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Il mutamento in Eraclito e la polemica con Kirk

Nel documento Karl R. Popper lettore dei presocratici (pagine 192-200)

la lettura popperiana degli altri presocratic

3. Il mutamento in Eraclito e la polemica con Kirk

In Ritorno ai presocratici emerge un'attenzione al tema del mutamento che assume un'insolita radicalità in Eraclito. Popper pone l'accento sul concetto di instabilità che approda a negare l'esistenza dei corpi solidi. "Le cose non sono propriamente cose, esse sono processi, sono in continuo mutamento" 128; l'unico materiale di cui sono composte è il fuoco. Eraclito percepì le difficoltà implicite nella nozione di stabilità apparente delle cose "dovuta unicamente alle leggi, alle misure cui sono soggetti i processi del mondo" 129 e pose conseguentemente due nuovi problemi: il problema del cambiamento e il problema della conoscenza, anticipando in parte Parmenide nella distinzione tra realtà e apparenza. I frammenti B 123, 88, 60, 58, 102, 78 sono tradotti a titolo di esemplificazione della dottrina dell'unità degli opposti.

127

Ivi, p. 97.

128

Cfr. KARL R.POPPER, Ritorno ai presocratici ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p. 39 (e in Congetture e

confutazioni, op. cit., p. 248).

129

Popper si confronta con alcune fonti nel tentativo di ricostruire una nuova prospettiva di lettura sul pensiero eracliteo. La tradizionale dottrina secondo la quale tutto scorre fu attaccata in principio da Burnet 130, il quale negò che tale teoria fosse nuova. Kirk e Raven ripresero la medesima posizione negando che tutta la materia fosse fuoco 131. Popper ricorre all'immagine metaforica della casa per evidenziare la propria posizione: "essi non colgono la differenza fra il messaggio dei Milesii c'è

un fuoco nella casa e quello, molto più urgente, di Eraclito la casa va a fuoco" 132.

130

Cfr. ivi, p. 42 il rif. a Burnet e il rinvio al capitolo dedicato ad Eraclito in KARL R.POPPER, La società

aperta e i suoi nemici, vol. I, op. cit., pp. 31-38.

Qui, nota 2 p. 252, Popper instaura una distinzione tra la propria concezione, centrata sulla nozione del

divenire universale in accordo con Zeller e Grote, e la differente lettura del Burnet (cfr. JOHN BURNET,

Early Greek Philosophy, op. cit., p. 163) che sostiene la non centralità del tema: in particolare, Popper

non si ritiene convinto (cfr. le argomentazioni del Burnet pp. 158 e ss.) "che la fondamentale scoperta di Eraclito sia stata l'astratta dottrina metafisica che la sapienza non è la conoscenza di molte cose, ma la

percezione della soggiacente unità degli opposti in lotta tra loro". Per Popper, l'unità degli opposti e la

dottrina del fuoco possono essere derivate dalla dottrina del divenire.

L'autore esplicita i termini della propria distanza dal Burnet: la dottrina del flusso universale era sì presente prima di Eraclito, ma lo era all'interno di una struttura cosmica, non della totalità, dove il flusso universale viene ad abbracciare la stessa struttura. Secondo Popper, Anassimandro aveva fatto un primo passo nella direzione di una dissoluzione della struttura; Eraclito ne segue le orme con un atteggiamento che non può essere qualificato come "materialista meccanicista", bensì assume un contorno dal sapore magico e apologetico "perché tenta di conciliare la nuova e rivoluzionaria teoria del divenire con l'esperienza comune e anche con l'insegnamento dei predecessori".

131

Cfr. il rif. a G.S.KIRK -J.E.RAVEN, The Presocratic Philosophers, I ed., op. cit., pp. 186 e ss. in KARL R.

POPPER, Ritorno ai presocratici ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p. 42: "Ma tutti i pensatori presocratici erano impressionati dal predominio del mutamento nel mondo della nostra esperienza". L'autore ripropone la propria tesi, già posta in La società aperta e i suoi nemici, vol. I, op. cit., nota 2, p. 252 che coloro i quali ritengono non nuova la dottrina del divenire universale involontariamente testimoniano l'originalità di Eraclito, poiché non ne colgono il punto fondamentale.

132

KARL R.POPPER, Ritorno ai presocratici ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p. 43. Popper cita G.S.KIRK -

J.E.RAVEN, The Presocratic Philosophers, I ed., op. cit., p. 200: "il fuoco è una forma archetipa della

materia" ma sostiene, di contro, che il significato del discorso eracliteo consista nell'affermare "che tutta la materia, come il fuoco, è un processo; ed è questa, appunto, la teoria che Kirk e Raven negano ad Eraclito".

