I tentativi volti ad alleggerire la pesante situazione dell'approvvigionamento car-neo — che nel nostro Paese determina un esborso quotidiano di circa 5 miliar-di miliar-di lire — sono orientati sia a correg-gere l'utilizzazione delle disponibilità alimentari nazionali sia a rilanciare la produzione agro-zootecnica: per quanto concerne la possibilità di incrementare la produzione della carne, l'allevamento suino appare attualmente quello più idoneo a far fronte, almeno parzial-mente, a questa necessità.
Dall'esame della tabella 1, relativa ai consumi carnei nei Paesi della CEE (dall'Eurocarne 1975), torna agevole os-servare che in Italia si fa un uso ancora del tutto limitato di carne suina fresca; se si considera inoltre che il grado di auto-approvvigionamento consente di co-prire il 7 0 % ael nostro fabbisogno e che
Marcello Bianchi
le importazioni (280.000 tonnellate nel 1975) non riguardano solamente le car-ni destinate all'industria trasformatrice ma anche quelle utilizzate per il consu-mo diretto, non è difficile prevedere che esistono le condizioni per una ulteriore espansione di questo tipo di attività zootecnica: si allude, naturalmente, al-l'allevamento non del classico maiale grasso ma dei soggetti produttori di car-ne da consumare fresca, che vengono macellati ad un peso vivo intorno ai 100 kg, dai quali si ricava una derrata con eccellenti caratteristiche nutrizio-nali.
Tutto ciò considerato, abbiamo
ravvi-sato l'opportunità di illustrare qui la « dinamica » di tale tipo di allevamento, utilizzando l'esperienza pluriennale di un'azienda piemontese altamente specia-lizzata.
TECNICA DI ALLEVAMENTO
L'ordinamento produttivo, nell'impresa considerata, prevede il « ciclo chiuso »: cioè, partendo dai riproduttori, tutti i soggetti nati — salvo quelli adibiti alla rimonta — vengono ingrassati ,e desti-nati alla macellazione allorquando rag-giungono un peso vivo di 90-100 kg. Per i 600 riproduttori normalmente pre-senti nell'allevamento è stato adottato il metodo della riproduzione continua, cui consegue quindi un ricarico annuo tra i 10.000 e i 12.000 capi: questo tipo di organizzazione, scelto per soddisfare le esigenze del macello al quale l'azienda è coliegata, presuppone la formazione di gruppi di scrofe che vengono fecondate nel medesimo periodo, e l'utilizzazione di ricoveri specializzati per ogni fase del ciclo produttivo. I vantaggi ottenuti ri-guardano: la razionale utilizzazione dei vari locali della porcilaia (per i quali è anche previsto un periodo di inutilizza-zione per eseguire le indispensabili ope-razioni di pulizia, disinfezione e disin-festazione) e, soprattutto, la produzione di soggetti finiti ad intervalli brevi e regolari.
Per fornire un quadro completo, seppu-re sintetico, dei vari locali adibiti all'al-levamento, è necessario suddividere la descrizione del ciclo nelle sue fasi più
Tabella t . C o n s u m i c a r n e i p r o - c a p i t e n e i P a e s i d e l l a C o m u n i t à
( v a l o r i m e d i a n n u i in kg)
Carne Irlanda Francia Belgio e Lussem-burgo
Germania
Federale Inghil-terra Olanda marca Dani- e u r o p e a Media Italia
Bovina 22,0 30,0 31,0 23,0 24,0 22,0 15,0 23,8 24,4 Suina 32,0 33,0 39,0 50,0 26,0 34,0 35,0 35,5 14,6 Ovina 11,0 3,0 1,0 0,4 8,0 — — 3,3 0,9 Equina — 1,6 3,5 0,1 — — — 0,7 0,9 Pollame 11,0 14,0 9,0 9,0 12,0 7,0 7,0 9,8 15,3 Altre carni 16,0 15,4 8,5 6,5 4,0 8,0 7,0 9,2 6,1 Totale 92,0 97,0 92,0 89,0 74,0 71,0 64,0 82,3 62,2 Tabella 2. V a l o r i m e d i c o n c e r n e n t i i p a r a m e t r i f i s i o - z o o t e c n i c i e p r o d u t t i v i d e l l ' a l l e v a m e n t o s u i n o o g g e t t o d e l p r e s e n t e s t u d i o
Periodo di allattamento n. suinetti nati vivi/parto 8,85
p e s o suinetti alla nascita kg 1,19 % svezzati 94,80
durata dell'allattamento giorni 21 o/o n a t j m o rt j 2 65
p e s o suinetti allo s v e z z a m e n t o kg 5,66 „, , ,, % morti dalla nascita allo s v e z z a m e n t o 5,20
Periodo di svezzamento precoce n. nati vivi s c r o f a / a n n o 20,80
p e s o iniziale kg 5,66 n. svezzati s c r o f a / a n n o 20,50 durata dello s v e z z a m e n t o giorni 50 g i o r n i d'i n t e r v a| |0 tra s v e z z a m e n t o e
incremento ponderale giorn. kg 0,31 s u c c e s s i v o e s t r o 1160 indice di conversione 2,21
p e s o al 71° giorno di vita kg 21,23 giorni d'intervallo tra s v e z z a m e n t o e
salto f e c o n d o 16,36
Periodo di ingrasso o/o rit 0r n i di calore 30,90
p e s o iniziale kg 21,23 <y0 fecondità 69,10
durata dell'ingrasso giorni 150 . ... .
