IV. L A NATURA
1. Il potere del clima
Carlo Carraro e Alessandra Mazzai, autori del libro Il clima che cambia. Non solo un
problema ambientale, scrivono:
Il nostro clima sta cambiando e stanno cambiando gli equilibri ambientali, sociali ed economici del pianeta. È un cambiamento lento, difficile da percepire, ma dagli enormi impatti. Sottovalutarlo mette a rischio non tanto il nostro pianeta, quanto le nostre società e il nostro benessere. Prenderne coscienza è quindi il primo passo per capire come agire e come spingere ad agire chi ci governa, per evitare che, poco a poco, i cambiamenti diventino dannosi e irreversibili287.
C’è un collegamento forte nel passo citato fra il clima e le nostre società. Gli autori
scrivono che, seppur il cambiamento che percepiamo apparentemente non è così rapido,
i suoi effetti hanno un gigantesco impatto sulle nostre vite. Occorre un deciso dialogo
con il mondo delle scelte e delle azioni capace di consentire una politica in grado di
sobbarcarsi questo tema non più rimandabile. Carraro e Mazzai continuano osservando
che
Il clima sta cambiando ed è già cambiato, come dimostrano i fenomeni meteorologici estremi che divengono sempre più frequenti, dalle siccità alle piogge torrenziali, dagli uragani alle ondate di freddo o caldo estreme. Situazioni che impattano sulle nostre vite nella forma di inondazioni e incendi, oppure di carenza di cibo e fenomeni migratori.
Il clima sta cambiando e la causa è soprattutto l’azione dell’uomo, il suo consumo di energia fossile, l’uso irrazionale del suolo, la devastazione delle foreste, l’eccesso di urbanizzazione288
.
Di fronte a queste situazioni non è più possibile rifiutare una approfondita discussione
su questi eventi e cercare di raggiungere una risposta risolutrice poiché sempre
dobbiamo tenere presente che:
Il clima sta cambiando come effetto di un cambiamento economico e sociale iniziato molti anni fa e ora divenuto molto difficile da controllare289.
287 Carlo Carraro e Alessandra Mazzai, Il clima che cambia. Non solo un problema ambientale, Il
Mulino, Bologna 2015, p. 15.
288
Ivi.
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Gli uomini sono gli unici in grado di invertire questo percorso. Dobbiamo porre
attenzione e concentrarci sul potere dell’uomo sul clima e sul potere del clima
sull’uomo, poiché vi è una sorta di relazione forte che intercorre fra i due soggetti.
La filosofia si è occupata di questo problema. Le ricerche sul clima che si possono
leggere nell’opera di Montesquieu sono un esteso punto di vista il quale si sforza di
considerare come un fattore naturale possa influire, costruire e cambiare le abitudini
personali degli esseri umani. L’autore delle Lettere persiane tratta con rara estensione
questo tema e riesce a costruire un vero proprio argomento politico. Non vi è soltanto la
dimensione umana che costruisce una società con determinate leggi ma ci sono fattori
altri responsabili di quella costruzione. L’introduzione di questo argomento
sembrerebbe aprire uno iato con quelli precedenti tuttavia sarebbe sbagliato considerarlo
scollegato dal resto in quanto rappresenta un passaggio fondamentale. Sergio Cotta,
nella sua introduzione allo Spirito delle Leggi, lo ha messo in evidenza:
Col lib. XIV si inizia l’indagine sulle condizioni ambientali che determinano lo sviluppo delle società, e si entra veramente nel campo sociologico propriamente detto: influenza del clima, della natura del terreno, del genere di cultura delle terre, sono i motivi che dominano i libri XVI-XVIII. Anche in questo caso i viaggi possono aver insegnato molto a Montesquieu; troviamo infatti nelle sue note redatte nel corso di essi delle osservazioni sull’influenza del clima sugli abitanti di Roma, sul rapporto fra il genere di cultura delle terre e il tipo di società esistente, ecc. Ma comunque, il passare da un esame della struttura dei governi