I due studiosi negano che esistano suggerimenti nella direzione della credenza eraclitea in mutamenti continui e invisibili specificando (p. 197) che "non sarà mai superfluo sottolineare che [nei testi] anteriori a Parmenide e nella sua dimostrazione che i sensi sono completamente ingannevoli... si devono accettare notevoli deviazioni dal senso comune solamente quando le evidenze a loro favore sono estremamente convincenti".

Kirk e Raven intendono evidenziare che la dottrina del mutamento rappresenta una deviazione dal senso comune "che non ci si dovrebbe aspettare in Eraclito" 133.

Popper traduce il frammento DK 22 B 18 134 a titolo di confutazione e ritrova tesi lontane dal senso comune nei presocratici precedenti e contemporanei ad Eraclito. Viene posta la contraddizione tra l'invito dei due studiosi e l'oscurità, lo stile oracolare, il gusto per l'antinomia e per il paradosso tipici di Eraclito. Inoltre la tesi di Kirk e Raven si pone in contraddizione con la dottrina, che Popper ritiene "assolutamente assurda" 135, che essi attribuiscono al filosofo: "i mutamenti naturali di ogni genere [e quindi, presumibilmente, anche i terremoti e i grandi fuochi], sono regolari e equilibrati, e la causa di questo equilibrio è il fuoco, elemento comune costitutivo delle cose, anche denominato il loro LÒgoj" 136.

L'autore sostiene la verità dell'intuizione eraclitea circa il mutamento incessante, come si evince dal frammento B 88, e propone un rovesciamento delle indicazioni metodologiche di Kirk e Raven: non si dovranno accettare deviazioni dal senso comune in presenza di evidenze convincenti, ma "notevoli deviazioni dalla tradizione storica devono essere accettate solamente quando le prove a loro favore sono estremamente forti" 137. I due autori sembrerebbero violare costantemente tale principio nel tentativo di indebolire le testimonianze platoniche e aristoteliche su Eraclito al fine di supportare le proprie tesi.

In Congetture e confutazioni, quale addendum al saggio Ritorno ai

presocratici, Popper inserisce un'appendice dedicata ad Eraclito 138 che

133

KARL R.POPPER, Ritorno ai presocratici ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p. 43.

134

Cfr. ibid., DK B 18: "Chi non aspetta l'inatteso non lo troverà: per lui rimarrà introvabile e inaccessibile".

135

Ivi, p. 44. Cfr. G.S.KIRK -J.E.RAVEN, The Presocratic Philosophers, I ed., op. cit., pp. 214-215.

136

KARL R.POPPER, Ritorno ai presocratici ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p. 44.

137

Ibid.

138

Cfr. KARL R.POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

non viene inclusa nella ripubblicazione ne Il mondo di Parmenide. L'autore ripercorre i tratti peculiari della posizione di Kirk, che definisce Popper "avversario dell'induzione" e "fautore dell'intuizione" 139: questi non concorda sull'attribuzione di una filosofia intuizionista al proprio pensiero ma propende per la denominazione di "empirismo critico" 140. All'accusa di muovere dall'intuizione quale fonte di conoscenza, Popper replica con una difesa della tesi che la scienza prenda avvio da problemi, a soluzione dei quali si perviene all'elaborazione di una teoria. Invece Kirk ritiene che Popper applichi una teoria compiuta, un'intuizione, posta soltanto successivamente a confronto con l'effettiva procedura scientifica e che egli rinunci altresì all'idea di verità scientifica assoluta. Popper, a difesa del proprio concetto di verità scientifica assoluta, risponde mediante l'assimilazione di questa ad una meta da raggiungere, la cui esistenza è indipendente dal conseguimento del risultato.

La divergenza appare netta sul piano metodologico sotto due aspetti. Da un lato, la dichiarazione di incompetenza filologica di Popper viene interpretata da Kirk come ammissione dell'irrilevanza degli aspetti di critica testuale rispetto alla portata dei problemi. Dall'altro, a tale tema si associa l'applicazione del criterio della possibile verità quale controllo della storicità di una teoria 141. La replica popperiana tenta di ammorbidire la portata della critica sottolineando come la centralità di una teoria, quale quella del mutamento, consenta di fornire senso alla

on Science and the Presocratics, Mind, Vo. 69, No. 275, 1960. Il titolo originale è KARL R.POPPER, Kirk

on Heraclitus, and on Fire as the Cause of Balance, Mind, Vol. 72, No. 287, 1963. Il testo, ampliato e

con aggiunta di note, è stato riproposto nel 1969 in Congetture e confutazioni.

