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IL RESTAURO DELLE DECORAZIONI PITTORICHE.

Per quanto riguarda le decorazioni plastiche non sono stati effettuati restauri di integrazione o di completamento ma operazioni di fissaggio e consolidamento con impermeabilizzazione in profondità di resine elastiche e trasparenti. 200

Le decorazioni pittoriche di Bet Maryam (50 mq) realizzate direttamente sulla roccia, senza la mediazione di malte o intonaci, presentavano evidenti cadute, distacchi dell‟intonaco, sollevamenti della pellicola pittorica e danni provocati dalle acque piovane, Sandro Angelini riguardo ciò scrisse: “le

pitture sono in parte cadute, in parte corrose dalle acque di infiltrazione, in parte con il pigmento cromatico sollevato a piccole scodelle e in condizioni di imminente rovina. Su tutte si potrà intervenire con i consueti metodi di restauro conosciuti e che non presentano difficoltà particolari, se eseguite da persone esperte”. 201

Vennero condotte operazioni di consolidamento e fissaggio, pulitura e limitate e prudenti integrazioni per una migliore leggibilità delle figure.

199 Angelini Sandro, Rapporto finale 2 fase, Lalibela, p.5, Faldone 01 (F).

200 Angelini Sandro, Rapporto di restauro per le chiese di Lalibela, Rapporto preliminare, p.23, Faldone 01 (F). 201 Angelini Sandro, Rapporto sommario 1 Fase, Faldone 01 (F).

64 Per questi interventi venne chiamato Giovanni Arrigoni (1915-2003), importante restauratore di dipinti dalla carriera lunghissima, allievo di Mauro Pellicioli, con quest‟ultimo eseguirà il restauro degli affreschi di Andrea Mantegna nella Camera degli sposi al Palazzo Ducale di Mantova; specialista nel restauro di affreschi strappati, l‟opera più rilevante nella sua carriera fu quello dei dipinti del XVI secolo del monastero di S. Maria Matris Domini a Bergamo. 202

Lo stesso metodo d‟intervento fu utilizzato per le pitture su tela più tarde applicate alle pareti in altre chiese come quelle in Bet Rafael e in Bet Micael. 203

In Bet Mercorewos fu restaurato un pilastro dipinto con figure di Santi che era stato ricoperto da uno strato di intonaco di paglia e fango su cui era stata sovrapposta una tela dipinta, recuperata anch‟essa durante la prima fase dei restauri, intelaiata e restaurata depositata presso l‟ufficio del governo a Lalibela.

Il restauro degli affreschi di Bet Maryam venne sospeso nella prima fase a causa dell‟incidente al restauratore Giovanni Arrigoni che cadde da un‟impalcatura, sostituito da Sandro Allegretti, che completò i lavori di pulitura e fissaggio nella terza fase dei lavori.

Le opere recuperate tra cui la tela di Bet Micael, gli scudi decorati di Madhane Alam e una decina di tavolette ritrovate nei ripostigli delle varie chiese durante la prima fase e restaurate furono depositate nel palazzo del governatore.204

La campagna di restauri interessò anche le vetrate policrome di Bet Madhane Alam. 205

L‟arredamento delle chiese quali sgabelli, pergamene, libri sacri, turiboli, croci, pergamene, dopo un controllo dello stato di conservazione, fu cercata per loro la migliore collocazione per la conservazione.

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Purtroppo non si dispone di relazioni tecniche, né di documenti che chiarirebbero le modalità di intervento e soprattutto l‟uso dei materiali citati di seguito, che spaventa un po‟ i restauratori di oggi.

202 “Giovanni Arrigoni. Sessanta anni di restauri” a cura di Piervaleriano Angelini, Saonara (Pd), Il Prato, 2011. 203 Angelini Sandro, Rapporto finale 3 fase, Lalibela, p.4, Faldone 01 (F).

