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STRUMENTI FINANZIARI PER CONTRASTARE I RISCHI DI INQUINAMENTO E DEGRADO: LE “OPZIONI AMBIENTALI”

Marcello Galeotti*

Prevenire, mitigare, gestire le conseguenze dei rischi ambientali richiede ingenti finanziamenti. Da dove possono venire questi soldi? Da dove possono venire, in particolare, in tempi di contrazione degli investimenti, sia pubblici che privati?

Il prof. Vannucci, prima di me, ha parlato del problema della riassicurazione per compagnie che gestiscono polizze legate a possibili catastrofi ambientali. In tal caso si può pensare a strumenti finanziari (catastrophe bonds, catastrophe options) che possono sostituire, in parte, le forme tradizionali di riassicurazione, e che equivalgono a scommesse, da parte degli investitori, sulla improbabilità, o probabilità, che le catastrofi si verifichino.

Qui io voglio accennare, invece, ad altre tipologie di strumenti finanziari, che potrebbero fornire capitali per investimenti volti alla protezione ambientale (e quindi anche a prevenire eventi catastrofici), ad esempio alla promozione di tecnologie rispettose dell’ambiente (environment friendly).

Potremmo chiamare tali strumenti “opzioni ambientali”.

Lasciatemi delineare l’idea ricorrendo ad un modello molto semplificato, che è stato utilizzato, da me e dai miei collaboratori, in alcuni lavori per così dire pionieristici su tale argomento.

Supponiamo di essere in una regione R che sia una meta turistica. In questa regione si recano dei visitatori che vogliono goderne la bellezza e la salubrità e sono dunque avversi ai rischi di inquinamento e degrado ambientale. Allo stesso tempo nella regione operano delle industrie le cui tecnologie sono inquinanti, ma che potrebbero adottarne altre, inizialmente più costose, rispettose o più rispettose dell’ambiente.

Al fine di salvaguardare l’ambiente, da un lato, e di attrarre più visitatori, dall’altro, la Pubblica Amministrazione (P.A.) emette, in questo modello, due tipologie di strumenti finanziari (cioè di opzioni ambientali).

Le prime, che possono essere assimilate alle cosiddette opzioni call, sono dei contratti che i visitatori possono, se vogliono, sottoscrivere, con una scadenza pari, ad esempio, alla durata media di un periodo di vacanze, il cui valore (pay- off) finale dipende da un indice di inquinamento o degrado ambientale, I, che in tale periodo viene misurato da un’agenzia indipendente. Se I si mantiene sotto una certa soglia fissata nel contratto, I<I*, l’opzione alla fine del periodo vale zero, e quindi chi l’ha acquistata ha avuto un costo, compensato da una buona * Università di Firenze.

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CAMBIAMENTI CLIMATICI, CATASTROFI AMBIENTALI E ASSICURAZIONE 46

qualità dell’ambiente.

Viceversa, se I>I*, il contratto, cioè l’opzione, prevede un rimborso che è superiore al costo sostenuto. Dunque, in tal caso, il visitatore viene risarcito per il degrado ambientale che ha dovuto subire.

Dall’altra parte la P.A. propone dei contratti (che possono essere equiparati ad opzioni put) alle industrie, potenzialmente inquinanti, che operano nella regione. Se un’industria sottoscrive uno di tali contratti, essa si impegna (e tale impegno può essere controllato) ad adottare una tecnologia environment- friendly. L’industria pertanto si assume un costo. Tuttavia, se alla fine del periodo l’obiettivo ambientale, cioè I<I*, viene raggiunto, l’industria ha diritto ad un rimborso che è superiore al costo affrontato (ovvero ad un rimborso più un premio). Tale rimborso non è previsto se, però, I>I* (vi è perciò un elemento di rischio). Se l’industria non sottoscrive il contratto (cioè “non acquista la put”) allora è tenuta a pagare una tassa di inquinamento, comunque inferiore al costo della nuova tecnologia.

In questo modello così semplificato vi sono, come si vede, due popolazioni che interagiscono tra loro oltre che con la P.A.: la popolazione dei visitatori e quella delle industrie. Da qui ha origine un gioco evolutivo (o dinamico), i cui esiti finali possono essere diversi, a seconda dei parametri adottati (ad es. prezzi delle opzioni ed importi dei rimborsi) e delle condizioni iniziali (percentuali di visitatori ed industrie che inizialmente acquistano le opzioni): l’esito “virtuoso” in cui tutte le industrie adottano tecnologie environment-friendly e nessun visitatore ha più bisogno di assicurarsi; l’esito “catastrofico” in cui succede esattamente l’opposto; o anche possibili esiti intermedi, che sono noti come equilibri di Nash.

Al di là della schematicità e specificità del modello, le sue ipotesi di fondo possono essere applicate in varie situazioni: ad esempio ogniqualvolta ci sia una popolazione di “utenti” di certi servizi ed una popolazione di fornitori dei servizi, che devono affrontare dei costi per migliorarli. In tali casi, attraverso strumenti finanziari dei tipi descritti, il cui sottostante è un indice di qualità indipendentemente misurato, la P.A. può incentivare, per mezzo dell’avversione al rischio degli utenti (cittadini, visitatori ecc.), il miglioramento della qualità dei servizi ad un costo relativamente basso, perché le somme ricavate dalla vendita di strumenti di auto-assicurazione (ad es. le opzioni call introdotte sopra) possono essere impiegate per rimborsare i fornitori virtuosi, che hanno cioè migliorato la qualità dei loro servizi.

Un altro argomento interessante, che non posso qui approfondire, riguarda la possibile interazione tra le opzioni ambientali call sopra descritte ed altri titoli ambientali, già esistenti, che sono stati introdotti proprio come incentivi di mercato ad adottare tecnologie rispettose dell’ambiente, in particolare i TPP (tradable permits to pollute). Bene: si può vedere e dimostrare che opzioni ambientali e TPP possono configurasi come strumenti reciproci di copertura

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(hedging) e fornire quindi una base per il calcolo, reciproco, dei prezzi: un risultato che ha rilevanza sia teorica che pratica.

Lasciatemi concludere con una modesta considerazione. Le P.A. che intendono promuovere politiche efficaci di protezione ambientale potrebbero (o dovrebbero) avere il coraggio di ricorrere non solo a tasse o multe, ma anche alla potenziale sensibilità dei cittadini (avversione al rischio ambientale) ed alla potenziale lungimiranza di alcune industrie (investimenti in tecnologie virtuose che possono essere infine premiati).

ASPETTI QUANTITATIVI DEI DANNI DA CATASTROFI NATURALI E