all’esame dei fattori fisici delle società umane ha in sé una forza che spezza gli schemi razionalistici, poiché l’influenza dell’ambiente e del clima non può esser studiata che induttivamente. L’indagine si allarga, supera lo schema dei governi ed investe direttamente i rapporti sociali nella loro individualità e nella loro derivazione delle cause fisiche. Non è il caso di discutere i singoli risultati di questa indagine ma non sarà fuor di luogo sottolineare la modernità dell’impostazione di alcune ricerche. Grande importanza è data ai legami familiari: condizione delle donne, poligamia, matriarcato, divorzio (motivi che richiamano alla memoria tante pagine delle
Lettres Persanes e i frammenti dell’Histoire de la Jalousie, contenuti nelle Pensées), studiati nelle loro cause e nelle loro conseguenze, e riportati alla loro
importanza sociale, aprono la via a studi sociologici di grande attualità ai tempi nostri. Certo Montesquieu trae affrettatamente le sue conclusioni, ma non si può negare che egli proceda induttivamente e su ampia scala, sfruttando in parte la sua esperienza diretta e in parte le relazioni di viaggiatori come Chardin e Bernier, di
141 botanici come Tournefort, di missionari come il Padre Parennin, fonti di prima
mano che ancor oggi, nonostante i progressi delle scienze etnologiche e naturalistiche, non hanno perso tutto il loro valore, come non l’hanno perso i classici volumi sulla Cina del Padre Du Halde e del Padre Kircher, così attentamente consultati da Montesquieu. L’interesse per il mondo extraeuropeo era grandissimo a quei tempi, e non era limitato ai soli ambienti culturali; l’attività della Compagnia delle Indie faceva infatti convergere verso i paesi al di là degli oceani gli sguardi (e gli interessi) di popoli interi290.
La prospettiva che qui si apre è in parte rigorosamente inconsueto. Questo tema è
sempre esistito ma con Montesquieu ha un’importanza preminente. Se guardiamo il
mondo non dobbiamo sotterrare quegli aspetti che erroneamente vengono considerati
secondari: gli usi e i costumi, ad esempio, o i fenomeni climatici che determinano certe
scelte particolari e vanno a definire una parte significativa di un luogo e dei suoi
abitanti. La vita della natura ha sempre imposto le sue leggi e l’uomo ha dovuto, nel
corso dei secoli, comprenderle per riuscire a prevenire i rischi che derivavano da essa.
L’analisi geografica di un territorio e delle sue caratteristiche, ad esempio, non
rappresenta certo un recente e moderno interesse: lo storico Erodoto infatti aveva scritto
della morfologia dell’Egitto e dell’importanza del Nilo
291. La geografia è parte
costituente il nostro pianeta e l’uomo non può che prestare interesse nei confronti dei
luoghi che abita. In Montesquieu però vi è un passo ulteriore che si coglie nello sforzo
di analizzare come l’esporsi inevitabile dell’uomo al clima abbia un ruolo nella
costruzione dei rapporti politici e muti, da luogo a luogo, anche grazie alla temperatura
ed agli effetti che essa ha sugli individui. Non si tratta cioè soltanto di fotografare in un
protocollo la presenza di un determinato clima ma si vuole studiare quest’ultimo nella
sua capacità d’influenza. Quella che potremmo definire una dialettica climatica
interessa un rapporto fra la natura e l’uomo. Sebbene non si possa considerare in senso
assoluto né l’unico né il primo filosofo che abbia trattato questo argomento
292, il barone
290 Montesquieu, Lo Spirito delle Leggi, op. cit., pp. 24-25. 291
Su questo vedi in particolare il Libro II delle Storie dove Erodoto descrive l’Egitto ed una delle prime domande che si pone riguarda nello specifico la natura del suolo: «Com’è costituito il suolo dell’Egitto?» Cfr.: Erodoto, Storie, introduzione di Livio Rossetti, traduzione di Piero Sgroj, revisione e note di Livio Rossetti in collaborazione con Graziano Ranocchia, Newton, Roma 1997, p. 104.