139

KARL R. POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

Congetture e confutazioni, op. cit., pp. 265-266.

140

Ivi, p. 266.

141

Cfr. ivi, p. 272 e G.S.KIRK, Popper on Science and the Presocratics, op. cit., p. 339: "More startling still,

riflessione eraclitea che altrimenti si perderebbe in letture alternative. L'autore cita Reinhardt 142 a sostegno della propria posizione.

In una linea ideale che da Eraclito conduce a Parmenide ed infine a Democrito, il primo prepara la distinzione eleatica tra apparenza e realtà nella nozione di processo misurato, regolato da leggi, la cui matrice è individuabile nei Milesii.

Per Kirk, Eraclito non credeva in ciò che fosse contrario al senso comune, ovvero nell'incessante mutamento delle cose 143. Kirk e Raven sostengono che il fuoco sia un "modello strutturale o prototipo" 144 della materia. Il riferimento ad una forma archetipa della materia concepita in astratto, per Popper non è sufficiente: "suppongo che egli applicasse la sua teoria non solo alla materia in astratto, o all'ordine del mondo come

un tutto, ma anche alle singole cose concrete, da paragonarsi con le

142

(1) Cfr. il rif. a KARL REINHARDT, Parmenides, op. cit., p. 220 in KARL R.POPPER, Congetture storiche e

osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in Congetture e confutazioni, op. cit., p. 273: "La

storia della filosofia è storia dei suoi problemi. Se si vuole spiegare Eraclito, ci si dica prima qual era il suo problema".

Popper dissente dalla tesi che il problema eracliteo sia stato sviluppato da Parmenide indipendentemente da Eraclito, addirittura in un tempo antecedente a quest'ultimo, ma sottolinea come Reinhardt abbia posto in rilievo il forte legame tra i due: "il mio tentativo di individuare, per così dire, il problema di Eraclito, può considerarsi un tentativo di dare risposta alla sfida di Reinhardt".

(2) In KARL R.POPPER, La natura dei problemi filosofici e le loro radici nella scienza in Congetture e

confutazioni, op. cit., nota 20 p. 138, l'autore riporta la stessa citazione di Reinhardt nel tentativo di

inquadrare il problema centrale di Eraclito con il tema "dell'identità (e non identità) con se stesso dell'oggetto che cambia nel corso del mutamento". L'accettazione dei rapporti fra Eraclito e Parmenide ipotizzata dal Reinhardt rende il sistema parmenideo un tentativo di risolvere la questione dei paradossi del mutamento mediante l'affermazione dell'irrealtà del mutamento. "Contro tale interpretazione, Cornford e i suoi discepoli seguono la tesi del Burnet secondo cui Parmenide era un pitagorico (dissidente)". Di contro, la posizione popperiana, seppur distante dal Reinhardt, è tesa a porre un fondamento ionico al discorso eleatico (cfr. il precedente § 1).

Il discorso popperiano si estende poi a considerazioni di natura storica. Seguendo Eraclito, Hegel assunse il dato del mutamento, ritenuto contraddittorio, al fine di dimostrare l'esistenza della contraddizione e confutare il principio di non-contraddizione. I seguaci di Hegel, tra i quali sono inscritti Engels, Lenin e i marxisti in generale, tacciarono come metafisiche le filosofie che conservavano tale principio.

143

Cfr. KARL R.POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

Congetture e confutazioni, op. cit., p. 274 e G.S.KIRK, Popper on Science and the Presocratics, op. cit., p. 336.

144

KARL R. POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

singole fiamme concrete" 145. Costituiscono prova di tale interpretazione i riferimenti a cose concrete in B 6, 99, 26, 94, 125, 51, ai quali si accompagnano generalizzazioni e astrazioni su scala cosmica quali, ad esempio, B 8 e 10, che però non perdono di vista il raccordo con le singole cose divenute simboli dei processi cosmici, come in B 12 e 49a. In tale contesto, l'affermazione eraclitea "siano e non siamo" 146 assume il senso di un appello ad un memento mori rivolto dal filosofo a ciascun uomo 147.

"Se B 49a tende in qualche modo ad una generalizzazione, B 90 muove invece da un'idea generale, cosmica, di un fuoco che si consuma, (e si esaurisce) al particolare" 148. La conclusione di Popper, in replica alla lettura di Kirk 149 è che B 126, 36, 77, 117, 118, 88, 20, 21, 26, 62, 90, 103, 54, 65, 67, 126, 46, 54, 8, 51, 123, 56, 113, mostrano che tutte le cose sono immerse, invisibilmente, in un flusso permanente.

