• Non ci sono risultati.

La soluzione di Barsalou

Nel documento Concetti e processi di categorizzazione (pagine 147-151)

Osservazioni sui processi di categorizzazione tra concettualismo e

3. La soluzione di Barsalou

L’idea che la somiglianza non sia un criterio sufficiente ad esaurire la ricchezza del nostro potenziale cognitivo e ca- tegorizzante, ha portato ad un approfondimento dell’indagine sui processi cognitivi, che più fedelmente sembrano caratterizzare l’organizzazione della conoscen- za. In questa prospettiva, la teoria della “concettualizza- zione situata” di Lawrence Barsalou (Barsalou 1992, 2003, 2005, 2009, 2015) è emersa come particolarmente esplicativa e risolutoria della maggior parte delle proble- matiche messe in campo dai precedenti modelli. Secondo

questa teoria, i concetti non si basano su liste di tratti e non si configurano come rappresentazioni astratte, ma co- me schemi d’esperienza (frames) contenenti tutte le in- formazioni relative al contesto spaziotemporale di un de- terminato oggetto di conoscenza (Barsalou 1992). Una pe- culiarità di tali schemi di concettualizzazione situata è che sono rappresentazioni ricorsive ma anche temporanee: so- no simulazioni provvisorie di situazioni esperite, che ri- producono la varietà qualitativa di una precedente prospet- tiva esperienziale del percipiente (Barsalou 1992, 2009). Un’altra peculiarità di queste rappresentazioni prospetti- che è che si attivano in funzione delle nuove esperienze, ma solo relativamente ad informazioni salienti: e.g. un og- getto può essere conosciuto o riconosciuto in via anticipa- toria perché consistente con una o più proprietà rappresen- tate nello schema pertinente (Barsalou 1992, 2005, 2009). La conoscenza dunque è fondata sull’esperienza (grounded) e allo stesso tempo aperta ad un’interazione continua con essa (Barsalu 1999, 2008). In quanto aperta all’interazione continua con l’esperienza, tale conoscenza è inoltre situata (situated) e variabile: modificando il punto di vista che si assume, cambia il modo di concettualizzare un oggetto (Barsalou 2008). In questo quadro, la catego- rizzazione si configura come un fenomeno realmente emergente, perché l’attivazione degli schemi consente di creare categorie basate su significati contingenti, indipen- dentemente dalla somiglianza percepita tra i loro membri (Barsalou 2003). In aggiunta, i nessi tra i concetti possono essere costruiti in modo diverso di volta in volta, garan- tendo la composizionalità e la produttività delle strutture di significato. D’altra parte, le rappresentazioni possono esprimere relazioni privilegiate, che rappresentano delle sorte di attrattori (vincoli di salienza), punti di equilibrio delle strutture situate e varianti (Barsalou 2008).

Gli schemi, dunque, consentono di rilevare sia la siste- maticità (e.g. invarianza delle strutture dimensiona- li/formali), sia allo stesso tempo la variabilità dei tratti sa- lienti (incluso il loro carattere correlazionale e co variante); sono rappresentazioni coerenti, complete e allo stesso tempo flessibili, perché funzionalmente capaci di modellarsi sui contesti esperienziali.

Nel complesso, gli schemi si comportano come delle mini-teorie implicite, in grado di orientare selettivamente l’immagazzinamento di nuove informazioni, senza tuttavia determinare effetti riduzionistici sul piano conoscitivo: in questo caso i concetti e le categorie sono rappresentazioni

ad hoc (Pezzulo 2007) che non si organizzano intorno a

referenti cognitivi astratti e prestabiliti, come liste di attri- buti ma si costituiscono sul momento a seconda delle di- verse necessità inferenziali. Nello specifico, le proprietà generali dei concetti e delle categorie che progressivamen- te si strutturano non sono rappresentazioni invarianti, date a priori in memoria, ma proprietà emergenti, che si deter- minano grazie ad una rete di combinazioni pertinenti (e variabili), prodotte e riprodotte in funzione di una memo- ria attiva: non una singola astrazione tipica, ma diverse astrazioni “situate” possono emergere dinamicamente a rappresentazione di una categoria. In questo, la teoria di Barsalou, pur riproponendo tutti i vantaggi di una teoria degli esemplari (Nosofksy 2011; Barsalou, 2003), esem- plifica in maniera efficace la lezione wittgensteiniana ed inoltre rispetta a pieno il principio di economia cognitiva.