292
In una nota a piè di pagina, posta alla fine del titolo del Libro XIV dello Spirito delle Leggi, Sergio Cotta scrive infatti che ben prima di Montesquieu si possono registrare degli illustri predecessori della teoria del clima: «In realtà si è rivelato come questa teoria abbia illustri e numerosi predecessori: Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno, Eratostene, Bodin, Machiavelli, Fénelon, Fontenelle, Dubos, Chardin, Arbuthnot,… la lista è lunga; la parte di Montesquieu sta non già nell’aver scoperto questa teoria ma nell’averle dato un’ampiezza di trattazione che ha maggiormente contribuito a presentarla sotto un aspetto scientifico». Cfr.: Montesquieu, Lo Spirito delle Leggi, op. cit., p. 381.
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di La Brède ha considerato il clima ed i suoi effetti in una prospettiva di ibrida
mescolanza naturale e politica. Un’influenza di questo tipo inserisce il clima – e dunque
il suo determinare l’uomo – in una parte difficoltosa sul palcoscenico del mondo: è
davvero così forte il suo impatto tanto da determinare arbitrariamente i caratteri e le
azioni? Se così fosse tutto sarebbe già deciso e la vita di ognuno dipenderebbe
essenzialmente dal luogo in cui vive. Ciò creerebbe altre difficoltà perché cozzerebbe
con quella umana natura flessibile di cui Montesquieu aveva parlato nella Prefazione
293allo Spirito delle Leggi.
Il paradosso non si risolve facilmente poiché, se da un lato l’azione climatica non
sembra lasciare troppo spazio ad una crescita individuale indipendente dalle sue
temperature, dall’altro l’uomo ha sempre la possibilità di cambiare, di crescere e non è
mai incollato in modo definitivo alle situazioni. Com’è possibile allora mettere insieme
queste due strade così divergenti? L’azione del clima e gli effetti che esso produce non
possono essere considerati strutturanti la totalità dell’individuo. Se accettassimo questo,
verrebbe meno il senso stesso della politica. Come dobbiamo allora considerare questo
tema? In che modo interpretare queste riflessioni? I dissidi che emergono non devono
tradire l’esigenza di comprendere la posizione teorica di base fondata sul
riconoscimento indelebile del potere del clima. Non sembra poterci essere variazione.
Ma allora che tipo di potere è questo? Un potere, estraneo all’uomo, che agisce con
indifferenza, esprimendo semplicemente il suo essere. Diffondendosi la sua presenza
identifica dei caratteri umani. Quella che abbiamo definito dialettica climatica avviene
tra due soggetti in cui uno, il clima, ha una preminenza mentre l’altro, l’uomo, può
edulcorare questo fenomeno di caratterizzazione attraverso una legislazione. Questo
ragionamento segue una logica pratica, oculata e pragmatica poiché ciò che l’essere
umano può fare contro eventi totalmente estranei alle sue possibilità di controllo è
quello di normare i propri comportamenti, di stabilire regole comuni da seguire per il
bene di tutti. La forte impressione che si ha nel leggere queste pagine, abbandonando
alcune posizioni forse troppo forzate, è di un pensatore il cui merito sia stato quello di
non escludere niente di ciò che aveva di fronte a sé ma di includere tutto ciò che poteva
ramificarsi in un significato di potere per l’uomo. Un movimento inclusivo, deciso e
stratificato, possente ed esteso. Cercheremo, in questa parte del nostro lavoro, di
evidenziare i punti importanti di questo tema. Occorre notare fin da subito una
significativa differenza: il clima, nell’opera di Montesquieu, rappresenta una condizione
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