204 Angelini Sandro, Rapporto finale 1 fase, Lalibela, p.8, Faldone 01 (F).

205 Angelini Sandro, Rapporto di restauro per le chiese di Lalibela, Rapporto preliminare, p.24, Faldone 01 (F). 206 Angelini Sandro, Rapporto finale 1 fase, Lalibela, p.9, Faldone 01 (F).

65 In alcune fatture si ritrova l‟elenco di materiali richiesti da Arrigoni per i lavori: “4 rabots, 6 fratasse, 2 cazzuoline, 6 lame dentate, 2 pennelli ovalini, 50 kg di caolino, 3 kg di bianco titanio, 5 kg di bianco Meudon, 3 kg di terre per affresco, 2 kg di nero ossido ,1,5 kg di rosso Pozzuoli ,1 kg di verde ossido, 0,5 kg di blu oltremare puro, 0,5 kg di verde permanente, 2 kg di vernice Damnar, 7 kg di colla medaglia, 7 kg di colla Lubiana, 30 kg di vinavil, 10 kg di acquaragia pura, 5,6 kg di olio di lino imbianchito crudo, 2,8 kg di essicante, 3 nebulizzatori, 6 guarnizioni per nebulizzatori, 1 setaccio piccolo e uno grande, 15 spugne, 16 pennelli di pelo di bue, 7 pennelli Meunier, 10 kg di Paraloid B-72, 4 perette, 70 metri di politene, 72 Madalon, 2 setucci, 2 pacchi di cotone idrofilo, 10 barattoli di Vim, 20 fogli di carta smeriglio, 4 libretti oro decalcomania 22 carati”. 208

RILIEVI

Necessaria e importantissima per gli interventi dell‟Architetto Angelini e per lo studio del monumento fu l‟elaborazione di rilievi che includevano: _il rilievo geologico di superficie con la raccolta di circa 40 campioni di roccia, _ il rilievo topografico, planimetrico e altimetrico della zona (rilievo planimetrico del 1 gruppo, del 2 gruppo e di Bet Giorgis), _il rilievo architettonico analitico con piante, facciate e sezioni di tutte le chiese, _i rilievi di tutte le crepe nelle varie chiese con indicazione del loro andamento planimetrico e altimetrico e delle loro dimensioni, _la raccolta dei dati inerenti alla temperatura, umidità relativa e piogge durante i primi 90 giorni, con collocazione di un pluviometro per il rilievo delle piogge durante la stagione estiva. 209

I rilievi dei cracks e delle fessure nelle strutture di tutte le chiese vennero effettuati in modo da individuare tutte le cause di erosione geologica e statica. 210

La documentazione quindi fu fondamentale; oltre i disegni delle piante, sezioni e prospetti delle chiese, seguirono i rilievi delle decorazioni architettoniche e pittoriche, delle tombe, un‟analisi per la verifica dei carichi, l‟esame delle fratture e dei dissesti.

Il fenomeno annuale delle grandi piogge porta per forza di penetrazione nella roccia essendo assorbente, la possibilità di inibizione e di appesantimento che può arrivare al 25 %, le variazioni e modificazioni di carichi possono determinare movimenti statici preoccupanti, si sono verificate infatti lesioni sia di origine geologica sia per i ritiri e per le sollecitazioni.

208 Tre fatture del colorificio Achille Lecler, Bergamo in Amministrazione, Faldone 01 (F).

209 Angelini Sandro, Rapporto finale 1 fase, Lalibela, p.12, Faldone 01 (F) / Angelini Sandro, Rapporto finale 2 fase, Lalibela, p.18,

Faldone 01 (F).

66 IMPIANTO ELETTRICO.

Un impianto elettrico studiato per il monumento fu portato a termine durante i lavori di Angelini.

Le prove con alcune lampade provvisorie furono efficaci per trovare la più efficiente posizione dei punti luce per l‟impianto di illuminazione permanente futuro. 211

La realizzazione dell‟impianto elettrico non fu facile, il monumento monolitico rendeva problematico l‟inserimento di luci, fili, condutture che dovevano apparire più invisibili possibili.