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Il Movimento artistico nazionale

Gli altri neofascism

4.2 Il Movimento artistico nazionale

Il Movimento artistico nazionale rappresenta, se possibile, un

unicum nel variegato e polverizzato mondo di destra dell'immediato

dopoguerra. Nato, presumibilmente, nell'aprile del 1946248, veniva definito

dal questore Ciro Verdiani non come un partito, non come un'associazione, ma con l'inedita formula del «circolo culturale che indice manifestazioni d'arte di giovani autori». Ospitato in due stanze della concentrazione demo- liberale, aveva tra i suoi dirigenti il poeta Mario Padovani dell'E.I.A.R.249,

Fernando Gori, redattore del giornale “Italia Sera”, Aldobassi, speaker della Radio all'E.I.A.R., Ginisio Zoppi, impiegato al Ministero delle Finanze e la studentessa Teresa Pietravalle; il movimento, privo di organi di propaganda e di sezioni, contava, fra donne e uomini, in genere artisti, circa 120 aderenti250.

Il Movimento artistico nazionale cade ben presto nell’oblio, per

248 Il primo documento che cita il Movimento artistico nazionale è datato 4 giugno 1946 ed è una risposta ad una precedente richiesta di informazioni (nota N. 441/05456) datata 2 maggio 1946. Non è stato possibile rintracciare la richiesta che ha originato il rapporto informativo del 4 giugno. (ACS, Cat G 1944 – 1986, b. 215, f. “Movimento artistico nazionale”, 1946-1953).

249 Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. In questo caso il questore Ciro Verdiani commette un errore, un lapsus forse dettato dalla nostalgia, in quanto l'EIAR, voce del fascismo durante tutto il Ventennio, era stato chiuso nel 1944. Al suo posto era nata la Radio Audizioni Italiane divenuta, nel 1954, RAI.

250 ACS, Cat G 1944 – 1986, b. 215, f. “Movimento artistico nazionale”, 1946-1953, 4 giugno 1946.

poi tornare all’attenzione della polizia tre anni dopo, in seguito a due articoli di giornale che denunciavano una strana cerimonia apologetica del fascismo tenutasi «in un sotterraneo trasformato in un covo semi-clandestino […] tappezzato di scritte fasciste e di ritratti di Claretta Petacci e dei suoi principali e defunti collaboratori»; durante la cerimonia si sarebbe svolto «il battesimo del gagliardetto dell'Associazione» degli Arditi d'Italia, con la benedizione di un prete «mentre i convenuti levavano grida di giubilo, inneggiando al fascismo e al duce (che tuttavia non ha potuto presenziare alla funzione, essendo stato a suo tempo appeso per i piedi a Piazza Loreto)»251. Il questore Saverio Polito si sentì quindi in dovere di indagare e

ci racconta che la manifestazione, svoltasi il 10 marzo nella sede degli Arditi d'Italia, voleva essere un evento artistico-culturale in onore di poeti, scrittori e giornalisti caduti in guerra. Alla cerimonia avevano partecipato un centinaio di invitati fra i quali due sacerdoti: don De Sanctis, ex cappellano militare e sacerdote dell'Ordine della Concordia e il vice parroco della chiesa di San Lorenzo in Damaso, don Giovanni Scorza, il quale impartiva poi la benedizione del locale (lo scantinato di Palazzo Baccelli, già adibito a rifugio antiaereo). In seguito prendeva la parola il giornalista Fernando Gori il quale, ricordando brevemente i poeti, gli scrittori e i giornalisti caduti in guerra affermava «che essi non caddero per l'Italia di coloro che siedono

251 “L'Unità”, Lugubre cerimonia in un covo fascista, 12 marzo 1949; “Momento sera”,In

attualmente a Montecitorio o a Palazzo Madama, ma per l'Italia di quegli italiani che combatterono come Graziani, come Baracca, come D'Annunzio, per l'Italia del giornalista Mussolini»252. In uno dei due servizi si affermava

che tra i vari drappi e gagliardetti neri presenti nel “covo” «non ne manca uno dove, tra gladi romani e foglie di alloro, si legge un vistosissimo a noi! ricamato in argento su fondo nero”; il questore conferma quanto riportato dalle indiscrezioni di stampa e, con invidiabile animo serafico, afferma quindi che «non è risultato che durante la manifestazione sia stato inneggiato al fascismo o al suo capo»253.

In seguito, il Movimento artistico nazionale viene nuovamente “dimenticato” dagli occhi vigili del Ministero dell'Interno fino al dicembre 1953, quando la Presidenza del Consiglio dei Ministri chiede un parere al Viminale sull'opportunità circa l'acquisto di biglietti per un thè di beneficenza offerto dall'oscuro movimento. Finalmente in questo caso la Direzione Generale di Pubblica Sicurezza ci dice qualcosa su su un’associazione la cui attività sarebbe altrimenti rimasta avvolta dall'indeterminatezza.

Veniamo ad esempio a sapere che il Movimento artistico nazionale nasce nel 1946 come «circolo culturale apolitico» allo scopo di

252 ACS, Cat G 1944 – 1986, b. 215, f. “Movimento artistico nazionale”, 1946-1953, 4 giugno 1946.

affermare, con apposite manifestazioni, il principio del «nazionalismo in arte», ossia la difesa dell'arte e della cultura italiana dall'invadenza straniera. Privo di adeguati mezzi finanziari, svolge un'attività limitata a qualche manifestazione culturale ed è privo di sezioni, composto quasi esclusivamente da un centinaio di letterati, giornalisti ed artisti legati al ventennio fascista. A capo di questo sodalizio si pone Fernando Gori, iscritto al PNF dal 1920 con la qualifica di squadrista, marcia su Roma e sciarpa littorio. Capo della segreteria del GUF e dell'ufficio stampa e propaganda della direzione dei fasci, oltre che direttore, redattore e collaboratore di giornali e riviste e propagandista del fascismo nelle ex colonie ed all'estero, Gori fece anche parte, infine, del PFR e fu collaboratore dell'OVRA subendo, dopo la caduta del fascismo, la radiazione dall'albo professionale dei giornalisti. Ciononostante, e pur vivendo in misere condizioni economiche, «non nasconde la sua fede fascista e svolge notevole attività di propaganda per il MSI e per le affini associazioni combattentistiche». Denunciato più volte per essersi reso responsabile di manifestazioni fasciste e di apologia del fascismo, non smise mai di esercitare la sua attività collaterale di fiancheggiatore del Movimento sociale italiano, tanto da promuovere, nel 1950, all'interno delle iniziative «culturali» ed «apolitiche» del Movimento artistico nazionale, la fondazione dei cosiddetti “Gruppi d'Azione dannunziana”, col dichiarato fine di fare conoscere alle nuove

generazioni l'opera di Gabriele D'Annunzio «come poeta e come soldato»254