incremento ponderale giorn. kg 0,51 Q'omi d mterparto 155,25
indice di conversione 3,40 n- Pa r t i s c r o f a / a n n o 2,30
p e s o vivo di macellazione kg 98,82 durata della gravidanza (in giorni) 114,62
Tabella 3. C o m p o s i z i o n e c h i m i c o b r o m a t o l o
-g i c a d e l l a c a r n e di s u i n o (In 100 grammi di parte edibile).
Bistecca Prosciutto Umidità g 76 76 Proteina 18,3 18,2 Lipidi » 2,1 2,3 Calcio mg 6 12 Fosforo » 232 237 Zinco » 2,5 2,4 Ferro » 1,2 1,4 Rame • 0,7 0,4 Tiamina mg 1,60 2,00 Riboflavina > 0,20 0,21 Niacina » 4,46 5,13 Piridossina » 0,46 0.41
rappresentative: pertanto inizieremo ad illustrare la porcilaia dalla sezione « par-to e allattamenpar-to ».
Tutti i locali, perfettamente isolati tra loro, sono attrezzati con gabbie da par-to appositamente studiate per facilitare l'alimentazione delle madri, evitare traumi alle scrofe e garantire il massi-mo grado d'igiene; questi obiettivi sono stati raggiunti con l'adozione di parti-colari soluzioni costruttive delle gabbie: esse si differenziano dai tipi tradizio-nali, risultando sopraelevate rispetto al piano di base della porcilaia e dotate di pavimentazione rispettivamente in stei-nit sotto la scrofa ed in lamiera forata sotto i suinetti (foto 1). Naturalmente
ogni gabbia è provvista di apposite man-giatoie e di abbeveratoi, che soddisfano le differenti esigenze della scrofa e dei suinetti.
La temperatura più idonea alle due cate-gorie di animali ospitati in questi locali viene assicurata dall'impianto di riscal-damento ad aria centralizzato e dalle lampade termiche poste sopra le zone la-terali riservate ai suinetti.
In questi box (in cui viene realizzato il « tutto pieno-tutto vuoto ») i suinetti permangono per circa 21 giorni; succes-sivamente vengono separati dalla madre e trasferiti nei ricoveri cosiddetti di « svezzamento », dotati di impianti di riscaldamento e di ventilazione forzata. Nel corso di tale periodo, che dura in media 50 giorni, i suinetti passano da 5-6 kg a 20 kg di peso vivo; sono man-tenuti in particolari gabbie metalliche (foto 2), disposte su due piani, fornite di abbeveratoi automatici e di mangia-toie, nelle quali le miscele alimentari vengono distribuite manualmente. Tra i 70 e gli 80 giorni di età si prov-vede alle normali vaccinazioni e succes-sivamente a trasferire i soggetti nei lo-cali di pre-ingrasso (da 20 a 60 kg di peso vivo): questi (foto 3) sono prov-visti di una pavimentazione totalmente grigliata, con sistemi di ventilazione for-zata dal basso e dispositivi di alimen-tazione a tramogge.
11 ciclo si completa nei capannoni d'in-grasso. I due fabbricati utilizzati in que-sta fase sono lunghi m 81 e larghi m 13; all'interno di ciascun padiglione è stato ricavato un corridoio di servizio centra-le, fiancheggiato da due file di box (m 3 X m 6) a loro volta collegati con una zona esterna delle deiezioni, alla quale i suini accedono attraverso apposi-te aperture. Le deiezioni vengono aspor-tate dalle onde d'acqua periodicamente originate da due cassoni sospesi eccen-tricamente e sistemati nelle testate alte dei due corridoi: l'effetto del ruscella-mento (e quindi la pulizia delle corsie) viene favorito da due cordoli in cemen-to, che sovrastano la pavimentazione di base.
I verri sono ospitati in stalli singoli, 1
di superficie variabile tra i 4 e i 7 m2
a seconda che dispongano o meno di re-cinto all'aperto: i soggetti giovani, in gruppi di 3-5, occupano stalli di
10-12 m2 di superficie. Alle scrofe in gesta-zione, suddivise in gruppi di 15-20 capi (foto 4), viene garantita una superficie variabile da 1-1,5 m2 caduna.
