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PRECEDENTI RESTAURI.

Eventi storici, politici e religiosi come l‟invasione musulmana di Ahmad Gran ibn Ibrahim detto “al- Ghazi” nel 1500, insieme al tempo e all‟incuria, potrebbero suggerire i danni sofferti da questi monumenti che i cronisti medievali descrivono fastosi e ricchi. 37

L‟acqua inoltre penetrando nelle spaccature dopo secoli aveva portato al crollo di alcune parti degli edifici, diversi tetti si erano sfaldati e alcuni pilastri erano crollati.

In alcuni casi non si riusciva a valutare gli aspetti architettonici originali.

33 Salvarani Renata, 2005, p.166.

34 Angelini Sandro, Rapporto di restauro per le chiese di Lalibela, Rapporto preliminare, p.12, Faldone 01(F). 35 Pascher Lothar, 2005, p. 92-108.

36 Gerster Georg, 1970, p.90 / Angelini Sandro, Rapporto finale 2 fase, Lalibela, p.16, Faldone 01 (F). 37 Bianchi Barriviera Lino, 1968, p.139.

34 Le trincee erano state riempite da materiali franati e detriti trasportati dalle acque piovane, mancando così il naturale deflusso. 38

A partire dal Novecento il sito attirò l‟attenzione di architetti, storici dell‟arte, archeologi, diverse compagne di studi interessarono il sito, nel 1926 lo studioso H. Dabbert visitò il complesso, nel 1939 la missione archeologica di Alessandro Augusto Monti della Corte, cui partecipò anche l‟artista Lino Bianchi Barriviera, compì piccoli scavi archeologici. 39

Achille Raffray, che visitò nel 1882 insieme a Gabriel Simon il sito, disegnava la chiesa di Abba Libanos con una cupola nella parte destra della facciata e con il basamento costruito in blocchi di tufo, l‟intonaco attuale quindi è posteriore questa data, la chiesa di Bet Maryam invece appariva con una copertura fatta di rami e paglia a due spioventi.40

Secondo Angelini alcuni cordoli di cemento volti a tenere insieme la struttura degradata sui tetti di Bet Gabriel e Rafael, Bet Danagel e di Bet Golgota-Micael potevano essere risultato dell‟intervento dell‟inizio del 1900, mentre il restauro dei tre portici e del tetto di Bet Maryam invece era più recente.

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Nel 1939, Lino Bianchi Barriviera, parte della missione italiana composta da tre operatori, disegnò la topografia e i rilievi di quanto era visibile, i tre studiosi raccolsero notizie, fecero relazioni e fotografie, per questo essendo l‟interni molto scuri (la luce arriva dalle poche e piccole finestre) e con i mezzi rudimentali di un tempo ebbero molte difficoltà, ma la loro missione fu molto importante per avere un idea delle condizioni dei monumenti. 42

Durante il 1950 alcune operazioni di restauro avevano interessato diverse chiese del complesso, l‟intervento non fu realizzato da un‟equipe di professionisti per questo furono poco accorti alla tutela della natura del luogo e del monumento, le parti degradate furono rimosse e rifatte in modo inidoneo con l‟utilizzo di alcune pietre o con tamponamenti in cemento, come anche le parti mancanti di finestre, pilastri, capitelli e gradini.

Bet Madhane Alam dove alcuni pilastri del porticato perimetrale erano crollati furono ricostruiti parzialmente con blocchi di tufo e malta e analogamente in Bet Maryam parti dei protiri e del tetto erano state rifatte. 43

38 Bianchi Barriviera Lino, 1968, p.137.

39 Monti Della Corte Alessandro Augusto, “Lalibela. Le chiese ipogee e monolitiche e altri monumenti medievali del Lasta”, Roma,

Società italiana Arti Grafiche, 1940.

40 Raffray Achille, 2014, p.62.

41 Angelini Sandro, Rapporto di restauro per le chiese di Lalibela, Rapporto preliminare, p.15, Faldone 01 (F). 42 Barriviera Bianchi Lino, 1968, p.136.

35 Rifacimenti di intonaco si trovavano anche sul tetto della chiesa di Golgota Micael e su parte delle pareti esterne ovest e sud.

Del tutto rintonacata fu la facciata sud della chiesa ipogea di Abba Libanos. 44

Sulle coperture la roccia era stata forata in alcuni punti per facilitare l‟aggrappaggio delle colate cementizie, in altri punti invece erano stati inseriti dei ferri per agevolare l‟ancoraggio della malta. Alcune gronde erano state sostituite e le pareti intonacate, sul perimetro in alto cordoli di cemento furono eseguiti per legare le strutture pericolanti.

Questi interventi avevano interessato soprattutto le chiese di Bet Madhane Alam e di Bet Emanuel. La facciata nord di Bet Madhane Alam in molti punti era stata ripresa con intonaco, il pilastro d‟angolo nord-est era l‟unico intatto allo stato originale, la soletta del soffitto era stata riparata con cemento armato, alcune finestre erano state rifatte.

La facciata est invece era quasi tutta originale, sulla facciata sud e sui pilastri d‟angolo si notavano vari rapezzi di cemento, in alcune finestre vennero sostituiti i capitelli e le teste di scimmia, sulla facciata ovest il terzo pilastro a sud era stato tagliato e ripreso. 45

Sul tetto di Bet Madhane Alam una tinta rossa idrorepellente venne stesa per isolare la struttura dalle infiltrazione delle acque piovane.

In Bet Emanuel, la zoccolatura in pietra, il basamento vennero restaurati e le gronde furono cambiate. La facciata est e quella sud erano state completamente rifatte con cemento e pietre squadrate come la finestra del primo ordine a sinistra.

Sulla facciata ovest la roccia era stata forata per permettere una maggior adesione della malta cementizia, tutto il perimetro era fortemente corroso, lo spigolo sud-ovest e la parte alta della facciata vennero completamente rifatti con pietre squadrate.

Stessi interventi sulla facciata nord, rapezzi in cemento e pietre squadrate, alcune teste di scimmia e capitelli alle finestre furono sostituiti. 46

In Bet Emanuel, analogamente a Madhane Alam, per impermeabilizzare la copertura e le parti esposte alle intemperie la stesura di un‟emulsione rossa fu anticipata da un primo strato di bitume, 47, questi prodotti non consentirono alla roccia di “respirare” peggiorarono la situazione di degrado.

44 Bianchi Barriviera Lino, 1968, p.138.

45Lalibela 25 gennaio 1967 M1CL /3, Rapportino notizie avute dal Sig.Console sui precedenti restauri di Bet Madhane Alam e di Bet Emanuel, p.1, Faldone 04 (F).

46Lalibela 25 gennaio 1967 M1CL /3, Rapportino notizie avute dal Sig.Console sui precedenti restauri di Bet Madhane Alam e di Bet Emanuel, p.2, Faldone 04 (F).

36 In Bet Emanuel inoltre venne ricostruita la parte terminale del cornicione, le pareti vennero intonacate e fu collocata una copertura in lamiera.

Simili operazioni furono condotte su Madhane Alam dove furono anche ricostruiti i pilastri in parte crollati sul fianco meridionale e sulla facciata occidentale, qui il tetto in lamiera è datato al 1956. 48