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Il problema del contenuto rappresentativo

Nel documento Concetti e processi di categorizzazione (pagine 151-156)

Osservazioni sui processi di categorizzazione tra concettualismo e

4. Il problema del contenuto rappresentativo

L’espressione “rappresentazione concettuale”, spesso uti- lizzata in psicologia cognitiva, esprime una complessa re- lazione tra pensiero, cognizione e percezione ed è per que- sto facilmente foriera di confusione. Si può ricondurre l’utilizzo di questa espressione alla nozione fodoriana di rappresentazione (Fodor 1975), in cui la rielaborazione simbolica di un’informazione esperienziale è promossa e integrata dalla funzione inferenziale del pensiero. La teoria rappresentazionale della mente sviluppata da Jerry Fodor

ha contribuito al rafforzamento della nozione di rappresen- tazione mentale (Margolis, Lawrence 2007). In particola- re, ha contribuito a smorzare la netta contrapposizione im- posta dal descrittivismo fregeano (Frege 1891) tra la no- zione di concetto, che è dotato di un senso che sono in grado di afferrare tutti, perché obbediente all’oggettività di un’inferenza proposizionale; e la nozione di rappresenta- zione, che invece costituisce l’immagine mentale, infau- stamente soggettiva, di un senso e di un significato. Nella prospettiva fodoriana la nozione di rappresentazione si configura come una ridescrizione degli stati prodotti da specifici sistemi di modalità sensoriale (Fodor 1983) e come tale non viene scomposta, ma rimane un’informazione atomica, un contenuto simbolico diretta- mente inserito in una più vasta architettura di rappresenta- zioni concettuali o “categoriali” (Fodor, 1975). La siste- matica produttività e composizionalità delle rappresenta- zioni concettuali è garantita da un rapporto inferenziale tra le singole rappresentazioni atomiche (simboli) e, nel com- plesso, tutti i processi cognitivi si determinano in funzione di un linguaggio del pensiero, che applica a tali simboli le stesse regole della logica proposizionale (Fodor, Pylyshyn 1988).

Nell’ambito della psicologia e delle scienze cognitive gli argomenti forniti dalla nozione fodoriana di rappresen- tazione hanno contribuito a rafforzare la visione del rap- presentazionalismo classico ovvero di un modello della conoscenza cosiddetto sandwich, secondo cui i processi cognitivi costituirebbero dei meccanismi indipendenti, al centro tra percezione e azione (Hurley 2001). Gli stessi ar- gomenti sono stati utilizzati per rafforzare la più ampia di- stinzione tra una conoscenza cosiddetta “amodale” ovvero solo indirettamente legata alla percezione, appunto perché mediata da rappresentazioni simboliche (Fodor, Pylyshyn

1988; Pylyshyn 1984); e una conoscenza cosiddetta “mo- dale”, che è invece essenzialmente percettiva, direttamente basata sull’attivazione e riattivazione delle modalità senso- riali (Barsalou, 1999; Barsalou et al. 2003)e che dunque, nel considerare la stessa esperienza sensomotoria come fonte immediata di conoscenza, concepisce la possibilità di “rappresentazioni percettive” ovvero di rappresentazio- ni cognitive intrinsecamente legate alle modalità con cui esperiamo (Barsalou et al., 2003).

La distinzione tra rappresentazioni cognitive amodali e modali si è in certo modo sovrapposta alla distinzione tra un livello di categorizzazione basato su un atteggiamento eminentemente riflessivo e proposizionale, in grado di fa- vorire la composizione e la comunicazione di significati e per questo definito “simbolico–concettuale”; e un livello di categorizzazione immediatamente legato alla percezio- ne sensibile, al rapporto con lo spazio, che essendo basato su rappresentazioni di tipo analogico, non-proposizionale è stato variamente definito come “non concettuale”. Il ri- sultato è un quadro teorico poco uniforme e poco chiaro: la possibilità di afferrare/possedere un significato si ripro- pone a diversi livelli di astrazione cognitiva, dalla perce- zione sensoriale alla concettualizzazione simbolica. Non sorprendono, a questo proposito, le proposte di eliminare la nozione di “concetto” nell’ambito di un’indagine sui processi cognitivi (Gunther 2003; Machery 2009), dato il riferimento a diverse forme di rappresentazione conosciti- va, che implicano meccanismi di categorizzazione indi- pendenti tra loro (Machery 2009).

