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Il paesaggio rurale diventa spazio pubblico

4. LA CAMPAGNA DIVENTA PAESAGGIO RURALE CONTEMPORANEO

4.4. Il paesaggio rurale diventa spazio pubblico

Il paesaggio della campagna periurbana, per lungo tempo visto come agricoltura produttiva, vuole tornare ad essere un luogo di nuovi simboli e valori estetici rinnovati.

Se gli spazi agricoli periurbani sono nuovi paesaggi, allora territorio e paesaggio dovranno convergere verso una nozione innovativa di valore, non più misurabile come valore di scambio, bene economico legato alla promessa di diventare città, ma piuttosto come valore d’uso, che attribuisce peso a quelle pratiche che implicano una familiarità e quotidianità tra luoghi e chi li abita 105.

Rendere la campagna un territorio abitabile presuppone che lo spazio agricolo rientri realmente nella categoria delle infrastrutture pubbliche naturali, ossia degli spazi di interesse pubblico.

La dimensione pubblica del paesaggio viene riconosciuta non perché sancita dallo Stato, né come valore generale perché di tutti, ma in quanto esito dell’interazione di una società su un territorio, una società che su questo territorio non solo interagisce, ma che riconosce la necessità di occuparsene.

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DONADIEU P., Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio della città, Donzelli, Roma, 2006.

Negli ultimi decenni le modificazioni socio-economiche che si sono create hanno fortemente incrementato la domanda di paesaggio mentre i cambiamenti nelle tecniche di produzione agricola, lo spopolamento delle campagne e l'assetto insediativo del territorio, spesso gestito in malo modo, hanno radicalmente stravolto le caratteristiche del paesaggio rurale, e spesso ne hanno ridotto la quantità insieme alla qualità in vastissime aree riducendo notevolmente "l'offerta", se così possiamo chiamarla, di paesaggio.

Si pone quindi un vero e proprio problema di allocazione efficiente della risorsa paesaggio: il mercato non può però perseguire spontaneamente tale obiettivo, essendo il paesaggio un bene pubblico, non escludibile e condivisibile, di conseguenza si pone il problema della mancanza o inadeguatezza di meccanismi spontanei in grado di ricondurre l'assetto del paesaggio ad un livello ottimale dal punto di vista sociale. Solamente un intervento esterno può modificare le scelte riguardo l’uso, l’assetto e la valorizzazione del territorio realizzate dagli operatori al fine di ricondurre il quadro paesaggistico verso assetti in grado di soddisfare al massimo la domanda di paesaggio e la soddisfazione dei bisogni.

Per ottimizzare il benessere collettivo la redditività dei prodotti agricoli dovrebbe essere modificata al fine di tenere conto degli effetti paesaggistici delle diverse coltivazioni e dei diversi metodi produttivi.

La politica paesaggistica che si è sviluppata a livello nazionale a partire dal secondo dopoguerra si è basata essenzialmente sull'imposizione urbanistica che ha definito interventi e vincoli in aree pregiate dal punto di vista estetico, tralasciando l’effetto evolutivo di trasformazione provocato da lente e graduali alterazioni nelle tecniche di coltivazione o di fenomeni di abbandono.

Naturalmente tale modalità si e’ rivelata insufficiente e inadatta. Per ottenere un assetto paesaggistico desiderabile dal punto di vista sociale si può ricorrere a contratti di affitto ed integrazioni di reddito agli agricoltori perché sia formalizzato il loro ruolo di manutentori del paesaggio agricolo, a condizione che garantiscano sostenibilità, fertilità ed accessibilità.

L’agricoltore non tiene conto di questa logica del paesaggio, poiché valorizza la sua proprietà in funzione dei propri interessi, e non delle aspettative estetiche o ambientaliste di un pubblico attento allo spettacolo della sua proprietà..

L’agricoltore può essere portato a produrre alcune strutture eco-simboliche: una siepe o un prato ad esempio. Con questa funzione, e dietro compenso della

collettività, potrebbe rendere un servizio per il paesaggio, allo stesso modo di un’impresa privata o dei servizi comunali addetti alla manutenzione degli spazi verdi 106.

Il contratto più semplice è quello della conduzione in affitto, stipulato tra l’ente proprietario e l’agricoltore: esso prevede non solo l’importo della locazione e la sua durata, ma anche i vincoli ai quali può essere soggetto l’affittuario – come la manutenzione di siepi e sentieri o la pulitura dei fossati.

Il contratto può anche contenere delle clausole relative all’accoglienza al pubblico e delle scolaresche, allo spandimento di fanghi e compost, alle pratiche della pesca o alle attività di conservazione della natura selvaggia.

Il pagamento di contributi per la produzione di servizi rispetto al generico sostegno del reddito ha il grosso vantaggio di risultare sia più conveniente per la collettività sia più accettabile dal punto di vista sociale.

Contemporaneamente, la figura dell’imprenditore agricolo viene rivalutata in quanto non risulta più il beneficiario di politiche assistenziali ma come colui il quale produce benefici per la collettività.

Negli ultimi anni si riscontra nello stesso contesto l’introduzione di formule attuative nuove, basate su intese pubblico/privato (accordi agro-ambientali locali), possibilità offerte dalle più recenti riforme della PAC in materia di sviluppo rurale.

Inoltre si può ricorrere agli accordi volontari ambientali -paesaggistici , tra un soggetto pubblico istituzionale e uno o più soggetti economici per la tutela dell'ambiente 107.

Tale strumento non deve essere utilizzato in maniera alternativa, ma in forma complementare e integrare le altre forme di regolazione, e risulta di fondamentale importanza perché può contribuire a far accrescere il senso di responsabilità e cooperazione negli attori, facendo registrare anche un miglioramento nei flussi di conoscenza esperta verso i regolatori, in un ambito, quello ambientale, generalmente caratterizzato da conoscenze inadeguate e asimmetria informativa.

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DONADIEU P., Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio della città, Donzelli, Roma, 2006.

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Il sistema rurale. Una sfida per la progettazione tra salvaguardia, sosteniblità, e governo delle

Il paesaggio rurale diviene allora direttamente o indirettamente a configurarsi perfino come bene relazionale e se gestito nel migliore dei modi può divenire perno di iniziative di sviluppo endogeno e di partenariato locale, in grado di favorire la formazione e il rafforzamento dei sistemi agricoli locali innescando processi di promozione della cultura del territorio e di uno spirito cooperativo e partecipativo tra gli attori locali .