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Il processo della “post-2015 Hyogo framework for Action”

UN APPROCCIO INTERNAZIONALE AL PROBLEMA DELLA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI DISASTRI: LE INIZIATIVE DELL’ONU

2. L’approccio internazionale: UNISDR e la “Hyogo framework for action”

2.1. Il processo della “post-2015 Hyogo framework for Action”

Una nuova framework globale per la riduzione dei rischi di disastri (c.d. “post-2015 Hyogo framework for Action”, o HFA2) sarà adottata dalla Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei rischi catastrofali, che si tiene nel marzo 2015 a Sendai, in Giappone. Nel corso della conferenza verranno anche identificate le modalità di cooperazione e la periodica revisione della sua implementazione.

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Il complesso processo di preparazione della nuova framework2 è un rilevante meccanismo di sviluppo di un approccio internazionale sul tema. Trattasi di un processo inter-governativo, che prevede una serie di consultazioni formali ed informali dei diversi soggetti coinvolti – dai governi dei Paesi dei diversi continenti, ai vari Gruppi in rappresentanza dei diversi settori della società civile – . Il settore privato rappresenta uno dei principali nove gruppi coinvolti.

Sebbene sia riconosciuto che a partire dall’adozione della HFA siano stati realizzati progressi nella riduzione dei rischi di disastri, incluso lo sviluppo di meccanismi internazionali di cooperazione, quali la Piattaforma Globale per la DRR e piattaforme regionali, al contempo si deve ammettere che i disastri continuano a gravare pesantemente sulle economie e sulle società dei Paesi, in termini di vite umane e danni alle infrastrutture. Anzi, è triste dover riconoscere che l’esposizione delle persone e delle attività a tali rischi si sia dagli anni 2000 in poi accresciuta, più di quanto la vulnerabilità si sia ridotta, con significativi e drammatici impatti socio-economici.

La revisione della HFA mira perciò a rilanciare l’azione strategica puntando ad ottenere nei prossimi 20 anni il risultato di una sostanziale riduzione delle perdite causate da disastri, tanto in termini di vite umane, che di attività sociali, economiche ed ambientali, nei confronti di persone, comunità locali e Paesi.

Per ottenere questo risultato, è necessario focalizzarsi sugli obiettivi di prevenzione dei rischi di disastri e di riduzione di quelli esistenti, attraverso misure di tipo economico, sociale, culturale ed ambientale. Occorre orientare gli interventi indirizzandoli verso l’esposizione al rischio ed alla vulnerabilità. Occorre puntare decisamente sul rafforzamento della resilienza. Nella nuova framework verranno definiti degli specifici target globali, in termini di riduzione della mortalità e delle perdite economiche derivanti dai disastri, che ci si ripromette di raggiungere nell’orizzonte temporale coperto dalla framework stessa (dal 2015 al 2035).

L’impostazione del nuovo quadro di azione si basa sulla enunciazione chiara e trasparente di una serie di principi guida, il primo dei quali è che la responsabilità primaria in materia della riduzione dei rischi di disastri fa capo a ciascuno Stato membro, tanto ai Paesi in via di sviluppo che a quelli sviluppati, inclusa per questi ultimi la responsabilità di assistenza attraverso le attività di

2 Il processo di preparazione formale è segnato dai due fondamentali appuntamenti dei Preparatory Committee ed è iniziato con il 1° Preparatory Committee meeting di Ginevra del 14 e 15 luglio 2014. La seconda sessione del Preparatory Committee, tenutasi a Ginevra il 17 e 18 novembre 2014, ha prodotto una versione preliminare della nuova framework contenuta nel documento “zero draft” della “post-2015 framework for disaster risk reduction”, oggetto delle discussioni e negoziazioni in quella sede. (Si veda: United Nations, General Assembly, Post-2015 framework for disaster risk reduction, Zero draft submitted by the co-Chairs of the Preparatory Committee).

UN APPROCCIO INTERNAZIONALE AL PROBLEMA DELLA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI DISASTRI: LE INIZIATIVE DELL’ONU ED IL RUOLO DEL SETTORE PRIVATO

CAMBIAMENTI CLIMATICI, CATASTROFI AMBIENTALI E ASSICURAZIONE 78

cooperazione internazionale. Viene richiesto però anche uno sforzo coordinato e globale, che vada al di là dei governi e che sia in grado di assicurare il pieno coinvolgimento dei diversi settori ed attori, governativi e non-governativi, e ai diversi livelli – locale, nazionale, regionale e globale. L’enfasi nel nuovo quadro è sulla partnership tra le istituzioni pubbliche e i diversi settori e strumenti del settore privato. È necessario un approccio inclusivo di tutti gli strati e settori della società. Viene anche sottolineata l’importanza di disporre di dati affidabili e confrontabili su cui basare i processi decisionali. Occorre promuovere decisioni informate sui rischi, e sulle misure destinate a prevenire, attenuare e rispondere alla sfide poste dai disastri naturali.

