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Il progetto del paesaggio rurale

4. LA CAMPAGNA DIVENTA PAESAGGIO RURALE CONTEMPORANEO

4.3. Il progetto del paesaggio rurale

Nel capitolo precedente più volte si è discusso sul ruolo da affidare al paesaggio agricolo, non riducibile ad un supporto naturale per future trasformazioni, ma l’occasione per concepire una nuova idea di progetto ed una diversa concezione di abitabilità.

Il progetto di paesaggio non può ridursi alla semplice tutela dei segni storici presenti sul territorio, ma implica la capacità di comprensione del paesaggio e del territorio storico, ma anche e soprattutto nel senso di individuare nella storia di un sito le linee guida lungo le quali è opportuno che avvenga il suo sviluppo futuro nel rispetto e nella consapevolezza del patrimonio culturale che ci trasmette102. Ci si chiede quanto può essere cambiato del paesaggio agrario senza smarrire il senso dei luoghi, i caratteri di abitabilità, il supporto storico.

Nel suo libro Progetti per l’ambiente Gambino risponde che, in ogni caso, il progetto implica una riattribuzione di senso, e pur prestando attenzione alle invarianti ed alle permanenze del paesaggio, è necessario incardinare i processi della diffusione nella struttura evolutiva del territorio storico.

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DE VECCHI C., La rappresentazione del paesaggio, Cuem, Milano, 2000.

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Questo rileggere il contesto fisico, per scoprirne i caratteri permanenti e le risorse trascurate da assumere come potenzialità per ipotesi di sviluppo, rappresenta la base per una idea di progetto come reinterpretazione consapevole dell’esistente. Il progetto di paesaggio nel territorio agricolo urbanizzato, come disegno, potrebbe assumere un ruolo diverso svolgendo il compito fondamentale di restituire senso e identità proprio a quei territori che questi caratteri hanno ormai perso, attraverso il recupero di segni e strutture riconducibili alla morfologia storica.

Trovandoci fuori da logiche di catalogo, inoltre, le contraddizioni del contesto potrebbero diventare spunto progettuale per combinare nuovi materiali con elementi tradizionali del paesaggio e dar vita a commistioni fertili e provocatorie. Negli ultimi anni una più diffusa sostenibilità ambientale ha certamente contribuito a definire una nuova richiesta di paesaggio, spesso mal interpretata in politiche di difesa dell’esistente e di opposizione alla trasformazione. In realtà essa cela la richiesta di un tempo più lento, nel quale torni ad avere valore lo spazio della consuetudine.

Questo in conseguenza del mutare di numerose pratiche sociali, del loro frantumarsi, dell’emergere di numerosi soggetti e di altrettanto innumerevoli istanze, di un uso sempre più allargato del territorio dove vengono accostati collezioni di oggetti e cose e dove “ciò che è simile non è prossimo” 103.

Alle regole che conformano lo spazio rurale, che risalgono all’addomesticamento delle preesistenti forme della natura, argini per gli impluvi, terrazzamenti per i versanti, si sono venute ad aggiungere grammatiche provenienti dal semplice accostamento di nuovi materiali eterogenei.

Così status tipicamente urbani si mescolano con una visione del mondo rurale legata alla tradizione: campanili, cascine, serbatoi, castelli, e parchi, alberi monumentali, cimiteri, stazioni, scuole o municipi, stazioni ripetitrici, silos, coltivazioni sotto plastica, allevamenti fuori terreno, linee ad alta velocità, autostrade, zone residenziali, centri commerciali, campi da golf, centri per attività ricreative, ciminiere di inceneritori o raffinerie.

In alcuni casi, lo stile che ne consegue, è fatto di dissonanze, di contrasti: muri in pietra a secco e parti residuali di campagna interclusi negli svincoli autostradali,

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capannoni ritagliati in una piantata alberata, grandi assi stradali che lambiscono vecchi casolari. Solo nel provare ad abbandonare il concetto di armonia, possiamo imparare a comprendere questi accostamenti incongrui nella visione di una nuova sensibilità.