L'argomentazione dell'autore muove dalla contestazione della tesi che vi sia "un palese criterio, basato sul senso comune, cui lo storiografo possa appellarsi" 150 ma, al contempo, sostiene che la propria interpretazione vanti il pregio di riconoscere ad Eraclito un'aderenza al senso comune pari o maggiore rispetto a quella emergente in Kirk e Raven. La critica si estende alle conclusioni proposte dai due autori 151. Popper non contesta l'attribuzione ad Eraclito della dottrina secondo cui il mutamento è regolato da leggi; quello che pare assurdo è "la presunta dottrina eraclitea 145 Ibid. 146 Ivi, p. 276. 147

Cfr. ibid. nota 44 il riferimento al tema nei frammenti B 88, 20, 21, 26, 27, 62, 77.

148

Ivi, p. 277. Cfr. qui la traduzione di B 90: "Scambio reciproco di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte le cose, come delle merci con l'oro e dell'oro con le merci".

149

Cfr. ibid. e G.S.KIRK, Popper on Science and the Presocratics, op. cit., p. 336: "Can we then say that the

conclusion that all things separately are in permanent flux is necessarily entailed by any course of reasoning followed by Heraclitus ? The answer is surely negative".

150

KARL R. POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

Congetture e confutazioni, op. cit., nota 47 p. 277.

151

Cfr. ivi, p. 278 il rif. a G.S.KIRK -J.E.RAVEN, The Presocratic Philosophers, I ed., op. cit., pp. 214-125.

I due autori propongono la tesi che i mutamenti si equilibrino a causa del fuoco, o LÒgoj, elemento comune delle cose.

secondo cui i mutamenti di ogni specie e quindi presumibilmente anche i terremoti e i grandi fuochi sono regolari, si equilibrano, e la causa di questo equilibrio è il fuoco, comune elemento costitutivo delle cose, detto altrimenti il loro LÒgoj" 152.

La fonte di tale interpretazione che pone il fuoco quale causa del governo cosmico viene rintracciata in B 64, letto da Ippolito secondo il tentativo di assimilarlo all'eresia noetiana 153: viene posta un'identificazione col fuoco e viene attribuita ad esso una capacità direttiva e un'associazione con la divinità con un'intonazione quasi cristiana. Popper precisa che una possibile conferma si trova in Reinhardt 154 e pur contestando l'identificazione del fuoco quale causa dell'equilibrio delle cose, non si ritiene contrario alla nozione di "movimento misurato" 155 in Eraclito: il mutamento, inteso quale processo invisibile è equilibrato, ma tale regola non può essere inferita con i sensi bensì soltanto con l'intelletto. "Può essere questa, certamente, la via che ha condotto Eraclito alla sua nuova epistemologia, unitamente, alla distinzione, in essa implicita, fra realtà e apparenza, e alla diffidenza verso l'esperienza sensoriale" 156.

In ultima istanza, l'esplicitazione della contrapposizione tra verità e apparenza in Parmenide si deve all'intreccio di premesse eraclitee e suggestioni provenienti dalla riflessione di Senofane.

152

KARL R. POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

Congetture e confutazioni, op. cit., p. 279.

153

(1) Cfr. ivi, p. 279 la traduzione di B 64: "il fulmine governa ogni cosa".

(2) Cfr. ivi, p. 280 il rif. a G.S.KIRK -J.E.RAVEN, The Presocratic Philosophers, I ed., op. cit., p. 2.

154

Cfr. il rif. a KARL REINHARDT, Heraklits Lehre vom Feuer, Hermes, LXXVII, (1942), pp. 25-26 in KARL

R.POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in Congetture e

confutazioni, op. cit., p. 281. Popper precisa che, secondo Reinhardt, la lettura di Eraclito in Ippolito si

inscrive nel tentativo di convalidare alcune dottrine eretiche noetiane di origine pagana, come quella che il fuoco sia dotato di poteri provvidenziali e divini. La lettura è basata sull'ipotesi di un frammento perduto di Ippolito che menzionava tÒ pàr frÒnimon, nell'accezione di fuoco saggio, intelligente,

assennato.

155

KARL R. POPPER, Congetture storiche e osservazioni su Eraclito e il problema del mutamento in

Congetture e confutazioni, op. cit., p. 283.

156

In Ulteriori osservazioni sui presocratici, e in particolare su Parmenide

(1968) l'autore riporta un breve approfondimento sull'antisensimo e

intellettualismo eracliteo, dei quali possono trovarsi evidenze in numerosi frammenti: B 46, 54, 8, 51, 123, 107, 28, 101a, 41, 1 157. L'apporto del filosofo è inquadrato all'interno di una cornice generale che attribuisce ai presocratici il punto di passaggio al consapevole dibattito critico della scienza attraverso una riflessione sul proprio metodo critico.