Per altro verso, l’indagine teorica ha inteso proporre nuove direzioni in vista di una definizione della nozione di concetto. Ne è un esempio la posizione neoempirista di Jesse Prinz (Prinz 2002), ispirata dalle teorie di Barsalou, in base alla quale la nozione di concetto deve necessaria-

mente fondarsi sulla nozione di “rappresentazione percet- tiva”, intesa come rappresentazione di esperienze sensoria- li (Prinz 2005) e non sulla rappresentazione di simboli ar- bitrari. Tale posizione si traduce in un’espressa critica al rappresentazionalismo fodoriano, precisamente all’identificazione dei concetti con rappresentazioni sim- boliche, atomiche e amodali e al loro ruolo nella catego- rizzazione delle informazioni esperienziali. In questa pro- spettiva, l’impostazione fodoriana presenterebbe tutti gli svantaggi di un riduzionismo razionalistico, implicando la necessità di ricondurre l’esperienza ad un codice di rap- presentazioni/simboli astratti, arbitrariamente fissato (Prinz 2002, 2005). Al contrario, le rappresentazioni per- cettive, essendo composte da diverse informazioni co referenziali (Prinz 2005, p. 8), conterrebbero di per sé le “istruzioni” per interagire costruttivamente con altre rap- presentazioni e dunque per produrre inferenze categoriali, indipendentemente da vincoli astratti. Rispetto al rappre- sentazionalismo classico di matrice fodoriana, il vantaggio cognitivo di una simile prospettiva (Prinz 2002; 2005) non riguarda solo il fatto che le rappresentazioni possano im- mediatamente coincidere con l’esperienza, ma soprattutto il fatto che la nozione di rappresentazione venga a confi- gurarsi come un fenomeno scomponibile in un insieme aperto di nessi, che è per ciò stesso in grado di interagire produttivamente con altre componenti rappresentative.

Tuttavia, vale la pena osservare come tale critica al rappresentazionalismo classico, se per un verso contribui- sce a scardinare l’ormai infecondo paradigma cognitivista basato sulla visione che i processi cognitivi e, nello speci- fico, i processi di categorizzazione siano costituiti da rap- presentazioni simboliche computabili (Fodor, Pylyshyn 1988; Pylyshyn 1984); per altro verso non fornisce alcuna giustificazione teorica della soluzione, originariamente

proposta da Barsalou, relativa alla possibilità di compren- dere significati esperienziali. Il problema infatti si ripro- pone: quali sono le condizioni per il possesso di una rap- presentazione percettiva? In che modo si rende possibile acquisire un significato esperienziale, anche in assenza di vincoli proposizionali? E in che modo tali significati, che vanno a costituire una conoscenza cosiddetta implicita, sono in grado di interagire con livelli di conoscenza più espliciti?

Mentre il rappresentazionalismo classico, fondato sulla possibilità di manipolare simboli astratti, rimane un valido supporto alla rappresentazione formale di modelli a proto- tipi; manca, di contro, la teorizzazione di un adeguato rap- presenazionalismo, che sia in grado di giustificare la rap- presentazione formale di una conoscenza stratificata di ti- po grounded. Pur iscrivendosi nel paradigma della cono- scenza fondata e situata, prospettive come quella di Prinz, non sembrano fornire adeguato supporto teorico alla pos- sibile rappresentazione dei processi cognitivi che in tale paradigma sono coinvolti. Ovvero manca un quadro teori- co in grado di giustificare una traducibilità, sul piano logi- cosemantico, di tali processi cognitivi complessi, in tema di rappresentazione della conoscenza.

Probabilmente, più che verificare sul piano teorico la possibilità di una rappresentazione percettiva, che implichi tutta la ricchezza di una conoscenza implicita nonché di una conoscenza cosiddetta tacita o irriflessa, sarebbe più importante provare a teorizzare come tale conoscenza si determini. A questo proposito al fine di comprendere co- me si determina una rappresentazione percettiva, quale modo di conoscenza, la distinzione tra processi cognitivi modali e amodali non è forse così cruciale, quanto un’indagine sulla semantica dei contenuti rappresentativi

che a tale conoscenza conducono (Markman, Stilwell 2004).

Nel documento Concetti e processi di categorizzazione (pagine 151-156)