28. Segni urbani e rurali si mescolano

L’omogeneità dei paesaggi rurali tende quindi ad indebolirsi: e forse proprio la loro eterogeneità ne rappresenta la salvezza, perché si prestano ad un uso multifunzionale dello spazio e degli elementi che lo compongono.

Le diverse forme di agricoltura che producono, come abbiamo visto nel precedente capitolo, hanno caratteri propri ed innovativi che, diversi da quelli dell’agricoltura rurale indifferente alla città, elaborano modelli economici e sociali più creativi che provengono dalla trasformazione del mondo rurale, ma soprattutto dalla prossimità alla città ispirandosi al bisogno di natura e di tempo libero per i cittadini.

L’agricoltura, quando si associa all’interno delle cascine con nuove attività e svolge coscientemente un ruolo di manutentrice del paesaggio e dell’ambiente oltreché quello di produttrice di beni alimentari, diventa multifunzionale, e può ringiovanire dei paesaggi tradizionali o creare delle forme del tutto nuove che trovino un eco favorevole da parte delle società.

I viticoltori che utilizzano i ciglionamenti con i bulldozer, gli agricoltori o gli allevatori che si lanciano nell’agroforestazione, i forestali che accettano la presenza di animali nel sottobosco, gli agricoltori che posizionano i terreni a riposo lungo le strade ed i corsi d’acqua, creano dei paesaggi complessi, moderni, diversificati.

Ma affinché questa nuova campagna possa diventare paesaggio, è evidente che deve essere creata con quelle qualità visibili di cui non è dotata.

E’ la funzione di un progetto di paesaggio, quella di designare e costruire le strutture del paesaggio che andranno a costituire gli eco-simboli: siepi, corsi d’acqua, ponti, piccoli boschi, villaggi, frutteti, cappelle, confini, ecc104.

29. Le strutture del paesaggio: filari, ponti, piccoli boschi, sentieri.

Il paesaggista, raccomandando la piantagione di fasce boschive e la creazione di sentieri per le passeggiate, contribuisce a trasformare lo spazio non urbano in un territorio di vita e di loisir. Alterna spazi urbani e spazi naturali, crea delle finestre sulla città densa e degli scorci sulla campagna.

In poche parole il progetto di paesaggio organizza, struttura, mostra, gerarchizza, promuovendo una ”nuova visione” di agricoltura promotrice di innovazione e qualità ed espressione di radicamento con il territorio e tradizioni.

Così, attraverso la scoperta e la valorizzazione di antichi sentieri, ad esempio, si potrebbe vivere il paesaggio ad un’altra velocità, attraverso usi e mezzi alternativi salvaguardando allo stesso tempo la testimonianza della trama interpoderale, rallentando i tempi di percorrenza del territorio, risvegliando in quegli abitanti che lo vivono distrattamente un interesse per il paesaggio agricolo ed in quelli che anelano ad un più sincero contatto con la natura, l’occasione per apprezzarlo.

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DONADIEU P., Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio della città, Donzelli, Roma, 2006.

Inoltre i numerosi esempi di edilizia rurale sparsi nel territorio agricolo potrebbero essere restaurati e diventare luoghi d’incontro e socializzazione (alternativi ai centri commerciali e sportivi) maggiormente radicati nel territorio.

Anche i piccoli gesti quotidiani possono contribuire a questa trasformazione: l'arredo urbano, una diversa pavimentazione, un’orditura vergetale, se non limitati alla sola sfera del decoro e se giocati come elementi strutturanti di sottolineatura o di completamento di tracce territoriali possono rappresentare un’occasione per riscoprire antichi segni.

Questo inserimento, nel paesaggio, di una articolata vegetazione, di una fitta rete di percorsi e di un concetto innovativo di agricoltura non può che favorire e rafforzare la costruzione del territorio e la sua identità.