In Ritorno ai presocratici Popper traduce i frammenti B 78 e B 18 158 con riferimento al tema della congetturalità della conoscenza in Eraclito, a testimonianza di una continuità del tema senofaneo nella tradizione presocratica.

In La Luna può rischiarare le vie di Parmenide? del 1988 159, l'autore cita i frammenti B 82-83 a prova della presenza di una teoria della fallibilità delle opinioni umane in Eraclito a confronto con la verità della conoscenza divina; il tema non è presente nella versioni successive del saggio.

Nel saggio Senofane lo sconosciuto: un tentativo di dimostrare la sua

grandezza 160 Popper cita B 43, 44, 45, 47-54 a prova dell'appartenenza

di Eraclito all'Illuminismo greco, nonostante il gusto profetico delle sue argomentazioni che ha avuto la positiva valenza, a differenza di quanto avvenuto per Senofane, di preservarne il pensiero dall'accusa di superficialità.

Senofane possiede molte conoscenze, ma non quelle giuste. "Presumibilmente la giusta conoscenza consisteva nel sapere che il

157

Cfr. KARL R. POPPER, Ulteriori osservazioni sui presocratici, e in particolare su Parmenide (1968) in

Congetture e confutazioni, op. cit., pp. 688-689.

158

Cfr. KARL R.POPPER, Ritorno ai presocratici ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p. 50: "La natura umana

non possiede la conoscenza, quella divina sì... Chi non spera non troverà l'insperabile, perché resterà per lui introvabile e inaccessibile". (Cfr. Congetture e confutazioni, p. 263).

159

Cfr. KARL R.POPPER, La Luna può rischiarare le vie di Parmenide? ne Il mondo di Parmenide, op. cit., p.

143.

160

Cfr. KARL R.POPPER, Senofane lo sconosciuto: un tentativo di dimostrare la sua grandezza ne Il mondo

giorno e la notte (e così per tutti gli opposti) erano un'unica realtà, poiché il primo non può esistere senza l'altra e viceversa" 161. In tale contesto è letta l'accusa ad Esiodo in DK 22 B 57 relativa al conoscere molto, ma non le cose giuste.

In Come la Luna potrebbe fare un po' di luce sulle due vie di Parmenide del 1992 Popper sostiene che la più ingegnosa teoria delle fasi lunari precedente alla teorizzazione parmenidea sia attribuibile ad Eraclito. Questi avrebbe infatti spiegato le fasi lunari e le eclissi di Luna e Sole mediante l'ipotesi che essi costituissero "fuochi contenuti in cavità (metalliche?) ruotanti attorno alla Terra: essi potevano rivolgere i loro lati oscuri, parzialmente o completamente, verso di noi" 162. In base a tale teoria la Luna non crescerebbe né calerebbe, ma le sue fasi sarebbero il risultato di un effettivo movimento dentro di essa, come proverebbe DK 22 A 1: 10 163.

Ne Il mondo di Parmenide. Note sul poema di Parmenide e sulla sua

origine agli albori della cosmologia greca Popper menziona il

frammento B 64 e traduce B 41 164 per provare che Eraclito, al pari di Parmenide, sottopone tutto sotto il controllo della dèa della necessità. Ciò si accompagna alla considerazione del monismo eracliteo in B 50 che rende problematico il mutamento. "Come è possibile il mutamento − cioè come è logicamente possibile? Una cosa come può cambiare senza perdere la sua identità? Se rimane la stessa, allora non muta; ma se non

161

Ivi, p. 64.

162

Cfr. KARL R.POPPER, Come la Luna potrebbe fare un po' di luce sulle due vie di Parmenide ne Il mondo

di Parmenide, op. cit., p. 108.

163

Ivi., nota 7 pp. 116-117: "le eclissi del Sole e della Luna avvengono quando le cavità (che contengono carburante infuocato) sono rivolte verso l'alto; le fasi lunari si verificano invece per il graduale ruotare della cavità vuota su se stessa".

164

Cfr. la traduzione di DK 22 B 41 in KARL R. POPPER, Il mondo di Parmenide. Note sul poema di

Parmenide e sulla sua origine agli albori della cosmologia greca ne Il mondo di Parmenide, op. cit., nota

27 p. 182: "un'unica cosa è la saggezza, comprendere la ragione per la quale tutto è governato attraverso tutto".

Nel documento Karl R. Popper lettore dei presocratici (pagine 192-200)