In ogni fase del ciclo, le necessità ali-mentari ed i fabbisogni nutritivi sono diversi: pertanto, per ognuna di dette fasi, viene impiegato uno specifico m a n -gime composto, opportunamente inte-grato; comunque, è sempre sommini-strato asciutto, distribuito in pellets o in farina, e razionato caso per caso. I fabbisogni idrici — particolarmente elevati in relazione alla forma fisica del-l'alimento — vengono soddisfatti con abbeveratoi automatici del tipo « a suc-chiotto » (sia per i suinetti che per gli adulti).
PARAMETRI FISIO-ZOOTECNICI E PRODUTTIVI
Il giudizio sulla validità economica di un allevamento suino orientato alla pro-duzione di carne da consumarsi fresca non deve basarsi solamente sull'analisi quanti-qualitativa della carne prodotta, ma deve coinvolgere soprattutto le
ca-ratteristiche di allevamento; in modo particolare è necessario considerare: — il numero di suinetti prodotti, — l'omogeneità e l'incremento in peso della nidiata,
— la fecondità, la capacità lattifera e l'attitudine materna delle scrofe,
— la rusticità e la resistenza alle ma-lattie dei suinetti,
— la capacità di utilizzazione dell'ali-mento da parte dei soggetti destinati al-l'ingrasso.
Questi caratteri, di difficile migliora-mento per mezzo della selezione, pos-sono essere esaltati destinando alla ri-produzione scrofe ibride ottenute me-diante ben calcolati e controllati incroci: per questo motivo la linea operativa, nell'azienda in argomento, ha previsto l'utilizzazione di gruppi etnici con spe-cifica idoneità alla produzione di carne per pronto consumo.
Sinteticamente il procedimento di for-mazione degli « ibridi commerciali » 'prevede:
— in un primo tempo, l'impiego di scrofe di razza Large White che ven-gono fatte fecondare da verri Piétrain; — le femmine nate da questo incrocio, vengono poi allevate e accoppiate con i verri Landrace;
— i soggetti di questa seconda genera-zione, sia maschi che femmine, costitui-scono il prodotto finale destinato alla produzione di carne.
I dati più significativi di siffatto pro-gramma di allevamento — tratti da una serie di indagini svolte dai ricercatori dell'Istituto di Zootecnica Speciale del-la Facoltà di Agraria di Torino, diretto dal Prof. Ubertalle — sono raccolti nel-la tabelnel-la 2: dal loro esame è agevole dedurre che le tecnologie adottate han-no consentito di ottenere risultati zoo-economici più che soddisfacenti e co-munque superiori a quelli medi regi-strati in allevamenti consimili. L'unico aspetto suscettibile di miglioramento è quello legato alla fecondità: un ritorno di calori superiore al 3 0 % denuncia una situazione anomala, con possibilità di "percussioni negative sulla « redditivi-tà » dell'allevamento.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
1 interesse dimostrato in questi ultimi anni dal consumatore italiano per la carne suina, anche se non ha raggiunto ! Uye l l i degli altri Paesi della Comunità,
e sintomatico di un processo diversifica-ti vo nei consumi, udiversifica-tile a correggere l'at-tuale squilibrio esistente a favore della carne bovina.
Sezione riservata alle scrofe in gestazione.
I motivi di carattere climatico e le note prevenzioni alimentari — che hanno ostacolato, fino a qualche tempo fa, l'utilizzazione della carne suina fre-sca — erano, in parte, giustificati dal tipo di animali prevalentemente prodotti in passato: piuttosto pesanti (da 150 a 180 kg) e destinati per la massima parte all'industria trasformatrice.
Recenti studi di Fidanza e Coli. (Atti Convegno alimenti alternativi; Perugia, 3-4 aprile 1975), concernenti la compo-sizione chimica e il valore nutritivo del-le carni di suino del-leggero (100 kg di p.v.), hanno messo in evidenza le eccel-lenti caratteristiche nutrizionali di que-sto tipo di derrata alimentare (tabella 3): infatti, è risultato che il contenuto quanti-qualitativo in proteina della car-ne di suino leggero è del tutto simile a quello della carne bovina, il tenore in grasso è modesto e con una buona co-stellazione di acidi grassi polinsaturi (in particolare acido linoleico), per cui non esistono controindicazioni (neppure per chi voglia o debba consumare diete ipolipidiche); per quanto concerne il contenuto minerale e vitaminico, inol-tre, la carne in parola si è dimostrata una buona sorgente di ferro, di zinco, di rame e di tiamina.
Accanto a queste considerazioni di ca-rattere nutrizionale è opportuno ricor-dare che, mentre il costo unitario delle parti edibili fornite dal suino leggero è circa il doppio di quello riferito al peso vivo, nel vitellone il medesimo parametro risulta pressoché triplo. Tali requisiti sono del più vivo interesse sia per il consumatore, ai fini dell'orienta-mento nelle scelte per la spesa alimen-tare, sia per il contributo notevole che questo tipo di allevamento può apporta-re all'auto-approvvigionamento carneo.