Di fronte ai crescenti limiti posti all’azione dei Governi, e pur mantenendo sugli Stati la responsabilità primaria, gli stakeholder giocano un ruolo chiave nella riduzione dei rischi catastrofali. In questo ambito vanno inserite un vasto insieme di categorie economiche sociali e produttive, dall’industria alle associazioni professionali, dalle istituzioni finanziarie del settore privato, ivi inclusi i regolatori del settore finanziario e gli organismi contabili, alle fondazioni filantropiche, dalle università e le istituzioni della ricerca ai gruppi sociali del volontariato e del terzo settore, dalle organizzazioni della società civile alle comunità religiose e ai media. A tutti questi soggetti viene dunque richiesto un impegno deciso e responsabile (committment), fondato non soltanto sulle buone intenzioni, ma soprattutto sulle esperienze, capacità e risorse, di cui essi sono capaci.

Ai Paesi in via di sviluppo maggiormente soggetti ai disastri naturali viene riservata una particolare attenzione, in virtu’ della loro alta vulnerabilità e dei livelli di rischio, che spesso eccedono largamente la rispettiva capacità di rispondere e risollevarsi dai disastri. Tale vulnerabilità richiede con urgenza il rafforzamento della capacità delle iniziative di cooperazione internazionale e lo sviluppo di partnership a livello regionale e globale.

È infine fondamentale che in questa fase vengano allineate le principali politiche globali che il sistema delle Nazioni Unite sta portando avanti: cioè le politiche dello sviluppo sostenibile, le politiche sul cambiamento climatico e la strategia per la riduzione dei rischi di disastri. Queste iniziative seguono canali paralleli, non sempre tra loro ben coordinati. Occorre in particolare considerare i tempi e i modi delle possibili interconnessioni tra la discussione, il varo e poi l’implementazione delle rispettive agende per il post-2015, e dei relativi programmi di azione.

Nella nuova framework vengono individuate quattro aree prioritarie su cui concentrare l’azione.

La prima area riguarda la comprensione del rischio di disastri: le politiche e pratiche per la gestione dei rischi di disastri si devono basare sulla comprensione piena ed approfondita del rischio in tutte le sue dimensioni. Ciò richiede uno

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sforzo da parte di tutti gli Stati e gli stakeholder in aree quali la raccolta, l’analisi e la disseminazione di informazioni e dati, richiede progressi nella ricerca, lo sviluppo e la condivisione di modelli di analisi del rischio, oltreché il continuo monitoraggio e lo scambio di best practise e di iniziative di formazione degli operatori e di education del pubblico.

La seconda area di priorità riguarda il rafforzamento della governance e delle istituzioni per gestire il rischio di disastri: la governance, infatti, condiziona una efficace ed efficiente gestione del rischio di disastri a tutti i livelli. Sono dunque necessari una visione chiara, una adeguata pianificazione, guida e coordinamento tra settori e la partecipazione degli stakeholder.

Una terza area dove vanno concentrate le azioni riguarda l’investimento in resilienza, sia essa di tipo economico, sociale, culturale ed ambientale. Investire nella prevenzione del rischio e nella sua riduzione attraverso misure strutturali (e non) è in tal senso di importanza fondamentale, anche perché è strumentale alla salvezza di vite umane ed alla prevenzione e alla riduzione delle perdite economiche. È importante mantenere una costante ed integrata attenzione su aree chiave per lo sviluppo, quali la salute, l’educazione, l’agricoltura, l’acqua, la gestione dell’ecosistema, le abitazioni, il patrimonio culturale, la consapevolezza pubblica, maccanismi di trasferimento del rischio e finanziari.

La quarta ed ultima area di priorità riguarda l’accrescimento della preparazione ad una risposta efficace, e a ricostruire meglio in caso di ripristino e ricostruzione: la costante crescita del rischio di disastri, incluso l’aumento dell’esposizione al rischio di persone ed attività, assieme alle lezioni derivanti dai passati disastri, sottolineano il bisogno di rafforzare ulteriormente le preparazione per risposte a tutti i livelli. Occorre prepararsi ai disastri. L’esperienza infatti ha chiaramente dimostrato che il ripristino e la ricostruzione dopo i disastri devono essere pianificati in anticipo, e che è cruciale migliorare i processi di recupero e ricostruzione, rendendo in tal modo le nazioni e le comunità più resilienti ai disastri.

2.2 Le raccomandazioni del settore privato per la HFA2 e l’integrazione