In conclusione, la teoria funzionalista di Barsalou, che ad oggi rimane il modello più convincente, è in grado di unificare le precedenti visioni dei processi di categorizza- zione, rivalutandone la complessità. Allo stesso tempo, è in grado di conferire ai processi di categorizzazione le ca- ratteristiche di stabilità e flessibilità classificatoria.

Tuttavia, per quanto efficace sul piano esplicativo, tale prospettiva è poco sistematica sul piano teorico: non forni- sce, ad esempio, una giustificazione adeguata di come le rappresentazioni di conoscenza locali possano essere inte- grate all’interno di rappresentazioni di sfondo più ampie (Barsalou 2015), né di come tali rappresentazioni di sfon- do, espressioni di una conoscenza cosiddetta implicita, presentino dei vincoli di natura logicosemantica costan- temente validi. È difficile, infatti, pensare che la comples- sità rappresentativa di una struttura conoscitiva situata, fondata sempre su un edificio conoscitivo più ampio, pog- gi sulla memoria episodica di sistemi distribuiti (Barsalou 1999), in un’ottica puramente connessionistica; piuttosto sarebbe necessaria una spiegazione dei meccanismi in grado di caratterizzare l’origine e lo sviluppo di una me- moria cosiddetta semantica. La domanda da cui partire in vista di una simile spiegazione dovrebbe riguardare il mo- do in cui uno schema situato sia in grado di giustificarsi come una rappresentazione di significato prospettica e in- trinsecamente coerente (Barsalou 2015) ovvero: come si spiega la costituzione di uno schema (e di una concatena- zione di schemi) sul piano semantico?

Secondo Barsalou (Barsalou 2008) la nozione di cono- scenza fondata (grounded) non coincide con la nozione di conoscenza incarnata (embodied), nel senso che è più am- pia, perché la fondazione dei processi cognitivi non è ri- condotta unicamente agli stati motori bensì agli stati sen- soriali in senso lato, relativi all’ambiente circostante. Le rappresentazioni di significato coinvolte non si fondano unicamente su meccanismi di codifica sensorimotoria, ma soprattutto sulla conoscenza dell’ambiente in cui tali mec- canismi interagiscono e coevolvono.

In tema di rappresentazione della conoscenza, dunque, la possibile formalizzazione di un processo cognitivo à la

Barsalou coinvolge non solo le nozioni di schema (Min-

sky 1975) e di rappresentazione percettiva (Kosslyn 1994), ma soprattutto la nozione di grounding (Roy 2005), in ba- se alla quale l’acquisizione di nuovi significati non deriva dal processamento di informazioni simboliche (astratte), ma si fonda su un sostrato di significati “residenti nel mondo”, che si determinano nel rapporto tra le aspettative conoscitive e il mondo stesso. Nella fattispecie, se è vero che la conoscenza “ha struttura ecologica e non del tutto astratta” (Roy 2005), qualunque tipo di funzionalismo computazionale riferito alla grounded cognition di Barsa- lou (Caruana, Borghi 2013) necessariamente si discosterà dall’anti-rappresentazionalismo spinto delle teorie enatti- viste.

D’altra parte, è anche vero che qualunque riflessione sul tema della rappresentazione della conoscenza, in rife- rimento a questa prospettiva, non può prescindere da un esame critico delle attuali posizioni teoriche relative alla rappresentazione cognitiva fondata o grounded, nel suo di- scostarsi dal “potenziale significante” di un rappresenta- zionalismo cosiddetto classico.

Nel documento Concetti e processi di categorizzazione (pagine 147-151)