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CAPITOLO 4: LA VALUTAZIONE DELLA DIDATTICA

4.4.2. Il progetto CampusOne

Il Progetto CampusOne, di durata triennale (2001-2004), ha costituito l’evoluzione di Campus. Esso aveva come obiettivo sostenere e diffondere l’innovazione tecnologica e formativa conseguente alla riforma dell’autonomia didattica (DM 509/99) fornendo un modello di autovalutazione e valutazione dei Corsi di studio160. In particolare, tale progetto è stato applicato a 500 corsi di laurea di 70 atenei, coinvolgendo complessivamente 90000 studenti e 16000 docenti161.

Secondo la guida alla valutazione dei corsi di studio del 2003162, il progetto aveva come obiettivo aiutare le istituzioni universitarie a riconoscere le proprie specificità, a ragionare sulla loro organizzazione, ad individuare i propri obiettivi e i soggetti di riferimento, ad analizzare le proprie carenze, comprendendo dove, come e perché si verificano. Il tema della qualità aveva un ruolo centrale nel Progetto CampusOne, nel quale si è voluto sottolineare ancora una volta l’importanza di innescare processi di autovalutazione, seguiti da valutazioni esterne, al fine di analizzare la corrispondenza dei risultati perseguiti rispetto agli obiettivi che il corso di studio si era fissato. La Fondazione CRUI, nell’ambito di tale progetto, ha suggerito l’adozione di un approccio per processi: il corso di studio avrebbe dovuto dunque poter essere pensato e progettato come un insieme di attività fra loro collegate, organizzate e gestite in modo da contribuire ad ottenere i risultati desiderati. La valutazione riguardava quindi ogni attività, ogni struttura che concorreva alla progettazione e gestione del corso; questa attenzione ai singoli segmenti del processo

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Stefani E.,op.cit, 2006, pp.89.

160

A seguito infatti della riforma degli ordinamenti didattici universitari del 1999, il diploma venne abolito e venne introdotto il percorso “3+2”, distinguendo tra corsi di laurea triennale e specialistica.

161

Tali dati sono riportati da Emanuela Stefani nel paragrafo riguardante CampusOne in Qualità per

l’Università, pp.89-90.

formativo avrebbe dovuto condurre a tenere sotto controllo il processo complessivo e, se necessario, a migliorarlo in vista del raggiungimento del risultato finale. In questo senso appare evidente che il monitoraggio avrebbe dovuto avvenire non unicamente sul risultato finale, ma anche attraverso le risultanti di indicatori intermedi utili per seguire in itinere l’andamento del corso.

Analizzando più nel dettaglio il modello proposto, la metodologia per la valutazione dei corsi di studio comprendeva:

 la predisposizione di un modello di riferimento per la valutazione;

 una fase di autovalutazione, che si sintetizzava in un rapporto di autovalutazione;

 una fase di valutazione esterna da parte di un gruppo di esperti, caratterizzata da una visita in loco e dall’elaborazione di un rapporto di valutazione.

Nello specifico, il Modello individuava cinque macro-processi, rappresentanti le dimensioni della valutazione, su cui si richiedeva ai corsi di studio di esprimere indicazioni: in particolare, era necessario formulare un giudizio attraverso l’attribuzione di un punteggio, al fine di riflettere sui propri processi formativi, al fine di facilitare l’azione di individuazione delle aree prioritarie su cui intervenire e per fornire dei valori, indicatori nel tempo dei progressi ottenuti. Tali processi erano relativi a:

 Sistema organizzativo: era necessario che il CdS definisse un proprio sistema di gestione, attraverso l’individuazione dei processi ritenuti necessari; il CdS doveva inoltre individuare la documentazione utile al fine della gestione dei processi formativi, oltre a prevedere adeguate modalità di comunicazione nei confronti di docenti, studenti, altre strutture di ateneo. Il corso doveva poi definire la propria struttura organizzativa, stabilendo le responsabilità per la gestione di tutti i processi. Il CdS doveva infine prevedere il riesame periodico del sistema di gestione, al fine di verificarne l’ adeguatezza ed efficacia.

 Esigenze e Obiettivi: il corso doveva individuare, coerentemente con il contesto sociale ed economico di riferimento,le esigenze formative da soddisfare, oltre a quelle di occupabilità attuali e prevedibili; in base a queste esigenze,

successivamente era necessario fissare gli obiettivi formativi da perseguire e le politiche di gestione da attuare.

 Risorse: il corso doveva individuare le proprie esigenze in termini di risorse umane ed infrastrutturali, valutandone poi l’adeguatezza ai fini del raggiungimento degli obiettivi di apprendimento fissati; doveva inoltre garantire la formazione del personale docente e PTA; infine, per favorirne il coinvolgimento nel perseguimento degli obiettivi stabiliti, il CdS doveva promuovere anche la consapevolezza del ruolo svolto da ciascuno e le motivazioni di tutti verso il miglioramento.

 Processo formativo: il CdS doveva innanzitutto definire contenuti ed esperienze formative (laboratori, progetti, tirocini) coerenti con gli obiettivi di apprendimento; doveva inoltre pianificare la gestione di tali servizi ed effettuare il controllo dell’erogazione dell’offerta formativa (adeguatezza dei metodi e dei materiali didattici, dei carichi didattici e della prova finale e dell’affidabilità dei metodi di verifica del livello di raggiungimento degli obiettivi di apprendimento previsti dagli insegnamenti e dalle altre attività formative).

 Risultati, Analisi e Miglioramento: il corso doveva prevedere modalità di raccolta ed elaborazione dei dati relativi al processo formativo, al fine di presentare risultati in merito alla propria capacità di attrazione nei confronti degli studenti, all’efficacia interna ed esterna (monitoraggio del collocamento dei laureati nel mondo del lavoro) del processo formativo; per quanto possibile, i dati dovevano essere espressi in termini quantitativi al fine di facilitare un confronto oggettivo con gli obiettivi stabiliti.

La valutazione degli elementi sopra citati veniva effettuata attraverso l’attribuzione di un punteggio (da 1 a 4): questo costituiva la fase di autovalutazione, in cui ogni CdS valutava se stesso e perveniva alla predisposizione di un rapporto, chiamato RAV (Rapporto di Auto-Valutazione) che sintetizzava i risultati e le principali informazioni sul corso stesso.

A questa fase seguiva poi la valutazione esterna, effettuata secondo il metodo di peer-review da parte di un gruppo di valutazione (GV) esterno al corso, che aveva il

compito di verificare ed esprimere un giudizio in merito alla qualità della formazione del CdS analizzato. A tal fine, il GV (costituito sia dal personale docente, sia da rappresentanti delle Parti Interessate esterne rispetto all’ateneo) era chiamato a redigere un Rapporto di Valutazione (RV).

4.4.3 Il modello CRUI per l’assicurazione della qualità dei corsi di studio