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Non è la sede per una approfondita analisi o cronaca delle cause che portarono alla caduta del governo Berlusconi e della necessità di insediamento di un nuovo governo. Basti citare che dall’estate del 2011 l’Italia entrò nel vortice della speculazione finanziaria che mise sotto stress i conti pubblici fino a far paventare un possibile default. Il quotidiano “Il Sole 24 ore” il 10 novembre titolò “Fate Presto” dato il grave pericolo in cui stava incorrendo l’Italia in quei giorni e per spronare un intervento immediato, anche del Presidente della Repubblica, per evitare la bancarotta101.

99 M. Breda, Il Colle: dubbi sulla nomina, in Corriere della Sera, 24 marzo 2011. 100 Nota del 23 marzo 2011.

101“Il titolo con cui abbiamo deciso di aprire la prima pagina del Sole 24 Ore di oggi l'ho rubato a Roberto Ciuni e a un

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Il governo Berlusconi due giorni prima non aveva ottenuto la maggioranza alla Camera dei deputati sul rendiconto generale dello Stato. I 308 voti favorevoli (sotto i 316) consentirono comunque di approvare il provvedimento ma mostrarono l’assenza di una maggioranza assoluta di sostegno al governo. Dobbiamo però rilevare che non c’era stato un chiaro voto di sfiducia ma, nonostante questo, il Presidente del Consiglio, pressato da più parti, rassegnò le dimissioni che divennero efficaci dopo l’approvazione,

qualche giorno dopo, della legge di stabilità.

Napolitano, che già il 9 novembre aveva nominato l’ex Commissario europeo Mario Monti come Senatore a vita proprio cercando di dare un segnale di rassicurazione ai mercati e all’Unione Europea, prese in mano la situazione: accettò senza riserva le dimissioni di Berlusconi (nonostante prassi avrebbe voluto un rinvio del Presidente del Consiglio alle Camere) e conferì istantaneamente l’incarico di formare il governo a Monti.

Si potrebbe sollevare il dubbio sull’inesistenza di un vero obbligo da parte del Premier Berlusconi alle dimissioni.

L’azione di Napolitano impose la creazione dell’esecutivo ai partiti sia della ex maggioranza sia dell’opposizione. L’operazione politica del Colle ricevette il vaglio positivo quando, necessariamente, il governo si presentò alle camere per il voto di fiducia ottenendo una maggioranza straripante con 556 deputati e 281 senatori a favore102.

Sulla natura del governo, l’unico a non annoverare parlamentari fra i Ministri, nulla" titolava così, a caratteri cubitali, tre giorni dopo il terremoto del 23 novembre dell'80 che sconvolse l'Irpinia, migliaia di morti e una terra straziata.

Le macerie di oggi sono il risparmio e il lavoro degli italiani, il titolo Italia che molti, troppi si ostinano a considerare carta straccia: un «terremoto» finanziario globale scuote le fondamenta del Paese, ne mina pesantemente la tenuta economica e civile; la credibilità perduta ci fa sprofondare in un abisso dove il differenziale dello spread BTp-Bund supera i 550 punti e i titoli pubblici biennali hanno un tasso del 7,25%” R.Napolitano, quotidiano “il Sole 24 ore”, 11 novembre

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molto si è discusso. Da un lato è stato sostenuto che un governo in sostanza nominato dal presidente della Repubblica e non negoziato con le segreterie dei partiti, dovesse considerarsi come la “soluzione permanente con la Costituzione”103.

Dal lato opposto questo Governo anomalo per composizione e accordo di coalizione è stato considerato come un caso di sospensione della democrazia parlamentare104 determinato da uno stato di eccezione che avrebbe visto il Presidente

della Repubblica assumere poteri di reggenza con il sostegno dei più importanti Governi europei e delle élites economiche finanziarie, che hanno tentato di recuperare una capacità di egemonia e di direzione del Paese smarrite.

Da una parte si è voluto vedere nel Governo Monti l’archetipo di un nuovo assetto della forma di governo, nella quale il capo dello Stato dovrebbe concorrere in condizione paritarie con i partiti della coalizione e il Presidente del Consiglio alla scelta dei ministri, in una sorta di coabitazione perenne e istituzionalizzata. Dall’altra parte si trovava conferma dell’impotenza del Governo nel nostro sistema costituzionale. Però dobbiamo cercare di avere un atteggiamento più scientifico.

Per un verso è inaccettabile la pretesa di fare del “metodo Monti” il modo ordinario di formazione della compagine governativa. Per l’altro non è possibile, sul piano formale, evocare una sospensione della democrazia o delle regole costituzionali. Il Governo Monti si è infatti regolarmente formato con le dimissioni del governo precedente e la nomina di un nuovo esecutivo e ha goduto della fiducia di una maggioranza parlamentare diversa dalla precedente ma grande e simile alle grandi coalizioni di cui altri Paesi hanno fatto sovente esperienza. La dimostrazione di quanto fosse azzardata la tesi che il Governo Monti sia nato grazie a una forzatura del tessuto costituzionale la si vede facilmente: dopo tredici mesi dalla sua formazione la

103 E. Scalfari “Il governo tecnico e la destra storica” in Repubblica, 20 novembre 2011. 104 E. Galli della Loggia, “Democrazia sospesa” in Il Foglio, 12 dicembre 2012.

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maggioranza che sosteneva il governo si è dissolta in ragione del fatto che una delle forze politiche che la sostenevano ha revocato il suo appoggio. È evidente che la soluzione della crisi del 2011 “non si è collocata entro i binari di un ordinario succedersi alla guida del paese di schieramenti che abbiano ottenuto la maggioranza nelle elezioni”105 a detta dello stesso Presidente della Repubblica ma la vicenda non va

sovraccaricata di significati teorici data la particolarità di un circuito di crisi che la confina nella sfera della eccezionalità.

Non possono essere però disconosciute la grave dimostrazione di impotenza fornita dalle forze politiche e l’inedito ruolo di direzione del capo dello stato che ha personalmente tessuto l’accordo di coalizione e ha indicato alle forze di maggioranza il leader chiamato a farsene garante. Da segnalare un’anomalia che dà però il segno di quanto Napolitano in quei mesi e di quel governo fosse un dominus: in seguito alle dichiarazioni del Segretario del Popolo delle Libertà che toglieva la fiducia al governo Monti, fu il Presidente ad accentrare su di sé il ruolo politico dello stesso esecutivo assumendo l’onere di verificare la coalizione di governo. Tale ruolo è solitamente ad appannaggio del Presidente del Consiglio o del leader del partito di maggioranza relativa che poi va a comunicare gli esiti della “verifica” al Presidente della Repubblica. In questa occasione va sottolineato che invece è accaduto esattamente il contrario106.

105 Discorso in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri natalizi al Palazzo del Quirinale il 20

dicembre 2011.

106 G.Scaccia, Il re della Repubblica. Cronaca costituzionale della presidenza di Giorgio Napolitano, Mucchi Editore,

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4. La genesi e lo sviluppo della XVII legislatura

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