pauli racconta, con stile da romanzo gotico, una notte di guardia nella fitta nebbia della Galizia.

115 Gli atti di eroismo degli Schützen sono il tema più diffuso che esca dagli schemi pseudo-informativi del

giornale.

116 Della costruzione e trattazione del mito di Innerkofler si parlerà in maniera più ampia nell’analisi delle poesie

dei Supplementi letterari che sfruttano diffusamente questa tematica. Per le vicende della guida alpina rimando a von Hartungen in Eisterer-Steininger, op. cit., p. 79.

117 Tsz, n. 22-23, anno I. Comparso per la prima volta il 31 luglio del 1915 come contenitore della rubrica

Unsere Helden (I nostri eroi, presente fino all’ultimo supplemento) e delle poesie inviate dai lettori.

118

Autore della cornice è Arthur Nikodem (1870-1940), ritrattista tirolese della scuola dello Jugendstil. Fonti H. Vollmer (Hrsg.), Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler, Leipzig, Verlag E. A. Seemann, 1933 e K. G. Saur (Hrsg), Saur Allgemeines Künstler- Lexikon, München-Leipzig, Saur Verlag, 2000. Autore del disegno è Thomas Riss, di cui si parlerà nella prossima nota.

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Fra pagina due e pagina tre è rilegato un disegno color seppia su cartoncino, del pittore tirolese Thomas Riss119, dal titolo Der Sieger (Il vincitore)120 in cui un soldato austriaco- tedesco con lunghi capelli e barba bionda fa bere dalla propria borraccia un bersagliere a cui molto probabilmente ha appena sparato, mentre Cristo, sullo sfondo, benedice l’atto di carità. La terza pagina è dedicata alle poesie, sei in tutto, tutte a sfondo patriottico-tirolese e tutte firmate dagli autori, tre militari e tre civili. Il supplemento e il numero si chiudono con un disegno di Hans Weber-Tirol121 (vedi sotto) che fa da illustrazione alla poesia Die

Kriegsfreiwillige (I volontari di guerra)122 scritta dal tenente Karl Mumelter.

119

Thomas Riss (1871-1959), tirolese di nascita fu allievo del maestro della pittura a soggetto storico (“anno nove” e dintorni) Franz von Defregger (1835-1921). Vollmer, op. cit./Saur, op. cit.

121 Hans Weber-Tyrol (1874-1957), ritrattista e paesaggista di origini bavaresi, ma attivo quasi esclusivamente in

Tirolo. Combatté nei Kaiserjäger austriaci durante la guerra. Vollmer, op. cit./Saur, op. cit.

122 I contenuti delle poesie e le immagini che costellano i supplementi saranno analizzate più dettagliatamente in

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Da questo modello di supplemento letterario, relativamente breve e di scarso peso nell’economia della testata (si tratta di quattro pagine e un allegato), si sviluppò nei mesi successivi una sorta di ‘giornale parallelo’ che finì per diventare più voluminoso e importante del giornale vero e proprio e che partecipò al processo di rinascita del mito tirolese in corso già nei periodici per civili. Prima di vedere come e quando tutto ciò avvenne, bisogna sottolineare come la necessità di dotare la testata di un supplemento letterario, o comunque di ‘intrattenimento’, fosse stata avvertita dai responsabili del giornale ben prima che si decidessero a creare la Literarische Beilage zur Tiroler Soldaten-Zeitung nella forma appena descritta : dal numero dell’8 giugno a quello del 15 settembre del ’15 infatti alla Tsz erano stato allegati 29 numeri degli «Innsbrucker Kriegsflugblätter» (Volantini di guerra di Innsbruck)123 uno di quei fogli che Mario Isnenghi definirebbe ‘di retrovia’124 e che furono un genere di pubblicazione rarissima nel panorama austro-ungarico. Con la loro formula elementare della poesia patriottica battuta a macchina e illustrata da un disegno a penna, avrebbero dovuto bilanciare la povertà di immagini dei primi numeri della Tsz; difficoltà tecniche privarono il giornale dopo appena tre mesi dall’apporto dei volantini di guerra, il cui ruolo era ormai, peraltro, stato assunto in pianta stabile dal supplemento letterario.

Il supplemento letterario di trincea

All’origine della nascita di un supplemento letterario più voluminoso e ricco del giornale stesso vi fu probabilmente la decisone della redazione di creare uno spazio di intrattenimento (sul modello dei girnali borghesi) dedicato al materiale inviato dai lettori: le gravi carenze d’organico nel corpo ufficiali durante i primi mesi di guerra resero molto probabilmente la

Pressegruppe incapace di dedicarsi anche alla ‘letteratura’ oltre che all’informazione.

A questo proposito non sono reperibili testimonianze d’archivio, ma è molto probabile che, fin dai primi mesi di pubblicazione, borghesi e ufficiali con la passione della scrittura avessero inviato i loro lavori (soprattutto poesie) al fermo posta della redazione. Testi del genere compaiono quasi da subito nel giornale125, anche se per i primi due mesi sono presenti in ordine sparso solo nelle ultime due pagine; dal numero del 31 luglio 1915 il supplemento

123 Editi a proprie spese dal poeta Oskar Blobel e illustrati da Ernst Weber, gli «Innsbrucker Kriegsflugblätter»

vennero pubblicati con cadenza settimanale dall’inizio della guerra fino al 10 settembre 1919. Per informazioni dettagliate e un’analisi del contenuto rimando alla dissertazione della Roner (op. cit., pp. 97-130).

124 Isnenghi, op. cit., pp. 30-40. 125 Tsz, n. 4, anno I, p. 9.

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acquisisce invece una numerazione propria e fino al gennaio successivo conta una media di quattro pagine, a fronte delle dodici del giornale vero e proprio. Il contenuto standard è quello del numero esemplare di cui si è parlato prima: un feuilleton, dalle cinque alle sei poesie, oltre alle stampe su cartoncino e a qualche disegno che non compaiono con regolarità.

Sia i testi che le immagini (foto o disegni) hanno un forte denominatore comune: il Tirolo e la ‘tirolesità’. Se i disegni erano opera esclusivamente di artisti tirolesi o operanti in Tirolo126, le poesie e i feuilleton avevano a volte come autori dei non-tirolesi127 che trattavano comunque temi legati a doppio filo con la regione alpina minacciata: da Andreas Hofer all’eroismo degli

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